l'AGE informa

<<<Sommario

 

RASSEGNA

 

2 - 9  ottobre 2003

 

Bruxelles

 

 


Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Consiglio europeo
Preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles

Allargamento
Visita della Presidente della Lettonia

Diritti dei cittadini
Limiti allo scambio di dati personali dei passeggeri su voli transatlantici

Industria
Politica spaziale: occorre ridurre il gap con gli USA

Affari economici e monetari
Regolamento comunitario sulle concentrazioni

Trasporti
Più sicurezza per le gallerie della rete stradale europea
Norme di sicurezza per aerei di paesi terzi
Dispositivi di limitazione della velocità

Pesca
Il Parlamento chiede più accordi internazionali di pesca

Bilancio
Solidarietà europea ai terremotati del Molise e della Puglia
Mobilitazione del fondo di solidarietà

Affari costituzionali
Accordo tra le istituzioni per «legiferare meglio»
Semplificare la regolamentazione comunitaria

Agricoltura
Mercato del latte, deroghe per Finlandia e Svezia
Rete d'informazione contabile agricola
Gli insetticidi mettono in pericolo l'apicoltura

Ordine del giorno 20- 23 Ottobre 2003

top


Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali, democratici e riformatori

Verdi/ALE

Verdi / Alleanza libera europea

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

UEN

Unione per l’Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

  

B

Belgio

F

Francia

A

Austria

DK

Danimarca

IRL

Irlanda

P

Portogallo

D

Germania

I

Italia

FIN

Finlandia

GR

Grecia

L

Lussemburgo

S

Svezia

E

Spagna

NL

Olanda

UK

Regno Unito

top


Deputati al Parlamento europeo

Situazione al  09.10.2003

c

B

DK

D

GR

E

F

IRL

I

L

NL

A

P

FIN

S

UK

Totale

PPE/

DE

5

1

53

9

28

21

5

34

2

9

7

7*

5

7

36*

229*

PSE

5

2

35

9

24

18

1

16

2

6

7

12

3

6

29

175

ELDR

5

6

   

3

1

1

8

1

8

   

5

4

11

53

GUE/

NGL

X

3

7

7

4

15

X

6

 

1

X

2

1

3

X

49

Verdi/ALE

7

X

4

X

4

9

2

2

1

4

2

X

2

2

6

45

UEN

X

1

X X

X

4

6

10

X X X

2

X X X

23

EDD

X

3

X

X

X

9

X X X

3

X

X

X X

3

18

NI

3

X X X

1

10

X

11

X X

5

X X X

1

31

Totale

25

16

99

25

64

87

15

87

6

31

21

23*

16

22

86*

623*

Deputati uscenti:                                                           Deputati entranti:
Lord BETHELL(PPE/DE, UK) (30.09.2003)
Hanja MAIJ-WEGGEN (PPE/DE, NL) (01.10.2003)      Cees BREMMER (PPE/DE, NL) (01.10.03)
Kathleen VAN BREMPT (PSE, B) (29.09.2003)           Saïd EL KHADRAOUI (PSE, B) (07.10.03)
Arlindo CUNHA (PPE/DE, P) (01.10.2003)
Jorge MOREIRA DA SILVA (PPE/DE, P) (06.10.2003)

Gruppi politici

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali democratici e riformatori

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

Verdi/ALE

I Verdi / Alleanza libera europea

UEN

Unione per l'Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

top

Consiglio europeo


Preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles


Dichiarazione del Consiglio e della Commissione - Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 16/17 ottobre 2003)
Dibattito: 08.10.2003

Dichiarazione del Consiglio

Il sottosegretario Roberto ANTONIONE ha esposto i temi di discussione al prossimo Consiglio, la cui apertura sarà preceduta dai lavori della seconda sessione della Conferenza intergovernativa, riunita a livello dei Capi di Stato e di governo assistiti dai Ministri degli esteri. L'apertura della CIG a Roma avvenuta alla presenza del Presidente del Parlamento Cox, costituisce la seconda tappa del processo costituzionale, che fa seguito alla Convenzione. I deputati Iñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, E) e Klaus HÄNSCH (PSE, D) hanno presenziato ai lavori. Una solidale e condivisa base costituzionale è necessaria per accrescere la coesione interna e il ruolo internazionale dell'Unione. Da questa prima sessione della CIG è emersa un'ampia convergenza di vedute, che fa sperare in un esito positivo della CIG, tenuto conto della responsabilità che essa ha di fronte agli europei. La Dichiarazione di Roma indica la futura adozione di un trattato costituzionale come tappa cruciale della costruzione europea. Nella prima sessione della CIG sono emerse alcune posizioni nazionali, ma è stata ribadita la volontà collettiva di rispettare il programma fissato a Salonicco, obiettivo che la Presidenza italiana intende perseguire per arrivare alla sessione finale del 12 e 13 dicembre.

Il prossimo Consiglio europeo si concentrerà su due temi: il rilancio dell'economia europea e alcuni aspetti della politica di asilo e di immigrazione, con particolare riferimento alla gestione comune delle frontiere e dei flussi migratori. I temi di attualità internazionale, salvo cambiamenti dell'ultima ora saranno tre: il Medio Oriente, in considerazione del difficile momento; l'Iraq, in merito alla conferenza dei donatori; l'Iran, in riferimento alla proliferazione di armi nucleari.

Riguardo al rilancio dell'economia europea, non si intende fare un doppione del Consiglio di primavera: la Presidenza ha però ritenuto utile procedere ad uno scambio di vedute e ad un dibattito sul tema. Si prevede una discussione sulle problematiche della crescita, sul rilancio dell'economia europea e della sua competitività. Nonostante la presenza di condizioni favorevoli, l'economia europea stenta infatti a progredire. Politiche macroeconomiche adeguate dovranno quindi essere adottate per favorire la crescita, la creazione di posti di lavoro e l'integrazione dei nuovi Stati membri, nonché per incrementare gli investimenti per nuove reti infrastrutturali, con un maggiore coinvolgimento del finanziamento privato.

Il rappresentante della Presidenza del Consiglio ha espresso soddisfazione per l'Iniziativa europea per la crescita, sostenuta sia dalla Commissione che dal Consiglio Ecofin. Il rilancio delle reti transeuropee è importante per unire i nuovi Stati membri con quelli attuali, ma anche per evitare le strozzature nel mercato interno. Il sottosegretario ha poi sottolineato l'importanza di presentare rapidamente proposte appropriate per quanto riguarda le reti transeuropee, in modo da attrarre maggiori investimenti in un clima di fiducia.

Il recente black-out avvenuto in Italia evidenzia l'urgenza di completare il mercato europeo dell'energia e di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. In questo senso sarà opportuno sviluppare nuove forme di collaborazione con i paesi terzi, in particolare con quelli della sponda sud del Mediterraneo. Ecco perché, a dicembre, verrà organizzata a Roma una conferenza euromediterranea sull'energia. La Presidenza è consapevole dell'importanza di strumenti che garantiscano un mercato aperto e competitivo, nonché del ruolo degli investimenti per la ricerca come fattore di crescita. Il Consiglio europeo dovrà adottare proposte per l'aumento al 3% del PIL dell'investimento nella ricerca e perché si realizzi una piattaforma tecnologica europea.

Verrà inoltre affrontato il problema della dimensione sociale e dei sistemi di protezione sociale nel quadro della competitività economica europea. Occorre tener conto dell'invecchiamento della popolazione, anche in vista della costituzione di sistemi pensionistici sostenibili. I mercati del lavoro andranno inoltre riformati e la Presidenza ribadirà la necessità di dare un segnale forte di rilancio e di accelerazione delle riforme strutturali, così come previsto dall'agenda di Lisbona.

Per quanto concerne asilo e immigrazione, dopo il Consiglio europeo di Salonicco ci sono stati ulteriori sviluppi. Si sta preparando un'iniziativa comune europea sul controllo dei flussi migratori e sulla lotta all'immigrazione clandestina. È importante arrivare alla conclusione di accordi con quei paesi che maggiormente costituiscono aree di origine e di transito di flussi immigratori, cosa ancora più importante considerando l'allargamento e le relative implicazioni sulla sicurezza dei cittadini. È nell'interesse di tutti gli Stati membri che si arrivi ad una gestione efficace delle frontiere marittime dell'Unione, che dovrà essere effettuata in comune.

Dichiarazioni della Commissione

Il Presidente della Commissione europea, Romano PRODI, si è soffermato su due importanti capitoli trattati dal prossimo Consiglio europeo: il rafforzamento dell’area di libertà, sicurezza e giustizia e il rilancio dell'economia. L'immigrazione, ha detto Prodi, ha smesso da tempo di essere una pura questione nazionale ed è assurta drammaticamente a questione europea con il consolidarsi di flussi d'immigrazione sempre più massicci e con l'affermarsi di pratiche criminali che hanno allarmato tutti gli Stati membri. La gestione delle frontiere deve quindi diventare un compito comune, nell’interesse di tutti i cittadini.

Con l’imminente allargamento, le frontiere esterne dell’UE si estenderanno e ricadranno quasi per intero sotto la responsabilità dei nuovi Stati membri, i quali non sono in grado di gestire da soli questo compito gravoso, che comporta non solo aspetti di polizia, ma anche di pianificazione politica e sociale. Da una parte, infatti, il traffico di esseri umani e i viaggi verso la speranza compiuti in condizioni disumane sono intollerabili. Dall’altra, occorre affrontare con decisione la questione dei flussi migratori e gestire in modo coordinato le frontiere di tutta l’UE. Il Consiglio europeo di Salonicco aveva sottolineato la necessità di accelerare l'attuazione del programma di Tampere, specie per quanto riguarda la politica comune europea in materia di asilo e migrazione. Al prossimo Consiglio, ha detto Prodi, la Commissione presenterà una serie di misure con l'obiettivo di giungere rapidamente al completamento di tale politica comune.

Per cominciare, è allo studio l'istituzione di un’Agenzia per la gestione e il coordinamento operativo delle frontiere, sulla quale il Consiglio potrà prendere una decisione entro fine anno. Il suo compito non sarà di sostituire i corpi di frontiera nazionali, ma di organizzare gli aspetti operativi orizzontali quali l’analisi dei rischi, la formazione, la ricerca e l’acquisto di attrezzature da concedere in uso agli Stati membri. Uno studio speciale è stato dedicato alle frontiere marittime allo scopo di integrarle nell’organizzazione generale delle frontiere esterne dell’Unione. La Commissione proporrà inoltre di introdurre nei visti e nei permessi di soggiorno degli identificatori biometrici, in attesa di inserirli nei grandi sistemi informativi e in particolare nella seconda generazione del Sistema Integrato di Schengen (SIS). Si stanno infine preparando iniziative volte a rendere più sicuri i passaporti. La Commissione, comunque, non dimenticherà mai che la sicurezza e il controllo non devono pregiudicare il diritto dei cittadini alla propria riservatezza.

I flussi migratori sono l'aspetto più urgente da affrontare. Gli immigrati legali sono una risorsa economica, culturale e umana da ricevere rispettando la dignità e integrare nel modo migliore nella società europea. Una politica attiva sull’immigrazione economica e sull’integrazione deve perciò tenere conto della situazione nel paese di provenienza, delle necessità economiche e sociali dell'UE e delle effettive capacità di integrazione dei nuovi arrivati. Occorre nello stesso tempo combattere l’immigrazione clandestina, mettendo l'accento su due strumenti: gli accordi di riammissione e le politiche di rimpatrio.

La Commissione ha aperto i negoziati con un gran numero di paesi terzi per definire le modalità di riammissione dei cittadini entrati illegalmente nel territorio dell’Unione. Si tratta però di negoziati difficili perché la Commissione deve ottenere dai paesi terzi non solo la riammissione dei cittadini del paese, ma anche quella dei cittadini di altri paesi in transito per quello Stato. Per Prodi, le trattative avranno buon esito solo se inquadrate in un contesto più ampio e se accompagnate dall’offerta di una serie di incentivi. Nell’accordo Authorized Destination Status (ADS) concluso la scorsa settimana con la Cina, ad esempio, hanno avuto un ruolo determinante considerazioni di natura commerciale.

L'altro nodo consiste nell'offrire ai partner quote di immigrazione garantita, di preferenza nel quadro di trattative che comprendano la cooperazione economica, gli aiuti allo sviluppo e l’accesso ai mercati. È indispensabile che gli Stati membri facilitino i negoziati per arrivare ad accordi equi, in grado di contribuire a costruire il necessario clima di collaborazione e di fiducia con i partner. Ogni politica di rimpatrio deve essere inoltre accompagnata da un adeguato finanziamento delle diverse fasi di attuazione. La Commissione proporrà in autunno l'istituzione di uno strumento finanziario per far fronte ai rimpatri negli anni 2004-2006. Nelle nuove Prospettive finanziarie, in vigore nel 2007, si dovrà poi prevedere un vero e proprio Fondo europeo per i rimpatri.

Nell'ambito dei flussi migratori, è difficile distinguere i rifugiati in cerca di asilo dagli emigrati spinti da ragioni economiche: occorre offrire protezione a chi ne ha bisogno e regolare l’ingresso degli altri in modo programmato. Bisogna prima di tutto rafforzare l’istituto dell’asilo, che è parte integrante della tradizione umanitaria europea ma che attraversa un momento di profonda critica da parte dell’opinione pubblica di molti paesi. In applicazione delle conclusioni del Consiglio europeo di Salonicco, la Commissione completerà la prima fase della costruzione del sistema di asilo comune deciso a Tampere con l'adozione entro fine anno delle due direttive ancora mancanti: quella sulle procedure e quella sulla definizione di rifugiato.

Il Consiglio di Bruxelles si occuperà di un altro tema importante, cioè il contributo al rilancio dell’economia europea, che negli ultimi due anni non ha offerto segnali positivi. Il quadro è di crescita fiacca, di scarsa fiducia delle famiglie e delle imprese e di investimenti deboli. Alcuni indicatori recenti, tuttavia, fanno intravedere un punto di svolta: l’attuale fase di stagnazione, ha detto il Presidente, potrà essere forse finalmente superata se non ci saranno tensioni nella politica internazionale. Le condizioni economiche di base sono buone grazie al rispetto di regole e comportamenti meno divergenti da parte dei paesi membri, soprattutto in conseguenza dell’adozione dell’euro e grazie a una maggiore presa d’atto della necessità di applicare le riforme strutturali decise a Lisbona. È quindi giunto il momento di dare all'economia un nuovo impulso.

La settimana scorsa la Commissione ha preparato l’adozione di una Iniziativa europea per la crescita, che ora passa al Consiglio per essere messa in atto. L’Iniziativa si basa sulla strategia di Lisbona relativa agli investimenti nelle reti e nella conoscenza, ma ha l'ambizione di mobilitare più a breve termine risorse pubbliche addizionali e nuove risorse private per finanziare progetti infrastrutturali su scala europea, per rilanciare in modo rigoroso la ricerca e l’innovazione. Il messaggio ai cittadini è dunque quello di porre le basi per un miglioramento strutturale e di lungo periodo della competitività. Una rete di infrastrutture di trasporto e di comunicazione è infatti fondamentale per migliorare l’integrazione delle economie e aumentare la coesione. Dimostrando determinazione si darà un segnale chiaro della capacità dell’UE di prendere finalmente decisioni economiche non dilazionabili.

Le nuove opportunità di mercato garantite dall'impegno finanziario degli Stati membri e dei privati stimoleranno a loro volta un impegno diretto da parte delle imprese europee. Gli effetti diretti degli investimenti nei progetti si manifesteranno già all’apertura dei cantieri, il che potrà avvenire in modo rapido per un numero significativo di opere. L’Iniziativa fa tesoro dell’esperienza precedente e cerca di superare le difficoltà che in passato hanno provocato lentezze. La settimana scorsa, ha proseguito Prodi, la Commissione ha adottato un pacchetto che comprende fra l’altro 29 grandi progetti per le reti transeuropee, pari a un investimento complessivo di circa 220 miliardi di euro da qui al 2020. Questo è il quadro di insieme di quanto deve essere realizzato se si vuole dotare il mercato unico di una struttura di infrastrutture efficienti che assicuri uno sviluppo competitivo dell'economia. Solo alcuni progetti, però, sono maturi per passare alla fase di esecuzione. La Commissione presenterà al Consiglio europeo un’indicazione delle priorità temporali di realizzazione delle opere comprese nella lista, in modo da permettere ai capi di Stato e di governo di concentrare gli sforzi e dare il massimo impulso al rilancio dell'economia nel breve termine.

Il ruolo delle finanze pubbliche resta poi importante. Il loro equilibrio e soprattutto la qualità della spesa pubblica diventano fondamentali: bisogna ri-orientare gli investimenti verso la crescita e favorire la partecipazione del settore privato. Per aumentare la leva finanziaria e, quindi, accelerare il completamento delle opere, la Commissione propone di portare dal 10 al 30% il contributo del bilancio comunitario alle parti transfrontaliere dei progetti di elevata priorità. La mobilitazione delle risorse private sarà così facilitata. Serve però un ruolo maggiore della Banca europea degli investimenti, che l'Iniziativa propone di coinvolgere con più forza nell’agevolazione e nella condivisione del rischio dei finanziamenti. Gli Stati membri dovrebbero infine aumentare gli investimenti nella ricerca e sviluppo e nella conoscenza per lo sviluppo del capitale fisico e umano. Sono queste le sole ricette per sostenere l'occupazione in modo duraturo e sostenibile.

La supremazia nella concorrenza internazionale si gioca nell’innovazione, nei centri di eccellenza, nella creazione e nella trasmissione dell’informazione e della conoscenza. Occorre inoltre fare di più nel campo della formazione permanente e dell’istruzione. Oltre a un forte impegno nelle riforme strutturali, gli Stati membri dovranno quindi aumentare la loro azione in tali settori, approfittando anche delle risorse comunitarie come il Sesto programma quadro, la Riserva di efficacia ed efficienza (Performance reserve) e il riesame intermedio dei Fondi strutturali del 2004. Bisogna infine collegare fra loro i grandi centri di ricerca europei, sostenere le loro attività e trasformarli in poli di attrazione per gli studiosi e gli scienziati di tutto il mondo. Bisogna decidere di avere in Europa centri di eccellenza a livello mondiale o i giovani saranno disincentivati. Occorre puntare sull’innovazione tecnica e scientifica e sui meccanismi che consentono al settore produttivo di tradurla in processi e prodotti nuovi e più competitivi. È qui che si gioca la futura prosperità europea, la presenza dell'Europa nella scena internazionale e la capacità di difendere gli interessi e di affermare i valori dell’Europa. Su tale sfida occorre trovare la volontà politica per andare avanti con decisione e con ambizione.

Dibattito

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, D) ha ricordato che il Consiglio europeo della primavera 2000 si è espresso con grande ambizione, chiedendo di fare dell'economia europea l'economia più competitiva e dinamica del mondo. Ciò ricorda le parole di Nikita Krushov, che voleva superare gli USA e poi si sa quel che è successo. Al di là di questo, occorre ora garantire che l'economia europea diventi più concorrenziale e a tal fine vi sono due premesse: la riforma del sistema sociale e maggiore flessibilità sui mercati del lavoro. Si diventa per fortuna più vecchi, ma ciò rappresenta una sfida per i sistemi sociali. L'attuale situazione del mercato del lavoro, poi, va a svantaggio dei disoccupati. Il PPE incoraggia quindi i Governi a proseguire gli sforzi per trovare soluzioni che valgano anche per le generazioni giovani. La migliore politica per l'occupazione e per le PMI consiste in una politica fiscale moderata: tanto meno tasse dovranno pagare, tanto più le aziende investiranno in Europa. L'onere burocratico e fiscale in Europa è così alto che spesso le imprese investono all'esterno: il gruppo chiede in proposito una politica per le PMI. L'oratore ha poi chiesto attenzione per Basilea II, al fine di non rendere più difficili gli investimenti per le PMI. Occorre cioè concludere accordi mondiali in loro favore e avere misure che favoriscano i prestiti.

Il gruppo attende dalla Commissione proposte legislative nel settore chimico: se si fa in modo che le aziende europee investano altrove, si perderanno posti di lavoro e l'Europa sarà meno concorrenziale. L'oratore ha chiesto attenzione rispetto all'idea di alcuni Stati membri di potersi indebitare di più: il ripagamento dei debiti fa infatti mancare gli investimenti, che creano posti di lavoro. Si riconoscono le difficoltà nazionali, ma anche la necessità di rispettare i criteri stabiliti. Anche Poettering ha fatto riferimento alla formazione e all'istruzione: non è possibile che sempre più giovani si trasferiscano negli USA, il che rappresenta una perdita non solo umana ma anche di possibilità per il futuro dell'Europa. Quanto i confini dell'UE, l'oratore si chiede se sia necessario creare una nuova Agenzia o se non si possa invece svolgere gli stessi compiti con le strutture attuali. Egli ha poi incoraggiato la Presidenza in vista della conferenza di dicembre sul dialogo euro-mediterraneo e ha auspicato che la Conferenza intergovernativa si concluda entro fine anno: non si deve ritrattare ogni aspetto della proposta della Convenzione, ma occorre concentrarsi su pochi punti essenziali perché l'Europa ha bisogno di una Costituzione in modo da poter finalmente prendere decisioni.

Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) ha ringraziato la Presidenza italiana per aver mantenuto l'impegno di dare ascolto all'esigenza di informazione del Parlamento europeo. Ha però criticato il fatto che la prima riunione della CIG abbia eliminato il Consiglio legislativo, istituzione che avrebbe permesso di legiferare alla luce del sole, e ha chiesto ai rappresentati del Parlamento in seno alla CIG di porvi rimedio.

Ha sottolineato che la stabilità è un bene pubblico: nessuno può vivere al di sopra dei propri mezzi. La stabilità beneficia tutti ma protegge soprattutto i più deboli: ma non c'è stabilità senza crescita. Il pericolo maggiore non è costituito dall'inflazione, bensì dalla deflazione. Dopo tre anni di debolezza dell'economia, gli Stati membri si indebitano e riducono la spesa pubblica: questa è una politica ancora peggiore. Gli investimenti nell'Unione sono calati all'1% del PIL mentre negli Stati Uniti rappresentano il 3% del PIL. Gli Stati membri non hanno approfittato della congiuntura favorevole degli anni scorsi per mettere a posto il debito. E' vero anche che con investimenti a livello di sopravvivenza o pescando nelle tasche dei cittadini è ancora peggio. E' urgente una riforma del Patto di stabilità per non prestare il fianco a accuse di stupidità, ha detto il rappresentante del Gruppo socialista riferendosi a Romano Prodi. Germania e Francia con un debito pubblico pari al 60% del PIL hanno un margine di manovra molto più ampio rispetto a paesi come l'Italia e Belgio che hanno un debito pari al 100% del PIL.

Per quanto riguarda gli investimenti nelle grandi reti transeuropee, il Gruppo Van Miert ha parlato di 400 miliardi di Euro e della possibilità di arrivare sino a 600 miliardi di euro al 2020. Ma occorre cambiare politica. Barón Crespo accoglie con favore l'idea di Prodi di finanziare ciascun progetto fino al 30%, contro il 10% attuale. Occorre comunque una politica di rilancio dell'economia. Il bilancio comunitario rappresenta l'1% del PIL dell'Unione. Il deficit degli Stati Uniti è pari a sei bilanci dell'Unione. Questo vuol dire che si potrebbe fare ancora uno sforzo.

Graham WATSON (ELDR, UK) ha fatto riferimento al Vertice di Nizza e al fatto che l'equilibrio ivi raggiunto non fosse il migliore. La posizione di Spagna e Polonia è troppo intransigente. Occorre un sistema di votazione più trasparente; Polonia e Spagna, dal canto loro, doveno rispettare gli impegni assunti. Watson ha annunciato il sostegno del suo gruppo alle posizioni del Consiglio Ecofin su crescita, infrastrutture di trasporto e investimenti. Il rappresentante dei liberali ha sostenuto la necessità di risolvere il problema dell'immigrazione clandestina, appoggiando la posizione della Commissione europea per la costituzione di Agenzie di gestione. Ha mostrato preoccupazione per quanto avviene nel campo delle relazioni esterne. Il fallimento di Cancun ha evidenziato la necessità di riformare l'OMC. In relazione al Medio Oriente, ha condannato l'azione suicida di Haifa in quanto contraria alla stabilità.

Francis WURTZ (GUE/NGL, F) ha osservato che Italia, Germania, Portogallo e Francia sono in fase di recessione. Tutta la zona euro sta vivendo una depressione economica e una regressione sociale. Ciò non ha nulla a che vedere con la demagogia anti-europea di chi cerca di nascondersi di fronte agli elettori, accusando Bruxelles per far dimenticare che il suo Capo di Stato ha firmato il Trattato e il Patto di stabilità. Si contesta la brutalità delle procedure solo quando si deve reagire ai movimenti dei salariati. La Banca centrale europea è la più liberale e intoccabile del mondo: è a questo livello che si deve effettuare la valutazione. Certo, sono necessarie regole comuni ma per quali obiettivi? Dove ci ha portato la logica di una pressione permanente per la riduzione del costo dell'occupazione? E che cosa ha portato il culto della stabilità dei prezzi, quando le economie europee sono ammalate di deflazione? Che cosa costa a ogni cittadino ciascuno di questi passi avanti? La riduzione della spesa pubblica ha portato alla riduzione dei bilanci a favore dei giovani, dei trasporti pubblici, della ricerca e della sanità pubblica. Si tratta di una prospettiva inaccettabile per la popolazione e all'oratore pare irresponsabile aver imposto a priori la stessa terapia-shock ai futuri paesi membri nel nome di uno spirito comunitario non acquisito. Servono quindi profonde trasformazioni sociali ed è auspicabile che il Consiglio europeo ponga rimedio alla situazione. Occorre cioè trattare da un lato della politica monetaria, ma dall'altro della promozione delle capacità umane, della sicurezza del posto di lavoro e della formazione per tutti. Il compito è quello di rendere i paesi meno dipendenti dai mercati finanziari e di informare meglio i cittadini, in modo che possano esprimersi con cognizione di causa sulla futura Costituzione.

Nelly MAES (Verdi/ALE, B), facendo riferimento alla situazione economica, ha affermato che ogni giorno giungono notizie contrastanti. In Belgio si è avuto notizia di recente di 3.000 persone che hanno perso il lavoro, il che è sintomatico perché se si riducono gli investimenti si riduce anche l'occupazione, con conseguenze drammatiche. Servono pertanto soluzioni realistiche per non far pensare che il capitale si prenda gioco dell'occupazione. La rappresentante dei Verdi ha poi espresso preoccupazione per la pace, in particolare in Medio Oriente, dove la situazione peggiora di giorno in giorno. Anche in Iraq, la pace non è ancora un dato di fatto. Il muro di separazione tra Israele e Palestina e i nuovi insediamenti vanno contro la road map, una strada che sembra non portare da nessuna parte. Servono azioni concrete e di controllo per evitare un'escalation della violenza. La decisione dal parlamento turco di inviare truppe in Irak, d'altra parte, va contro la volontà dello stesso popolo e fa seguito alla pressione americana, contro il governo provvisorio iracheno e contro i curdi iracheni. Anche in Iran sembra affacciarsi una nuova soluzione militare. L'oratrice ha quindi chiesto alla Commissione e alla Presidenza del Consiglio una risposta a domande impellenti: si può continuare a collaborare con Israele in tali condizioni? Si può portare avanti un accordo di associazione e ignorare la presenza nel paese di armi atomiche? Non bisognerebbe forse verificare anche in Israele se esistono armi di distruzione di massa?

Gerard COLLINS (UEN, IRL) ha affermato che i Capi di Stato e di Governo, trattando soprattutto delle questioni economiche, dovranno dare un'indicazione chiara prendendo provvedimenti per rivitalizzare l'economia europea. La base è sana, ma la crescita è lenta e i tempi sono maturi per l'azione sulla strada della strategia di Lisbona. Occorre poi attirare investimenti esteri, con vantaggio per la scienza e le nuove tecnologie che dovranno essere diffuse in tutte le regioni d'Europa. Bisogna inoltre attuare il piano d'azione sui servizi finanziari e creare opportunità di concorrenza, creando tra l'altro un mercato integrato per il gas e l'elettricità. Servono anche iniziative per la riforma delle pensioni. In Medio Oriente, l'Europa dovrebbe fungere da mediatore per un cessate il fuoco. L'oratore ha quindi fatto appello al Governo italiano, a Patten e a Solana affinché si muovano in questo senso. Quanto al Trattato costituzionale, i negoziati all'apertura della CIG si sono svolti in modo abbastanza positivo: si spera in un'adozione rapida del pacchetto, a vantaggio dei cittadini europei.

Secondo Jens-Peter BONDE (EDD, DK), un sondaggio effettuato in Danimarca ha mostrato come il 50% della popolazione non abbia mai sentito parlare di riforma dell'Unione europea. Inoltre il 78% della popolazione vuole un commissario per ogni stato membro e solo il 12% è disposto a rinunciarvi. Ha affermato di aver raccolto 123 firme perché ogni Stato membro abbia un commissario, ma questo non risulta alla Convenzione. Ha chiesto alla Presidenza se può confermare che ci sarà un commissario per ogni paese. Secondo Bonde, I Parlamenti nazionali stessi dovrebbero eleggere i commissari. Il commissario danese dovrebbe venire a riferire ogni venerdì di fronte alla competente commissione per rispondere della sua attività e decidere cosa votare in collegio a partire dal lunedì. Il commissario deve essere responsabile al pari di ogni ministro. Inoltre deve essere responsabile anche per le cose di cui non è a conoscenza, ha detto riferendosi esplicitamente al caso Eurostat.

Benedetto DELLA VEDOVA (NI, I) ha pronosticato che al prossimo Consiglio europeo si discuterà di rilancio dell'economia e probabilmente del Patto di stabilità, e che alcuni Stati membri chiederanno di poter eccedere nel deficit pubblico, ma non si discuterà di cosa fare per contribuire veramente allo sviluppo economico. Un anno fa la Commissione europea ha ordinato uno studio sulle iniziative da adottare per rilanciare la crescita economica europea ad un gruppo diretto da André Sapir. Il documento elaborato da questo gruppo è chiaro: occorre riorientare il bilancio dell'Unione europea, anche se si tratta di appena l'1,25% del PIL. Occorre una forte scelta politica sull'agricoltura e affinché sia rivisto il protezionismo agricolo. Con le risorse così liberate, si darebbe impulso alla ricerca, all'innovazione tecnologica, alle reti transeuropee. Occorre che l'UE discuta sulle priorità del proprio bilancio, altrimenti sarà stata inutile l'elaborazione della strategia del Consiglio europeo di Lisbona. Il rappresentante dei NI ha concluso affermando che gli immigrati dovrebbero essere considerati una risorsa per la crescita economica e non solo un problema.

Antonio TAJANI (PPE/DE, I), tracciando un primo bilancio dei lavori della CIG, ha detto che il risultato è complessivamente positivo, nonostante le previsioni pessimistiche della vigilia. Egli si è detto ottimista, specie dopo aver vissuto i tentennamenti in seno alla Convenzione: nessuno ora si assumerà la responsabilità politica di far fallire due anni di lavoro e di non dare all'Europa la Costituzione che i cittadini attendono. D'altra parte, nessun compromesso al ribasso potrà essere accettato, ma si dovrà restare fedeli all'impianto della Convenzione. Un punto chiave da migliorare riguarda a suo avviso l'ampliamento delle materie su cui si vota a maggioranza, perché l'unanimità costituisce un blocco. Si potrà poi trovare un compromesso sul numero di commissari: tutti i paesi che l'anno prossimo entreranno nell'Unione dovranno essere rappresentati nella Commissione, utilizzando eventualmente l'escamotage dei commissari senza portafoglio. Nel preambolo della Costituzione, ha insisto Tajani, bisogna poi inserire un riferimento alle radici giudaico-cristiane. A Strasburgo la Presidenza italiana si è impegnata a far sì che il Parlamento fosse presente alla CIG, cosa che poi è avvenuta: ciò rappresenta un successo per l'Assemblea che potrà continuare a dare un contributo costruttivo al dibattito. Sul problema del rilancio dell'economia, il primo passo consiste nella realizzazione delle grandi reti, con progetti che contribuiranno a creare nuovi posti di lavoro e rendere più competitivi i diversi paesi. Non bisogna però guardare solo da Ovest a Est, ma anche da Nord a Sud. Se il rilancio dell'economia non può non passare per Lisbona, l'innalzamento dell'età pensionabile rappresenta una risposta al bisogno delle nuove generazioni di avere un futuro. Tajani è poi d'accordo sulle affermazioni di Prodi in merito alla ricerca, un impegno preso anche dal Presidente di turno del Consiglio. L'immigrazione non può essere considerata una questione nazionale, ha concluso l'oratore, citando i 7.000 km di coste italiane che non sono solo il confine del paese, ma dell'Europa a sud. Non ci si può quindi assumere soltanto un carico di tipo organizzativo legato agli interventi di polizia: serve un'assunzione di responsabilità economica da parte dell'Unione.

Mario BORGHEZIO (NI, I) ha affermato che dopo anni di sottovalutazione dei rischi del problema immigrazione, oggi finalmente le Istituzioni europee sembrano individuare una linea di assonanza in modo da rendere efficace ed equilibrata la politica destinata ad affrontare e contrastare l'immigrazione clandestina. Il Consiglio deve proseguire su questa strada anche su impulso della Presidenza italiana: dal Consiglio giustizia e affari interni è emersa una posizione netta con la proposta di un'Agenzia che controlli le frontiere, soprattutto quelle marittime. Le proposte demagogiche in tema di integrazione sono sbagliate e inopportune e vanno in una direzione diversa rispetto all'impegno concreto di lavorare per contrastare l'illegalità.

Roberto ANTONIONE ha ringraziato i deputati per il loro contributo prezioso alle prossime discussioni in seno al Consiglio europeo e alla CIG. Ha sottolineato la sintonia tra le posizioni della Presidenza e quelle della Commissione, ha confermato il suo impegno di riferire puntualmente sugli sviluppi in seno alla CIG e la sua disponibilità al confronto con il Parlamento europeo, come forma di garanzia in vista dell'ottenimento di migliori risultati.

top

Allargamento


Visita della Presidente della Lettonia

Seduta solenne - Allocuzione di Vaira Vike-Freiberga, Presidente della Repubblica di Lettonia
Dibattito: 09.10.2003

Il Presidente COX nel porgere il benvenuto alla Presidente della Lettonia Vaira Vike-Freiberga, ha ricordato il positivo esito del referendum sull'adesione all'Unione del 22 settembre scorso. Egli ha poi richiamato alla memoria il patto Molotov-Ribbentrop che, nel 1939, privò le tre repubbliche baltiche della loro libertà, con deportazioni di massa, oppressione e occupazione. Nel 1983 il primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale adottò una risoluzione della commissione affari politici che chiedeva la restituzione dell'indipendenza per Estonia, Lettonia e Lituania: si trattò di un gesto simbolico, ha detto Cox, ma che contribuì con lungimiranza al successo della «rivoluzione del canto». La Lettonia ha molto da guadagnare nel proseguire gli sforzi per la lotta contro il crimine organizzato e la corruzione, sforzi che devono essere approfonditi e sostenuti. Riconoscendo a Vaira Vike-Freiberga un ruolo chiave nella realizzazione delle aspirazioni e vocazioni europee del suo paese, Cox ha ricordato che il Parlamento attende ora la presentazione dei rapporti di monitoraggio della Commissione, prevista per il 5 novembre, che dovrebbero riconoscere i notevoli progressi registrati dalla Lettonia e dagli altri candidati all'adesione.

Il Presidente della Lettonia, Vaira VIKE-FREIBERGA si è rallegrata che la sua lingua madre diventerà presto una delle lingue ufficiali dell'UE. Il fatto che per la prima volta un Capo di Stato lettone si rivolga al Parlamento europeo per presentare le proprie idee sul futuro del continente rappresenta un grande onore e un riconoscimento nei confronti del popolo lettone per quanto ha fatto dopo aver raggiunto l'indipendenza. La Presidente ha ringraziato l'Aula per il voto convincente a sostegno dell'adesione della Lettonia, che ha confermato - con il referendum conclusivo delle consultazioni nei paesi aderenti - la possibilità di lavorare insieme e condividere la responsabilità per una nuova Europa.

La Lettonia è da sempre parte dell'Europa: segue gli stessi valori di democrazia, libertà di espressione e rispetto dell'individuo e ne condivide la visione sulla vita, l'ambiente e le questioni sociali. Il paese torna quindi all'Europa per collaborare e difendere la visione e i valori spirituali europei nell'ordine mondiale. La Lettonia porta il suo contributo di conoscenza, trasferendo le scoperte scientifiche in prodotti ad alto valore aggiunto: ciò che serve al continente per essere concorrenziale a livello mondiale. Sul suo territorio vi sono vari centri d'eccellenza e un alto potenziale nel campo dell'informatica e dell'elettronica, pronto per dare un contributo allo spazio unico della ricerca.

Ma che cosa si aspetta la Lettonia dall'Europa? Vede opportunità per rafforzare la propria posizione e conservare la propria cultura e lingua. L'UE è una grande famiglia di tradizioni democratiche, dove la solidarietà è la pietra angolare. La lotta efficace al crimine organizzato, alla corruzione, al traffico di esseri umani e di stupefacenti, ma anche la tutela delle frontiere esterne sono compiti molto speciali, per cui si apprezza la partecipazione e l'impegno comunitario. L'adesione, d'altra parte, spingerà un cambiamento d'atteggiamento e di mentalità, perché i lettoni saranno sempre più esposti a diverse culture e identità e svilupperanno una migliore comprensione degli interessi degli altri paesi.

Bisogna ora concentrarsi sul futuro, piuttosto che continuare a pensare al passato di perdite e di ingiustizia. La Lettonia deve diventare uno Stato moderno e sviluppato e l'UE fornirà grandi opportunità di crescita. La possibilità di studiare e lavorare in tutto il territorio comunitario rappresenta un'esperienza unica. Le persone che hanno accumulato esperienza dovranno però ritornare nel paese perché costituiscono un valore inestimabile, soprattutto per il rafforzamento delle regioni più deboli. L'aiuto finanziario di pre-adesione e i Fondi strutturali potranno promuovere la creazione di un'economia fondata sulla conoscenza, stimolando le persone di talento a continuare a lavorare in Lettonia. Le infrastrutture avranno grande importanza per lo sviluppo di un'Europa ampliata: è infatti essenziale collegare i nuovi agli attuali Stati membri. Il progetto della ferrovia baltica, inoltre, potrà contribuire allo sviluppo del paese. Serve poi un'ulteriore modernizzazione della rete stradale baltica, con uno sviluppo uniforme in tutte le regioni, specie quelle orientali che hanno urgente bisogno di aiuto. Anche il settore agricolo potrà trarre vantaggio dell'adesione, con una produzione moderna e la conservazione del paesaggio tradizionale.

Oltre a ridurre le disparità economiche, l'espansione a Est dell'Unione e l'adesione dei paesi baltici alla NATO avranno un impatto economico e politico in tutte le regioni dell'area. Ciò migliorerà le possibilità di investimento. L'unione di vecchie e nuove democrazie, di mercati emergenti, di strutture ed alleanze, sarà un punto di forza e non di debolezza. L'UE si trova però di fronte a una grande sfida, con grandi disparità economiche ancora esistenti tra gli attuali e i futuri Stati membri. In questo settore bisogna pertanto fare il più possibile. Soltanto così l'UE sarà davvero essere completa. Un'azione che i paesi candidati possono avviare per ridurre le discrepanze consiste nella scelta dei modelli di sviluppo che hanno dato prova di essere efficaci, onde trarre massimo vantaggio dall'assistenza disponibile da Bruxelles. Strumenti e programmi sono efficaci, hanno prodotto risultati concreti per migliorare il livello di vita di tutti gli Stati che sono entrati nell'UE. I nuovi aderenti hanno conosciuto notevoli tassi di crescita negli ultimi anni, ma si deve proseguire nell'attuazione delle norme comunitarie per la riforma delle istituzioni e la lotta alla corruzione, con uno sforzo serio soprattutto nei primi anni dell'integrazione all'UE.

La Presidente della Lettonia ha manifestato il suo apprezzamento per il fatto che anche i futuri Stati membri partecipino a pieno titolo alla CIG e che Bulgaria, Romania e Turchia vi siedano come osservatori. Si tratta di un gesto importante in quanto il principio di eguaglianza rimarrà alla base della cooperazione tra i paesi dell'Unione. L'Europa non può dividersi tra grandi e piccoli, vecchi e nuovi, ricchi e poveri. Per la Lettonia eguaglianza significa anche la possibilità per ogni paese di nominare un membro della Commissione. Tutti i commissari dovrebbero essere uguali e disporre del diritto di voto, in quanto la Commissione è un'istituzione collegiale che rappresenta gli interessi comuni degli Stati membri. La Lettonia è favorevole al mantenimento del principio di rotazione della Presidenza del Consiglio.

Il principio di eguaglianza tra Stati membri si manifesta poi in forme d'integrazione come l'euro e l'area di Schengen. Esse dovrebbero rimanere aperte a tutti gli Stati membri, indipendentemente dalla popolazione o dalle risorse finanziarie. La Lettonia ha considerato con attenzione la proposta della Convenzione in merito ad una politica comune europea di difesa. Secondo la Presidente, le decisioni riguardo la sicurezza del continente dovrebbero essere adottate su un piano di parità indipendentemente dalle capacità militari. È importante definire in modo chiaro e senza ambiguità le rispettive competenze tra il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente della Commissione e il Ministro degli Affari esteri dell'UE. Se venisse creata la figura del Presidente del Consiglio europeo, la sua funzione principale dovrebbe consistere nel coordinamento dei lavori, compito finora svolto dal Primo Ministro del paese che ha la Presidenza. Dato che il Presidente del Consiglio europeo e il Ministro degli Affari esteri rappresenterebbero entrambi l'Unione a livello internazionale, sarebbe importante che le loro funzioni non si accavallassero.

Occorrono inoltre procedure decisionali semplici e chiare che garantiscano l'efficienza dell'azione comunitaria. La Lettonia appoggia il sistema di voto a doppia maggioranza di paesi e di popolazione, più facilmente comprensibile di quanto non lo sia il sistema definito dal Trattato di Nizza. Si potrebbe però renderlo ancora più efficace prevedendo una maggioranza formata da metà dei paesi e metà delle popolazioni. Quanto al numero dei deputati al Parlamento europeo, la Lettonia non condivide il passaggio del numero minimo di deputati per Stato membro da cinque a quattro, che ridurrebbe la capacità di vari paesi di incidere sulle decisioni parlamentari.

La Presidente ha sostenuto la necessità di avere un'Europa forte, integrata e unita che possa assumere un ruolo di protagonista sulla scena internazionale. Occorre peraltro mantenere un partenariato forte con gli Stati Uniti in quanto si condividono gli stessi valori e ideali fondamentali. Questo partenariato ha garantito la pace e la stabilità in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. La nuova strategia europea di sicurezza va nella giusta direzione di assunzione, da parte dell'Unione, di sempre maggiori responsabilità verso la pace e la sicurezza mondiali, ma il partenariato con gli USA e gli altri alleati NATO deve continuare, considerando anche le nuove minacce quali il terrorismo, la proliferazione di armi di distruzione di massa e la disintegrazione di alcuni Stati. Lo sviluppo di una politica europea di sicurezza e di difesa fornirebbe ulteriore potenziale per la cooperazione in azioni di mantenimento della pace. La politica estera dell'Unione ampliata dovrà garantire la sicurezza e la prosperità delle regioni frontaliere, cruciali per le relazioni con Ucraina, Bielorussia e Russia, dove occorre sostenere i processi di riforma democratica. Bisogna in particolare coinvolgere la Russia, con cui la Lettonia non ha sempre avuto in passato buoni rapporti, ma l'espansione di UE e NATO nella regione baltica dovrebbe fornire un positivo contributo al riavvicinamento.

La Presidente ha affermato che l'Europa deve salvaguardare la propria ricchezza culturale e linguistica, riflessa nel motto della Convenzione «uniti nella diversità». Assoggettati a mezzo secolo di totalitarismo, i lettoni apprezzano la libertà e la diversità. Essi, durante l'occupazione sovietica, rischiavano di divenire una minoranza nel proprio paese d'origine, con la loro lingua inghiottita dal russo. Il paese ha voluto superare le conseguenze dolorose di una politica di russificazione attraverso l'attribuzione del diritto a ciascuno di salvaguardare la propria lingua, cultura e identità nazionale, pur stabilendo il principio di partecipazione alla vita politica ed economica attraverso una conoscenza adeguata della lingua nazionale. Lo Stato lettone finanzia più di cento organizzazioni di culture nazionali minoritarie. Dopo l'indipendenza, un sistema nazionale d'istruzione finanziato dallo Stato permette di frequentare scuole primarie che insegnano sia in lettone, sia in una delle otto lingue minoritarie. Lo Stato ha anche l'obbligo di salvaguardare il lettone, lingua parlata da meno di due milioni di persone nel mondo. La riforma del sistema educativo prevede che, a partire dal 2004, le scuole secondarie assicurino l'insegnamento di almeno il 60% delle loro materie in lettone, essendo libere di decidere quali materie. Si tratta di una politica conforme ai criteri internazionali.

La Lettonia ha appoggiato la proposta di risoluzione presentata lo scorso 25 settembre all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa di condanna internazionale del comunismo totalitario. Essa prevede la formazione di una commissione politicamente indipendente che indaghi sui crimini commessi dai regimi comunisti nei paesi dell'Europa centrale e orientale.

top

<<segue a pagina 2