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	Othmar KARAS (PPE/DE, AT)
	
	Relazione sulle finanze pubbliche nell'UEM - 2004
	
	Doc.: A6-0025/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 22.2.2005
	
	Votazione: 22.2.2005
	Gli Stati membri 
	devono fare di più per rispettare i criteri del Patto di stabilità, 
	introdurre pacchetti di riforme strutturali e miglioramenti 
	nell'amministrazione fiscale. E' quanto chiede il Parlamento europeo con la 
	relazione d'iniziativa di Othmar KARAS (PPE/DE, AT) sulle finanze 
	pubbliche dell'UEM. D'altra parte va migliorata l'applicazione della 
	procedura per il disavanzo eccessivo, mentre il Patto deve porre maggiore 
	attenzione alla salvaguardia della sostenibilità delle finanze pubbliche e 
	va chiarita la nozione di «spese pubbliche di buona qualità». 
	«Non esiste alcuna 
	eccezione alle norme e procedure del Patto di stabilità e di crescita», essi 
	ammoniscono, chiedendo che tutti gli Stati membri, a prescindere dalle 
	dimensioni, «ottengano lo stesso trattamento». Per conseguire tale 
	obiettivo, secondo i deputati, occorre potenziare il ruolo della 
	Commissione, «specialmente per quanto riguarda l'avvio della procedura per 
	disavanzo eccessivo». D'altra parte, tutti gli Stati membri sono invitati a 
	concludere l'esame del Patto di stabilità e di crescita nel corso della 
	Presidenza lussemburghese, «ricercando per ogni rubrica soluzioni forti, 
	eque e praticabili» e rafforzando, nel contempo, la dimensione della 
	prevenzione, attraverso una «maggiore attenzione alle disparità economiche e 
	migliorando l'applicazione della procedura per il disavanzo eccessivo (le 
	misure di correzione del Patto) e la governance economica». 
	Osservando poi come, 
	secondo la Commissione, i più elevati disavanzi nominali siano soprattutto 
	il risultato di «un allentamento volontario della politica di bilancio di 
	taluni Stati membri» e siano solo in parte imputabili al ciclo economico 
	sfavorevole, la relazione sottolinea che alcuni Stati membri non hanno 
	risposto adeguatamente all'avvio nei loro confronti della procedura per 
	disavanzi eccessivi, mentre permangono «sufficienti motivi di preoccupazione 
	quanto alle loro possibilità di ridurre tali disavanzi al di sotto del 3% 
	del PIL nell'immediato futuro».  
	Gli Stati membri che 
	non l'hanno ancora fatto sono quindi sollecitati a ridurre il loro disavanzo 
	ben al di sotto del 3% del PIL, «così da garantire la stabilità di bilancio 
	e dei prezzi (...), e permettere la costituzione di riserve finanziarie 
	sufficienti in periodi di congiuntura favorevole, in maniera tale che nei 
	periodi difficili possano essere prese misure economiche che non mettano a 
	rischio o infrangano le regole del Patto di stabilità e di crescita». 
	 
	Secondo i deputati, 
	infatti, evitando disavanzi eccessivi si contribuisce alla stabilità dei 
	prezzi e si garantisce la sostenibilità delle finanze pubbliche, mentre 
	spese pubbliche esagerate pregiudicano le aliquote dei tassi di interesse e 
	i livelli di investimenti pubblici, limitando inoltre la capacità di 
	affrontare la sfida rappresentata dai cambiamenti demografici e 
	dall'invecchiamento della popolazione nell'Unione europea.  
	D'altra parte, la 
	relazione raccomanda che il Patto di stabilità e di crescita «ponga un 
	maggior accento sugli sviluppi economici e conferisca una maggiore 
	attenzione alla salvaguardia della sostenibilità delle finanze pubbliche». I 
	deputati, poi, sottolineano la necessità di statistiche di bilancio 
	migliorate, con definizioni, metodi di calcolo e procedure più precise e 
	normalizzate «che andranno enunciati in un manuale di direttive 
	metodologiche». Essi, inoltre, chiedono un metodo chiaro, che preveda una 
	definizione della nozione di spese pubbliche di buona qualità, «per 
	quantificare le posizioni di bilancio pubbliche e il loro contributo alla 
	crescita e all'investimento, così da contribuire positivamente alla 
	realizzazione degli obiettivi di Lisbona». 
	Gli Stati membri, dal 
	canto loro, dovrebbero introdurre pacchetti di riforme strutturali e 
	attività di investimento che, a medio e a lungo termine, «si riveleranno 
	essenziali per la sostenibilità finanziaria, la competitività dell'economia 
	europea e la crescita». Vanno poi effettuati costanti miglioramenti 
	nell'amministrazione fiscale e della messa a punto di un efficace sistema 
	d'imposizione «al fine di creare un contesto favorevole alle attività delle 
	imprese in tutto il mercato interno, promuovere una cultura imprenditoriale 
	e incoraggiare la creazione di imprese». La spesa pubblica, infine, deve 
	essere riorientata in maniera tale da garantire che le varie rubriche di 
	bilancio, a livello europeo e nazionale, riflettano le principali priorità 
	politiche fissate per il 2010. 
	La relazione 
	sottolinea come, nel corso dell'ultimo decennio, l'economia dell'UE abbia 
	registrato una crescita ben inferiore al suo potenziale e come, anche a 
	causa della mancanza di riforme strutturali e di investimenti produttivi in 
	molti Stati membri, il tasso di crescita del PIL per la zona euro sia stato 
	inferiore alle previsioni. I deputati, notano inoltre che, nel 2004, solo 
	cinque Stati membri della zona euro avevano conseguito una posizione di 
	bilancio vicina all'equilibrio, mentre sono passati da tre a quattro gli 
	Stati membri della zona euro che hanno registrato un deficit di bilancio 
	superiore al 3% del PIL. Dall'entrata in vigore del Patto di stabilità e di 
	crescita, poi, le sue regole sono state infrante da dodici Stati membri, di 
	cui cinque della zona euro (Portogallo, Germania, Francia, Paesi Bassi e 
	Grecia). 
	Per ulteriori informazioni:Ralph Pine
 (Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42941
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	Politiche economiche al servizio della Strategia di Lisbona
	
	Robert GOEBBELS (PSE, LU)
	
	Relazione sulla situazione dell'economia europea - relazione preparatoria 
	sugli indirizzi di massima per le politiche economiche
	
	Doc.: A6-0026/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 22.2.2005
	
	Votazione: 22.2.2005
	In vista della 
	riunione del Consiglio europeo di primavera, la Plenaria ha adottato una 
	risoluzione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche (IMPE) 
	con la quale chiede agli Stati membri maggiore impegno nell'applicazione 
	della Strategia di Lisbona, garanzia della stabilità finanziaria, riforma 
	del mercato del lavoro, maggiore concorrenza e promozione di un ambiente 
	favorevole all'imprenditoria. Per rilanciare l'economia e creare nuova e 
	migliore occupazione nell'Unione, inoltre, è chiesta la riduzione della 
	dipendenza energetica, maggiori investimenti nella ricerca, nell'istruzione 
	e nei servizi sociali nonché la crescita del commercio internazionale.
	 
	Prima della votazione, 
	il relatore Robert GOEBBELS (PSE, LU) 
	ha invitato i colleghi a votare contro la propria relazione, considerando 
	che essa sia stata «sfigurata da una maggioranza di destra». La relazione, 
	tuttavia, è stata adottata con 331 voti favorevoli, 273 contrari e 34 
	astensioni. 
	Con la relazione, più 
	in particolare, i deputati deplorano i ritardi considerevoli accumulati 
	nell'attuazione della strategia di Lisbona, «soprattutto nel settore 
	delle riforme strutturali e del risanamento delle finanze pubbliche in un 
	certo numero di Stati membri». Considerando che tali ritardi sono in parte 
	attribuibili alla molteplicità degli obiettivi, i deputati accolgono con 
	favore la fissazione delle priorità centrali da parte del gruppo presieduto 
	da Wim Kok ed esortano gli Stati membri ad attuarle con determinazione.
	 
	Nel ritenere poi che 
	gli indirizzi di massima definiti negli IMPE 2003-2005 non siano stati 
	incorporati nella politica economica degli Stati membri, i deputati 
	raccomandano di annettere una maggiore importanza alla crescita e alla 
	creazione di posti di lavoro «attraverso l'incremento della concorrenza e 
	della competitività nel quadro della strategia di Lisbona». L'articolazione 
	dei diversi strumenti a disposizione dell'Unione, inoltre, va semplificata e 
	migliorata, mentre il numero di relazioni o programmi va ridotto «avendo 
	come obiettivo un maggiore impegno da parte degli Stati membri». La 
	Commissione, poi, deve intensificare i propri sforzi volti a completare il 
	mercato interno «in settori tuttora caratterizzati da compartimentazioni e 
	restrizioni commerciali» e garantire eque condizioni di concorrenza in tutti 
	i settori. 
	I deputati intendono 
	anche sottolineare che la stabilità finanziaria e il risanamento 
	delle finanze pubbliche nonché i bassi tassi d'interesse derivanti dalla 
	politica di stabilità della BCE «sono espliciti pilastri della strategia di 
	Lisbona». Essi, poi, sostengono pienamente l'indipendenza della Banca 
	centrale europea da «ogni influenza degli organi che determinano le 
	politiche economiche sulla politica monetaria» e propongono di armonizzare 
	le ipotesi economiche poste a base dell'elaborazione dei bilanci e i 
	calendari di bilancio degli Stati membri della zona euro, tenendo conto 
	delle scadenze fissate per l'elaborazione degli IMPE e degli orientamenti 
	per l'occupazione. 
	La risoluzione 
	ribadisce la richiesta che si proceda all'attuazione di riforme del 
	mercato del lavoro «in uno spirito che assicuri equilibrio tra 
	flessibilità e sicurezza», sottolineando che lo sviluppo di impieghi di 
	qualità andrà di pari passo con un miglioramento della produttività del 
	lavoro in Europa.  
	Ma l'incremento della 
	produttività, per i deputati, non basterà da solo a generare la crescita 
	necessaria per coprire tutte le esigenze economiche e sociali nonché ad 
	ovviare alle conseguenze dell'evoluzione demografica, soprattutto per i 
	sistemi pensionistici e sanitari. L'attuazione di riforme strutturali, 
	inoltre, «non può sostituirsi alla politica macroeconomica». 
	D'altra parte, 
	preoccupati per la persistenza di un elevato tasso di disoccupazione e le 
	insufficienti prospettive di aumento del tasso di occupazione, i deputati 
	insistono affinché venga compiuto uno sforzo speciale «per consentire a 
	tutte le persone disoccupate da più di sei mesi l'accesso ai servizi di 
	consulenza e alla riconversione professionale» e, in tale contesto, 
	sottolineano anche il ruolo cruciale delle piccole e medie imprese nella 
	creazione di posti di lavoro. 
	Inoltre, giudicando 
	con favore la realizzazione di politiche volte a creare un ambiente 
	favorevole alla promozione dell'imprenditoria e dello spirito 
	d'iniziativa, dell'innovazione e della competitività industriale, i deputati 
	ritengono che debba essere alleggerito «il fardello amministrativo» che 
	grava sulle imprese ed eliminati gli ostacoli connessi alla fiscalità delle 
	imprese, «mediante l'attuazione del pacchetto Monti sull'armonizzazione 
	fiscale», con un occhio di riguardo alle PMI. Pertanto va semplificato il 
	contesto regolamentare, diminuendo il livello generale della pressione 
	fiscale nell'Unione europea e migliorando l'accesso delle PMI alle fonti di 
	finanziamento, in particolare ai capitali di rischio.  
	Ma anche il settore 
	dei servizi, che riveste notevole importanza per il PIL europeo in termini 
	di occupazione, deve beneficiare della dovuta attenzione. Pertanto, oltre 
	alla necessità di promuovere gli investimenti e l'innovazione nelle 
	tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, i deputati ritengono che 
	si debba «aprire maggiormente tale settore ai privati e incoraggiarvi lo 
	spirito imprenditoriale». 
	Nel ribadire poi 
	l'auspicio di vedere l'Unione liberarsi gradualmente della sua dipendenza 
	energetica grazie alla promozione di energie rinnovabili e al sostegno 
	allo sviluppo di energie alternative al petrolio, come l'idrogeno, i 
	deputati ritengono necessario aumentare l'efficienza delle forme di energia 
	classiche e specialmente quelle che non mettono in pericolo gli obiettivi 
	del protocollo di Kyoto. 
	Gli Stati membri sono 
	poi invitati a promuovere gli investimenti e l'emulazione nella ricerca 
	e ad aumentare il finanziamento pubblico a favore della scienza e della 
	ricerca. Ma anche gli investimenti nei servizi sociali per i deputati non 
	vanno tralasciati. Essi insistono infatti sulla necessità di investire in 
	posti di lavoro nel settore dei servizi e in particolare in quelli 
	dell'istruzione e dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, dei 
	servizi sociali di prossimità, dell'assistenza all'infanzia e alle persone 
	anziane e della collaborazione domestica. 
	Nel constatare, 
	infine, che un numero crescente di concorrenti, soprattutto Cina, India e 
	Brasile, riescono spesso a fornire beni e servizi di analoga qualità a 
	prezzi più competitivi di quelli europei, i deputati ritengono che la 
	crescita del commercio internazionale libero e equo sia al tempo 
	stesso fonte di sviluppo per i paesi poveri e di creazione di nuovi mercati 
	per i paesi sviluppati. La Commissione, pertanto, dovrà tener conto di tali 
	considerazioni nei prossimi IMPE. 
	Esonero per i mini aiuti di Stato
	
	Sophia Helena IN'T VELD (ALDE/ADLE, NL)
	pubblico 
	
	Relazione sugli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi 
	di servizio pubblico
	
	Doc.: A6-0034/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 21.2.2005
	
	Votazione: 22.2.2005
	Con 478 voti 
	favorevoli, 155 contrari e 10 astensioni, l'Aula ha accolto in maniera 
	sostanzialmente favorevole le proposte della Commissione che hanno lo scopo 
	di chiarire le modalità d'applicazione delle norme in materia di concorrenza 
	per i casi degli aiuti di Stato sotto forma di compensazioni, in particolare 
	nei servizi pubblici. Adottando la relazione d'iniziativa di Sophia IN'T 
	VELD (ALDE/ADLE, NL), i deputati sostengono che i piccoli fornitori di 
	servizi dovrebbero essere esentati dall'obbligo di notificare un 
	finanziamento pubblico alla Commissione, così come dovrebbero esserlo le 
	società di dimensioni relativamente modeste che garantiscono il collegamento 
	terrestre, aereo o marittimo con le isole e gli insediamenti remoti o 
	isolati. Maggiore prudenza, invece, è richiesta per quanto riguarda 
	l'esenzione degli ospedali e degli alloggi sociali. 
	Nel luglio 2003, nel 
	caso «Altmark», la Corte di Giustizia ha affermato che talune forme di aiuti 
	ai servizi pubblici non costituiscono «aiuti di Stato» così come definiti 
	dai Trattati e che, pertanto, non esigono l'approvazione da parte della 
	Commissione in applicazione delle norme in materia di concorrenza. Tale 
	sentenza, tuttavia aveva lasciato una certa incertezza riguardo a quali casi 
	esattamente potevano applicarsi tali criteri. La Commissione, pertanto, ha 
	presentato delle proposte relative all'interpretazione che essa intendeva 
	dare a tale sentenza, che avevano anche l'obiettivo di chiarire quale 
	sarebbe stato il suo approccio futuro nel trattare i casi di compensazione 
	del servizio pubblico. 
	Mentre la Commissione 
	propone il puro e semplice esonero delle piccole compensazioni dei servizi 
	pubblici dagli obblighi di notifica, senza dare una definizione precisa del 
	termine «piccolo», i deputati suggeriscono invece che tale esenzione vada 
	applicata alle società che registrano un giro d'affari inferiore a 50 
	milioni di euro e che beneficiano di una compensazione inferiore a 15 
	milioni. Inoltre, essi hanno elevato da 100.000 a 300.000 il numero massimo 
	dei passeggeri annui cui far riferimento per esonerare le imprese che 
	assicurano i collegamenti aerei e marittimi con le isole nonché il trasporto 
	terrestre, aereo e marittimo verso insediamenti remoti o isolati. 
	Temendo che 
	l'esenzione delle compensazioni pubbliche proposta dalla Commissione agli 
	ospedali e all'edilizia popolare si traduca in una distorsione della 
	concorrenza, i deputati ritengono che a tali casi si dovrebbero  applicare 
	rigorosamente le norme concordate in materia di trasparenza e l'obbligo di 
	ogni Stato membro di presentare una dettagliata descrizione del modo in cui 
	sono organizzati e finanziati gli ospedali e le imprese con incarichi di 
	edilizia popolare. 
	La sentenza Altmark 
	stipula che, in assenza di gara d'appalto, la «compensazione» (contrapposta 
	agli «aiuti di Stato») deve limitarsi alle necessità di un'impresa media 
	gestita bene per garantire il servizio previsto e trarne un profitto 
	ragionevole. La Commissione è quindi invitata a stabilire in modo chiaro 
	cosa ciò significhi in pratica. 
	I deputati, infine, 
	ritengono che le nuove disposizioni dovrebbero restare in vigore per quattro 
	anni (non solo fino al 2007) e, sottolineando l'importanza di procedere a 
	un'ampia consultazione prima di dare attuazione a queste proposte, chiedono 
	che sia effettuato uno studio completo sulle loro incidenze in vista 
	dell'eventuale revisione di tali disposizioni. Più 
	concorrenza a vantaggio dei consumatori 
	
	Jonathan EVANS (PPE/DE, UK)
	
	Relazione sulla XXXIII Relazione della Commissione sulla politica di 
	concorrenza – 2003
	
	Doc.: A6-0024/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 21.2.2005
	
	Votazione: 22.2.2005
	Con 540 voti 
	favorevoli, 70 contrari e 30 astensioni, la Plenaria ha adottato una 
	risoluzione che, accogliendo favorevolmente la XXXIII relazione della 
	Commissione sulla politica di concorrenza, (2003), si felicita con l'allora 
	commissario Mario MONTI «per aver mantenuto un monitoraggio costante ed 
	energico delle distorsioni della concorrenza intraprendendo nel contempo una 
	riorganizzazione e un rinnovo di ampio respiro delle norme in materia di 
	antitrust, di controllo delle concentrazioni e di aiuti di Stato». 
	I deputati, inoltre, 
	insistono affinché «il limitato numero di casi in cui le decisioni della 
	Commissione sono state riesaminate dalla Corte di giustizia e annullate» non 
	sia considerato un elemento capace di minare la fiducia nel sistema 
	complessivo di analisi e applicazione. D'altra parte, essi chiedono «un 
	ruolo più proattivo per il Parlamento europeo nello sviluppo della politica 
	di concorrenza» da concretizzarsi attraverso il conferimento di poteri di 
	codecisione all'Istituzione e si rammaricano che la Commissione e il 
	Consiglio non abbiano potuto appoggiare questo punto di vista nel progetto 
	di trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa. 
	Ritenendo che 
	l'efficace applicazione della politica di concorrenza sia uno strumento 
	essenziale per conseguire una struttura di mercato efficiente «che operi 
	nell'interesse dei consumatori ed abbia un impatto positivo e significativo 
	sulla loro vita quotidiana», i deputati sottolineano che talvolta sarebbe 
	più opportuno analizzare la situazione della concorrenza a livello 
	dell'intero mercato interno piuttosto che dei differenti sottomercati. 
	Nondimeno, valutano positivamente la revisione delle norme sugli aiuti di 
	Stato, con il riorientamento dell'interesse della Commissione verso casi e 
	questioni di particolare rilevanza per l'ulteriore sviluppo del mercato 
	interno.  
	La risoluzione si 
	compiace per la posizione della Commissione sugli aiuti di Stato per la 
	ricerca e lo sviluppo e plaude ai criteri di compatibilità ambientale 
	applicati dalla Commissione per l'approvazione di vari regimi di aiuti in 
	materia di ambiente. Tuttavia, esorta l'Esecutivo ad approfondire i lavori 
	in merito all'impatto sulle imprese private di meccanismi, quote, diritti, 
	certificati e crediti relativi agli scambi di quote di emissione nel quadro 
	del protocollo di Kyoto. 
	Rallegrandosi, poi, 
	per l'iniziativa della Commissione relativa a taluni importanti mercati, 
	come quello delle telecomunicazioni, i deputati esprimono tuttavia 
	preoccupazione «per la persistente incapacità di raggiungere la piena 
	liberalizzazione dei mercati comunitari del gas e dell'elettricità». 
	Inoltre, pur valutando 
	positivamente le nuove regole della Commissione sulla distribuzione degli 
	autoveicoli, i deputati si attendono maggiori progressi quanto alla 
	riduzione delle notevoli differenze esistenti fra gli Stati membri 
	relativamente al prezzo degli autoveicoli nuovi e si rammaricano del fatto 
	che attualmente tali differenze rimangono significative. Sono invocati, poi, 
	ulteriori progressi in relazione al mercato delle riparazioni degli 
	autoveicoli e una più facile disponibilità delle parti di ricambio per 
	autovetture. 
	In materia estera, i 
	deputati si compiacciono per l'impegno assunto dalla Commissione di 
	perseguire una politica di cooperazione bilaterale rafforzata con i 
	principali partner commerciali della Comunità e di ampliare la cooperazione 
	multilaterale nel settore della concorrenza. Essi, in particolare, ritengono 
	doveroso congratularsi con la Commissione per la conclusione di accordi di 
	cooperazione in materia di concorrenza con gli Stati Uniti, il Canada e il 
	Giappone.  
	Essi infine esortano 
	l'Esecutivo a continuare a cooperare con i paesi dell'OCSE, con i paesi 
	asiatici (in particolare la Cina) e con quelli dell'America latina, nonché a 
	proseguire i negoziati con l'OMC sull'interazione tra scambi commerciali e 
	politica di concorrenza. 
	Per ulteriori informazioni:Ralph Pine
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	Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE)
 Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 
	concernente la patente di guida (rifusione)
 Doc.: A6-0016/2005
 Procedura: Codecisione, prima lettura
 Dibattito: 22.2.2005
 Votazione: 23.2.2005
	Sostituire 110 tipi di 
	patenti nazionali con un modello unico europeo, di plastica, ostacolare il 
	cosiddetto turismo delle patenti e altri tipi di frode, agevolare gli 
	spostamenti dei conducenti all'interno dell'Unione e accrescere la sicurezza 
	stradale. Sono questi i principali obiettivi della nuova direttiva sulla 
	patente di guida europea sulla quale la Plenaria si è pronunciata in prima 
	lettura della procedura di codecisione. 
	Nell'adottare a larga 
	maggioranza (548 voti favorevoli, 103 contrari e 9 astensioni) la relazione 
	di Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE), il Parlamento europeo presenta 
	numerosi emendamenti alla proposta della Commissione che hanno l'obiettivo, 
	in particolare, di garantire un miglior equilibrio tra la necessità di 
	un'introduzione rapida della nuova patente e l'esigenza di tener conto delle 
	diverse tradizioni nazionali riguardo al suo rilascio. Altre modifiche 
	riguardano il rafforzamento delle misure antifrode, il modello di patente 
	stesso, talune disposizioni e definizioni relative alle diverse categorie di 
	veicoli, le età minime dei conducenti di motocicli, nonché i requisiti 
	minimi degli esaminatori di guida. 
	Più in particolare, 
	mentre la proposta della Commissione non fissava alcuna data per 
	l'introduzione della nuova patente, i deputati chiedono invece agli Stati 
	membri di sostituire le patenti di carta con quelle plastificate - in 
	formato carta di credito - entro dieci anni dall'entrata in vigore della 
	direttiva. Passati altri dieci anni, poi, anche le patenti plastificate 
	attualmente esistenti dovranno essere rimpiazzate e diventerà obbligatorio 
	un modello standard europeo. La sostituzione delle patenti, precisano 
	tuttavia i deputati, non deve portare alla perdita o alla restrizione dei 
	diritti acquisiti relativi all'abilitazione alla guida di veicoli di 
	categorie diverse.  
	Inoltre, 
	nell'accogliere con favore la proposta secondo cui gli Stati membri possono 
	applicare un microprocessore alle patenti come misura antifrode 
	supplementare, i deputati intendono consentire alle autorità nazionali di 
	immagazzinarvi altre informazioni, ove lo ritenessero necessario e a 
	condizione che le pertinenti disposizioni in materia di protezione dei dati 
	siano rispettate. 
	Sempre per combattere 
	le frodi e facilitare i controlli la Commissione esige che in ogni Stato 
	membro vi sia un solo punto di contatto nazionale incaricato di fornire le 
	informazioni sulle patenti che diventerebbe così parte di una rete europea 
	delle patenti di guida. Tale rete, in particolare, dovrà servire a garantire 
	che ogni conducente possieda una sola patente e, a tale proposito, i 
	deputati rafforzano le disposizioni volte a combattere il turismo delle 
	patenti imponendo agli Stati membri di rifiutarne il rilascio a chi risulta 
	esserne già titolare in un altro paese. 
	I deputati, inoltre, 
	intendono imporre agli Stati membri (non solo darne loro la facoltà) di 
	rifiutare il rilascio di una patente a una persona cui siano state applicate 
	misure di restrizione, sospensione o ritiro delle patente in un altro Stato 
	membro, rendendo così obbligatorio il reciproco riconoscimento delle 
	sanzioni. 
	A proposito di 
	sanzioni, giova sottolineare che i deputati hanno introdotto un emendamento 
	che consente agli Stati membri di applicare sistemi di calcolo delle 
	infrazioni stradali (patente a punti), precisando tuttavia che tali metodi 
	limitativi del periodo di validità del documento devono essere «efficaci, 
	dissuasivi, proporzionati e modulati secondo la categoria di conducente 
	professionista o provato». Con tale precisazione, si intende tutelare i 
	conducenti professionisti dalla perdita del posto di lavoro qualora si 
	vedessero ritirare la patente per infrazioni commesse come conducenti 
	privati. 
	Un aspetto della 
	direttiva piuttosto controverso è stato quello relativo ai controlli medici 
	e al rinnovo delle patenti dei conducenti di oltre 65 anni. In merito a 
	quest'ultimo aspetto, la Commissione proponeva di limitare a cinque anni la 
	validità delle patenti rilasciate agli over 65, tuttavia i deputati hanno 
	giudicato che una tale restrizione generale non fosse giustificata ed hanno 
	pertanto soppresso tale disposizione. Per quanto riguarda, invece, i 
	controlli medici, ogni Stato membro avrà la possibilità di limitare in 
	alcuni casi la validità della patente, per esempio in presenza di talune 
	malattie. I conducenti dipendenti dall'insulina, così, dovrebbero essere in 
	possesso di un'autorizzazione medica. 
	Sanzioni più severe per chi inquina il mare
	
	Corien WORTMANN-KOOL (PPE/DE, NL)Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del 
	Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e 
	del Consiglio relativa all'inquinamento provocato dalle navi e 
	all'introduzione di sanzioni, comprese sanzioni penali, per i reati di 
	inquinamento
 Doc.: A6-0015/2005
 Procedura: Codecisione, seconda lettura
 Dibattito: 22.2.2005
 Votazione: 23.2.2005
	Chiunque, inquina il 
	mare con degli scarichi di sostanze contaminanti deve essere passibile di 
	sanzioni, anche penali se tali atti sono commessi «intenzionalmente, 
	temerariamente o per negligenza grave». E' quanto ha deciso il Parlamento 
	adottando a larga maggioranza la relazione di Corien WORTMANN-KOOL (PPE/DE, 
	NL), preventivamente negoziata in modo informale con il Consiglio, evitando 
	così di dover ricorrere alla procedura di conciliazione.  
	Scopo della direttiva 
	è di recepire nel diritto comunitario le norme internazionali in materia di 
	inquinamento provocato dalle navi e di garantire, appunto, che ai 
	responsabili di scarichi vengano comminate sanzioni «adeguate», al fine di 
	aumentare la sicurezza marittima e migliorare la protezione dell'ambiente 
	marino dall'inquinamento provocato dalle navi. 
	Le sanzioni devono 
	essere proporzionate alla gravità dell'infrazione e, quelle più gravi, 
	saranno considerate reati penali  da e nelle circostanze previste in una 
	decisione quadro del Consiglio che andrà a completare il provvedimento. Si 
	tratterà di una decisione che ricade nel Terzo Pilastro, quindi 
	intergovernativo, relativo alla politica in materia di Giustizia e Affari 
	Interni. Per le persone fisiche, nei casi più gravi, le sanzioni potranno 
	arrivare fino a pene detentive.  
	Il Parlamento, poi, ha 
	ottenuto che la Commissione presenti, entro la fine del 2006, uno studio di 
	fattibilità riguardo alla creazione di un servizio di guardacoste europeo 
	incaricato «di prevenire l'inquinamento e apportarvi una risposta», 
	chiarendone i costi e i benefici. Se del caso, tale studio dovrà essere 
	seguito da una proposta sulla creazione di un tale Corpo.  
	Infine, il compromesso 
	con il Consiglio prevede che l'Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima 
	dovrà cooperare con gli Stati membri nello sviluppo di soluzioni tecniche e 
	nella prestazione di assistenza tecnica relativamente all'attuazione della 
	direttiva, nonché in azioni quali l'individuazione degli scarichi per mezzo 
	del monitoraggio e della sorveglianza satellitare. 
	Per ulteriori 
	informazioni: 
	Ton Huyssoon 
	(Strasburgo)  Tel.(33-3) 
	881 73856 
	(Bruxelles) 
	    Tel.(32-2) 28 42408 
	e-mail : 
	        
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	Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE)
	
	Relazione sul piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010
	
	Doc.: A6-0008/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 22.2.2005
	
	Votazione: 23.2.2005
	La relazione 
	d'iniziativa di Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE) adottata con 576 voti 
	favorevoli, 48 contrari e 13 astensioni dalla Plenaria «denuncia il forte 
	ridimensionamento, in termini di approccio e ambizione, tra la strategia 
	europea per l'ambiente e la salute della Commissione e quella che dovrebbe 
	essere la sua attuazione, vale a dire il piano d'azione». Per i deputati, 
	infatti, il programma dell'Esecutivo può «essere considerato tutt'al più un 
	piano d'azione di ricerca, che difficilmente potrà di per sé ridurre il 
	contributo dei fattori ambientali all'insorgenza delle malattie». 
	 
	Il piano d'azione 
	costituisce il primo ciclo (2004-2010) della strategia per l'ambiente e la 
	salute avviata nel giugno 2003 dalla Commissione, più nota con l'acronimo 
	SCALE (Science, Children, Awareness, Legal instruments, Evaluation). L'Aula 
	si era pronunciata una prima volta su tale questione nel corso di un 
	dibattito in plenaria tenutosi nel marzo 2004. 
	Per i deputati, 
	all'iniziativa dell'Esecutivo mancano azioni concrete indirizzate, in 
	particolare, ai bambini e ad altri gruppi vulnerabili come le donne in 
	gravidanza e gli anziani. In particolare, essi ritengono che si debba 
	esaminare con urgenza una limitazione della commercializzazione e/o 
	dell'utilizzazione di una serie di sostanze pericolose, nel momento in cui 
	si rendono disponibili alternative più sicure.  
	Le sostanze messe 
	esplicitamente in causa sono sei prodotti della famiglia degli ftalati usati 
	in prodotti di uso domestico e nei dispositivi medici, il mercurio 
	utilizzato negli amalgami dentari, i solventi clorinati adoperati nella 
	produzione di vernici e tre prodotti della famiglia dei pesticidi 
	organofosfati. 
	La risoluzione, 
	inoltre, chiede alla Commissione di dare priorità alla ricerca sulla 
	produzione e l'utilizzazione di categorie di prodotti di consumo quotidiano 
	contenenti prodotti chimici che possono provocare allergie e tumori nelle 
	persone. Nell'attività di ricerca svolta nel quadro del piano d'azione, 
	peraltro, occorre evitare qualsiasi aumento delle sperimentazioni sugli 
	animali, rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo e all'utilizzazione 
	di metodi di sperimentazione alternativi. 
	I deputati, poi, 
	insistono affinché sia realizzato uno studio epidemiologico sui bambini al 
	fine di sorvegliare, dalla gestazione fino all'età adulta, le relazioni tra 
	le patologie legate all'ambiente e l'esposizione ai principali inquinanti. 
	La Commissione, inoltre, è invitata ad assicurare che tutte le valutazioni 
	dei rischi che verranno effettuate affrontino specificamente i rischi per il 
	feto, i neonati e i bambini, nei casi in cui vi sia un rischio di 
	esposizione di questi gruppi particolarmente vulnerabili. Il piano d'azione 
	dovrà anche definire, in via prioritaria, le condizioni ambientali 
	accettabili per gli spazi in cui i bambini trascorrono spesso molto tempo, 
	come ad esempio gli asili, i luoghi di gioco e le scuole. 
	L'accento è posto 
	anche sull'importanza di educare e informare la popolazione sulle 
	problematiche ambientali e sanitarie valorizzando maggiormente le conoscenze 
	delle difficoltà in loco. Tutte le azioni proposte per facilitare l'accesso 
	dei cittadini all'informazione ricevono il sostegno dei deputati che, a tale 
	proposito, rinnovano la richiesta di istituire registri nazionali in cui 
	siano riprese per grandi zone geografiche le principali emissioni, da un 
	lato, e, dall'altro, le principali patologie.  
	In tale contesto essi 
	rilevano la necessità di un maggiore impegno per contrastare i problemi di 
	salute connessi con lo stile di vita e riconducibili, ad esempio, al 
	tabacco, alle bevande alcoliche, alla cattiva alimentazione o alla mancanza 
	di movimento. Sul tabacco, in particolare, i deputati si compiacciono per la 
	volontà espressa della Commissione di continuare ad agire per porre fine al 
	tabagismo nei locali chiusi, o di autorizzare zone fumatori «appositamente 
	riservate, fisicamente separate e adeguatamente ventilate». Essi, inoltre, 
	invitano l'Esecutivo  a classificare quanto prima il fumo di tabacco 
	nell'ambiente come agente cancerogeno della classe I. 
	Sottolineando come il 
	piano d'azione debba includere anche un elenco delle professioni e dei 
	luoghi di lavoro pericolosi, la risoluzione chiede che si esamini in modo 
	sistematico e scientifico l'impatto delle concentrazioni urbane sulla salute 
	e il benessere. A tale proposito, nell'insistere affinché la Commissione 
	assicuri una corretta applicazione, da parte degli Stati membri, della 
	normativa europea in vigore in materia di qualità dell'aria, i deputati 
	chiedono alla Commissione di avviare una procedura di infrazione nei 
	confronti degli Stati membri che non garantiscano un elevato livello di 
	qualità dell'aria ai loro cittadini. Parallelamente, essi auspicano che la 
	Commissione lanci un'iniziativa per ridurre entro il 2010 l'emissione 
	nell'atmosfera di sostanze tossiche di origine industriale (in via 
	prioritaria diossina, cadmio, piombo, cloruro di vinile monomero e benzene). 
	In merito agli aspetti 
	finanziari del piano d'azione, la risoluzione si rammarica che la proposta 
	della Commissione non sia corredata di una scheda finanziaria indicativa e 
	«che faccia solo un vago riferimento all'uso delle risorse (finanziarie) 
	esistenti per realizzare le azioni in materia di ambiente e salute nel 
	periodo 2004-2007».  
	Nel ritenere 
	indispensabile il pieno utilizzo delle risorse finanziarie previste dal 
	programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008), 
	la risoluzione invita la Commissione a presentare una scheda finanziaria 
	specifica relativa alla messa in atto di azioni prioritarie per il periodo 
	2004-2007, nonché previsioni per l'attuazione di azioni integrate in materia 
	di ambiente e salute nel quadro della definizione delle nuove prospettive 
	finanziarie dell'UE.  
	I progetti «ambiente e 
	salute», infine, dovranno essere considerati una tematica a pieno titolo nel 
	settimo programma quadro per la ricerca (2007-2010) e «dovranno fruire di un 
	finanziamento conseguente, non inferiore a 300 milioni di euro». 
	Il testo del piano 
	d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010, presentato dalla 
	Commissione il 9 giugno 2004, è consultabile sul
	
	sito Europa. top
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	Jiří MAŠTÁLKA (GUE/NGL, CZ)
	
	Relazione sulla promozione della salute e della sicurezza sul lavoro
	
	Doc.: A6-0029/2005
	
	Procedura: Iniziativa
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 24.2.2005
	Anche se tende a 
	diminuire, il numero degli infortuni sul lavoro resta troppo elevato per i 
	deputati che, adottando la relazione d'iniziativa di Jiří MAŠTÁLKA (GUE/NGL, 
	CZ), invitano la Commissione ad esaminare la possibilità di introdurre il 
	metodo del coordinamento aperto in questo campo anche se, nel frattempo, 
	ritengono necessario aiutare gli Stati membri a trasporre le direttive sulla 
	sicurezza dei luoghi di lavoro attraverso lo scambio reciproco di esperienze 
	e buone pratiche e una cooperazione rafforzata. 
	La relazione 
	d'iniziativa rappresenta la risposta del Parlamento alla comunicazione della 
	Commissione del febbraio 2004 sull’attuazione pratica delle disposizioni 
	delle diverse direttive concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro: la 
	direttiva quadro (89/391), quella sui luoghi di lavoro 89/654, sulle 
	attrezzature di lavoro (89/655), sulle attrezzature di protezione 
	individuale (89/656), sulla movimentazione manuale di carichi  (90/269) e 
	sulle attrezzature munite di videoterminale  (90/270). I deputati pur 
	accogliendo favorevolmente l'analisi effettuata dalla Commissione, criticano 
	tuttavia il ritardo con il quale è stata pubblicata. 
	Ogni anno circa 
	300.000 europei sono colpiti da un'incapacità permanente a causa di 
	incidenti o di malattie del lavoro. Se la tendenza generale è verso la 
	diminuzione, tuttavia, in alcuni paesi i il tasso di infortuni dei 
	lavoratori temporanei è almeno il doppio di quello relativo ai lavoratori 
	permanenti. I deputati chiedono quindi agli Stati membri di trovare 
	rapidamente un accordo in merito alla direttiva sulla condizione dei 
	lavoratori interinali. 
	La futura strategia 
	dell'Unione in materia di salute e sicurezza, per i deputati, dovrà coprire 
	le professioni autonome e dare particolare attenzione al settore delle 
	costruzioni, della pesca, dell'agricoltura e della sanità. Vanno poi 
	aumentati il numero, la qualità e i poteri degli ispettorati del lavoro, 
	così come andrà garantita una valutazione rapida dei risultati della seconda 
	parte della «Strategia sulla salute e la sicurezza del lavoro 2002-2006». La 
	Commissione, inoltre, dovrà includere nel suo programma di azione alcuni dei 
	problemi specifici cui le donne si confrontano. 
	La risoluzione mette 
	anche un accento particolare sulla prevenzione dei rischi degli incidenti di 
	lavoro e dei pericoli a lungo termine per la salute. Considerato che il 50% 
	dei lavoratori europei non hanno accesso ai servizi di prevenzione, i 
	deputati invitano la Commissione ad «esaminare lo stato dei sistemi 
	preventivi degli Stati membri in maggiore dettaglio e a presentare proposte 
	per definire politiche nazionali di prevenzione coerenti, basate su una 
	strategia globale dell'UE, che abbia come priorità l'informazione dei 
	lavoratori».  
	Ad esempio, andrebbero 
	stilate delle guide sulla maniera di applicare le direttive in vigore, che 
	tengano conto del sesso e dell'età dei lavoratori, così come della natura 
	dei rischi. Il finanziamento comunitario teso a migliorare la protezione dei 
	lavoratori e la partecipazione dei partner sociali al dialogo sulla 
	sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, infine, dovrebbe essere 
	accessibile attraverso delle procedure più semplici e più rapide. 
	I deputati, poi, 
	sottolineando gli sforzi dell'Esecutivo nel presentare proposte tese a 
	semplificare e razionalizzare le vigenti direttive sulla protezione della 
	salute, allo scopo di migliorarne l'efficacia e di ridurne il costo 
	d'attuazione per le imprese, d'altro lato, lo invitano a presentare senza 
	indugi un piano d'azione che illustri i prossimi passi da seguire per 
	risolvere i problemi illustrati nella sua stessa analisi, nonché una 
	strategia a medio e lungo termine per dare seguito alla problematica. 
	Inoltre, il Parlamento 
	esprime la sua opposizione alla «ri-regolamentazione nel campo della salute 
	e della sicurezza che non garantisca un livello di protezione equivalente a 
	tutti i lavoratori europei». D'altra parte, tuttavia, esso rileva che un 
	alto livello di protezione dei lavoratori porterà ad uno svantaggio 
	concorrenziale per i vecchi Stati membri dell'Unione, «se non si garantisce 
	la completa attuazione dell'acquis comunitario nei nuovi Stati membri e 
	l'effettiva piena applicazione delle direttive sulla protezione della 
	salute». 
	Infine, l'Aula esprime 
	la sua preoccupazione in merito alle direttive proposte relative al tempo di 
	lavoro e ai servizi, in particolare per quanto riguarda l'intensificazione 
	del lavoro e le possibilità di controllo, il rischio di un'estrema 
	flessibilità del tempo del lavoro e il pericolo di esclusioni individuali. 
	La comunicazione della 
	Commissione è consultabile sul seguente
	
	sito Europa. 
	Per ulteriori informazioni:Zaneta Vegnere
 (Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 31056
 e-mail :         
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	Statistiche sulla formazione professionale
	
	Ottaviano DEL TURCO (PSE, IT)
	
	Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del 
	Consiglio relativo alle statistiche sulla formazione professionale nelle 
	imprese
	
	Doc.: A6-0033/2005
	
	Procedura: Codecisione, prima lettura
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 23.2.2005 
	La Plenaria ha 
	adottato, in prima lettura della procedura di codecisione, la relazione di 
	Ottaviano DEL TURCO (PSE, IT) sulla proposta di regolamento che 
	definisce un quadro comune per la produzione di statistiche comunitarie nel 
	campo della formazione professionale nelle imprese.  
	Tra gli emendamenti 
	proposti dalla relazione, ne figura uno teso a imporre l'obbligo alle 
	imprese di rispondere ai questionari sui dati statistici. Giova 
	sottolineare, peraltro, che il relatore ha raggiunto un accordo con il 
	Consiglio e la Commissione sulla questione, pertanto non è escluso che la 
	proposta possa essere adottata già in prima lettura. 
	Per ulteriori 
	informazioni: 
	Zaneta Vegnere 
	(Strasburgo)  Tel.(33-3) 
	881 74651 
	(Bruxelles) 
	    Tel.(32-2) 28 31056 
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	Risoluzione sulle priorità e le 
	raccomandazioni dell'UE in vista della 61a sessione della 
	Commissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite a Ginevra (14 marzo 
	- 22 aprile 2005)
	
	Doc.: B6-0086/2005
	
	Procedura: Risoluzione
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 24.2.2005
	L'Aula ha adottato una 
	risoluzione presentata dalla commissione per gli affari esteri del 
	Parlamento sulle priorità e le raccomandazioni dell'Unione europea in vista 
	della 61a sessione della Commissione per i diritti 
	dell'uomo delle Nazioni Unite (UNHCR) che si terrà a Ginevra dal 14 marzo al 
	22 aprile 2005. 
	Nel riaffermare che il 
	rispetto, la promozione e la salvaguardia dell'universalità dei diritti 
	umani fanno parte dell'acquis etico e giuridico dell'Unione europea, la 
	risoluzione sottolinea la necessità che l'UE e le Nazioni Unite operino 
	attraverso una consultazione, una cooperazione e un coordinamento 
	rafforzati. In tale ambito, i deputati sollecitano l'Unione europea ad 
	«assumere un ruolo di primissimo piano» in seno alla Commissione delle 
	Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e, pertanto, chiedono che l'Europa 
	patrocini una serie di risoluzioni sulla situazione di circa 25 paesi, come 
	la Cina, l'Iran, l'Iraq la Cecenia, l'Afganistan, il Sudan, lo Zimbabwe e i 
	Territori occupati, nonché su particolari questioni tematiche quali i 
	diritti civili e politici, economici, sociali, culturali, nonché sulla 
	tutela dei giornalisti inviati in zone di guerra. 
	Situazioni relative a 
	paesi e territori 
	Per quanto riguarda la
	Cina, ad esempio, i deputati chiedono in particolare di condannare il 
	ricorso abusivo alla detenzione arbitraria, la repressione in Tibet del 
	diritto di tale Paese all'autodeterminazione e di qualsiasi forma di 
	opposizione politica nell'intero paese. Sono poi richiesti la liberazione 
	«immediata e senza condizioni» dei prigionieri di opinione e di coscienza, 
	il rispetto della libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Inoltre, 
	nel sollecitare la ratifica del patto internazionale relativo ai diritti 
	civili e politici, è condannato «il ricorso abusivo ed eccessivo alla pena 
	di morte». Infine, l'Unione è invitata a rilasciare una dichiarazione 
	pubblica che esprima al governo cinese «la sua viva preoccupazione circa le 
	ripetute violazioni dei diritti umani». 
	In Iran, è 
	stigmatizzato «il grave aumento delle violazioni dei diritti umani», come il 
	moltiplicarsi delle esecuzioni, comprese quelle di delinquenti minorenni, di 
	amputazioni e fustigazioni pubbliche, della repressione generalizzata della 
	stampa e dei media, del numero crescente di arresti. 
	Per quanto riguarda la 
	situazione in Iraq, sono condannate in particolare «le esecuzioni di 
	civili, la presa di ostaggi e la loro barbara uccisione da parte di gruppi 
	terroristici», nonché l'ostruzione all'accesso a cure mediche e gli atti di 
	tortura nei confronti della popolazione civile. I deputati, inoltre, 
	chiedono che i presunti casi di violazioni dei diritti umani e di crimini di 
	guerra commessi durante gli ultimi tre decenni «siano quanto prima oggetto 
	di inchieste da parte delle autorità irachene e che i responsabili siano 
	puniti». Essi, peraltro, condannano il ripristino della pena capitale da 
	parte del governo provvisorio iracheno. Nel ribadire, infine, la condanna 
	del ricorso alla tortura e ad altri trattamenti crudeli, disumani o 
	degradanti nei confronti dei prigionieri, i deputati chiedono che siano 
	effettuate indagini approfondite sulle accuse di tortura e maltrattamento. 
	In merito alla 
	Cecenia, i deputati condannano in primo luogo il terribile massacro di 
	Beslan. Ma è anche stigmatizzata «la moltiplicazione dei crimini di guerra e 
	dei crimini contro l'umanità nei confronti della popolazione civile da parte 
	delle autorità russe». Nel deplorare quindi il perdurare dell'impunità per 
	gli autori di tali reati, essi censurano «le minacce e gli ostacoli 
	sistematici posti dall'esercito russo ai difensori dei diritti umani» e alla 
	libertà di stampa e chiedono l'avvio immediato dei negoziati politici tra le 
	parti in conflitto al fine di trovare una soluzione pacifica. 
	 
	Nel riconoscere la 
	necessità di sostenere il nuovo governo eletto in Afganistan, i 
	deputati condannano le violazioni dei diritti umani, la presa di ostaggi, il 
	loro maltrattamento e la loro esecuzione commessi negli ultimi dieci anni e 
	chiedono che a tale proposito siano svolte indagini che portino i 
	responsabili davanti alla giustizia. 
	In Sudan, tutte 
	le parti coinvolte nel conflitto di Darfur sono invitate a cessare 
	immediatamente ogni violenza nonché a cooperare pienamente con le Nazioni 
	Unite nelle indagini volte a  confermare se si siano verificati genocidi e 
	ad identificare i colpevoli. I deputati, inoltre, esortano il Consiglio di 
	sicurezza delle Nazioni Unite a prendere seriamente in considerazione 
	l'adozione di un embargo globale sulle armi nei confronti del Sudan nonché 
	altre sanzioni mirate nei confronti dei responsabili di violazioni su vasta 
	scala dei diritti umani e di altre atrocità. 
	In merito alla 
	situazione nello Zimbabwe, condannando il regime di Mugabe «per la 
	sua implacabile e brutale oppressione di un popolo impoverito ed affamato, 
	per il suo sistematico sovvertimento della libertà giudiziaria, di stampa ed 
	individuale, nonché per la sua distruzione di un'economia una volta 
	florida», il Parlamento invita le autorità competenti dello Zimbabwe e dei 
	suoi paesi vicini a garantire che le prossime elezioni si svolgano in 
	conformità dei principi e delle norme internazionali e alla presenza di una 
	congrua missione internazionale di sorveglianza.  L'Aula, inoltre, invita il 
	Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite «ad intervenire in modo deciso 
	nella crisi del paese qualora il regime non dovesse osservare i principi di 
	democrazia, lo Stato di diritto ed il rispetto per i diritti umani nel corso 
	dell'imminente periodo elettorale». 
	I deputati, infine, 
	domandano l'adozione di una risoluzione che chieda la sospensione dei lavori 
	di costruzione del muro su territori che si trovano sul lato cisgiordano 
	della «linea verde» internazionalmente riconosciuta tra Israele e i
	Territori palestinesi, il suo smantellamento e l'abrogazione di tutti 
	gli atti giuridici o regolamentari relativi alla sua costruzione, «affinché 
	anche gli Stati terzi rispettino i loro obblighi non prestando alcun 
	sostegno alla costruzione del muro». 
	Questioni tematiche 
	I deputati invitano la 
	Presidenza dell'Unione a patrocinare o co-patrocinare risoluzioni sui 
	diritti civili e politici. In particolare, per quanto riguarda la protezione 
	dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo, il razzismo, le 
	questioni della tortura e dei trattamenti o delle punizioni inumani o 
	degradanti, la libertà di espressione, l'indipendenza della magistratura, 
	l'impunità e l'intolleranza religiosa, i diritti dei bambini, delle donne e 
	delle ragazze, dei lavoratori migranti, delle minoranze e degli sfollati, la 
	libertà di stampa e la tutela dei giornalisti, le moderne forme di schiavitù 
	e le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità 
	di genere, nonché le responsabilità delle multinazionali in materia di 
	diritti umani.  
	Quanto ai diritti 
	economici, sociali e culturali, la risoluzione pone l'accento sul diritto 
	allo sviluppo e al cibo, nonché sulla questione della povertà estrema. 
	Pertanto, ricordano l'impegno dell'UE volto a promuovere un ordine economico 
	internazionale basato sull'eguaglianza, la sovranità, l'interdipendenza e 
	l'interesse reciproco ed invitano l'Unione a  concentrarsi sulla necessità 
	di sviluppo nel corso dei prossimi negoziati dell'OMC previsti per dicembre 
	2005 ad Hong Kong. L'UE e suoi Stati membri sono quindi invitati a prendere 
	tutte le misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo 
	del Millennio, in particolare la necessità di eliminare la povertà, la fame 
	nel mondo, l'ineguaglianza di genere, il degrado ambientale e la mancanza di 
	istruzione, di sanità e di acqua potabile. 
	Nel chiedere al 
	Consiglio e alla Commissione di prestare la dovuta attenzione alla questione 
	dell'impunità per i casi di violazione dei diritti umani internazionali e 
	del diritto umanitario e per i crimini di guerra, il Parlamento invita il 
	Relatore speciale sulla libertà di espressione ad esaminare in modo 
	specifico la questione dei giornalisti presenti nelle zone di conflitto 
	nonché i pericoli e le minacce che essi devono fronteggiare. In tale 
	contesto invita, la Commissione per i diritti dell'uomo a incaricare la sua 
	sottocommissione di elaborare norme od orientamenti nuovi atti a garantire 
	ai giornalisti che lavorano nelle zone di conflitto il pieno rispetto dei 
	loro diritti e delle loro libertà fondamentali. 
	Nepal
	
	Risoluzione comune sul Nepal
	
	Doc.: B6-0130/2005
	
	Procedura: Risoluzione comune
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 23.2.2005
	La risoluzione comune 
	è stata adottata. 
	Repubblica del Togo
	
	Risoluzione comune sulla Repubblica del Togo
	
	Doc.: B6-0126/2005
	
	Procedura: Risoluzione comune
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 23.2.2005
	La risoluzione comune 
	è stata adottata con 92 voti favorevoli e 2 astensioni. 
	Tribunale speciale per la Sierra Leone
	
	Risoluzione comune sul Tribunale speciale per la Sierra Leone: la posizione 
	di Charles Taylor
	
	Doc.: B6-0125/2005
	
	Procedura: Risoluzione comune
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 23.2.2005
	La risoluzione comune 
	è stata adottata con 94 voti favorevoli e 2 astensioni. top
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	Risoluzione comune sull'azione contro la fame 
	e la povertà
	
	Doc.: B6-0103/2005
	
	Procedura: Risoluzione comune
	
	Dibattito: 23.2.2005
	
	Votazione: 24.2.2005
	A seguito di 
	un'interrogazione orale di Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT) e di 
	Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES), il Parlamento europeo ha adottato una 
	risoluzione comune sull'azione contro la fame e la povertà con la quale 
	sollecita gli Stati membri ad aumentare la quantità e la qualità del loro 
	contributo agli aiuti allo sviluppo, si rallegra dell'impegno preso da 
	alcuni Stati di ridurre il debito dei paesi più poveri e invita l'Unione a 
	promuovere un sistema di scambi commerciali multilaterale libero, equo e 
	favorevole allo sviluppo. 
	Livelli ed efficacia degli aiuti
 
	  
	Dichiarandosi 
	estremamente preoccupato per il fatto che, cinque anni dopo l'adozione da 
	parte delle Nazioni Unite degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), 
	l'Africa subsahariana non sia avviata a raggiungere entro la scadenza del 
	2015 «neppure uno degli otto OSM», il Parlamento sottolinea che, se la 
	comunità internazionale «non incrementa drasticamente la qualità e la 
	quantità del suo aiuto allo sviluppo, gli OSM saranno irraggiungibili per un 
	cospicuo numero di Paesi Meno Sviluppati». 
	  
	A tale proposito, 
	nel congratularsi con gli Stati membri dell'UE che hanno superato la soglia 
	dello 0,7% del PIL per l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) o che hanno 
	stabilito calendari per raggiungere questo livello, l'Aula sollecita i 
	restanti Stati membri che non hanno ancora raggiunto questi livelli e non 
	hanno stabilito scadenze «a farlo immediatamente». La Commissione, d'altro 
	canto, dovrebbe utilizzare la sua prossima comunicazione sulla revisione 
	degli impegni di finanziamento dello sviluppo per suggerire la definizione 
	di uno scadenzario UE, «in modo che il maggior numero possibile di Stati 
	membri raggiunga l'obiettivo dello 0,7% entro il 2010». Inoltre, è chiesta 
	la definizione di obiettivi annuali intermedi per la crescita dell'APS. 
	  
	D'altra parte, 
	prendendo atto delle discussioni in corso e delle varie iniziative riguardo 
	a «meccanismi innovativi di finanziamento dello sviluppo», i deputati 
	invitano la Commissione e gli Stati membri dell'UE a prestare maggiore 
	attenzione all'intera gamma di tali iniziative e sottolineano che tutti 
	questi finanziamenti devono essere aggiuntivi rispetto all'impegno preso dai 
	governi di dedicare lo 0,7% del proprio PIL all'APS». 
	  
	Rammaricandosi poi 
	dell'attuale livello della spesa UE, i deputati chiedono alla Commissione di 
	garantire «che la spesa per lo sviluppo destinata ad aiuti sul campo nel 
	settore della sanità e dell'istruzione aumenti in misura significativa». 
	Inoltre, deve essere fatto un miglior uso degli aiuti esistenti, in 
	particolare «rivedendo le priorità, ponendo fine agli aiuti legati ai 
	donatori e mettendo in pool i fondi a livello internazionale, al fine di 
	liberare risorse supplementari per i paesi più poveri». I donatori 
	bilaterali e multilaterali sono quindi invitati ad armonizzare le loro 
	procedure operative e ad adeguare gli aiuti alle priorità proprie di ciascun 
	paese. 
	  
	Il Parlamento, 
	inoltre, sollecita «un impegno politico sostenuto, trasparenza e 
	accountability per limitare la corruzione, l'accrescimento delle capacità 
	per raggiungere l'obiettivo di una buona governance, e il partenariato fra 
	tutte le parti interessate». D'altra parte, invitando l'EU e i suoi Stati 
	membri ad assicurare che l'aiuto allo sviluppo rimanga finalizzato alla 
	riduzione della povertà e alla realizzazione degli OSM, il Parlamento chiede 
	all'Unione di attuare rapidamente la relazione del Progetto Millennio delle 
	Nazioni Unite. In tale contesto, la Commissione dovrà rendere più efficace e 
	più visibile la spesa dell'UE «iscrivendo in bilancio ingenti importi di 
	nuovo denaro» affinché il suo aiuto possa capeggiare iniziative globali.
	 
	  
	Riduzione del 
	debito 
	  
	Sottolineando come 
	tutti i creditori, e in particolare le istituzioni internazionali e i 
	governi nazionali, dovrebbero accettare di eliminare gradualmente i debiti 
	dei paesi in via di sviluppo dando la priorità ai paesi meno sviluppati, il 
	Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri «a dare il buon esempio» 
	nelle riunioni multilaterali e bilaterali. D'altra parte, nel compiacersi 
	dell'impegno preso dai paesi del G-8 e da altri Stati membri dell'UE volto 
	ad assicurare una riduzione fino al 100% del debito bilaterale e 
	multilaterale dei paesi più poveri del mondo, l'Aula insiste sul fatto che 
	tale riduzione dev'essere avviata con i governi che rispettano i diritti 
	umani e il principio della buona governance, e a condizione che gli importi 
	così risparmiati siano destinati all'aiuto ai più poveri nelle loro 
	comunità. 
	  
	Commercio 
	internazionale 
	  
	Nel ritenere che un 
	sistema di scambi multilaterali libero, equo e favorevole allo sviluppo 
	«rappresenti un meccanismo efficace per sradicare le cause della povertà e 
	della fame», i deputati invitano l'UE a promuovere un sistema siffatto 
	«garantendo nel contempo un maggiore accesso ai mercati per i paesi più 
	poveri e fornendo un'adeguata assistenza tecnica connessa con il commercio». 
	  
	Sottolineando poi 
	come i PVS abbiano la necessità di proteggere i loro settori agricoli ancora 
	fragili, il parlamento ritiene che i paesi più poveri non devono essere 
	soggetti a richieste di reciproca liberalizzazione degli scambi. Inoltre, i 
	deputati invitano l'UE a prendere iniziative concrete contro la povertà 
	«assicurando la coerenza tra la sua politica commerciale, quella di 
	cooperazione allo sviluppo e la politica agricola comune», in modo da 
	evitare impatti negativi diretti o indiretti sulle economie dei paesi in via 
	di sviluppo. 
	  
	Per ulteriori 
	informazioni: 
	Armelle Douaud 
	(Bruxelles) 
	    Tel.(32-2) 28 43806 
	e-mail : 
	        
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