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RASSEGNA

 

21 - 24 febbraio 2005

 

Strasburgo

 


 


 

Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Programma di lavoro della Commissione
Programma di lavoro della Commissione

Industria
Acciaierie di Terni: gli impegni vanno rispettati

Sanità pubblica e Consumatori
Migliore protezione contro le pratiche commerciali sleali

Giustizia e Affari interni
Verso una giustizia penale europea

Relazioni esterne
Allocuzione del Presidente Yushenko: la scelta europea è definitiva
Euromediterraneo: bisogna intensificare gli sforzi

Affari economici e monetari
Patto di stabilità: gli Stati membri s'impegnino di più
Politiche economiche al servizio della Strategia di Lisbona
Esonero per i mini aiuti di Stato
Più concorrenza a vantaggio dei consumatori

Trasporti
Verso una patente di guida europea
Sanzioni più severe per chi inquina il mare

Sanità pubblica e Consumatori
Ambiente e salute: occorre un vero piano d'azione

Politica sociale e dell’occupazione
Fare di più per la sicurezza sul luogo di lavoro
Statistiche sulla formazione professionale

Controllo dei bilanci
Accordo UE-Svizzera per la lotta contro le frodi

Diritti dell’uomo
Diritti umani: un ruolo di primo piano per l'Ue
Nepal
Repubblica del Togo
Tribunale speciale per la Sierra Leone

Sviluppo e Cooperazione
Lotta alla povertà: più fondi, riduzione del debito e libero commercio equo

Dichiarazioni
Commemorazione di Renzo Imbeni
Costituzione europea
Interventi di un minuto (art. 144 del Regolamento)
Commissioni parlamentari: modifica nelle composizioni

Varie
Comandi manuali, spie e indicatori dei veicoli (omologazione)
Sistema di riscaldamento dei veicoli (omologazione)
Accordo di associazione UE/Romania
Accordo di associazione UE/Bulgaria
Accordo UE/Confederazione elvetica
Immunità di Gorostiaga
Statistiche congiunturali
Catture per il Dissostichus spp
Accordo UE/ Andorra
Capitale europea della cultura
Accordo UE/Egitto
Codice doganale UE
Documenti d'identità dei marittimi
Informazione fluviale
Certificati rilasciati alla gente di mare
Agenzia comunitaria di controllo della pesca
Elezioni in Moldavia
Costa d'Avorio
Trasferimento di navi verso i paesi colpiti dallo tsunami

Ordine del giorno 7 -10 marzo 2005 Strasburgo

top


Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

 - Gruppi politici: vedere pagina seguente

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 24.02.2005

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24

16

12

2

7

4

9

4

78

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

 

2

 

 

 

3

18

PL

19

8

4

 

 

10

7

6

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

28

19

12

5

1

11

 

2

78

Totale

268

200

88

42

41

37

27

29

732

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE


Programma di lavoro della Commissione


Risoluzione comune sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2005

Doc.: B6-0106/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 21.2.2005

Votazione: 24.2.2005

Il Parlamento europeo, con 264 voti favorevoli, 201 contrari e 37 astensioni, ha adottato una risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2005 presentata dai gruppi PPE/DE, ALDE/ADLE e UEN. Prima della votazione, il gruppo socialista ha dichiarato il suo voto contrario alla risoluzione in ragione del fatto che il testo non prende sufficientemente in conto i diritti sociali dei cittadini europei.

La risoluzione, molto articolata, copre un ampio ventaglio d'argomenti. Tutti i grandi temi europei, infatti, sono presi in considerazione dai deputati. La competività e la coesione dell’Unione, porta i deputati a pronunciarsi su temi quali la Strategia di Lisbona, il completamento del mercato unico e i brevetti informatici, la liberalizzazione dei mercati, la concorrenza e gli aiuti di Stato, la politica di ricerca, il Patto di stabilità e gli investimenti, la politica di coesione e le reti transeuropee. Il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, implica delle prese di posizione su Reach, le politiche ambientale, agricola, della pesca e del turismo, nonché sulla politica sociale e a favore dell’istruzione della cultura e della gioventù.

 

Vi sono poi suggerimenti in merito allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, ad Europol, alla politica in materia di visti, alla tutela della salute e dei consumatori. Il Parlamento, infine, si pronuncia sull'allargamento, sulle relazioni bilaterali, sulla politica di sviluppo e quella commerciale dell'Unione, nonché sulla ratifica della Costituzione e sul miglioramento della legislazione europea, così come sulla riforma amministrativa.

 

Un’Europa più competitiva e coesa

 

Il Parlamento si compiace «dell’importanza fondamentale riservata alla realizzazione della strategia di Lisbona». Sostiene le misure previste atte a garantire che il processo affronti un numero inferiore di obiettivi più complementari e segua un calendario preciso per quanto concerne la realizzazione.

 

Riguardo al completamento del Mercato unico, i deputati insistono affinché siano fatti ulteriori passi avanti soprattutto nel settore dell’energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, in quello finanziario e in altri servizi. Il Parlamento, inoltre, invita la Commissione a rivedere la sua proposta di direttiva relativa ai brevetti informatici conformemente alle decisioni adottate dalla commissione giuridica del Parlamento e dalla Conferenza dei Presidenti nel mese di febbraio, e a presentare le sue proposte legislative relative a un sistema integrato di brevetti generali. La Commissione, inoltre, dovrebbe attivarsi contro gli Stati membri che non hanno recepito la normativa dell'Unione europea in materia di liberalizzazione dei mercati, soprattutto nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni.

 

Il Parlamento, inoltre, plaudendo all’impegno di migliorare l’ambiente delle imprese, chiede l’adozione di iniziative miranti a una convergenza tra diritto civile e commerciale e sottolinea l'importanza di rafforzare il livello di coerenza nel settore del diritto contrattuale. I deputati, d'altra parte, si compiacciono dell’elevata priorità accordata al rafforzamento degli sforzi europei in materia di ricerca e sviluppo, nonché dell’accento posto sull’importanza del settimo programma quadro. A quest'ultimo proposito, sollecitano la Commissione a presentare una proposta che fornisca sostegno concreto alla ricerca di base e innovativa – «concentrata su innovazioni specifiche come le celle a idrogeno, l’energia solare, le biotecnologie, le tecnologie dello spazio e auto più pulite» – nonché a raddoppiare il sostegno finanziario.

 

Sollecitando una politica della concorrenza forte, i deputati sostengono l’obiettivo politico globale della Commissione di garantire meno e più mirati aiuti di Stato, ma sottolineano che non dovrebbero esserci discriminazioni fra Stati membri nell’applicazione di tale politica.

 

In merito al Patto di stabilità, il Parlamento invita la Commissione ad assicurarsi che, per garantire finanze sane, ne sia salvaguardata in ogni proposta di riforma la struttura fondamentale, «soprattutto il riferimento agli attuali massimali del 3% del disavanzo». Inoltre va prestata più attenzione alla posizione degli Stati membri in materia di debito pubblico e devono essere controllate in maniera più rigorosa le prestazioni e le previsioni delle economie nazionali. Tuttavia, va prevista «la possibilità di una certa flessibilità» per i paesi che hanno ridotti livelli di debito in periodi di grave recessione, purché ciò «incoraggi un comportamento corretto in periodi di crescita».

 

I deputati sottolineano l’importanza di accordarsi su un'azione comune per rilanciare l'investimento pubblico e privato, in particolare nella ricerca e l’innovazione, nelle nuove infrastrutture, nell’istruzione e la formazione, nei servizi pubblici e sociali di alta qualità e nei settori nuovi e dinamici, come la nanotecnologia e la biotecnologia.

 

Nel ribadire, poi, l’importanza della politica di coesione i deputati sottolineano che gli investimenti nell’ambito delle TEN, della società dell’informazione, delle risorse umane, della tecnologia, dell’innovazione e dello sviluppo delle PMI «rafforzeranno la competitività e consentiranno di creare posti di lavoro, contribuendo quindi alla coesione sociale ed economica in tutta l’Unione europea». Essi, inoltre, invitano la Commissione ad associare il Parlamento al processo decisionale realtivo agli orientamenti strategici per la politica di coesione. I progetti prioritari TEN, secondo i deputati, dovrebbero essere pianificati e finanziati sulla base sia del sostegno previsto dal bilancio dell'Unione sia, ove possibile, attraverso partenariati pubblico-privato.

 

Migliorare la qualità della vita in Europa

 

In materia ambientale, i deputati chiedono idonee risorse finanziarie per l’attuazione del piano di biodiversità e della strategia sull’uso sostenibile delle risorse naturali. Essi, poi, attendono quanto prima la proposta legislativa quadro sui rifiuti e reputano che le norme concernenti la salute e il benessere degli animali debbano essere aggiornate. Riguardo alle fonti di energia rinnovabili e innovative, invece, insistono sull’esigenza di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili grazie ad un mix di fonti energetiche rinnovabili e innovative, come l’idrogeno, una politica nucleare realistica e le riduzioni dei consumi.

 

Inoltre, invitano la Commissione a lavorare con il Parlamento per trovare «una soluzione equilibrata» alla definizione di un quadro realizzabile per la registrazione, la valutazione e l’autorizzazione delle sostanze chimiche (Reach), «che ridurrebbe al minimo l’impatto sulla competitività». Nel contempo, andrà garantita la protezione dell’ambiente, «sulla base di una politica di prioritarizzazione, della valutazione del rischio, del principio “una sostanza, una registrazione”, nonché della graduale eliminazione della sperimentazione sugli animali». I deputati, poi, chiedono alla Commissione di attenersi alla sua proposta relativamente al programma REACH e di rispettare la normale procedura di codecisione, attendendo la prima lettura del Parlamento prima di modificare la sua proposta.

 

Riguardo alla politica agricola, i deputati, invitano la Commissione a garantire che le riforme PAC nel 2005 non comportino distorsioni della concorrenza tra agricoltori degli Stati membri, evitandone qualsiasi rinazionalizzazione. La riforma del regime dello zucchero, in particolare, dovrà assicurare il mantenimento della produzione di tale prodotto nell’Unione europea, attenuando tuttavia le conseguenze della riforma sui partner commerciali nei paesi in via di sviluppo. Essi, poi, ritengono che il piano d’azione della Commissione per i prodotti e l’agricoltura biologici debbano ottenere elevata priorità negli orientamenti strategici dell’Unione europea in materia di sviluppo rurale.

 

Il Parlamento, d’altra parte, deplora «la palese assenza di proposte relative alla politica comune della pesca nel programma legislativo e di lavoro annuale», mentre un’ampia gamma di questioni sono ancora in sospeso. Parimenti, ritiene deplorevole la mancanza di proposte di iniziativa della Commissione nel settore del turismo. In materia di politica sociale, i deputati, si attendono un miglioramento dell’impiegabilità e della flessibilità delle condizioni di lavoro, nonché una migliore conciliazione delle esigenze della vita familiare e della vita professionale. Per la politica in materia di istruzione e cultura i deputati reclamano opportune risorse finanziarie e deplorano che non siano previste altre iniziative di rilievo in tali settori, mentre per la gioventù sottolineano l’urgente esigenza di accelerare il reciproco riconoscimento delle qualifiche scolastiche di livello secondario e dei titoli di studio di livello universitario, nonché di promuovere una maggiore mobilità dei giovani.

 

Un’Europa più sicura per il cittadino

 

Per lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il Parlamento chiede un’idonea valutazione delle misure già adottate, al fine di «garantire passi avanti coerenti in questo settore». Per i deputati, inoltre, la Commissione dovrebbe continuare a lavorare su definizioni comuni più chiare per alcuni reati gravi aventi carattere transfrontaliero (in particolare terrorismo, traffico di droga e tratta di esseri umani, riciclaggio di denaro e criminalità informatica), unitamente a norme minime concordate in materia di sanzioni.

Il Parlamento sollecita poi la Commissione a rafforzare la politica comune in materia di visti e a migliorare la sicurezza dei documenti di viaggio, «includendo i dati biometrici». Al contempo, tuttavia, insiste sulla necessità di una legislazione europea in materia di protezione dei dati. D’altra parte, invita la Commissione a proporre un’idonea base giuridica UE per Europol per rafforzarne il futuro ruolo e garantirene l’efficienza. Inoltre, sottolinea l’esigenza di rafforzare la fiducia nei sistemi giudiziari degli Stati membri, «sulla base del principio del riconoscimento reciproco, degli standard minimi e della garanzia dei diritti di tutti gli interessati».

 

In materia di salute i deputati sollecitano la Commissione a porre un forte accento, nel quadro del Settimo programma quadro di ricerca, su una maggiore ricerca in materia di cure nuove/alternative per la lotta all’HIV/AIDS e sostengono la necessità di sviluppare norme chiare sul rimborso delle spese mediche per le cure ricevute in uno Stato membro diverso da quello in cui il paziente è assicurato. Sottolinenando, poi, l’importanza di norme chiare, semplici e sicure a protezione dei consumatori, essi suggeriscono di procedere ad un’ulteriore semplificazione delle norme per i contratti transfrontalieri, seguendo il nuovo approccio consistente in standard minimi e riconoscimento reciproco.

 

Un’Europa più forte in un mondo più sicuro

 

Il Parlamento sottolinea la necessità di raggiungere un rapido accordo sull’istituzione del servizio comune per le azioni esterne e chiede alla Commissione di essere pienamente informato per quanto riguarda l’andamento della preparazione dei negoziati di allargamento sia con la Croazia che con la Turchia. Riguardo alla Politica di vicinato, poi, i deputati invitano la Commissione a rivedere il proprio programma in stretta cooperazione con il Parlamento, allo scopo di consentire un’ulteriore differenziazione tra le varie regioni geografiche e i vari paesi.

 

 

In tale contesto, essi ritengono particolarmente importante sviluppare una forte nuova dimensione orientale nonché rafforzare e approfondire l’attuale dialogo euromediterraneo. Il Parlamento, inoltre, ritiene che non si debba tralasciare alcuno sforzo per pervenire alla riunificazione di Cipro e, in tale ambito, invita la Commissione a potenziare i progetti che coinvolgono le due comunità, «creando in questo modo una dinamica favorevole alla ripresa dei negoziati».

 

I deputati affrontano anche le relazioni bilaterali dell’Unione e, in particolare, il dialogo transatlantico, la revisione della strategia nei confronti dell’America latina, la situazione dei diritti dell’uomo in Cina e al procsso di pace in Medio Oriente. A livello multilaterale, essi evidenziano il ruolo dell’ONU, gli impegni internazionali post Kyoto al di là del 2012 e i negoziati commerciali a livello OMC. In merito a quest’ultimo tema, il Parlamento invita la Commissione a chiarire gli orientamenti dei negoziati agricoli a livello di OMC, al fine di massimizzare le prospettive di concludere un accordo nel dicembre 2005 e, in questo ambito, ribadisce l’urgente necessità di adattare le indicazioni geografiche o le garanzie di origine sia alle esigenze del mercato che a quelle dell’informazione dei consumatori, nonché l’importanza di smantellare progressivamente le barriere all’importazione per i prodotti provenienti dai paesi in via di sviluppo e di eliminare progressivamente tutte le forme di sovvenzione alle esportazioni di prodotti agricoli.

 

Un’Europa che funzioni meglio - più vicina al cittadino

 

Il Parlamento auspica un miglioramento della legislazione e della regolamentazione e chiede quindi la piena applicazione nel prossimo anno del Progetto interistituzionale ”Legiferare meglio”, sostenendo l’impegno attivo a garantire una pronta ed effettiva trasposizione, attuazione e applicazione delle direttive UE nel diritto nazionale. Il Parlamento, poi, sottolinea l’importanza dello strumento delle petizioni come fonte di informazione in materia di carente recepimento e/o applicazione del diritto.

 

L'Aula, inoltre, rileva che è assolutamente importante far funzionare meglio l’Europa e avvicinarla maggiormente ai cittadini, creando un’Unione più aperta, più pronta a reagire e più democratica. Pertanto sottolinea che il Consiglio europeo, il Parlamento e la Commissione «devono condurre una campagna adeguatamente coordinata per assicurare la ratifica della Costituzione e la sua entrata in vigore il 1° novembre 2006».

 

I deputati infine, si pronunciano sulla responsabilità di bilancio e sulla riforma amministrativa, nonché sulla lotta contro la frode, in merito alla quale insitono sul fatto che la completa e positiva attuazione del nuovo sistema contabile deve rimanere una priorità nel corso del prossimo anno.

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INDUSTRIA


Acciaierie di Terni: gli impegni vanno rispettati


Risoluzione comune sulle prospettive future del settore siderurgico
Doc.: B6-0091/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005

Votazione

Una strategia a lungo termine per la siderurgia europea, la promozione dell'innovazione, il dialogo sociale e un uso dei fondi europei vincolato. E' quanto chiede il Parlamento europeo con la risoluzione comune adottata a larghissima maggioranza (458 voti favorevoli, 78 contrari e 23 astensioni) a seguito della chiusura del reparto magnetico delle Acciaierie di Terni da parte del Gruppo ThyssenKrupp. I deputati, a tale proposito, esprimono la loro solidarietà ai lavoratori interessati e alle loro famiglie, compresi quelli occupati nelle imprese dell'indotto e dei settori collegati «a rischio di ridimensionamento occupazionale».

L'Aula considera che, nella vertenza di Terni, la Thyssen-Krupp non abbia rispettato gli impegni presi con il governo italiano circa «il mantenimento del polo siderurgico a fronte di benefici in termini di infrastrutture e costi dell'energia», senza che nessuna ragione di carattere industriale lo giustifichi, visto anche l'incremento del 55% dell'utile netto della società che ha recentemente superato gli 844 milioni di euro. Pertanto, fermi restando gli interventi del Governo Italiano e della Commissione, sollecita la Thyssen Krupp «a mantenere i livelli occupazionali, a rispettare il piano d'investimenti presentato lo scorso giugno ed a potenziare le altre produzioni (fucinati e titanio) non direttamente legate al "core-business" dell'acciaio inossidabile».

Il Parlamento, inoltre, rileva come l'eventuale ridimensionamento dell'acciaio magnetico ternano «si tradurrebbe in una sostanziale fuoriuscita dell'Italia da questo comparto strategico, con gravi conseguenze per la competitività del sistema e per un'occupazione giovane e qualificata».

D'altra parte, ricordando «il significativo investimento pubblico, inclusi i Fondi strutturali dell'obiettivo 2 e quelli del Fondo Sociale europeo (...) dei quali ha beneficiato la AST Thyssen Krupp», l'Aula ritiene che l'uso dei fondi comunitari «debba sottostare a regole precise subordinate all'innovazione, allo sviluppo locale, all'occupazione e all'impegno produttivo nel territorio, a lungo termine, da parte dell'impresa che ne beneficia». Più in particolare, i deputati chiedono che i regolamenti relativi all'uso dei fondi strutturali siano rispettati e rafforzati.

Più in generale, la risoluzione rievoca le disposizioni relative ai diritti sociali della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e ricorda «che l'Europa è stata costruita con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio». Inoltre, rammenta che la strategia di Lisbona ha come obiettivo di fare dell'UE l'economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da maggiori posti di lavoro, da un'occupazione di qualità e da una maggiore coesione sociale.

In tale ottica, il Parlamento ribadisce la sua richiesta alla Commissione di presentare «una strategia più determinata di fronte alle ristrutturazioni industriali e al loro impatto sociale». Gli Stati Membri e la Commissione, nel caso specifico, sono poi invitati a promuovere iniziative volte «a scongiurare il ridimensionamento del settore siderurgico europeo e le conseguenti perdite di posti di lavoro qualificato in particolare in quei poli di eccellenza nelle cui innovazioni molto è investito». Essi, inoltre, dovrebbero prevedere una legislazione in materia di responsabilità sociale delle imprese che contribuisca ad uno sviluppo sostenibile. Gli Stati membri, dal canto loro, sono invitati a promuovere e a rafforzare il dialogo sociale «nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia di informazione e di consultazione dei lavoratori», e ad adottare misure efficaci miranti a proteggere i rappresentanti sindacali.

Sottolineando poi come gli investimenti nella ricerca e sviluppo possano essere utilizzati per elaborare nuovi materiali, design e processi che possono riconfigurare settori industriali tradizionali, i deputati ritengono che l'Europa «debba promuovere l'innovazione attraverso lo sviluppo degli interessi industriali, in particolare per i settori avanzati e di alta tecnologia, sostenendo piani adeguati di riconversione industriale».

Alla Commissione, infine, è chiesto di presentare una comunicazione sullo stato attuale del settore siderurgico e di creare un gruppo di alto livello per il settore, così come una strategia per le prospettive future del settore siderurgico «al fine di promuovere una capacità indipendente europea in questo settore». L'Esecutivo inoltre dovrà adoperarsi con una decisione in sede OMC ed OCSE per «garantire la salvaguardia dell'industria siderurgica europea nel mercato internazionale».

Interventi a nome dei gruppi politici

Antonio TAJANI (PPE/DE, IT), ha esordito sottolineando come l'Europa di oggi, costruita sulle basi della Comunità del carbone e dell'acciaio, rischi «di vedere rinnegate le proprie origini nel cuore della produzione siderurgica di uno dei paesi fondatori». La decisione di chiudere la linea di produzione dell'acciaio magnetico e di mettere in cassa integrazione ed in libertà centinaia di lavoratori del sito di Terni rappresenta, secondo il deputato, una violazione degli accordi sottoscritti al momento della privatizzazione, «ma anche una scelta economicamente priva di senso».

L'azienda, ha spiegato l'oratore, «ha ricevuto un trattamento di attenzione da parte di tutte le istituzioni, nazionali ed europee, che nessun'altra azienda italiana del settore ha ottenuto», ed ha  ricordato gli investimenti pubblici di cui ha beneficiato ThyssenKrupp (TK), compresi i Fondi strutturali legati all'obiettivo 2, e l'impegno del governo italiano a garantire l'approvvigionamento di energia elettrica a condizioni di economicità, sino alla realizzazione della necessaria nuova centrale, e la realizzazione di infrastrutture per la valorizzazione del sito.

Evidenziando, in seguito, come quello italiano sia il più importante mercato dell'acciaio magnetico, il deputato ha affermato che risultano «incomprensibili le ragioni che hanno spinto la TK a non concludere la trattativa per la firma del protocollo d'intesa destinato a chiudere la vertenza. Sorge allora spontaneo, ha subito aggiunto, «il sospetto che i negativi risultati dichiarati dall'azienda siano da collegare a scelte che hanno soltanto il fine di trasferimenti intergruppo con prezzi d'eccezione a vantaggio delle collegate società commerciali».

La risoluzione, ha poi spiegato l'oratore, «non è soltanto un gesto di solidarietà», ma vuole rappresentare l'impegno del Parlamento europeo per mobilitare la Commissione e i paesi membri affinché intervengano con iniziative «destinate a scongiurare il ridimensionamento dell'industria siderurgica». La delocalizzazione, soprattutto in Cina, «non può essere realizzata senza il rispetto dei diritti umani e sindacali», ha aggiunto sostenendo che la vicenda di Terni «non è soltanto un caso italiano, è un caso europeo che non deve essere sottovalutato, è emblematico per tutto il settore della siderurgia». Tutte le Istituzioni e tutte le forze politiche sono pertanto chiamate a formulare proposte concrete per tutelare l'industria siderurgica, l'occupazione e anche la ricerca. Ecco perché, ha quindi concluso, «lanciamo ancora una volta un appello al governo tedesco perché intervenga immediatamente ai vertici della TK perché si rendano conto dell'importanza del sito di Terni e dell'errore commesso in questi ultimi giorni».

Pier Antonio PANZERI (PSE, IT), accennando alla decisione di mettere in libertà 630 lavoratori oltre a quelli già in cassa integrazione del magnetico da parte della ThyssenKrupp,  ha affermato di non sapere se considerarlo un segno «di poco rispetto a questo Parlamento che in queste ore discute della vicenda» o semplicemente «un'aperta confessione delle contraddizioni che accompagnano la politica industriale da parte dell'azienda».

Ricordando una recente lettera inviata dall'azienda ai parlamentari europei che affermava la volontà di investire sull'inossidabile, il deputato ha rilevato come ciò sia in contraddizione con le ultime scelte della TK. L'oratore ha quindi sottolineato come la decisione di chiudere il reparto magnetico stia producendo, oltre a seri problemi occupazionali, anche ricadute su tutto il sito e sul territorio di Terni, ed ha citato una stima relativa alla perdita di oltre 1.500 lavoratori fra acciaierie e indotto. Inoltre, ha stigmatizzato come la TK «sembra non mostrare più alcun interesse a godere dei benefici in termini di infrastrutture e costi dell'energia dopo averli ripetutamente sollecitati». Il che, secondo il deputato, «significa oggettivamente volere le mani libere (...) anche di smontare progressivamente la produzione di inossidabile». In sostanza, ha proseguito, l'acciaieria di Terni, declassata a rango regionale e portata a bassi volumi rispetto alle sue capacità e con alti costi dell'energia, «si avvia poi verso procedimenti di smantellamento».

Il deputato, sottolineando poi come il nuovo impianto non venga praticamente utilizzato mentre il mercato dell'acciaio si trova in una situazione di penuria e, quindi, con prezzi in ascesa, ha affermato che un disimpegno da Terni «provocherebbe un ulteriore aumento dei prezzi e porrebbe in seria difficoltà l'industria elettromeccanica italiana che assorbe il 40 per cento del consumo europeo». Criticando il fatto che non si siano volute prendere in considerazione anche soluzioni alternative, egli ha quindi definito la situazione inaccettabile «per i costi produttivi e sociali che porta con sé». Per l'oratore, sarebbe opportuno chiamare l'azienda all'assunzione delle proprie responsabilità, al rispetto degli impegni assunti con gli accordi sottoscritti e a riprendere un confronto con le parti sociali e gli enti locali. Inoltre, ha affermato il deputato, occorre dare coerenza alla Strategia di Lisbona che passa dalla difesa e dall'allargamento della base produttiva e «non dalla chiusura dei siti per raggiungere la competitività».

Infine, l'oratore ha ribadito che è assolutamente opportuno fornire risposte sullo stato dei processi di riorganizzazione a livello europeo e riflettere «su quale politica industriale l'Europa ha bisogno per far fronte ai problemi di competitività». Il Parlamento europeo, ha quindi concluso, «può fornire un contributo formidabile alla soluzione positiva della vicenda delle acciaierie di Terni e dare prospettive serie all'industria europea».

Alfonso ANDRIA (ALDE/ADLE, IT) ha sottolineato come il Parlamento europeo sia chiamato ad occuparsi di un tema molto significativo per l'economia dell'Unione, ossia «le prospettive future del settore siderurgico» ed ha sottolineato l'ampia convergenza sul testo della risoluzione, che ha definito «equilibrato e largamente condivisibile». Considerando che il comparto occupa un gran numero di lavoratori nel territorio europeo, con punte di eccellenza e con produzioni di alto livello tecnologico, secondo il deputato tale materia va inquadrata nell'ottica del conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona e della maggiore coesione economica e sociale.

Nel ricordare l'importante collocazione della Thyssen-Krupp tra i produttori mondiali di piani inossidabili e magnetici, egli ha sottolineato come l'azienda si fosse impegnata a fare di Terni il polo europeo di eccellenza degli acciai magnetici, «grazie anche a benefici in termini di infrastrutture e costi dell'energia assicurati dal governo italiano nel giugno 2004» e come essa abbia beneficiato di ulteriori investimenti provenienti dal Fondo sociale europeo. Un cambio della strategia aziendale, ha affermato il deputato, violerebbe gli impegni presi, con la conseguenza di una progressiva riduzione dei livelli occupazionali e rappresenterebbe «un precedente pericolosissimo». La Commissione europea, pertanto, è chiamata «a difendere le proprie scelte e a fare in modo che chi riceve finanziamenti comunitari mantenga gli impegni assunti anche in relazione alle scelte localizzative».

Sepp KUSSTATSCHER (Verdi/ALE, IT) ha sottolineato il «sorprendente dietro-front della multinazionale tedesca rispetto alle promesse di appena otto mesi fa». Il piano d'investimenti presentato allora, ha ricordato, prevedeva il mantenimento delle produzioni ad alto contenuto tecnologico a Terni, garantendo i livelli occupazionali attuali, a fronte di benefici in termini di infrastrutture e costi dell'energia. A Terni, ha poi evidenziato il deputato, la Thyssen Krupp «trae profitto da significativi investimenti pubblici, anche comunitari, attraverso i Fondi Strutturali e Sociali Europei». Per tale ragione ha sollecitato l'azienda «a ritornare sui suoi passi, a mantenere le sue promesse del giugno scorso e a mantenere soprattutto gli attuali livelli occupazionali in questo polo ancora eccellente, nella cui innovazione si è investito tanto». 

Il suo sostegno a «questa lotta», ha affermato, deriva anche dal risvolto europeo della questione. L'Unione europea, ha infatti ricordato, storicamente è stata costruita proprio sull'acciaio e sulla carica innovativa del relativo know-how tecnologico. Egli ha quindi voluto evidenziare i «concetti-base che distinguono il nostro Continente da altri, di cui il mondo ha più bisogno che mai», che sono stati solennemente reiterati nella Costituzione europea e nella ridefinizione della Strategia di Lisbona: la solidarietà, la coesione sociale, la responsabilità delle imprese e il dialogo sociale. Adesso, ha concluso, «si tratta di vigilare, anche da quest'aula, affinché i bei principi della nostra Europa non diventino carta straccia appena escono da qui, appena si devono misurare con la realtà sociale, cancellate da logiche solamente di profitto». Logiche, ha aggiunto, «così becere e miopi da rimangiarsi garanzie di occupazione fatte appena pochi mesi fa, e questo dopo essersi mangiati tanti soldi dei contribuenti non solo italiani, ma anche europei!»

Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), segnalando la presenza a Strasburgo di «un piccola delegazione di questa comunità operaia» di Terni, ha sottolineato che il tema in discussione riguarda «il futuro di tutti noi, dell'Europa».

Dopo aver proceduto a una breve descrizione di Terni, il deputato ha quindi evidenziato come essa, da centoventi anni, sia «la città dell'acciaio e degli operai» e come sia sempre stata capace di difendere e qualificare, innovandosi, le proprie produzioni. «Non ci sono ragioni economiche valide perché la produzione del lamierino magnetico venga concentrata in Francia e in Germania», ha aggiunto, ed ha rilevato come la ThyssenKrupp abbia ricavato un consistente utile netto nel 2004. Ricordando poi che l'azienda aveva sottoscritto un accordo con il governo italiano e con le parti sociali per il rilancio produttivo del sito di Terni, l'oratore ha quindi stigmatizzato che la proprietà vorrebbe ora disattenderlo.

Nell'evocare poi l'annunciata messa in libertà di seicento lavoratori, dopo aver già espulso i trecentosessanta addetti del settore del magnetico, il deputato ha affermato che la lettera inviata a ai parlamentari europei «è dunque smentita dai fatti oltre che dalle contraddizioni stesse del testo». Per tale motivo, egli si è detto ulteriormente convinto dell'esigenza di votare sì alla risoluzione unitaria. La situazione, ha proseguito, «è ancora più drammatica ed inaccettabile per la dignità di quei cittadini europei e delle loro famiglie che si sono mobilitate da più di un anno», nonché «per le stesse regole del dialogo sociale europeo tanto perorato da tutte le Istituzioni comunitarie».

«Disattendere a degli accordi siglati, smentire clamorosamente un piano di investimenti presentato», ha aggiunto, «sarebbe grave per tutta l'Europa perché si darebbe corso ad un'Unione europea dominata da delocalizzazioni selvagge, dismissioni industriali e logiche speculative che la porterebbero inevitabilmente al declino e alla crisi». Per questo, ha affermato, intervenire su Terni, «significa intervenire per il futuro di tutti noi, svolgere una funzione costruttiva degli interessi reali di un'Europa, di lavoro e di sviluppo». In conclusione, il deputato ha sostenuto che se ogni altra strada fosse preclusa, «dovrebbe intervenire il pubblico per garantire quel futuro che si vorrebbe negare».

Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha voluto subito sottolineare che la vicenda dell'AST di Terni «non può essere relegata a vicenda locale, né tantomeno a vicenda nazionale, bensì riguarda tutta la siderurgia europea, settore irrinunciabile per la nostra industria comunitaria». Per affrontare il caso Thyssen-Krupp, ha proseguito, «l'Italia sta facendo la sua parte a tutti i livelli», ma è giunto i momento che «anche la Germania dia un segnale positivo e che l'Unione europea si assuma le proprie responsabilità».

Accennando poi al fatto che altre imprese sono soggette a delocalizzazioni - che scaricano «in modo spregiudicato sugli Stati membri l'emergenza occupazionale e sociale» - la deputata ha stigmatizzando «l'arroganza» della Thyssen-Krupp che, da un lato rassicurava con una lettera e,  dall'altra, annunciava la messa in libertà di 630 lavoratori, non dimostrando inoltre «nessuna intenzione di tenere in considerazione» la risoluzione del Parlamento. La deputata, rilevandola necessità di agire in modo in concreto, ha quindi chiesto alla Commissione di impegnarsi a proporre una legislazione sulla responsabilità sociale delle imprese, «capace di coniugare la competitività con il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei territori».

Ma, all'Esecutivo, è chiesto soprattutto «di non eludere ulteriormente (...) l'emergenza delocalizzazione». A tale proposito, secondo la deputata, è indispensabile che l'Unione europea intervenga con una strategia capace di limitare e regolare le delocalizzazioni, sia in territorio europeo sia extra UE, al fine di garantire la crescita e l'occupazione, la competitività e l'innovazione, e ciò «per realizzare i principali obiettivi dell'Agenda di Lisbona». Per tale motivo, concludendo, ha chiesto all'Aula di votare a favore dell'emendamento da lei presentato. In sede di votazione, tuttavia, l'emendamento è stato respinto.

«E' l'ora dei fatti, non delle parole», ha esordito Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT) stigmatizzando «la frettolosa e-mail della Thyssen Krupp carica di promesse inviata agli europarlamentari» in previsione del dibattito. Dai licenziamenti annunciati di centinaia di lavoratori, secondo il deputato, «emerge il dramma di centinaia di famiglie che vedono all'orizzonte un domani incerto e peggiore». Egli ha quindi ricordato che, in occasione di una recente assemblea del nuovo PSI, aveva potuto constatare che Terni e l'Umbria «sono unite e determinate nel portare avanti una lotta coraggiosa e dura, non solo per difendere il proprio contesto produttivo ed economico, ma soprattutto per tutelare la dignità della comunità locale».

Per l'oratore le Istituzioni comunitarie «non possono tacere» in questa fase, poiché massicci disinvestimenti e delocalizzazioni verso paesi extraeuropei di produzioni pregiate «stanno disarticolando la complessiva capacità produttiva europea». Inoltre, in questo caso specifico, egli ha evidenziato che la Thyssen Krupp ricevette fondi e facilitazioni fiscali dall'Unione dando peraltro la garanzia di mantenere in Italia le attività e di salvaguardare i posti di lavoro. Questi impegni, invece, sono stati tutti disattesi «a favore di scenari orientali rispetto ai quali dovremo chiederci quali siano e come verranno rispettati i diritti e le garanzie sindacali».

Nel ricordare, poi, i progressi conseguiti dai tempi dell'Alta autorità del carbone e dell'acciaio nell'unificazione europea, egli ha sottolineato come sia necessaria evitare che «questo settore strategico venga smantellato con il nostro silenzio». Occorre quindi che gli attori istituzionali concordino con le parti sociali una strategia comune che dovrà poi essere confrontata con la Thyssen, la quale dovrà comunque prendersi le proprie responsabilità, «abbandonando la confusa e un po' strumentale tattica difensiva». Il deputato ha poi sottolineato che la concessione di ogni eventuale risorsa pubblica ulteriore dovrà essere subordinata ad accordi «precisi e condivisi, sull'occupazione e lo sviluppo locale e sugli investimenti destinati a modernizzare la produzione».

Esortando infine il Commissario ad «alzare la voce per ricercare e pretendere soluzioni immediate e concrete in questa direzione» il deputato ha auspicato che dall'Aula arrivi ai lavoratori di Terni un messaggio univoco: «tenete duro nel rivendicare il diritto al futuro vostro e dei vostri figli, noi, una volta tanto, siamo compatti al vostro fianco!»

Dibattito

Marco RIZZO (GUE/NGL, IT) ha rilevato come in Aula vengano a ripetersi i concetti relativi a una situazione «che è paradigmatica, scolastica, di tante altre situazioni industriali che purtroppo  attraversano il nostro Continente». L'Europa deve dare una risposta diversa, ha esclamato. Secondo il deputato, per capire il problema in questione non si deve basare la propria valutazione sui «numeri», perché si tratta in realtà «della delocalizzazione, della globalizzazione, delle compatibilità». Egli ha quindi evidenziato che la Thyssen, come altre aziende multinaizonali, ha avuto aiuti forti dai governi nazionali e dalla Comunità europea e poi, «nella classica logica della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti continuano ad andare avanti verso questa direzione insensibile».

Dicendosi quindi amareggiato per il tipo di Europa che va delineandosi, ha stigmatizzato il fatto che la Thyssen abbia messo in libertà oltre seicento persone proprio prima che il Parlamento si appresta in maniera unitaria a convergere verso un voto che metta l'azienda di fronte alle proprie responsabilità. E' questo il dialogo sociale di cui ha parlato il commissario?, si chiesto l'oratore. E' questa l'Europa che vogliamo?

Armando DIONISI (PPE/DE, IT) ha esordito ricordando la notizia che altri 600 lavoratori sono stati messi in libertà dalla Thyssen-Krupp e, nel sostenere come l'allarme sociale si faccia sempre più grave, ha affermato che il problema di Terni «è il problema dell'industria italiana ed europea». La risoluzione in discussione, ha aggiunto, «non rappresenta solo il segno di solidarietà verso i lavoratori e le Istituzioni che sono presenti anche questa sera e verso gli stessi lavoratori, ma l'impegno del Parlamento europeo di ripensare le grandi strategie di politica industriale».

L'Europa, ha quindi proseguito, deve ripensare una politica - all'interno della strategia di Lisbona e del Patto di stabilità - «per arginare gli effetti distorti della globalizzazione» perché «in nome della globalizzazione e della concorrenza selvaggia non possiamo smantellare le tutele sociali, i diritti dei lavoratori e le garanzie ambientali». L'intervento pubblico, ha aggiunto il deputato, «deve costituire il volano dell'innovazione, della ricerca e della riconversione industriale basata su una nuova competività, che non comporti però la deindustrializzazione del nostro Paese e anche dell'Europa».

Ricordando come sia di attualità il dibattito sulle prospettive finanziarie, l'oratore ha sottolineato che occorre chiedersi quante risorse devono essere destinate «agli investimenti per il rilancio e lo sviluppo economico che produca una nuova occupazione», nonché quali meccanismi di controllo e di valutazione debbono essere introdotti «per verificare e garantire che i piani industriali che prevedono finanziamenti pubblici possano e debbano tutelare il lavoro». Egli ha quindi concluso sostenendo che il caso Terni è la punta di un iceberg e, in tale ottica, «non ci possiamo permettere di perdere questa sfida, che rappresenta la sfida vera dell'industria italiana e di quella europea».

Guido SACCONI (PSE, IT), condividendo quanto detto dai colleghi che lo hanno preceduto, ha evocato il regolamento REACH che, a suo parere, quando entrerà in vigore minaccerà la competitività dell'industria italiana ed europea. Egli ha, in seguito, ricordato che il Parlamento, esattamente un anno fa, aveva discusso del caso Terni e della crisi della siderurgia europea in generale, mentre giungeva la notizia che si era avviata una trattativa che si sarebbe conclusa nel mese di giugno con l'accordo «che oggi la Thyssen-Krupp ha nuovamente stracciato». Quell'accordo, secondo il deputato, fu possibile perché la Thyssen-Krupp «rimase isolata sul piano nazionale e sul piano europeo».

La straordinaria mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini di Terni e dell'Umbria, ha spiegato, fu protagonista di quel processo politico e la situazione si sta ripetendo in questi giorni. Allora come ora, «è stato offeso non solo un patrimonio professionale, una capacità produttiva, una tradizione: è stata offesa la dignità di un'intera cittadinanza», ha esclamato, sostenendo quindi che occorre «rinnovare una forte unità che permetta di isolare nuovamente Thyssen-Krupp». Il deputato ha poi sottolineato come la Thyssen-Krupp abbia fatto due mosse apparentemente contraddittorie: da un lato ha mandato una lettera con una dettagliata descrizione dei problemi e, dall'altro, ha messo in libertà, o ha minacciato di mettere in libertà, altri seicento lavoratori «con giustificazioni più o meno plausibili». Pertanto, a suo parere, «l'azienda sente che corre il rischio di essere nuovamente isolata a partire da quest'Aula».

Infine, affermando di aver apprezzato la dichiarazione in aula del commissario, il deputato ha concluso sostenendo che la Commissione «può fare qualcosa sul piano propriamente politico, anche al massimo livello, come fece l'anno scorso, contribuendo notevolmente all'isolamento di Thyssen-Krupp».

Per Alfredo ANTONIOZZI (PPE/DE, IT) la vicenda della Thyssen-Krupp a Terni «è un segnale molto pericoloso per tutta l'industria siderurgica europea e per il suo indotto». L'unanimità dei consensi sulla risoluzione, ha aggiunto, dimostra «una preoccupazione non isolata e retorica, ma una corale e internazionale presa di coscienza della gravità della situazione». Dicendosi poi scettico sui contenuti della lettera della Thyssen, il deputato si è detto preoccupato delle notizie circa la messa in libertà di seicento lavoratori.

Egli ha quindi ha sottolineato come «le forti iniziative del governo italiano a sostegno delle acciaierie di Terni e le attenzioni di tutte le Istituzioni» siano valse a poco. Pertanto, il sospetto che Thyssen-Krupp ceda alle logiche della concorrenza asiatica, ha detto, «è oramai certezza». Al problema «di per sé gravissimo» dei licenziamenti che avverranno a Terni, si aggiunge quindi quello «ancor più grave» della strategia vera e propria di delocalizzazione o meglio, ha precisato l'oratore, «di smobilitazione dopo aver goduto per anni di sostegni che hanno prodotto forti profitti».

Per concludere, affermando che si aspettava di più dalla relazione del commissario, il deputato ha chiesto quindi che questo tema sia affrontato in termini strategici da parte dell'Esecutivo, che ha la forza e il peso politico per affrontarlo, facendosi carico «delle gravi responsabilità di un eventuale silenzio che si trasformerebbe in un assordante fallimento dell'economia europea».

Luigi COCILOVO (ALDE/ADLE, IT), che presiedeva la seduta, ha chiesto ai colleghi di concedergli «una breve presa di distanza dal dovere formale della funzione» che rivestiva al momento, per esprimere a titolo personale e politico la sua «piena e incondizionata adesione alle motivazioni, ai contenuti e agli obiettivi della risoluzione comune».

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SANITÀ PUBBLICA E CONSUMATORI


Migliore protezione contro le pratiche commerciali sleali


Mercedes BRESSO (PSE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e che modifica la direttiva 84/450/CEE del Consiglio e le direttive 97/7/CE, 98/27/CE e 2002/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n.    /2004 del Parlamento europeo e del Consiglio ("direttiva sulle pratiche commerciali sleali")
Doc.: A6-0027/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005

I consumatori saranno tutelati meglio dalle pratiche commerciali sleali che ledono i loro interessi economici. E' questo uno degli scopi della proposta di direttiva che intende armonizzare la normativa degli Stati membri in materia di pratiche commerciali sleali, al fine di contribuire al corretto funzionamento del mercato interno e, appunto, garantire un livello elevato di tutela dei consumatori.

In occasione della prima lettura, il Parlamento aveva introdotto numerosi emendamenti alla proposta della Commissione, gran parte dei quali sono stati poi ripresi, integralmente o parzialmente, nella posizione comune del Consiglio. In particolare, sono state incorporate la nozione di consumatore vulnerabile e quella di impegno fermo, la partecipazione delle associazioni di consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento, compresa la previsione della minaccia dell'uso della forza.

Il Consiglio, inoltre, ha accolto la proposta del Parlamento di una deroga per consentire agli Stati membri l'applicazione di legislazioni più restrittive nella tutela dei consumatori, la cui durata viene estesa a sei anni. È stato recepito anche il dovere della Commissione di riferire al Parlamento sull'applicazione della direttiva e di proporne un adeguamento ove necessario.

Tuttavia, adottando la relazione di Mercedes BRESSO (PSE, IT) in seconda lettura, il Parlamento propone ulteriori emendamenti alla posizione comune del Consiglio volti, da un parte, a garantire una maggiore tutela dei consumatori e, in particolare, delle categorie più vulnerabili e dei minori, d'altra a rafforzare il ruolo del Parlamento. Tali emendamenti, peraltro, dovrebbero poter incontrare l'avvallo del Consiglio, evitando così di dover procedere alla fase della «conciliazione».

Più in dettaglio, la «lista nera» delle pratiche commerciali considerate «in ogni caso sleali» - l'allegato I della direttiva - viene completata dall'Assemblea con altri metodi suscettibili di ledere i consumatori ed è prescritto che tale elenco può essere modificato solo mediante una revisione della direttiva e, pertanto, con l'accordo del Parlamento. In primo luogo, per rafforzare la protezione dei bambini, senza tuttavia imporre uno specifico divieto alla pubblicità destinata ai minori, i deputati ritengono opportuno includere nella lista nera una disposizione che li tuteli da messaggi pubblicitari che includano «un'esortazione diretta ai bambini affinché acquistino o convincano i genitori o altri adulti ad acquistare loro i prodotti reclamizzati».

Tra le pratiche sleali, inoltre, viene introdotta quella di promuovere un prodotto simile a quello fabbricato da un particolare produttore tutelando così i consumatori da tentativi di far passare una copia per l'originale. I deputati, poi, includono nella lista anche la pratica di «dichiarare falsamente o dare l’impressione che il professionista non agisca nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale, o presentarsi falsamente come consumatore», nonché quella di «dare la falsa impressione che i servizi post-vendita relativi a un prodotto siano disponibili in uno Stato membro diverso da quello in cui è venduto il prodotto».

Al divieto imposto agli assicuratori di esigere dai consumatori la presentazione di documenti che non potrebbero essere ragionevolmente considerati pertinenti per stabilire la validità di una richiesta di risarcimento, i deputati aggiungono anche la pratica di omettere sistematicamente di rispondere alla relativa corrispondenza, con lo scopo di scoraggiarli dall'esercizio dei loro diritti contrattuali. I deputati, inoltre, rafforzano le disposizioni in merito a sedicenti vincite di premi non subordinate ad acquisti o azioni specifiche da parte dei consumatori.

La relazione, infine, intende conferire una migliore definizione e protezione dei consumatori vulnerabili. Pur restando il riferimento del consumatore medio, infatti, i deputati precisano, conformemente alla giurisprudenza della Corte di Giustizia, che questo deve essere «normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto».

Background

A spingere la Commissione a presentare una proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata la constatazione che norme nazionali divergenti in materia di tutela dei consumatori e di pratiche commerciali costituiscono ostacoli di rilievo che «rendono impossibile una strategia paneuropea di commercializzazione e prodotti standardizzati». Se non affrontate mediante un'efficace tutela dei consumatori, le pratiche commerciali sleali possono compromettere la fiducia dei consumatori e ridurre la loro capacità di operare scelte consapevoli e quindi efficienti, falsandone le preferenze.

Questa distorsione delle decisioni dei consumatori provoca anche distorsioni della concorrenza, in quanto il professionista che agisce slealmente sottrae opportunità commerciali ai concorrenti che rispettano le regole. La proposta mira anche sopprimere i costi aggiuntivi che devono sopportare le imprese che svolgono attività transfrontaliere a causa delle diverse legislazioni nazionali, costi che rischiano di farle astenere del tutto da questo tipo di attività.

La proposta di direttiva, pertanto, definisce le condizioni che determinano se una pratica commerciale è sleale e prescrive un'armonizzazione completa delle norme comunitarie in materia prevedendo, al contempo, un livello di tutela dei consumatori opportunamente elevato. La direttiva contiene un divieto generale che sostituirà le divergenti clausole e principi generali attualmente in vigore negli Stati membri, e definirà un quadro comune a livello dell'UE, che semplificherà notevolmente il contesto giuridico in cui operano professionisti e consumatori.

La direttiva sviluppa due tipologie chiave di pratiche commerciali sleali: quelle «ingannevoli» e quelle «aggressive». Le relative disposizioni contengono tutti gli stessi elementi previsti dal divieto generale ma operano indipendentemente da quest'ultimo. Ciò significa che una pratica considerata «ingannevole» o «aggressiva» ai sensi delle corrispondenti disposizioni sarà automaticamente sleale; se la pratica, invece, non è considerata né «ingannevole» né «aggressiva», i criteri del divieto generale consentiranno di determinare se essa sia sleale.

Un allegato della direttiva contiene una lista nera di pratiche commerciali considerate in ogni caso sleali e pertanto vietate in tutti gli Stati membri. Quest'unico elenco impone un divieto a priori di alcune pratiche specifiche, quali i sistemi piramidali, che falsano in misura rilevante le decisioni dei consumatori medi e sono contrarie agli obblighi di diligenza professionale.

La clausola «mercato interno» inizialmente proposta dalla Commissione - secondo cui i professionisti debbono rispettare unicamente le norme del paese di origine e impedisce che altri Stati membri impongano ulteriori obblighi ai professionisti che rispettino tali norme (principio del mutuo riconoscimento) - non è stata accolta dalla posizione comune del Consiglio.

Link alla documentazione citata
Proposta della Commissione
Prima lettura del Parlamento
Posizione comune del Consiglio
Parere della Commissione sulla posizione comune

Per ulteriori informazioni:
Cezary Lewanowicz
(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 44659
e-mail :         imco-press@europarl.eu.int

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Verso una giustizia penale europea

Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa allo scambio d'informazioni estratte dal casellario giudiziario

Doc.: A6-0020/2005

Procedura: Consultazione legislativa
&
António COSTA (PSE, PT)

Relazione che contiene una proposta di raccomandazione del Parlamento europeo destinata al Consiglio sulla qualità della giustizia penale e l'armonizzazione della legislazione penale negli Stati membri

Doc.: A6-0036/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 21.2.2005

Votazione: 22.2.2005

Fedina penale senza frontiere

Con l'adozione della relazione di Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT), la Plenaria ha approva sostanzialmente la proposta di decisione relativa allo scambio di informazioni estratte dal casellario giudiziario, ma suggerisce taluni emendamenti volti ad accelerarne le procedure e a garantire un utilizzo corretto dei dati personali.

La proposta dell'Esecutivo persegue l’obiettivo di migliorare i meccanismi esistenti il cui funzionamento è ritenuto lacunoso e aleatorio e la cui lentezza non corrisponde più alle esigenze della cooperazione giudiziaria in uno spazio senza frontiere quale l’Unione europea. In attesa della realizzazione di un sistema informatizzato di scambio di informazioni delle condanne penali tra gli Stati membri, la proposta non modifica la natura degli obblighi ad essi imposti.

Più in particolare, la proposta prevede la designazione, per ciascuno Stato membro, di un’autorità centrale responsabile dello scambio di informazioni. La relazione adottata dall'Aula condivide questa richiesta ma intende accelerare i tempi della procedura di scambio. Ad esempio, per i casi urgenti, riduce da 5 giorni a 48 ore il termine entro il quale le autorità giudiziarie di uno Stato membro devono rispondere a una domanda di informazioni inoltrata da un altro Stato membro. Per i casi meno urgenti, invece, i deputati suggeriscono che tale termine non vada oltre 10 giorni lavorativi. Il motivo di tale richiesta risiede nel fatto che, in numerosi Stati membri, 48 ore sono il termine minimo per confermare o meno l'arresto. Al fine di agevolare lo scambio d’informazioni, la proposta prevede poi dei formulari standard di richiesta e di risposta, disponibili in tutte le lingue dell’Unione europea.

Un aspetto molto importante della proposta riguarda la protezione dei dati personali. Mentre la Commissione propone di sottoporre l'utilizzo di tali dati alle norme vigenti nello Stato membro che li fornisce, i deputati auspicano invece che quando i dati sono forniti per ragioni diverse da quelle derivanti da procedimenti penali, questi possano essere utilizzati unicamente nei limiti specificati nel formulario dallo Stato membro richiedente e approvati dallo Stato membro richiesto. Inoltre, quest'ultimo dovrà essere informato dell'uso fatto di tali informazioni da parte dello Stato richiedente. Infine, per i deputati, la decisione dovrà essere conforme alle convenzioni esistenti sulla protezione dei dati personali sottoscritte in sede di Consiglio d'Europa.

Giustizia penale di migliore qualità

La Plenaria, adottando la relazione d'iniziativa di António COSTA (PSE, PT), formula al Consiglio delle raccomandazioni sulla qualità della giustizia penale e l'armonizzazione della legislazione penale negli Stati membri. La relazione, in particolare, chiede che i cittadini possano godere del «diritto al giudice», che sia definita una «Carta di qualità della giustizia penale in Europa», che sia creato un sistema di fiducia reciproca dei sistemi giudiziari nazionali, che sia formalizzato un meccanismo di valutazione reciproca e che sia concepita un'armonizzazione minima delle legislazioni nazionali.

Queste raccomandazioni tengono conto delle disposizioni previste dalla nuova Costituzione, secondo le quali ogni Stato membro dovrà conformarsi alle sentenze emesse in tutta l'Unione nel quadro di altri regimi nazionali di diritto penale. Parallelamente, l'adesione all'Unione, comporta l'obbligo di garantire a ogni cittadino un trattamento equivalente e tale principio dovrà applicarsi anche ai procedimenti giudiziari.

I deputati, più in particolare, raccomandano al Consiglio europeo e al Consiglio di intraprendere immediatamente un'azione dell'Unione affinché i cittadini europei, ovunque essi si trovino nell'Unione e qualunque sia il quadro giuridico e costituzionale del paese in cui risiedono, possano godere  del diritto al giudice in condizioni che, allo stesso tempo, siano comparabili fra loro e rispondano a regole di qualità sempre più elevate, per dare loro così maggiore fiducia nell'amministrazione della giustizia.

Essi sostengono poi la definizione di una «Carta di qualità della giustizia penale in Europa» che costituisca un quadro di riferimento comune per tutti gli Stati membri, nella cui elaborazione occorrerà tenere conto delle esperienze e dei lavori già condotti a livello nazionale e internazionale (Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite).

Usando la Carta come quadro di riferimento obiettivo, poi, andrebbe istituito un meccanismo di valutazione reciproca permanente per rafforzare la mutua fiducia tra i sistemi giudiziari nazionali. Gli obiettivi di questo meccanismo sarebbero la creazione di una base di dati comparati e statistici, l'organizzazione di esercizi di benchmarking (analisi comparativa), la diffusione delle pratiche migliori, l'informazione sulla natura e il funzionamento dei sistemi giudiziari degli altri Stati membri e la pubblicazione annuale di una relazione di valutazione della qualità della giustizia in Europa. Questa relazione annuale, inoltre, dovrebbe essere accompagnata da una serie di raccomandazioni volte a rimediare ai problemi identificati.

Ma la costruzione dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, secondo i deputati, non può essere concepito senza un ravvicinamento minimo delle legislazioni nazionali. In materia di diritto penale materiale, essi convengono con il Consiglio che la priorità debba essere data ai reati espressamente previsti dal Trattato Costituzionale. Si tratta, come recita l'Articolo III-271, dei reati in sfere di criminalità «particolarmente grave che presentano una dimensione transnazionale derivante dal carattere o dalle implicazioni di tali reati o da una particolare necessità di combatterli su basi comuni». In tale categoria rientrano il terrorismo, la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei minori, il traffico illecito di stupefacenti e di armi, il riciclaggio di capitali, la corruzione, la contraffazione di mezzi di pagamento, la criminalità informatica e organizzata.

In tema di diritto procedurale, invece, la precedenza va attribuita alla trasparenza nell'amministrazione della giustizia e al rispetto dei diritti fondamentali delle persone sospettate, così come al diritto di un trattamento dignitoso e umano dei condannati. Vanno considerati prioritari anche i temi quali l'amministrazione e la valutazione della prova, il trasferimento dei prigionieri nello Stato membro di residenza per l'esecuzione delle pene, l'esecuzione delle pene non privative della libertà nello Stato membro di residenza, i diritti minimi dei prigionieri in ogni Stato membro, la recidiva per atti che sono stati oggetto di misure di armonizzazione e, infine, il regime di protezione delle deposizioni dei testimoni e delle vittime.

Dibattito sulla cooperazione giudiziaria in materia penale

Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione, si è detto convinto che la qualità della giustizia costituisce un elemento fondante del «grande progetto», consacrato anche nella Costituzione europea, di creare un reale spazio europeo di giustizia e di libertà. La qualità della giustizia, ha quindi proseguito, si fonda sul principio secondo cui un'Europa in cui le frontiere interne cadono deve garantire che le decisioni dei suoi giudici vengano anzitutto eseguite rapidamente. Questo principio, ha aggiunto, presuppone «il riconoscimento reciproco» delle decisioni dei magistrati. Ma affinché questo principio venga attuato, ha spiegato il commissario, «occorre un grande livello di fiducia reciproca» tra le magistrature, tra i giudici, tra gli ordinamenti degli Stati membri dell'Unione.

Giudicando «interessante» l'idea del relatore Antònio Costa (PSE, PT) di creare un sistema europea di valutazione della qualità della giustizia fondato su una Carta di qualità della giustizia penale, il Vicepresidente ha spiegato che la Commissione ha già avviato una vasta azione di concertazione con le categorie interessate ed ha l'intenzione di presentare, entro l'anno 2005, una prima comunicazione sulla formazione giudiziaria, quindi sulla formazione dei magistrati, e di presentare nel 2006 una comunicazione sulla valutazione della qualità della giustizia. Nessun meccanismo di valutazione della qualità della giustizia, ha però sottolineato, dovrà «incidere negativamente sull'indipendenza della magistratura», che è la precondizione affinché ci possa essere un servizio di qualità per i cittadini.

In merito alla relazione di Antonio Di Pietro (ALDE/ADLE, IT), il commissario responsabile della giustizia ha sottolineato come la proposta di decisione sullo scambio di informazioni estratte dal casellario giudiziale sia «un buon esempio  dell'importanza reale di applicare questo principio di fiducia reciproca». Ricordando quindi «il tragico affare Fourniret», il Vicepresidente ha evidenziato come questo dimostrasse il cattivo funzionamento nello scambio di informazioni tra Stati membri sui precedenti penali delle persone. «Occorre un'azione energica», ha aggiunto, e la proposta in esame rappresenta «soltanto un primo passo d'urgenza, a breve termine», al quale seguirà un sistema informatizzato di scambio più veloce, nel pieno rispetto delle regole di protezione dei dati personali.

Dovendo garantire il miglior funzionamento possibile del casellario giudiziale dello Stato membro di nazionalità della persona, il commissario ha affermato che occorre creare un miglior rapporto tra le autorità nazionali che sono responsabili dei casellari giudiziali. Per concludere, il Vicepresidente ha sostenuto che la Commissione collaborerà in maniera continuativa con il Parlamento «perché la materia dello scambio di informazioni deve trovare un bilanciamento adeguato tra le ragioni della sicurezza, le ragioni della protezione del diritto dei cittadini ad essere sicuri con i diritti fondamentali dei cittadini».

In occasione del dibattito in Aula, tenutosi ieri, il relatore Antonio Di Pietro (ALDE/ADLE, IT), ha sottolineato come la proposta di decisione costituisca «solo un primo passo, che occorre fare d'urgenza» il cui obiettivo «non può che essere condiviso da tutti». Il relatore ha poi voluto fornire delle precisazioni in merito al rapporto tra controllo dei dati e riservatezza. «I dati del casellario giudiziale», ha spiegato, «sono per il condannato come la cartella clinica per il malato: sono dati di fatto». Il problema, ha proseguito, «è chi utilizza tali dati e come li utilizza». A tale proposito egli ha quindi affermato che, a suo parere, questi dati debbano essere utilizzati soltanto dalle autorità giudiziarie e tra autorità giudiziarie ed esclusivamente con riferimento a sentenze penali passate in giudicato. Affermando di condividere i principi enunciati dal commissario (rapida esecuzione delle decisioni dei giudici e riconoscimento reciproco delle decisioni), il relatore ha sottolineato che «qualsiasi valutazione circa la qualità del lavoro dei giudici non può colpire l'indipendenza della magistratura».

Il deputato ha quindi chiesto al commissario cosa intende fare l'Esecutivo nel caso in cui «uno Stato membro mostra di non aver fiducia nei giudici tanto che, per esempio con riferimento al mandato di arresto europeo, c'è qualche Stato membro che ancora non vi ha provveduto». Quando si discute di simili temi, ha aggiunto, la Commissione deve sollecitare gli Stati membri che ancora non vi provvedono. In merito all'indipendenza della magistratura, il relatore ha chiesto cosa intende fare la Commissione «quando in qualche Stato membro addirittura i membri dell'esecutivo non rispettano la magistratura e arrivano al punto di deriderla sotto i propri palazzi». Egli ha quindi concluso affermando che, a suo parere, il compito della Commissione sia anche quello di proporre delle direttive e fornire delle indicazioni, «affinché lo sforzo che stiamo compiendo per migliorare la qualità della giustizia in Europa e negli Stati membri non sia fuorviato da qualche Stato membro per ragioni molto particolari».

Mario Borghezio (IND/DEM, IT), in merito all'intento di anticipare talune disposizioni del Trattato, in particolare l'articolo III-271 sulla valutazione dei reati rientranti nella sfera di criminalità particolarmente grave, come quelli relativi al terrorismo, ha sollevato alcuni dubbi su  «questa visione un po' ottimistica della qualità della giustizia e del riconoscimento reciproco delle magistrature». Citando, quindi, «fatti molto gravi come quello, ad esempio, della sentenza del GUP di Milano, dottoressa Forleo, in tema di terrorismo» in cui «il magistrato si è inventato la distinzione fra terroristi e guerriglieri», egli ha affermato  che ci si trova «di fronte a uno svuotamento delle norme comunitarie sul terrorismo, al tradimento dell'impegno civile che l'Europa, nella sua lotta contro il terrorismo, ha preso anche in quest'Aula».

Claudio Fava (PSE, IT) ha sottolineato la «contraddizione» di affrontare il tema del rafforzamento alla cooperazione giudiziaria per dare un contributo significativo alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata e quindi il mutuo riconoscimento alle sentenze, lo scambio di informazioni, l'armonizzazione alle garanzie processuali, mentre «molti Stati membri si muovono per ostacolare in ogni modo questa cooperazione giudiziaria». Evidenziando quindi la necessità di «rilanciare nel confronto con il Consiglio una concreta adesione di tutte le Istituzioni europee a questo obiettivo», il deputato ha sollecitato il Vicepresidente FRATTINI a intervenire in modo «rispettoso ma forte» nei confronti del Parlamento italiano e del governo italiano tenuto conto che «l'Italia è l'unico paese a non aver recepito il mandato di cattura europeo».

Nella replica, il Vicepresidente Franco FRATTINI ha ricordato che la Commissione presenterà, entro la fine del prossimo mese di aprile, una comunicazione sul riconoscimento reciproco e sullo sviluppo del principio di fiducia reciproca. Questa comunicazione riguarderà la maggioranza delle questioni su cui vertono le due relazioni e si occuperà della valutazione della giustizia, della formazione dei magistrati, della armonizzazione di alcune norme procedurali. Entro quest'anno, inoltre, l'Esecutivo presenterà un Libro verde sulla presunzione di innocenza nonché una decisione quadro sulle misure di controllo alternative alla detenzione provvisoria, mentre all'inizio del 2006, sarà presentato un secondo Libro verde, sulla raccolta delle prove, cui faranno seguito iniziative più complete sull'esecuzione delle pene alternative.

Affermando poi che la Commissione vorrebbe certamente procedere più rapidamente con il sistema di scambio di informazioni informatizzato, l'oratore ha ricordato che in seno al Consiglio è già stata avviata una discussione il mese scorso. Vi sono tuttavia «problemi tecnici», e, ha aggiunto, anche «problemi politici». «Manca ancora quel livello di fiducia reciproca che permetterà di fornire a un motore di ricerca elettronico» i dati sulle condanne riportate, ha quindi spiegato, ricordando «che tecnicamente si può realizzare molto in fretta».

Il Vicepresidente ha poi affermato che «occorre più Europa», perché bisogna armonizzare sistemi penali che sono purtroppo molto diversi e dare certezza delle situazioni giuridiche, nel rispetto dell'indipendenza della magistratura. Forse, ha aggiunto, vanno armonizzate le regole che sono «troppo diverse da un paese all'altro», per esempio nella definizione di «associazione criminale» e sul come e il perché possa essere punito il promotore di un'organizzazione criminale. Questa armonizzazione sarà effettuata dalla Commissione controllando, al contempo, che gli Stati membri rispettino questi principi. Egli ha quindi ricordato che tra pochi giorni presenterà al Consiglio dei Ministri della giustizia la Comunicazione della Commissione sul mandato d'arresto europeo e «lì ovviamente dirò con assoluta chiarezza che, con grande dispiacere, l'Italia è il solo paese d'Europa che non ha ancora adottato la normativa nazionale occorrente», mentre vi sono alcuni Stati che hanno adottato normative nazionali che reintroducono «dei filtri che non rispondono allo spirito europeo».

La normativa sul mandato di arresto, ha concluso, serve ad accelerare l'esecuzione di alcuni provvedimenti e, trattandosi di terrorismo e di criminalità organizzata, «tutti gli Stati membri devono avere fiducia in questo sistema e noi saremo attenti controllori del pieno rispetto di queste regole europee».

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Maria Andrés Marìn

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RELAZIONI ESTERNE


Allocuzione del Presidente Yushenko: la scelta europea è definitiva


Seduta solenne - Allocuzione di Viktor Yushenko, Presidente dell'Ucraina
23.2.2005

Il Presidente BORRELL, accogliendo calorosamente il Presidente Yushenko, si è congratulato per la sua elezione e gli ha rivolto gli auguri dell'Aula per il suo compleanno.

L'elezione di Yushenko, ha affermato il Presidente, dimostra che l'ansia di libertà dei cittadini non può essere frenata, ed ha confermato l'affermazione democratica e la maturità della società ucraina. Dicendosi poi impressionato per le ambiziose riforme democratiche e economiche avviate in Ucraina, il Presidente ha assicurato Yushenko del sostegno dell'Europa allo sviluppo delle Stato di Diritto in Ucraina. Egli ha poi ricordato che il Parlamento europeo, il 13 gennaio scorso, aveva adottato una risoluzione con la quale chiedeva al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di esaminare altre forme di associazione con l'Ucraina, stabilendo una chiara prospettiva europea per tale Paese, con la possibilità di una sua adesione all'Unione.

Ricordando quindi che pochi giorni orsono è stato adottato il Piano d'azione tra l'Ucraina e l'Unione, il Presidente ha sostenuto che questo apre nuove prospettive nelle relazioni tra entrambe le parti e si è detto interessato ad ascoltare la visione del Presidente ucraino sul futuro di queste relazioni. Il Presidente, infine, ha assicurato a Yushenko il sostegno del Parlamento europeo, sottolineando come i dodici giorni della rivoluzione arancione abbiano dimostrato la forza delle aspirazioni democratiche presenti nell'Europa dell'Est e la capacità di azione dell'Unione europea.

Viktor Yushenko si è detto fiero, onorato e felice di intervenire in Aula ed ha affermato che il Parlamento europeo rappresenta il simbolo della democrazia in Europa. La democrazia, ha spiegato, è un valore che ci unisce tutti ed è «la base su cui si fonda la nostra prosperità». La rivoluzione arancione, dopo la caduta del muro di Berlino, rappresenta un nuovo simbolo in Europa e «nessun totalitarismo è più possibile nel Continente», ha proseguito. La rivoluzione ha creato una nuova società civile ucraina che si è emancipata e ha dato vita a una nuova Nazione e, ha aggiunto, il Parlamento europeo «è il padrino di questa nuova Ucraina».

I confini dell'Europa vanno da Lisbona a Kiev, ma non sono solo geografici, si fondano su valori spirituali comuni e «nessuno potrà fermare il popolo ucraino sulla strada dell'Unione europea». Certamente, ha proseguito, vi è ancora molto da fare per l'adesione ma «l'integrazione è l'unica strada possibile per l'Ucraina». Oltre all'impostazione strategica e politica, ha sottolineato il Presidente, occorre creare le condizioni favorevoli per un avvicinamento all'Unione per «non lasciarci sfuggire questa opportunità storica».

Il Piano d'azione è considerato un'ottima cosa dal Presidente che, impegnandosi a fare tutto il possibile per rispettarlo, ha ribadito la sua aspirazione a iniziare i negoziati d'adesione nel 2007. La politica di vicinato, ha poi sottolineato, «è già superata rispetto alla realtà, perché l'Ucraina fa parte integrante dell'Europa Unita». La cooperazione con l'Unione, ha spiegato, va considerata nel Piano d'azione al di là della Politica di Vicinato, in quanto l'intenzione è di agire in prospettiva dell'adesione.  In questo senso, è già stata depositata la domanda in base all'articolo 49 del Trattato e, ha aggiunto il Presidente, «faremo tutto il necessario per rispettare i criteri di Copenaghen».

Saranno quindi realizzate rapidamente delle riforme, peraltro già ideate in un piano quinquennale, che mirano a rendere l'economia più trasparente, a ridurre la pressione fiscale, a combattere la corruzione e garantire l'indipendenza dei mezzi d'informazione e della magistratura e, ha sottolineato Yushenko, «in Ucraina non saranno mai violati i diritti umani». Occorre poi adattare le strutture amministrative affinché il popolo ritrovi la fiducia nei poteri pubblici e attuare le riforme sociali con l'obiettivo di garantire un livello di vita dignitoso.

Progressi dovranno essere fatti nella lotta al narcotraffico e all'immigrazione clandestina, nel sistema giudiziario che deve funzionare su standard europei, garantendo i diritti umani e la dignità delle persone. Nessuna discriminazione sarà tollerata, ha aggiunto poi il Presidente, che si è impegnato a trasformare in realtà le dichiarazioni di intenti.

Nonostante «la scelta europea sia definitiva», ha detto il Presidente, ciò non inficerà le relazioni dell'Ucraina con la Federazione Russa, al contrario. L'integrazione dell'Ucraina nell'Unione e nella NATO agevolerà la cooperazione UE-Russia e Ucraina-Russia e permetterà nuovi sviluppi nella politica per tale regione. Il Presidente si è poi detto convinto che l'Ucraina, in quanto membro dell'UE e della NATO, «non permetterà mai l'utilizzazione di queste strutture contro gli interessi del popolo russo».

Affermando, infine, che la forza dell'Europa è nella sua unità, Yushenko ha quindi concluso che «assieme riusciremo a raggiungere gli obiettivi comuni».

L'Assemblea, in piedi, ha quindi tributato una lunga acclamazione al Presidente Yushenko.

Euromediterraneo: bisogna intensificare gli sforzi

Risoluzione comune sul partenariato euromediterraneo
Doc.: B6-0095/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005

Intensificare gli sforzi per rafforzare la democrazia, i diritti dell'uomo e la sicurezza, cooperare sul fronte dell'immigrazione e concepire un nuovo strumento finanziario di vicinato. E' quanto chiede la risoluzione sul partenariato mediterraneo adottata dal Parlamento che, peraltro, non nasconde motivi di insoddisfazione sui risultati finora ottenuti in alcuni campi della partnership. La risoluzione tocca anche temi di attualità in Siria e Libano, Egitto, Libia e, naturalmente, il conflitto mediorentale.

Più in particolare, i deputati si compiacciono della decisione presa dai ministri di fare del 2005 l'Anno del Mediterraneo, ma invitano il Consiglio e la Commissione ad «intensificare i loro sforzi per rafforzare la democrazia nei paesi mediterranei, contribuendo a promuovere le necessarie riforme politiche, economiche e sociali».

Inoltre, nel ritenere che il dialogo politico previsto non abbia ancora dato realmente risultati tangibili ovunque nella regione, i deputati deplorano che il capitolo del processo di Barcellona relativo ai diritti dell'uomo sia ancora insufficientemente sviluppato e che la situazione in taluni paesi non presenti alcun segno di miglioramento. Essi sollecitano quindi l'Esecutivo ad «assumere le proprie responsabilità insistendo sul rispetto della clausola dei diritti dell'uomo inserita negli accordi». La Commissione è poi invitata a presentare una relazione annuale pubblica sui diritti dell'uomo nei paesi del Mediterraneo, «che possa servire da base per sviluppare il partenariato».

L'Aula, inoltre, chiede al Consiglio e alla Commissione di formulare proposte concrete per fare avanzare il dossier sicurezza nelle loro relazioni con i partner mediterranei. Tutti i paesi della regione, poi, sono invitati a cooperare strettamente per far fronte «alle sfide crescenti dell'immigrazione in uno spirito di responsabilità condivisa».

Pur rilevando con soddisfazione il miglioramento dei risultati dei finanziamenti MEDA, i deputati chiedono alla Commissione di concepire il nuovo strumento finanziario «di vicinato» in modo trasparente, in concertazione con i paesi partner e con la partecipazione del Parlamento europeo e dell'Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea, «cosicché tale strumento sia realmente atto a rilanciare lo sviluppo e ad incoraggiare gli investimenti». L'Esecutivo e gli Stati membri, poi, dovrebbero promuovere il rispetto dei diritti delle donne nell'esecuzione degli aiuti finanziari e tecnici destinati ai paesi partner. I deputati, inoltre, sottolineano l'importanza che la promozione e l'estensione delle reti transeuropee, in particolare nei settori dell'energia e dei trasporti, rivestono per le relazioni e la cooperazione con i partner mediterranei.

La risoluzione si sofferma anche sull'attualità di alcuni paesi euromediterranei. In effetti, nel prendere atto della firma ormai prossima dell'accordo di associazione con la Siria, sottolinea come tale accordo «impegna Damasco a procedere a riforme profonde e sostanziali allo scopo di avviare un autentico processo di democratizzazione delle sue strutture». I deputati, inoltre, esortano la Siria a non tollerare alcuna forma di terrorismo, «incluso il sostegno alla componente militare di Hezbollah».

Chiedendo poi a tale Paese di astenersi da ogni ingerenza negli affari interni del Libano, essi  reclamano il ritiro delle truppe siriane dal Libano, come indicato nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tale condizione, precisano i deputati, rappresenterà un «elemento cruciale» dell'approvazione dell'accordo d'associazione con la Siria.  Essi, inoltre, esortano il Consiglio a prevedere l'invio di una delegazione di osservatori dell'UE per le elezioni in Libano. La risoluzione, poi, condanna con forza l'attentato che è costato la vita all'ex Primo ministro libanese Hariri e alle sue guardie del corpo.

Per quanto riguarda l'Egitto, il Parlamento sollecita la liberazione del presidente del partito al-Ghad, Ayman Nour, ritenendo che la revoca dell'immunità e la detenzione di un membro del parlamento egiziano «colpiscano lo spirito e la lettera dell'accordo di associazione tra l'UE e l'Egitto». Pertanto, chiede alla Commissione, al Consiglio e all'Alto Rappresentante dell'UE per la PESC «di esercitare tutta l'influenza necessaria per ricordare alle autorità egiziane lo spirito di questo accordo».

La Libia, dal canto suo, deve prendere le misure e gli impegni necessari – incluso il rilascio immediato del personale medico straniero incarcerato – «per integrarsi pienamente nel partenariato euro-mediterraneo e contribuire così al rafforzamento del processo di Barcellona».

I deputati, infine si compiacciono degli ultimi sviluppi positivi del conflitto mediorientale, poiché «influiranno in modo decisivo sulla piena attuazione di tutto il partenariato euromediterraneo», e chiedono a tutti i paesi partner di adoperarsi per sostenere la ripresa del dialogo e dare forma concreta alla Road Map.

Informazioni storiche sul partenariato euromediterraneo sono consultabili sull'Anteprima della sessione disponibile sul sito del Servizio Stampa.

Per ulteriori informazioni:

Joëlle Fiss

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 41075

e-mail :         foreign-press@europarl.eu.int

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