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RASSEGNA

 

20 - 23 luglio  2004

 

Strasburgo

 

 


 

Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Affari costituzionali
Apertura della prima seduta della legislatura 2004-2009
Josep Borrell eletto Presidente del Parlamento europeo
Eletti i 14 Vicepresidenti del Parlamento
Il Parlamento ha eletto Durão Barroso Presidente della Commissione
Costituite le commissioni parlamentari
Elezione dei questori

Consiglio europeo
La Presidenza olandese: «realismo e ambizione"
Il bilancio della Presidenza irlandese

Regolamento del PE  
Composizione dei Gruppi politici del Parlamento
Lista degli eletti italiani

Dichiarazioni
Immunità parlamentare di Bossi

Ordine del giorno 13-16 settembre 2004


Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 

 Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere pagina seguente

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 


 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al  23.07.2004

XX

PPE/DE

PSE

ALDE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

XX

XX

XX

3

24

CZ

14

2

XX

XX

6

1

XX

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

XX

14

DE

49

23

7

13

7

XX

XX

XX

99

EE

1

3

2

XX

XX

XX

XX

XX

6

EL

11

8

XX

XX

4

1

XX

XX

24

ES

24

24

2

3

1

XX

XX

XX

54

FR

17

31

11

6

3

3

XX

7

78

IE

5

1

1

XX

1

1

4

XX

13

IT

24

16

12

2

7

4

9

4

78

CY

3

XX

1

XX

2

XX

XX

XX

6

LV

3

XX

1

1

XX

XX

4

XX

9

LT

2

2

7

XX

XX

XX

2

XX

13

LU

3

1

1

1

XX

XX

XX

XX

6

HU

13

9

2

XX

XX

XX

XX

XX

24

MT

2

3

XX

XX

XX

XX

XX

XX

5

NL

7

7

5

4

2

2

XX

XX

27

AT

6

7

XX

2

XX

XX

XX

3

18

PL

19

8

4

XX

XX

10

7

6

54

PT

9

12

XX

XX

3

XX

XX

XX

24

SI

4

1

2

XX

XX

XX

XX

XX

7

SK

8

3

XX

XX

XX

XX

XX

3

14

FI

4

3

5

1

1

XX

XX

XX

14

SE

5

5

3

1

2

3

XX

XX

19

UK

28

19

12

5

1

11

XX

2

78

Totale

268

200

88

42

41

37

27

29

732

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE

Gruppo dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza e Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Affari costituzionali

Apertura della prima seduta della legislatura 2004-2009

 

Giovanni BERLINGUER, in qualità di decano d'età, ha aperto la prima seduta del Parlamento europeo successiva alle elezioni del 10-13 giugno scorsi. Nel porgere il benvenuto ai membri, l'oratore ha sottolineato come, per la prima volta, si realizza un'unione di popoli e di governi basata su democrazia e diritti, anziché sulla supremazia di un popolo sugli altri. Egli ha salutato in particolare l'arrivo dei membri dei dieci nuovi Stati membri e ha ricordato che, oltre ai confini dell'Europa, si allargheranno anche i confini dell'attività dell'Unione. L'Europa che si profila sarà incentrata sul lavoro, sulla solidarietà, sulla giustizia sociale, sull'accoglienza e sull'integrazione, ha detto, aggiungendo che sarà un'Europa aperta e di pace, nonché di sicurezza personale e collettiva.

Il decano ha poi fornito l'elenco dei sette gruppi politici che si sono costituiti in seno al Parlamento, cui si aggiungono i non iscritti.

Dopo aver ricordato la procedura per l'elezione del Presidente, il decano ha proceduto al sorteggio di otto scrutatori, scelti tra i membri. A seguire, egli ha invitato i tre candidati alla Presidenza a rilasciare una dichiarazione, prima di procedere al voto.

Dichiarazioni dei candidati

Dopo aver salutato tutti i colleghi e, in particolare, gli altri candidati alla presidenza del Parlamento, Josep BORRELL (PSE, ES) ha dichiarato di appartenere alla generazione spagnola protagonista della transizione verso la democrazia del Paese. Ricordando rapidamente il suo excursus politico (tra cui assessore, ministro, rappresentante alla Convenzione europea), il candidato socialista ha affermato di conoscere bene il funzionamento delle Istituzioni comunitarie. Considerando l'Europa un «progetto vitale», l'oratore ha continuato sostenendo si essere «europeo, spagnolo e catalano» e di non appartenere «né alla vecchia né alla nuova Europa, perché siamo tutti membri della stessa Europa». Egli si è poi impegnato a garantire il corretto funzionamento del Parlamento, eliminando le zone d'ombra e dando la possibilità a tutti i deputati di esercitare il loro mandato con pari dignità e in modo trasparente.

Il candidato ha poi voluto sottolineare le sfide che aspettano l'Europa nel prossimo futuro e, in particolare, ha evidenziato il ruolo che in tale contesto può avere la nuova Costituzione. Senza di essa, ha continuato, «l'Europa sarebbe solo un grande mercato» e, di conseguenza, ne ha auspicato una rapida ratifica. Borrell ha quindi sostenuto la necessità di promuovere presso i cittadini il progetto europeo: «un progetto vivo, che ha un'anima, anche se complesso». Pertanto, il messaggio deve essere chiaro e comprensibile. Accennando ai 50 milioni di poveri presenti in Europa, poi, ha proseguito sostenendo la necessità di dare impulso alla strategia di Lisbona.

Il candidato ha quindi affermato di voler essere il rappresentante di tutte le diversità presenti nel Parlamento, difendendone il ruolo presso le altre istituzioni per concludere sostenendo che l'Europa è «un progetto a lungo termine» per cui è necessario «mobilitare i popoli per scrivere una nuova pagina di pace».

Bronisław GEREMEK (ALDE, PL), candidato del gruppo ALDE, ha ricordato di provenire da quel Paese dove il movimento contro il totalitarismo ha avuto le sue radici e ha avviato un processo che ha condotto la Polonia all'indipendenza e alla libertà, nonché l'Europa all'unificazione. Egli ha sottolineato come uno dei grandi momenti di gioia in questa battaglia per la libertà è stato quando i polacchi non si sono sentiti soli, ma sapevano di avere il sostegno degli altri europei.

Secondo l'oratore, non c'è politica senza un sogno iniziale e questo sogno si chiama un'Europa giusta e di solidarietà. Il Parlamento rappresenta un'istituzione di quest'Europa riunificata dopo 50 anni, che egli intende servire candidandosi alla Presidenza. «Vorrei che questo Parlamento fosse luogo di dibattito strategico sul futuro dell'Europa», ha detto l'oratore, il quale ritiene che l'istituzione debba rivestire un ruolo politico e debba essere un attore importante e un luogo dove tutte le famiglie politiche possano dibattere. Egli ha concluso affermando che un voto a suo favore sarebbe stato un voto per l'Europa.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha esordito affermando che l'elezione del Presidente rappresenta il primo atto politico della legislatura e che, in tale contesto, il messaggio ai cittadini deve essere chiaro. L'immagine delle istituzioni europee, infatti, risulta «confusa e sospetta» anche perché sia a destra che a sinistra si promuove «un modello economico liberale e si appoggia Bush nell'avventura della guerra». Il candidato ha quindi esortato a «farla finita con queste identità poco chiare» ed a marcare la differenza tra i conservatori e i progressisti.

La sua candidatura, ha continuato, offre la possibilità a tutta la sinistra di esprimere il proprio disaccordo contro intese innaturali come quelle tra PPE e PSE e tra verdi e liberali. L'oratore ha quindi precisato che, se vi fosse un secondo scrutinio per l'elezione del Presidente, la grande maggioranza del suo gruppo si schiererebbe con il candidato socialista.

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Josep Borrell eletto Presidente del Parlamento europeo


Elezione del Presidente del Parlamento europeo

Votazione: 20 luglio 2004

Il nuovo Presidente del Parlamento europeo, eletto al primo scrutinio con 388 voti, è il socialista spagnolo Josep BORRELL. Il candidato polacco dell'ALDE Bronislaw GEREMEK, invece, ne ha ottenuti 208, mentre il francese Francis WURTZ, presentato dalla GUE/NGL, 51. Su 700 votanti, le schede bianche o nulle sono state 53, per cui i «voti espressi» ammontano a 647 e la maggioranza assoluta necessaria per essere eletto era di 324.

Gli scrutatori, sorteggiati dal decano tra tutti i deputati, sono stati: Patrick LOUIS (ID/ED, FR); Istvá PÁLFI (PPE/DE, HU); Vincas Justas PALECKIS (PSE, LT); Josu ORTUONDO LARREA (ALDE, ES); Janusz ONYSZKIEWICZ (ALDE, PL); Marie PANAYOTOPOULOS-CASSIOTOU (PPE/DE, GR); Marco PANNELLA (ALDE, I); Lapo PISTELLI (ALDE, IT).

Prima dichiarazione del nuovo Presidente del Parlamento

Al momento di insediarsi, Josep BORRELL (PSE, ES) ha pronunciato un breve discorso, nel corso del quale ha formulato una serie di ringraziamenti nei confronti del decano d'età, degli altri candidati, dei gruppi che lo hanno sostenuto e in particolare del gruppo socialista che lo ha candidato, ma anche di coloro i quali non lo hanno votato.

L'oratore ha reso omaggio a Patrick Cox per il modo in cui ha disimpegnato la sua funzione di Presidente nei precedenti 30 mesi. È stata una Presidenza brillante, rispettosa di tutti i gruppi e di tutti i deputati, attiva nel seguire il processo di ampliamento dell'Unione e molto attenta alla visibilità dell'istituzione, ha detto il Presidente neoeletto. Egli ha sottolineato come la stessa esistenza della Convenzione e l'impulso che il Parlamento ha dato ai suoi lavori siano dovuti alla volontà di Cox di «sottrarre l'Unione dalla deriva intergovernativa» e di fare del Parlamento il rappresentante dei cittadini europei. L'oratore ha ringraziato tutti i membri del Parlamento che hanno partecipato alla Convenzione, citando in particolare i rappresentanti in seno al Presidium: Klaus Hänsch e Iñigo Mendez de Vigo, nonché Elmar Brok, che ha seguito la Conferenza intergovernativa.

Il neo Presidente, nel salutare i deputati dei 10 nuovi Stati membri, ha espresso l'auspicio che Romania e Bulgaria aderiscano presto all'Unione e, citando Milan Kundera, ha affermato che occorre porre fine «al sequestro di metà dell'Occidente».

Egli ha spiegato le due ragioni per le quali ha inteso rinviare alla prossima sessione l'esposizione della propria visione strategica:

·        per avere uno scambio di opinioni preliminare con i vicepresidenti ed i responsabili dei gruppi politici

·        perché la dichiarazione della nuova Presidenza e l'approvazione del nuovo Presidente della Commissione occuperebbero già a sufficienza l'attenzione dei media

Il neo Presidente farà in modo che il Parlamento segua da vicino il processo di ratifica del nuovo Trattato costituzionale, soprattutto nei Paesi che lo faranno via referendum. L'agenda che attende il nuovo Parlamento è molto ricca:

  • la nuova Commissione

  • le relazioni con la Commissione e il Consiglio

  •  le prospettive finanziarie

  • il patto di stabilità e crescita, alla luce della recente sentenza della Corte di Giustizia

  • i futuri ampliamenti dell'Unione

  • i nuovi poteri legislativi del Parlamento

  •  la prosecuzione del lavoro di Pat Cox con i parlamenti nazionali e l'assemblea euromediterranea

«Il mondo busserà alla porta dell'Europa», in special modo a quella del Parlamento, ha detto l'oratore, che ha identificato nella drammatica situazione in Medio Oriente il tema più urgente. Egli ha concluso garantendo che avrebbe profuso tutta la sua volontà e capacità, tutta la ragione e passione necessaria per essere all'altezza del compito assegnatogli e ha voluto infine ringraziare i lavoratori del Parlamento.

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Attribuzioni del Presidente

Il mandato del Presidente è di due anni e mezzo.

Il Presidente del Parlamento europeo ha il compito di dirigere l'insieme dei lavori del Parlamento e dei suoi organi, dispone di tutti i poteri necessari per presiedere alle deliberazioni e per assicurarne il buon svolgimento. Il Presidente apre, sospende e toglie le sedute. Decide in merito alla ricevibilità degli emendamenti, alle interrogazioni al Consiglio e alla Commissione nonché alla conformità delle relazioni con il regolamento interno del Parlamento. Fa osservare il regolamento, mantiene l'ordine, concede la facoltà di parlare, dichiara chiuse le discussioni, mette le questioni ai voti e proclama i risultati delle votazioni. Il Presidente può prendere la parola in una discussione solo per esporre lo stato della questione e richiamare alla medesima. Se intende partecipare a un dibattito, è allora tenuto ad abbandonare il seggio presidenziale e può farvi ritorno solo al termine della discussione.

Il Presidente dirige l'Ufficio di Presidenza (il cosiddetto «bureau»), cui fanno parte anche i quattordici vicepresidenti e, con funzioni consultive, i questori. Nell'ambito delle deliberazioni del bureau, in caso di parità di voti «il voto del Presidente è preponderante». Egli inoltre partecipa alle riunioni della Conferenza dei presidenti, composta dai presidenti dei gruppi politici costituitesi in seno al Parlamento. Il Presidente, infine, rappresenta il Parlamento nelle relazioni internazionali, nelle cerimonie e negli atti amministrativi, giudiziari o finanziari.

La carica di Presidente, così come qualsiasi altro incarico al quale è stato eletto un deputato, può essere revocata dal Parlamento, su proposta della Conferenza dei presidenti dei gruppi politici, qualora si ritenga che il deputato in questione abbia commesso una colpa grave. Il Parlamento, se del caso, delibera con una maggioranza di due terzi dei voti espressi che rappresenti la maggioranza dei deputati che lo compongono.
La biografia del Presidente può essere consultata sul sito del Parlamento europeo:
www.europarl.eu.int/president/biography/it/default.htm

Eletti i 14 Vicepresidenti del Parlamento

Elezione dei Vicepresidenti del Parlamento europeo
Votazione: 20.07.2004

I 14 vicepresidenti del Parlamento, di cui due  italiani, sono stati eletti dall'Aula per acclamazione, essendo il numero dei candidati pari a quello dei seggi da attribuire. In seguito, i deputati, hanno votato per assegnare l'ordine delle vicepresidenze:

  1.  Alejo Vidal-Quadras (PPE/DE, ES), 287 voti

  2.  Antonios Trakatellis (PPE/DE, GR), 253 voti

  3.  Dagmar Roth-Behrendt (PSE, DE), 244 voti

  4. Edward McMILLAN SCOTT (PPE/DE, UK), 241 voti

  5. Ingo FRIEDRICH (PPE/DE, DE), 232 voti

  6.  Mario MAURO (PPE/DE, IT), 229 voti

  7. António COSTA (PSE, PT), 228 voti

  8. Luigi COCILOVO (ALDE, IT), 223 voti

  9. Jacek Emil SaryUsz-Wolski (PPE/DE, PL), 214 voti

  10.   Pierre Moscovici (PSE, FR), 209 voti

  11. .Miroslav OuzkÝ (PPE/DE, CZ), 189 voti

  12. . Janusz Onyszkiewicz (ALDE, PL), 177 voti

  13. . Gérard Onesta (Verdi/ALE, FR), 167 voti

  14. . Sylvia-Yvonne KAUFMANN (GUE, DE), 121 voti.

I votanti sono stati 693, le schede bianche o nulle 26.

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Attribuzioni dei vicepresidenti

Un vicepresidente può sostituire il Presidente in caso di assenza o di impedimento di quest'ultimo, oppure se egli intende partecipare a una discussione in plenaria. Il Presidente, inoltre, può delegare ai vicepresidenti qualsiasi funzione, come quella di rappresentare il Parlamento in relazione a cerimonie o atti determinati. In particolare, un vicepresidente può essere incaricato di decidere sulla ricevibilità delle interrogazioni parlamentari che si intendono rivolgere alla Commissione e al Consiglio e dell'ordine in cui devono essere trattate, nonché di trasmettere alle istituzioni interessate le interrogazioni scritte ad esse rivolte.

I vicepresidenti, assieme al Presidente, compongono l'Ufficio di Presidenza (il «bureau») che, peraltro, affida a due di essi il compito di curare le relazioni con i parlamenti nazionali. I due vicepresidenti che ricoprono tale ruolo sono tenuti a riferire regolarmente alla Conferenza dei presidenti (dei gruppi politici) sulle loro attività in tale materia. Tre vicepresidenti, appartenenti ad almeno due gruppi politici diversi, sono inoltre nominati dai gruppi politici come membri permanenti della delegazione del Parlamento al Comitato di conciliazione, per un periodo di dodici mesi.

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Il Parlamento ha eletto Durão Barroso Presidente della Commissione

Dichiarazione del Presidente della Commissione designato e seguito della discussione

&

Elezione del Presidente della Commissione

Dibattito: 21 e 22.07.2004

Votazione: 22.07.2004

Voto

Con 413 voti favorevoli, 251 contrari, 44 astensioni e 3 schede nulle, il Parlamento ha approvato la designazione di José Manuel Barroso alla Presidenza della nuova Commissione europea.

Prima del voto, i gruppi del PPE/DE, ALDE e UEN avevano espresso il loro appoggio al candidato, mentre PSE, Verdi, GUE e IND/DEM avevano annunciato voto contrario.

Al nuovo Presidente, di comune accordo con il Consiglio che delibera a maggioranza qualificata, spetta ora completare la squadra elaborando la lista degli altri 24 commissari (uno per Stato membro). Questi ultimi, ad eccezione del Presidente, saranno quindi invitati a audizioni pubbliche in presenza dei membri di una o più commissioni parlamentari (secondo le competenze loro attribuite) che si terranno a Bruxelles dal 27 settembre al 1° ottobre e dal 4 all'8 ottobre.

Il voto di fiducia del Parlamento sull'insieme del Collegio avrà luogo nel corso della seduta plenaria del 25-28 ottobre a Strasburgo. Il nuovo Esecutivo dovrebbe finalmente essere nominato dal Consiglio a maggioranza qualificata, per un periodo di cinque anni a partire dal 1° novembre 2004.

La biografia di José Manuel Durão Barroso può essere consultata sul sito della Commissione europea:
http://europa.eu.int/comm/commissioners/barroso/cv/index_it.htm

Dichiarazione del Presidente designato (21.07.2004)

José Manuel DURÃO BARROSO ha esordito congratulandosi con il Presidente Josep Borrell per la sua elezione. L'oratore ha citato Monnet, per il quale la Comunità non è altro che una tappa verso le forme d'organizzazione del mondo di domani. Il Presidente della Commissione designato ha affermato di provenire da un Paese che ha conosciuto la transizione dalla dittatura alla democrazia, «un Paese situato nella periferia del nostro continente ma con il cuore al centro dell'Europa». Egli intende difendere i valori su cui si basa l'Unione: la libertà, il rispetto di diritti umani, lo Stato di diritto, le pari opportunità, la solidarietà e la giustizia sociale.

L'oratore ha detto che l'Unione ha bisogno più che mai di una Commissione forte e indipendente: solo in questo modo l'UE potrà dar luogo a risultati che si traducano in vantaggi concreti per i cittadini. Egli ha lanciato un appello perché si costituisca un Partenariato per l'Europa che garantisca prosperità, solidarietà e sicurezza nel continente. La sfida maggiore inerente il Partenariato consiste non tanto nell'euroscetticismo dei pochi, bensì nell'apatia dei molti. Occorre ascoltare la voce di quelli che hanno votato nelle elezioni europee dello scorso mese, ma anche prestare attenzione al silenzio di quelli che, per una ragione o un'altra, hanno deciso di non votare, ha detto.

Per perseguire i propri obiettivi, l'Unione deve mostrare dei risultati:

  • l'euro, che permette stabilità monetaria e investimenti;

  •  un mercato unico, che fornisca crescita, competitività e occupazione;

  •  un modello sociale unico, che protegga i più deboli e aiuti la gente ad adattarsi ad un mondo che cambia;

  •  servizi pubblici di qualità, che permettano l'accesso a tutti;

  •  un approccio sostenibile all'ambiente;

  •  pace e stabilità nella nostra regione e oltre.

Il Trattato costituzionale consolida e semplifica l'Unione, ha detto il Presidente della Commissione designato, che ha sottolineato il contributo al rafforzamento della base democratica, grazie all'estensione dei poteri del Parlamento e agli strumenti che danno voce ai parlamenti nazionali e ai cittadini europei. La sfida consiste ora nella ratifica, ha proseguito, la quale condurrà ad una discussione sull'Europa che vogliamo. Per vincere il dibattito occorreranno leadership politica e coraggio, piuttosto che un approccio tecnocratico.

Qualora fosse confermato, l'oratore si è impegnato a presentare al Parlamento e Consiglio, all'inizio del 2005, delle proposte in merito alle priorità strategiche per gli anni a venire. Esse dovranno trattare delle sfide più importanti del nostro tempo per i cittadini:

  • Occorrono riforme per far sorgere occupazione. Per questo, bisogna creare le condizioni ideali per le imprese, nonché investire nelle qualifiche e nella formazione. Non si può dimenticare che «è l'economia che deve servire la gente, non il contrario». Questo significa anche assicurare la necessaria flessibilità in vista della crescita e dell'occupazione, pur mantenendo la stabilità monetaria

  • Bisogna far fronte alle sfide della globalizzazione e ad una concorrenza su mercati globali ed aperti

  •  L'Unione ha bisogno di far coincidere le risorse finanziarie con le sue ambizioni. «Non si può avere più Europa con meno soldi», tuttavia bisogna mostrare ai contribuenti che il denaro che essi affidano all'Europa è speso prudentemente

  •  I sistemi di salute e di sicurezza sociale devono essere pronti per una popolazione che invecchia

  •  I nostri successi futuri dipenderanno dalla nostra disponibilità ad assumere rischi, ad essere pronti ai cambiamenti e a introdurre riforme. I nostri scienziati, le università e le imprese devono mantenerci ai vertici del processo tecnologico

  •  Dobbiamo garantire una migliore qualità della vita, offrendo incentivi per un'energia e un trasporto più puliti. Dobbiamo assicurarci che i nostri partner rispettino gli impegni assunti a Kyoto

·        La costruzione di un'area di libertà, sicurezza e giustizia deve rimanere uno degli obiettivi strategici più importanti

  •  Dobbiamo diffondere la pace e la stabilità, sostenendo il ruolo delle istituzioni internazionali, prevenendo i conflitti e eliminando la povertà e le malattie, specie in Africa

Il Presidente della Commissione designato si è impegnato a presiedere un Esecutivo che lavorerà in équipe e conterà su una maggiore proporzione di donne che nel passato. Egli ha voluto chiarire che «non ci saranno commissari di primo e di secondo grado nella Commissione che io presiederò».

In merito ai rapporti con il Parlamento, l'oratore ha fatto riferimento ad una «complicità positiva» tra le due istituzioni e si è impegnato su tre punti:

  •  se un commissario non è all'altezza del suo compito o se viene meno agli obblighi che gli impone il Trattato, gli chiederà di dimettersi;

  •  riconoscendo l'importanza del controllo democratico esercitato dal Parlamento, egli si è impegnato a fornirgli tutte le informazioni necessarie e a informarlo sui documenti trasmessi alle altre istituzioni;

  •  egli manterrà un dialogo regolare con il Parlamento, venendo a esporre lo Stato dell'Unione ogni anno in occasione della prima sessione plenaria, nonché incontrando a intervalli regolari la conferenza dei Presidenti.

Il Presidente della Commissione designato ha concluso il suo discorso, chiedendo il sostegno del Parlamento e garantendo di non presentarsi come il candidato di una fazione, ma piuttosto come uomo politico, indipendente dai partiti.

Interventi a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha affermato che il PPE accoglie all'unanimità la proposta di nominare Durão Barroso Presidente della Commissione. L'oratore ha apprezzato la frase per cui il Presidente della Commissione designato proviene dalla periferia ma ha il cuore in Europa. Egli ha anche ricordato i valori sui quali si basa questa Europa, tra cui la libertà, la solidarietà, il diritto e la giustizia sociale.

Il rappresentante dei popolari ha fatto riferimento alla nozione di Commissione forte e indipendente riferita da Barroso, affermando di non volere che il Presidente della Commissione in sede di CIG abbia un ruolo secondario, ma piuttosto acquisisca lo stesso peso della Presidenza in carica. Rivolto al Presidente della Commissione designato, gli ha detto: ci aspettiamo che lei venga a riferire in Aula ogni qual volta le venga richiesto, proprio come un membro del Governo eletto dal suo Parlamento.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha rilevato come, sebbene si sia scritto molto su pacchetti e accordi legati alla candidatura, molte cose erano sbagliate. Non è vero che lei è il candidato del PPE, lei è piuttosto il candidato del Consiglio, per questo la controlliamo e verifichiamo se è il candidato giusto per l'Esecutivo, ha detto il rappresentante dei socialisti, che ha successivamente proceduto a ripetere una serie di domande già poste nel corso delle audizioni con il PSE:

  •  sarà Lei la persona che caratterizzerà il ruolo della Commissione rispetto alle altre istituzioni

  •  sarà Lei la persona che in sede di Convenzione, rappresenterà la Commissione?

  •  affermerà la Commissione come potere forte nei rapporti interistituzionali?

  •  Lei è la persona giusta affinché la Commissione tenga presente le questioni sociali?

  •  Lei è il candidato adatto a rappresentare l'UE nelle istanze internazionali?

  •  Lei porterà avanti una politica di sviluppo sostenibile?

  •  Lei porterà avanti una politica di scambi commerciali giusti a livello mondiale?

  • Lei è favorevole al multilateralismo nelle relazioni internazionali?

  •  Lei guarderà agli USA con gli stessi occhi con cui guardano molti Paesi europei?

L'oratore ha concluso dicendo che il gruppo socialista avrebbe deciso sul suo appoggio o meno sulla base delle risposte a queste domande. Egli ha rilevato come sia comunque inaccettabile la procedura con la quale è stato designato, procedura che dovrebbe essere applicata per l'ultima volta, in quanto la Costituzione prevede che i candidati alla Presidenza dell'Esecutivo si presenteranno agli elettori con un programma.

Graham R. WATSON (ALDE, UK) ha aperto facendo riferimento ad un'intervista di qualche anno fa in cui Barroso paragonava l'Unione ad un grande aereo nel quale, quando si andava in cabina, si scopriva che il pilota non c'era. Adesso che chiede una patente di volo, vogliamo sapere qual è il suo piano di volo, ha aggiunto il rappresentante dell'ALDE.

Il gruppo ALDE è rimasto impressionato dal carisma e dalla competenza del candidato, ha detto l'oratore, che ha espresso la sua disapprovazione per il modo in cui è stato designato. Barroso si è autodefinito un riformista di centro: il nostro gruppo considera come tale una persona che crede in una democrazia sana, in un'economia robusta, nel libero mercato e nel commercio equo e solidale, ha detto.

Occorre che ci sia qualcuno in quella cabina di comando, ha detto l'oratore, che garantisca una Commissione forte e indipendente. Tuttavia, il rappresentante dell'ALDE si è posto un problema: abituato alla cultura intergovernativa del Consiglio, sarà pronto a parlare a nome dell'Unione? Che tipo di pilota sarà? Qual è la destinazione? L'UE ha bisogno di un vettore importante, non di un'aerolinea a basso costo. Il Presidente dell'Esecutivo dovrà inoltre essere un mediatore parli con i Governi nazionali. In ogni caso, ha concluso l'oratore, la cabina di pilotaggio potrà essere vuota o guidata da una mano insicura.

Daniel COHN-BENDIT (Verdi/ALE) ha esordito dichiarando che si assiste quest'oggi ad uno «spettacolo stupefacente». «Siamo vicinissimi al Paradiso», ha proseguito, «se si deve credere Barroso sarà tutto formidabile, saremo tutti solidali, lo sviluppo sarà sostenibile, l'ambiente sarà rispettato, L'Europa sarà potente ma prudente, a favore del multilateralismo». Mai una volta, ha notato, si è pronunciata la parola «problema». Il deputato ha quindi chiesto al Presidente designato di spiegare perché «un riformista, conservatore, che si è alleato con un partito molto a destra in Portogallo, diverrebbe di colpo in Europa, qualcuno di centro, sia di centro-sinistra che di centro-destra».

Il rappresentante dei Verdi ha quindi affermato che non si fida di chi, in anticipo, dichiara la propria onestà e che preferisce un uomo politico che dirige, che prende iniziative. Rivolgendosi al Presidente designato che aveva affermato di non voler essere lo strumento del Consiglio, ha sostenuto che la sua nomina ha offerto uno spettacolo desolante. «Perché non è stato il primo candidato», ha quindi chiesto il deputato, «non è forse il migliore?». Se vogliamo lavorare assieme, ha continuato, bisogna dirsi la verità: «lei è la terza ruota di scorta», per poi precisare che non si tratta di un rimprovero al candidato, ma  al Consiglio. Se questo Parlamento vuole un giorno farsi rispettare, ha detto, deve opporsi fermamente al Consiglio, che tra l'altro non ha mai adottato le proposte del Parlamento in toto. Il Consiglio ha strappato metà della proposta della Convenzione sulla Costituzione, ha proseguito, «e noi, masochisticamente, diciamo bravi e grazie; ci proponete Barroso e vada per Barroso! Tanto siamo degli zerbini, ebbene non vogliamo essere degli zerbini!».

Tali affermazioni, ha poi spiegato l'oratore, non sono dirette contro il Presidente designato, ma hanno il proposito di  dimostrare che vi è un problema di democrazia fondamentale in Europa: «gli uomini che compongono il Consiglio, anche i miei preferiti, quando sono al governo diventano intergovernativi». Bisogna far capire loro una volta per tutte, ha continuato il deputato, che l'Europa non si riassume nel solo Consiglio. «Se questo Parlamento, per una volta - ma sarebbe il Paradiso - gli dicesse no, ebbene per cinque anni sarebbe rispettato dal Consiglio», puntualizzando che questa è la posta in gioco. Rivolgendo quindi un appello ai liberali, «che hanno sempre lottato per il Parlamento», ha concluso dichiarando che i Verdi voteranno contro la nomina di Barroso.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha esordito dicendo che il problema non è tanto nel Consiglio, quanto nella politica che il futuro Presidente della Commissione intende condurre. Nonostante sia stata apprezzata la disponibilità al dialogo, la GUE ha ravvisato il carattere liberista del candidato sul piano economico e sociale. L'oratore ha affermato che avrebbe voluto ascoltare quali insegnamenti intendeva trarre il Presidente designato della Commissione dall'esperienza portoghese, dove l'abbassamento delle spese pubbliche, compresa l'istruzione, o l'applicazione di criteri di gestione manageriale negli ospedali non hanno evitato la recessione.

In merito alle grandi scelte di politica internazionale, secondo il rappresentante della GUE il nome di Barroso resta legato al Vertice delle Azzorre del marzo 2003. Il gruppo considera la questione della pace fondamentale, ha detto, aggiungendo che il mondo ha bisogno sì dell'Europa, ma di un'altra Europa, considerando che l'anno scorso sei milioni di persone sono morte di AIDS o che un essere umano su sei non ha accesso all'acqua potabile. L'oratore ha concluso annunciando il voto contrario del suo gruppo nei confronti del candidato.

Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DK) ha ricordato di aver chiesto una lista dei gruppi di lavoro in seno alla Commissione che vengono pagati dai contribuenti europei. L'oratore ha chiesto anche di avere una chiara visione di come funziona il processo legislativo e ha auspicato l'avvento di un Presidente dell'Esecutivo che «blocchi tutta questa costruzione burocratica».

Cristiana Muscardini (UEN, IT), nel fare riferimento alle elezioni di giugno, ha voluto esprimere la propria preoccupazione per la bassa percentuale dei votanti, affermando che, in questo momento, «i cittadini hanno difficoltà ad identificarsi nell'Unione europea, che vedono troppo lontana dalle realtà nazionali e dagli specifici legittimi interessi concreti che li riguardano». La democrazia, ha proseguito, per essere veramente compiuta, deve essere sostenuta dai popoli, «altrimenti si rischia pericolosamente di arrivare a sistemi o a metodologie oligarchiche». Per informare e coinvolgere i cittadini, pertanto, la deputata ritiene che occorra chiedere stanziamenti per campagne di informazione sull'attività dell'Unione e del Parlamento, ma si deve anche indagare sulle ragioni profonde che hanno portato ad una disaffezione del corpo elettorale. Euroscetticismo ed euroentusiamo, secondo la rappresentante dell'UEN, «sono le facce di un'identica medaglia che i cittadini rifiutano, perché chiedono con forza che ci sia una politica eurorealista e una vera applicazione del concetto di sussidiarietà. Faccia cioè l'Europa ciò che gli Stati nazionali non possono fare da soli».

In questa visione eurorealista, ha continuato l'oratrice, l'Europa deve occuparsi attivamente dei problemi legati al rilancio economico per combattere la disoccupazione e incrementare lo sviluppo. Deve essere «un'Europa capace di indicare una sua strada per guidare la globalizzazione senza più subirla», che propone nuove regole economiche per impedire altre bolle speculative. L'Europa, inoltre, deve essere unita nella lotta al terrorismo e alla grande criminalità e nel dare impulso alla crescita di democrazia in quei paesi in cui è ancora negata. «I diritti umani, la dignità della persona, il rispetto della libertà e il perseguimento della pace non possono essere soltanto documenti firmati dalle tre Istituzioni comunitarie», ma devono diventare azione economica, politica e culturale verso quelle parti del mondo nelle quali la sofferenza e la miseria sono tragica realtà. In tale ambito, la deputata ha rilevato l'urgenza di una politica per il Mediterraneo che, dopo aver sancito in passato dei principi, «si traduca oggi finalmente in azioni concrete».

Inoltre, si deve rafforzare l'impegno delle Istituzioni comunitarie per raggiungere uno sviluppo compatibile con i tempi di adattamento dell'essere umano, salvaguardando l'ambiente come fonte di vita e garanzia per il futuro dell'umanità e dare più attenzione al concetto di impresa, anche nella sua dimensione più piccola e artigianale. Nel concludere, l'oratrice ha confermato il voto di fiducia del suo gruppo al Presidente designato della Commissione.

Jean-Claude MARTINEZ (NI, FR) ha esordito dicendo: Presidente Barroso, sie il Protogallo di Figo non ha potuto vincere la coppa d'Europa, riuscirà il Portogallo di Barroso a vincere la Commissione europea? Egli ha sottolineato come i margini di manovra sono ristretti, per esempio il caso Turchia, ereditata dalla Commissione Prodi. In campo economico, ha aggiunto, lei è limitato dalla sentenza della Corte di Giustizia, che mantiene quello «strumento maltusiano» che tanti problemi ha provocato.

L'oratore ha preconizzato che lo smantellamento della PAC porterà delle conseguenze di cui i Portoghesi conoscono bene, come nel caso delle barbabietole da zucchero. Sarà difficile resistere alle pressioni dei Paesi terzi nelle istanze internazionali in materia di commercio, nonché dire agli USA di smettere di sussidiare gli agricoltori, come aveva tentato invano Lamy.

Dibattito (21.07.2004, prima parte)

Alessandra Mussolini (NI, IT) ha innanzitutto espresso i suoi auguri al candidato Barroso ed ha poi deplorato il fatto - «assai poco democratico» - che la non appartenenza a un gruppo politico limiti la possibilità di parola dei deputati. L'oratrice ha poi dichiarato il suo apprezzamento riguardo ad alcuni passaggi del discorso del Presidente designato, soprattutto contro le discriminazioni e per le pari opportunità.

Nel fare riferimento, poi, ai rapporti di forza tra le istituzioni comunitarie citati da alcuni colleghi, la deputata ha affermato che quello che più la interessa è che «l'Europa non sia lo zerbino degli Stati Uniti». Noi, ha proseguito, dobbiamo rafforzare il ruolo politico dell'Europa e i valori cristiani che ci uniscono in Europa, così come dobbiamo lottare per quelle che sono le questioni sociali più importanti: «si parla poco dell'infanzia, si parla assai poco dei bambini che vengono sfruttati, che vengono violentati e che vengono usati nelle guerre».

Pasqualina Napoletano (PSE, IT) ha ricordato al Presidente designato che, in occasione dell'audizione presso il gruppo socialista, alla domanda sulla politica estera ed in particolare sulle circostanze che determinarono il suo sostegno alla decisione dell'intervento unilaterale in Iraq, egli aveva risposto che essendo un politico e non un tecnocrate in quell'occasione aveva dovuto esporsi e prendere posizione. Questo, ha proseguito, «vuol dire che con la sua candidatura lei vuole contribuire a politicizzare la vita politica europea». Tuttavia, la deputata ha espresso il timore che non sia stata questa logica a portare i governi alla sua designazione perché «la politica presuppone che si sviluppi una dialettica e che quindi i cittadini siano posti in grado di comprendere quali sono le alternative, valutare le differenze di posizioni soprattutto quando queste toccano temi fondamentali come quelli della pace e della guerra». Aggiungendo poi che la ragione per la quale molti giovani generazioni disertano le urne elettorali è proprio perché non capiscono bene quali siano le alternative che offre loro la politica.

La deputata ha poi ricordato che, il 9 luglio scorso, il Parlamento ha approvato una risoluzione sui rischi che corre la libertà d'informazione nell'Unione ed in particolare in Italia sostenendo che, dopo quel voto, è continuata una tendenza alla concentrazione mediatica in Francia, nei paesi di nuova adesione «e in Italia, dove è stata votata una legge sul conflitto di interessi che mantiene nelle mani del Presidente del Consiglio la proprietà del controllo televisivo». Al contrario, ha proseguito, «il Parlamento auspicava l'introduzione di strumenti giuridici che vietassero a personalità politiche o candidati di detenere interessi diretti nel settore dell'informazione». L'oratrice ha quindi chiesto al Presidente designato se intende dare seguito alla richiesta del Parlamento europeo impegnandosi ad elaborare un progetto di direttiva per la salvaguardia del pluralismo dei media e se, una volta ottenuta la fiducia, tale punto comparirà nel suo programma che sarà presentato ad ottobre.

Lorenzo Cesa (PPE-DE, IT) ha affermato di condividere la descrizione fatta dal Presidente designato di un'Europa che si basa sull'equilibrio tra integrazione e dialogo intergovernativo. L'Europa, ha proseguito, «necessita di una politica incentrata sull'equilibrio tra istanze nazionali e sovranazionali, capace di intervenire con efficacia nelle sedi multilaterali, nei teatri lontani e all'interno dell'Unione». L'oratore si è poi detto certo che il Presidente Barroso saprà contemperare gli interessi dei piccoli e dei grandi paesi, «preservando all'identità europea anche una sua essenziale dimensione mediterranea». Egli ha anche apprezzato le capacità del Presidente di ancorare il processo di integrazione alla comune identità atlantica ed ha affermato che, su questioni che vanno dalla sicurezza globale alla politica economica con il Medio Oriente, i comuni interessi con il partner atlantico non possono essere dimenticati.

Riguardo alla Costituzione europea, l'oratore ha poi nuovamente deplorato il fatto che non vi sia stata inclusa «una realtà indiscutibile: che l'Europa ha nelle sue radici cristiane il principale fattore unificante». L'Europa, d'altra parte, dovrà anche dedicarsi al rinnovamento dei processi decisionali e delle istituzioni e la Costituzione europea va già in questa direzione, ma in attesa della ratifica  «non si può e non si deve rimanere inerti». Nel fare riferimento alla recente approvazione dell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio», il deputato ha affermato che esso potrà rendere più agevole e trasparente il dialogo tra le istituzioni, evitare la legislazione inutile valorizzando strumenti alternativi come l'autoregolamentazione e la coregolazione, e dare tempi certi per la trasposizione degli atti legislativi da parte degli Stati membri. Dicendosi certo che la nuova Commissione farà in pieno la sua parte anche per dare applicazione all'accordo interistituzionale, egli ha quindi esortato il Presidente designato a costituire «una squadra forte che sappia ritrovare iniziativa e indipendenza». Gli ha, infine, assicurato il proprio sostegno convinto e leale.

Replica (21.07.2004)

In fase di replica, José Manuel DURÃO BARROSO ha affrontato una serie di temi che sono stati sollevati nel corso del dibattito.

Iraq. Si tratta di una questione che ha diviso l'Europa e persino le famiglie politiche. Nel caso portoghese, la divisione è stata superata in occasione del voto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. L'oratore ha chiesto di evitare i giudizi retroattivi e di puntare sull'unione che può essere conseguita attraverso la risoluzione, in quanto tutti gli Europei abbiamo interesse ad un Iraq pacificato.

Rapporti con gli USA. Si può essere europeisti e difendere la necessità di buoni rapporti con gli Stati Uniti, ha detto, aggiungendo che ciò corrisponde non solo all'interesse dell'Europa ma anche del resto del mondo, tenendo presente problemi come il terrorismo, l'ambiente, le grandi epidemie, il sottosviluppo. Io sono portoghese ed europeo; se nominato Presidente, difenderò l'interesse generale dell'Europa, ha affermato.

Sicurezza e difesa europea. È necessario creare un'identità europea di sicurezza e difesa, ha detto il candidato designato alla Presidenza dell'Esecutivo, che ha agito in questa direzione fin da quando era Ministro degli Affari Esteri.

Il ruolo della Commissione europea. Ho sempre difeso il ruolo della Commissione come istituzione sovranazionale, ha affermato l'oratore, che ha aggiunto: in un'Unione a 25-28 e più Paesi, se entriamo in una logica meramente intergovernativa, sarà la fine dell'UE che condurrà ad una logica di gruppi e di «balcanizzazione» tra i più forti e i più deboli. L'unica soluzione è il metodo comunitario dei padri fondatori dell'Europa unita.

Rapporti tra Commissione e Parlamento. Rispondendo a Cohn-Bendit che aveva proposto di punire il Consiglio votando contro il Presidente designato della Commissione, l'oratore ha affermato che esistono altre forme di punire il Consiglio, tanto più che l'Esecutivo può essere un alleato. Durão Barroso ha ricordato che, nella sua esperienza portoghese, egli ha sempre cooperato lealmente con tutti i gruppi politici. Egli ha perorato la causa di una coalizione dinamica tra coloro i quali sono all'avanguardia del progetto europeo.

Le sue idee. Ha inoltre ricordato che è stato l'unico Capo di Governo ad avere sostenuto un candidato socialista alla Presidenza della Commissione. Come Primo Ministro, ho dovuto occuparmi delle questioni più urgenti, vale a dire quelle economiche, ma nella mia scala di priorità vengono prima il sociale e il culturale, ha detto. L'oratore ha ribadito di essere un riformista di centro che vuole lavorare lealmente con il Parlamento.

Dibattito (22.07.2004, seconda parte)

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), ha aperto il suo intervento ricordando al candidato Presidente che il suo gruppo ha già dichiarato che non voterà a suo a favore ritenendo che egli «sarà l'uomo del Consiglio» e che in qualche modo il Consiglio l'ha designato «per indebolire la Commissione». La deputata ha poi aggiunto che spetterà al candidato dimostrare il loro errore e, se cosi fosse, «laicamente» saranno assolutamente pronti ad ammettere di essersi sbagliati.

La deputata, spiegando le ragioni per le quali i deputati del suo gruppo hanno indossato magliette con scritte anti OGM, ha ricordato che il Consiglio non è in grado di esprimere nessuna posizione in materia (9 governi a favore, 9 contro e 7 si astengono) per cui la Commissione ha usato i suoi poteri autorizzandone l'immissione in commercio nell'Unione, nonostante l'80% dell'opinione pubblica sia contraria. Ciò, giudicato un «gravissimo errore», avrà conseguenze non quantificabili sulla qualità dei prodotti alimentari e sull'agricoltura in generale. Inoltre l'attuale commissaria all'ambiente, ha continuato, ritiene di non dover etichettare le sementi contaminate in misura minore dello 0,5% da OGM, «contraddicendo la posizione del Parlamento» e determinando la contaminazione di tutti i prodotti agricoli, biologici e convenzionali. In tale ambito, la rappresentate dei Verdi ha quindi invitato il Presidente designato a non essere «succube delle lobby multinazionali e del grande fratello americano, perché su queste questioni è il grande fratello americano che vuole decidere».

L'oratrice, facendo anche riferimento alla questione della guerra in Iraq, in passato sostenuta dall'ex Primo Ministro portoghese, ha chiesto al Presidente designato la linea che seguirà la Commissione nei confronti degli Stati Uniti, in particolare riguardo ai prigionieri di Guantanamo, ai negoziati WTO e il Protocollo di Kyoto.

Emma Bonino (ALDE, IT), ha esordito dichiarando il sostegno, suo e del collega Marco Pannella, alla nomina del Presidente designato, «innanzitutto per ragioni istituzionali», ritenendo infatti che solo una Commissione dotata di un forte sostegno parlamentare possa esprimere il suo ruolo. Notando poi la necessità di un forte vicolo tra le due Istituzioni la deputata, ha proseguito affermando che l'accennata «euroapatia» diffusa nel territorio europeo che si è espressa nelle recenti elezioni «è esattamente la conseguenza, l'altro specchio della medaglia della apatia delle istituzioni europee e della leadership europea, a partire da noi stessi». Sottolineando come quasi tutti abbiano fatto campagna su temi nazionali, l'oratrice ritiene che la leadership europea esprima molto spesso «l'idea di un'Europa introvertita, impaurita, spesso paralizzata, un'Europa che preferisce negare i problemi invece di governarli assumendone responsabilità, rischi e conseguenze». Senza leadership e responsabilità, si è chiesta, come è possibile appassionare i cittadini europei «quando non lo siamo neanche noi nella stragrande maggioranza dei casi».

La deputata si è poi detta convinta che la prosperità, la pace, la stabilità non hanno senso né si ottengono senza un'agenda rigorosa, chiara, coerente di promozione e di sostegno per lo Stato di diritto, la democrazia, la libertà, i diritti civili e politici «non solo per i quattrocento milioni di cittadini europei, ma per i cittadini del mondo a cominciare dal mondo a noi vicino». Sta a noi, ha continuato, esprimere questo profondo convincimento che «non c'è sviluppo senza libertà, non c'è pace senza libertà, non c'è stabilità senza Stato di diritto e questa è l'identità europea». Noi, ha concluso, «non siamo un progetto religioso, non siamo un progetto geografico, ma siamo un progetto politico di Stato di diritto che dobbiamo esercitare anche con forza e con capacità di leadership».

Roberto Musacchio (GUE/NGL, IT), ha sottolineato «la situazione un po' paradossale» venutasi a creare con le elezioni che hanno determinato la sconfitta di quasi tutti i governi. Sconfitti, secondo l'oratore, perché si è manifestata una critica di massa a scelte come quelle della guerra che l'Europa ha in parte fatto e in parte non contrastato, perché c'è una critica alle politiche liberiste, perché c'è un malessere sociale profondo, perché c'è una crisi sociale economica ed ambientale dovuta proprio a politiche liberiste fallimentari, a partire dal Patto di stabilità e dalle privatizzazioni.

Si tratta, ha proseguito, di una crisi di un certo modo di costruire l'Europa e, a fronte di ciò, si opera una scelta a destra conservatrice e si cerca di proporre anche una logica di compromissione in nome di una cosiddetta governabilità che «è un tenersi tra burocrazia e governi senza far fronte ai problemi». Noi, ha concluso, «pensiamo al contrario che serve una svolta per l'Europa che tragga alimento dai movimenti che chiedono ripudio della guerra, politiche sociali, democrazie e cittadinanza di residenza. Tutte cose che il candidato Barroso non rappresenta».

Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha esordito ricordando di rappresentare uomini e donne che auspicano un'Europa indipendente dagli interessi degli Stati uniti. Egli ha chiesto di difendere i mercati, le attività agricole, industriali e terziarie locali, minacciate tanto dalle importazioni extraeuropee quanto dalla «delocalizzazione». L'oratore ha perorato la causa della sovranità e dell'identità delle Nazioni e dell'Europa stessa, nonché politiche demografiche e a sostegno della famiglia. egli ha chiesto inoltre di porre fine alla «precarizzazione del lavoro» e, per estensione, delle esistenze degli individui.

Il deputato ha sottolineato il bisogno di una Commissione forte, credibile e indipendente, che interpreti bisogni e aspettative di un'Europa sociale e culturale. Questo comporterebbe delle politiche economiche che conducano alla revisione del Patto di stabilità, tuttavia le dichiarazioni del Presidente della Commissione designato vanno in senso opposto: per questo l'oratore ha preannunciato il suo voto contrario. Il candidato sarebbe infatti un sostenitore di politiche atlantiste, ultraliberiste e prone agli interessi delle banche; egli inoltre favorirà l'adesione di Paesi come la Turchia che nulla hanno a che vedere con le tradizioni e l'identità europee, ha detto ancora il deputato.

Lilli Gruber (PSE, IT) ha chiesto al Presidente designato una risposta «meno vaga» a due questioni relative alla libertà d'informazione e alla politica europea in Iraq. In merito al primo aspetto, nel ricordare il testo del Trattato costituzionale che «afferma con chiarezza il valore del pluralismo nell'informazione», la deputata ha chiesto a Barroso se condivide i contenuti della risoluzione del Parlamento adottata in aprile e se intende dare seguito alle richieste rivolte alla Commissione di presentare una proposta di direttiva per la salvaguardia del pluralismo e dei media in Europa, nonché di presentare proposte per assicurare che i membri dei governi nazionali non possano utilizzare a fini politici le partecipazioni da loro stessi detenute in imprese editoriali radio televisive.

Riguardo alla seconda questione, l'oratrice ha rilevato come la divisione dell'Europa sulla questione irachena «sia stata un grave elemento di debolezza per i sostenitori del multilateralismo e della pace» e, a tale proposito, ha sottolineato la necessità «di tornare a lavorare con grande impegno e determinazione da parte di tutte le istituzioni europee perché questo elemento di debolezza sia superato al più presto». Pertanto, ha chiesto al Presidente designato di chiarire quali concrete iniziative intenda assumere «per giungere a un comune orientamento europeo a favore della pace e per garantire all'Europa un ruolo rilevante e una presenza attiva nel processo di ricostruzione civile e democratica dell'Iraq». Un maggior coinvolgimento dell'Europa, ha concluso, richiesto dagli stessi iracheni, che non vogliono «essere lasciati soli nel faccia a faccia con gli americani».

Replica (22.07.2004)

José Manuel DURÃO BARROSO, in fase di replica, si è dapprima congratulato con i greci per la loro vittoria nel campionato europeo di calcio tenutosi in Portogallo, porgendo loro i migliori auguri per l'organizzazione dei giochi olimpici di Atene. Egli ha poi affrontato una serie di questioni sollevate nel corso del dibattito dai membri.

Questioni internazionali. Sono a favore di un'Europa forte nel mondo, che mantenga la leadership nelle questioni ambientali e a favore di mercati aperti e giusti, promuovendo una prospettiva multilaterale sia sulle questioni politiche, sia su quelle commerciali, ha detto l'oratore. Egli ha aggiunto che l'Europa dovrebbe mantenere una posizione attiva nella politica di sviluppo, nella lotta contro la povertà e le malattie, rispettando gli impegni assunti con la Dichiarazione del Millennio.

Politica estera di sicurezza e di difesa. L'oratore ha ribadito il suo impegno per l'implementazione di un'Identità europea di sicurezza e di difesa, alla quale sarà di sostegno la nuova Costituzione per l'Europa, che rappresenterà la base per la collaborazione con il prossimo Ministro degli esteri, Javier Solana.

Iraq. La questione dell'Iraq ha dimostrato come fosse divisa l'Europa e soprattutto come non esista una politica estera europea comune, ha detto il candidato, che ha aggiunto: non è il mio Paese che ha diviso l'Europa. Egli ha rilevato come non sia la Commissione che deve decidere della PESC, in quanto essa conserva tuttora un carattere intergovernativo. L'oratore si è impegnato affinché l'Unione parli con una sola voce in politica estera. Egli ha osservato che è inutile andare a vedere chi aveva ragione sull'Iraq, ma occorre piuttosto ricercare una «visione comune» al fine di promuovere un Iraq indipendente e sovrano nonché stabilizzare l'intera regione, una visione comune che non è esistita nemmeno nelle nostre famiglie politiche.

Relazioni UE-USA. Il candidato ha garantito che, se eletto, da europeo orgoglioso difenderà il bene comune europeo. Bisogna inoltre coinvolgere gli USA nelle grandi questioni globali, piuttosto che definire l'UE in opposizione a questo o quel Paese.

Turchia. La Commissione e il Consiglio ascolteranno il Parlamento su questo tema. Il Presidente della Commissione designato ha detto di non poter prevedere l'esito finale, ma in ogni caso, quale che sia, dovrà essere spiegata da tutti a tutti, in particolare ai membri del PE e non potrà essere basata su questioni religiose. Al di là del problema della Turchia, occorre che l'Unione abbia una politica mirata ai nostri vicini che fissi delle priorità: in assenza di queste, tutto è prioritario, il che vuol dire che niente è prioritario.

Questioni istituzionali. L'oratore ha mostrato comprensione per le riserve sul modo in cui è stato scelto dagli Stati membri, ma ha fatto notare che sono stati semplicemente applicati i trattati. Egli ha sottolineato di essere andato oltre, andando a parlare con tutti i gruppi politici e ha ribadito di non voler essere considerato il candidato del Consiglio, ma piuttosto il Presidente della Commissione eletto dal Consiglio e dal Parlamento. Sulla questione delle dimissioni da Primo Ministro del Portogallo, ha detto che non sarebbe stato corretto lasciare il suo Paese in un'attesa di un mese senza direzione politica.

Rapporti Parlamento-Commissione. Il candidato ha ribadito il principio di «complicità positiva», che permette di fare dei passi avanti, nel rispetto delle reciproche competenze.

La ratifica del Trattato costituzionale. Il dibattito deve tenersi soprattutto a livello nazionale, la comunicazione rivestirà peraltro un ruolo essenziale, ha detto, aggiungendo che occorrerà notevole coraggio politico per combattere l'apatia.

Scelta dei commissari. A chi gli aveva chiesto se ci sarebbero stati dei supercommissari, Barroso ha risposto di sognare di avere 24 supercommissari. In ogni caso, sarà d'applicazione il principio della collegialità. Egli ha affermato di non aver preso ancora delle decisioni in merito alla struttura dell'Esecutivo, ma ha ricordato che la distribuzione degli incarichi all'interno della Commissione è di competenza del Presidente e il Consiglio non può entrarvi.

Trasparenza. L'oratore ha sottolineato il suo impegno per una Commissione aperta, efficace, responsabile e responsabilizzata e ha garantito di essere pronto a fornire le informazioni che gli verranno richieste. In ogni caso, il commissario con competenze di bilancio non sarà lo stesso che si occuperà di controllo e audit. In merito ai whistleblower, egli ha ricordato come le regole siano già state cambiate e impongono ai funzionari di denunciare eventuali situazioni irregolari.

Pari opportunità. Il candidato ha affermato il suo pieno impegno a favore della parità di diritti tra uomini e donne e cercherà di inserire la proporzione maggiore possibile di donne nella nuova Commissione. A questo proposito, egli ha ricordato come molto dipenderà dagli Stati membri, che devono proporre un commissario ciascuno, ma ha detto di avere l'obiettivo di un Esecutivo formato almeno per un terzo da donne.

Strategia di Lisbona. L'oratore ha chiesto di non credere alle caricature che sono state fatte sul suo profilo politico. Egli ha ribadito di voler combinare un atteggiamento riformista con un'economia più competitiva e con un modello sociale e di difesa dell'ambiente, che garantiscano produttività, istruzione e tecnologie pulite. Le sue priorità sono comunque la crescita e l'occupazione.

Prospettive finanziarie. Il candidato si è rivolto in particolare ai deputati dei nuovi Stati membri, ribadendo che si tratta di una priorità. Egli è cosciente del fatto che questi Paesi hanno necessità di solidarietà, allo stesso modo che è avvenuto con il Portogallo. Del resto, ha aggiunto, ciò che viene dato a loro è positivo per l'Europa intera: la crescita di quei Paesi significa la crescita di tutti.

Pluralismo nei media. La Commissione si è già occupata di questo tema con un Libro verde a metà degli anni '90. Il principio del pluralismo dei mezzi d'informazione è sancito nella Carta dei diritti fondamentali che è stata integrata nella Costituzione, ha detto Barroso, che ha aggiunto: perché la Commissione possa legiferare, occorre una base giuridica, la questione non è ancora chiara. Senza voler nascondere la difficoltà dell'argomento, il candidato ha detto di essere personalmente a favore del rispetto «integrale» del pluralismo nell'informazione.

OGM. Esiste un sistema comunitario di autorizzazione degli OGM che è il più avanzato del mondo e che deve ora essere applicato, ha detto l'oratore, in quanto sussiste una questione di credibilità rispetto ai cittadini. L'Esecutivo darà la massima importanza a questo tema, ha affermato.

Concezione dell'Unione europea. Chiedo il sostegno di tutti quelli che voglio far avanzare il progetto dell'Unione europea, ha detto Barroso, che ha aggiunto: se si pensa di votare contro il Consiglio votando contro il Presidente designato della Commissione, non si avrà mai un Presidente della Commissione, in quanto egli è comunque designato dal Consiglio. Noi siamo un'Unione di Stati e cittadini, per me non è incompatibile avere idee forti ed essere pragmatico al tempo stesso, ha detto il candidato, che ha sottolineato di essere a favore della libertà, dei diritti dell'uomo, dello Stato di diritto, della difesa della privacy. Egli infine ha aggiunto che l'Europa senza compromessi non va avanti e, in questo senso, ha confermato di voler fungere da mediatore.

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