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RESOCONTO SEDUTA

 

18-19 giugno 2003

 

Bruxelles

 


 

Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Comunicazioni del Presidente
Ricordo dei soldati tedeschi deceduti in Afghanistan

Affari costituzionali
Prime reazioni al progetto di Costituzione europea
Finanziamento dei partiti politici a livello europeo

Affari esteri
La ricerca della pace in Medio Oriente
Relazioni transatlantiche
Programma ONU contro il traffico illecito di armi leggere

Libertà pubbliche
Coordinamento comunitario in materia di immigrazione
Visti per i partecipanti ai Giochi olimpici

Ambiente
«Seveso II»: la direttiva deve migliorare la prevenzione dei rischi di incidente industriale
Additivi negli alimenti
Misure più severe per il controllo delle zoonosi
Controllo della salmonella negli alimenti
Protezione degli animali utilizzati a fini scientifici
Tutela dell’ambiente marino

Trasporti
Trasporto aereo: bande orarie più flessibili

Politica regionale
Relazione annuale sui Fondi strutturali (2001)
Relazione annuale sul Fondo di coesione (2001)
Relazione annuale su ISPA (2001)
Statistiche in materia di scienza e tecnologia

Sviluppo e cooperazione
Cooperazione energetica e sviluppo

Pesca
Per una pesca sostenibile nel Mediterraneo
Riduzione dei rigetti in mare
 

Affari giuridici
Statuto dei funzionari europei

Bilancio
Campagna d’informazione sul ruolo dell’UE nel mondo 

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

   

Abbreviazioni

 

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali, democratici e riformatori

Verdi/ALE

Verdi / Alleanza libera europea

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

UEN

Unione per l’Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

 

 

B

Belgio

F

Francia

A

Austria

DK

Danimarca

IRL

Irlanda

P

Portogallo

D

Germania

I

Italia

FIN

Finlandia

GR

Grecia

L

Lussemburgo

S

Svezia

E

Spagna

NL

Olanda

UK

Regno Unito

 

top

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 19.06.2003

X

B

DK

D

GR

E

F

IRL

I

L

NL

A

P

FIN

S

UK

Totale

PPE/

DE

5

1

53

9

28

21

5

35

2

9*

7

9

5

7

37

233*

PSE

5

2

35

9

24

18

1

16

2

6

7

12

3

6

29

175

ELDR

5

6

   

3

1

1

8

1

8

   

5

4

11

53

GUE/

NGL

X

3

7

7

4

15

X

6

 

1

X

2

1

3

X

49

Verdi/ALE

7

X

4

X

4

9

2

2

1

4

2

X

2

2

6

45

UEN

X

1

X X

X

4

6

10

X X X

2

X X X

23

EDD

X

3

X

X

X

9

X X X

3

X

X

X X

3

18

NI

3*

X X X

1

10

X

10

X X

5

X X X

1

30*

Totale

25*

16

99

25

64

87

15

87

6

31*

21

25

16

22

87

626


Deputati entranti
: Petrus PEX (11.06.2003) - Philip CLAEYS (16.06.2003)
Koenraad DILLEN (16.06.2003) - Anne ANDRÉ-LEONARD (16.06.2003)

 Gruppi politici

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali democratici e riformatori

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

Verdi/ALE

I Verdi / Alleanza libera europea

UEN

Unione per l'Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

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Comunicazioni del Presidente

Ricordo dei soldati tedeschi deceduti in Afghanistan

In apertura di sessione, il Presidente Pat COX ha ricordato il decesso, avvenuto a Kabul il 7 giugno, di quattro soldati tedeschi impegnati nella missione di mantenimento della pace. Si è trattato di un attacco terrorista all’aeroporto militare, dove i soldati si preparavano al rientro in patria dopo mesi di servizio; altre 29 persone sono rimaste ferite. A nome del Parlamento, il Presidente ha espresso le condoglianze alle famiglie delle vittime e manifestato solidarietà al governo tedesco. L’Aula ha quindi osservato un minuto di silenzio.
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Affari costituzionali

Prime reazioni al progetto di Costituzione europea

Il Presidente del Parlamento europeo, Pat COX, si è congratulato con Iñigo Méndez de Vigo e Klaus Hänsch, presidente e vicepresidente della delegazione parlamentare alla Convenzione, nonché membri del Presidium. Cox si è anche rallegrato con gli altri delegati dell’Assemblea e col Presidente Valéry Giscard d’Estaing per il grandissimo successo della Convenzione, che ha preparato un progetto di trattato costituzionale chiaro, equilibrato e fondato su un’unica opzione. Il Presidente Cox ha voluto dare la conferma finale - se necessaria - della fedeltà totale del Parlamento al metodo partecipativo e democratico della Convenzione in vista dalla Conferenza intergovernativa (CIG). I risultati sono innovativi e la Convenzione, concepita inizialmente per affrontare il lavoro lasciato in sospeso da Nizza, ha portato a un progetto costituzionale fondato su un vasto consenso.
Le proposte rappresentano un chiaro miglioramento rispetto ai trattati esistenti e vanno molto al di là di quanto molti si sarebbero aspettati. Le prime reazioni sono di approvazione. Nessuno in esercizi di questo genere può essere contento al 100%, ma mai in politica si possono accontentare tutti. Questo è un progetto per l’Europa di domani a cui tutti hanno contribuito per un risultato coerente, risultato che non va sottovalutato né tanto meno scardinato. Coloro che si vogliono muovere in senso contrario al consenso raggiunto avranno la responsabilità di spingere verso un minimo comune denominatore, un esito che la Convenzione voleva ed è riuscita ad evitare.

Occorre ancora lavorare sulle parti III e IV del trattato e il Presidente auspica che la Convenzione riceva l’autorizzazione a procedere in tal senso. Egli spera che si trovi il modo per evitare il blocco nelle decisioni dell’UE, cosa che avverrebbe dando troppo peso al veto. Si avrebbe così coerenza con le altri parti del testo, per aumentare la democrazia e l’efficienza. Il Consiglio europeo dovrà convocare la CIG, che dovrebbe essere più breve possibile e concludere il proprio lavoro in tempo utile per le elezioni del 2004. Cox auspica che i nuovi Stati membri possano svolgere un ruolo pieno e completo nella CIG, che dovrebbe associare degnamente il Parlamento ai suoi lavori. Il Parlamento ha infatti svolto un ruolo costante e costruttivo nelle passate CIG, ruolo che ora dovrebbe essere rafforzato. Un accordo sul Trattato prima delle elezioni è essenziale, perché i cittadini hanno il diritto di sapere per che cosa votano e qual è il ruolo che il Parlamento è destinato ad avere in futuro. Occorre far sì che le prossime elezioni, assieme all’allargamento, siano le prime vere «Elezioni Europee». Il Presidente si è infine congratulato con tutti i colleghi che hanno contribuito alla Convenzione, con tutti i membri di quell’organo e con il Presidente Giscard d’Estaing. La Convenzione ha fatto il suo lavoro ed ora tocca ai governi dare il proprio contributo.

Iñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, E), presidente della delegazione del Parlamento presso la Convenzione europea, si è rallegrato di questo dibattito, che segue di pochi giorni la chiusura dei lavori della Convenzione e precede il Consiglio europeo di Salonicco, rappresentando il primo confronto sul progetto di Costituzione. Nel 1997 fu proprio il Parlamento europeo ad approvare per primo la sostituzione del metodo intergovernativo con il metodo comunitario per la modifica dei trattati ed ha avuto ragione: in 16 mesi di Convenzione è stato fatto molto più che in 10 anni di Conferenze intergovernative.
Oggi c’è una Costituzione e anche su questo il PE è stato pioniere con la relazione Duhamel. Molte richieste dei deputati europei sono state riprese nel testo: spariscono i pilastri; l’UE avrà la personalità giuridica; è stato sancito il metodo comunitario e riconosciuto il monopolio del diritto d’iniziativa alla Commissione; nelle procedure legislative Consiglio e Parlamento saranno collocati sullo stesso livello e l’unanimità è stata sostituita dalla maggioranza qualificata. Si è anche ottenuta una semplificazione dei metodi, che prevede solo 5 procedure decisionali e una terminologia più snella: l’UE, insomma, è stata democratizzata. Nel 1992, quando l’oratore entrò in Parlamento, quest’ultimo era un’assemblea consultiva; dopo l’approvazione della Costituzione, sarà invece un vero parlamento. La democratizzazione tocca anche i parlamenti nazionali, grazie al sistema di allerta precoce, confermando peraltro che Parlamento europeo e parlamenti nazionali nella Convenzione sono stati alleati e non rivali come molti pensavano.

Il Parlamento ha molto lottato per l’integrazione della Carta diritti fondamentali, che potrà ora rappresentare la carta d’identità dei cittadini europei. Le istituzioni sono state rafforzate, così come il ruolo delle organizzazioni partecipative, delle associazioni e delle ONG ed è stato istituito un diritto d’iniziativa popolare quale istituto della democrazia diretta. Secondo Méndez de Vigo a vincere non è stato il Parlamento, ma il cittadino europeo, che avrà un’Unione più trasparente ed efficace. I 32 membri della delegazione parlamentare, ha concluso, hanno svolto un lavoro eccezionale: quelli realizzati sono i progressi più importante dai Trattati di Roma e la CIG non riuscirà a migliorare il testo, il cui contenuto va difeso fino in fondo per sottoporlo alla fine a referendum. Il governo spagnolo ha già chiesto che si svolga un referendum nello stesso giorno delle elezioni europee, cosa che sancirebbe la vera democrazia dell’UE.

Klaus HÄNSCH (PSE, D), vicepresidente della delegazione, ha affermato che il consenso raggiunto dalla Convenzione è di portata storica. Si è giunti a un progetto di Costituzione per 25 e più Stati sovrani, per oltre 25 popoli che per secoli si sono scontrati con guerre e conflitti sanguinari, che hanno storia e lingue diverse, che vogliono mantenere la loro identità eppure hanno deciso di prendere in mano insieme il loro destino. Non era mai avvenuto prima nella storia del mondo.

Il testo sancisce i diritti e i doveri dei cittadini europei riprendendo la Carta dei diritti fondamentali e mantenendo la promessa delle quattro libertà del Trattato di Roma, promessa che ora si aggiunge ad altre: lo sviluppo sostenibile, la giustizia, la sicurezza e la solidarietà. Per la democrazia serve chiarezza: i cittadini devono sapere che cosa l’Europa può fare, chi è responsabile delle decisioni politiche e su tali punti la Costituzione rappresenta un grande passo avanti. Si è creato un ordinamento che disciplina le competenze tra Stati membri e Unione: il Parlamento per due volte in passato aveva cercato senza successo un simile risultato ed ora l’ha raggiunto. La procedura decisionale è stata semplificata; la codecisione diventa la regola; il Presidente della Commissione sarà eletto dal Parlamento vedendo accentuata la sua legittimazione politica. L’equilibro istituzionale è stato mantenuto e le tre istituzioni sono state rafforzate: il Parlamento e la Commissione nell’attivazione dei rispettivi ruoli e il Consiglio con la creazione di un Presidente permanente.

L’UE non è una potenza mondiale ma ne ha le responsabilità. Finora non ha potuto svolgere tale ruolo, ma in futuro potrà? Secondo Hänsch non basta creare un ministro degli esteri europeo perché il compimento di una presenza internazionale non si può decidere: si tratta invece di un processo, che la funzione di ministro degli esteri dovrà mettere in moto avvicinando le posizioni e mantenendo il dinamismo. La Convenzione non ha avuto modelli a cui ispirarsi, perché quella elaborata non è la copia di alcuna costituzione nazionale; si è dovuto inventare nel merito e nel metodo di lavoro. Forse non è stato realizzato tutto, ha concluso l’oratore, ma in nessuna CIG da Roma in poi sono state apportate modifiche come quelle attuali. Con questa Costituzione si può rifondare l’Europa su una nuova base, legando i destini dei cittadini per un futuro migliore. Per questo, è necessario mettere i governi di fronte alla loro responsabilità.

Elmar BROK (PPE/DE, D) ha affermato che il gruppo popolare sostiene pienamente il progetto di Costituzione. Non tutti i sogni sono stati realizzati e in particolare sul ruolo europeo nel mondo e per lo sviluppo del pianeta ci sarebbe voluto più coraggio. Si potrà però ancora negoziare, nel dibattito sulla Parte III, per ottenere il voto a maggioranza qualificata in politica estera e nella politica fiscale. Il risultato rappresenta un passo avanti rispetto alla situazione attuale e in ogni caso l’Europa non si è mai sviluppata in un colpo solo. L’UE è una creazione continua e oggi è stato messo nero su bianco ciò che è possibile perseguire come progresso storico, creando la base per un’ulteriore evoluzione. Il rappresentante popolare è d’accordo sul fatto che si tratti di un grande successo: gli Stati nazionali litigano per anni per una modifica della costituzione o l’approvazione di una legge; pare quindi clamoroso che si sia trovata un intesa per una Costituzione comune in così poco tempo. Le Costituzioni, poi, vengono di solito elaborate dopo momenti crisi o di conflitto e mai in tempi normali. La maggioranza della Convenzione, infine, era composta da parlamentari che volevano una soluzione, non da vecchi diplomatici che pensavano solo alle proprie competenze. Per tali ragioni Brok ha voluto lanciare un messaggio al Consiglio europeo di Salonicco: il testo elaborato non potrà essere riaperto o ridiscusso da diplomatici che non ne hanno la legittimità, occorre difendere quanto è stato conseguito grazie al lavoro dei parlamentari. Brok è relativamente ottimista e sostiene che sebbene tutti i governi vogliano cambiare qualcosa, alla fine il testo passerà senza modifiche. Esso rappresenta la fondazione dello Stato dei cittadini, in cui i diritti fondamentali sono garantiti: con le elezioni ci si potrà esprimere anche sulla leadership della Commissione, grazie al legame che è stato creato con il Parlamento europeo. Ci si era battuti per una Costituzione che esprimesse valori religiosi, ma ciò non è stato possibile. Sono però stati inseriti valori come la chiarezza istituzionale e la sostenibilità, mentre bisogna ancora lavorare sulla Parte III per migliorare il settore della politica estera; l’obbligo di reciproca assistenza rappresenta in tale campo la base per un buon lavoro.

Vent’anni dopo la prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo, è stato elaborato un progetto di Costituzione europea per 25 Stati e 480 milioni di cittadini, ha esordito Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E). Si tratta di uno storico progetto democratico, il cui contenuto corrisponde alle attese. Il portavoce socialista ha ringraziato la delegazione del PE, che ha agito con coerenza difendendo le posizione del Parlamento, aiutata dalla maturazione di una dottrina comune nelle diverse famiglie politiche. L’analisi dettagliata del testo sarà realizzata dalla commissione affari costituzionali, ma già è possibile congratularsi per il risultato ottenuto, ovvero un testo breve ed unico, senza opzioni diverse, che apre e non chiude le porte. Certo bisognerà ancora elaborare idee, viste le clausole evolutive che prevedono l’entrata in vigore di alcune disposizioni nel 2009. Per i socialisti i punti prioritari sono il rafforzamento dell’Europa sociale e la governance economica, accompagnati dal settore fiscale e dalle decisioni a maggioranza qualificata nella politica estera e di difesa comune, a garanzia di un maggiore equilibrio del triangolo istituzionale quale base per il consolidamento della Costituzione. Ciò che è stato conseguito dimostra che l’Europa è in grado di agire: gli osservatori dei nuovi Stati membri hanno potuto partecipare appieno ai lavori (e i risultati si vedono nei referendum sull’adesione), a dimostrazione che l’UE non è solo un mercato, ma un progetto condiviso di vita in comune. Anche l’accordo raggiunto in Consiglio sullo statuto dei partiti politici europei è un elemento fondamentale per la costruzione europea. Baròn Crespo ha quindi chiesto a Cox di esprimersi a Salonicco per un testo elaborato in modo aperto e laico, sottolineando che i deputati europei vogliono essere degnamente rappresentati nei lavori della CIG.

Graham WATSON (ELDR, UK) ha affermato che il progetto di Costituzione vanta molti generosi genitori e il Parlamento europeo rientra tra questi, visto che è stato fin dall’inizio promotore della Convenzione per evitare il ripetersi di situazioni come Nizza. Il rappresentante dei liberali ha voluto ringraziare la Presidenza belga che, con la dichiarazione di Laeken, ha dato il via a questo processo. Dopo il parto, si può dire che il bambino non è bello, ma certo ha delle qualità: il testo prevede l’estensione del controllo democratico del PE ed è più breve e accessibile per i cittadini rispetto agli altri Trattati. Per alcuni aspetti si sarebbe voluto di più, ad esempio con una legittimazione rafforzata della Commissione eletta dal Parlamento, un ruolo più forte per le regioni con potere legislativo e disposizioni migliori in politica estera. Molto, insomma, resta da fare, ma il dibattito resta aperto sulla Parte III, in particolare per quanto concerne l’estensione del voto a maggioranza qualificata e il ricorso a una maggioranza super-qualificata per le future revisioni del testo. La Costituzione sarà portata a maturità con la CIG, convocata dal Consiglio europeo di Salonicco, in cui il Parlamento dovrà essere rappresentato in modo degno. I governi non potranno smantellare la Costituzione: se gli Stati membri vorranno eliminare alcune parti dell’accordo, altri chiederanno di fare lo stesso. Per questo l’oratore ha chiesto che la CIG sia breve e si limiti alle questioni fondamentali. La riforma istituzionale più aperta e democratica della storia europea deve portare a una Costituzione apprezzata. In tal senso Watson spera che il governo britannico si liberi della propria reticenza. L’oratore ha infine auspicato che si arrivi a un referendum per un vero grande dibattito con gli elettori.

Sylvia-Yvonne KAUFMANN (GUE/NGL, D), riprendendo le parole di Giscard d’Estaing, ha affermato che il risultato non è perfetto ma è inaspettato. Il testo può quindi essere approvato, anche se è soggetto a critiche. Certo si tratta di un documento comune, senza opzioni, di cui i delegati membri del Presidium hanno già descritto i progressi più importanti. Secondo l’oratrice, si può parlare di una pietra miliare nella storia dell’integrazione europea, che ha rafforzato la democrazia nel continente. E’ importante aver riconosciuto la partecipazione dei cittadini dando loro la possibilità di essere coinvolti direttamente nella politica europea. Anche la rappresentante della GUE è favorevole a un referendum sulla Costituzione, da tenersi in tutti gli Stati membri. Un’iniziativa in tal senso è stata firmata da lei e da oltre 100 membri della Convenzione. Kaufmann spera poi che con il dibattito sulla Parte III si possano portare avanti le questioni dell’integrazione sociale e dei servizi pubblici. In riferimento alle responsabilità di potenza mondiale, l’oratrice trova angosciante quanto concordato dai ministri degli esteri europei a Lussemburgo: l’UE minaccia un intervento militare contro Paesi che non rispettano i trattati internazionali e si riarmano, proprio come hanno fatto gli USA con l’Iraq (le cui armi di distruzione di massa non sono ancora state trovate). Kaufmann teme cioè che l’Europa intenda seguire la dottrina di Bush, laddove invece è l’ONU a dover detenere un ruolo centrale. Il documento approvato, inoltre, è contrario al trattato costituzionale appena presentato, in cui si afferma che l’UE rispetta il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite: non è accettabile che la Costituzione sia svuotata ancor prima di entrare in vigore.

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, B) ha sottolineato che il lavoro della Convenzione non è finito, incitando i membri della delegazione parlamentare a non rilassarsi o a pensare che ormai tutto è fatto e niente si potrà cambiare, né di aver vinto. È adesso, prima che si apra la CIG, che si deve ottenere il massimo; dopo, infatti, ci si dovrà battere perché i governi, liberati dalla rumorosa presenza dei parlamentari e di Giscard d'Estaing, non rimettano le mani su una Costituzione che già non entusiasma, perché non risponde alle aspettative della maggioranza né dei cittadini né dei membri della Convenzione. La pseudo-Costituzione non è il massimo che si potesse raggiungere: è stato un grave errore strategico, da parte di Giscard e del Presidium, accettare fin dall'inizio che la Convenzione venisse contaminata proprio dal metodo intergovernativo che voleva superare. Solo negli ultimi giorni si è capito che stare alle condizioni dei governi più negativi avrebbe rischiato di far fallire l’impresa e si è cercato l'appoggio dei deputati nazionali ed europei e della tanto denigrata Commissione. Tale azione è stata tuttavia tardiva e poco efficace, perché non è stata costruita in mesi di lavoro ma improvvisata all'ultimo secondo. Le ultime settimane dovranno quindi essere utilizzate per migliorare il compromesso raggiunto, cercando di non ripetere gli errori. I Verdi insisteranno per abolire l'obbligo dell'unanimità nella revisione della Costituzione e per introdurre il potere di ratifica del Parlamento europeo. Il PE non sarà un parlamento costituente perché ad oggi non solo non può ratificare la Costituzione, ma non può neppure dare il parere per la convocazione della CIG, cosa che invece sarebbe possibile: esso rischia cioè di perdere poteri invece di guadagnarne. È poi necessario lavorare per estendere il ruolo del PE in settori chiave come la politica commerciale, la cooperazione in materia penale e giudiziaria e la definizione delle prospettive finanziarie. E' infatti impensabile che l'UE continui a partecipare a negoziati fondamentali, come quelli dell'OMC, senza alcun controllo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. È inoltre incomprensibile che dopo Chernobyl e dopo che la maggioranza degli Stati membri ha deciso di uscire dal nucleare, ci sia nella Costituzione un riferimento esplicito alla promozione dell'energia nucleare: si tratta di un errore che potrebbe costare caro davanti all'opinione pubblica e che può ancora essere corretto. La semplice introduzione della Carta dei diritti fondamentali nella Parte II, infine, non è significativa per i cittadini europei e per i residenti legali senza un ampliamento delle possibilità di ricorso alla Corte di giustizia.

José Duarte de Almeida RIBEIRO E CASTRO (UEN, P) ha dichiarato che se il progetto di Costituzione fosse eccellente e se esistesse davvero una necessità sentita dai cittadini, negli Stati membri ci sarebbe un clima di gioia. La festa, invece, è rimasta entro le pareti del Parlamento europeo. La corrente non è passata e a tale problema la Convenzione non ha trovato soluzione. L’oratore auspica che l’UE funzioni meglio, ma quella intrapresa non è la via giusta perché ancora una volta è stato scelto un metodo sbagliato; si spera quindi che il testo possa suscitare tensioni come quelle provocate a Nizza e ad Amsterdam. Egli ha poi richiamato le radici storiche e i valori cristiani, di cui non vi è traccia nella Costituzione, aggiungendo che non vi sono stati progressi nemmeno in merito alla partecipazione dei parlamenti nazionali. Sebbene sia stata chiesta più democrazia e trasparenza per la partecipazione alla costruzione dell’Europa, a causa del ruolo del Presidente della Convenzione e alla conclusione della rotazione delle Presidenze del Consiglio, ci si è allontanati dai cittadini.

Per Jens-Peter BONDE (EDD, DK) la Costituzione dovrebbe essere un documento di tutela dei cittadini nei confronti dei politici, ma quello ottenuto è uno strumento dei politici contro i cittadini. Bonde ha ricordato in particolare la necessità del voto a maggioranza in Consiglio e ha affermato che, sebbene il PE possa chiedere le dimissioni della Commissione, questa non può comunque essere scelta dal Parlamento. Forse si può aderire all’UE per arrivare alla democrazia, ma certo l’Unione europea non incarna la democrazia: negli articoli 2 e 3 della Costituzione si fa riferimento a tanti bei valori, ma ci si è dimenticati proprio della democrazia. Bonde vuole infine che la Costituzione sia sottoposta a referendum.

Giorgio NAPOLITANO (PSE, I), presidente della commissione affari costituzionali, ha espresso una serie di preoccupazioni. La commissione che presiede, e in generale il Parlamento, hanno voluto con forza la Convenzione e indicato la strada di una Costituzione europea. La Convenzione è riuscita ad assolvere il suo compito e ciò è motivo di profondo compiacimento. Quando l’organo parlamentare sarà chiamato ad esprimere il parere sulla convocazione della CIG, darà anche una valutazione del progetto presentato, cosa che si potrà fare ancora meglio dopo aver preso visione del testo (che va migliorato) delle Parti III e IV. Napolitano ha ringraziato i rappresentanti del PE nella Convenzione e in particolare nel Praesidium, che si sono adoperati per sostenere le posizioni del Parlamento. Il progetto adottato per consenso costituisce un punto di incontro tra posizioni diverse: alcune proposte dell’Aula si sono scontrate con pesanti resistenze. Il giudizio non può quindi essere trionfalistico o acritico, né esente da preoccupazioni, soprattutto per due aspetti: da un lato, vi è un rischio di alterazione degli equilibri istituzionali che è implicito nella creazione delle figura del Presidente a tempo pieno del Consiglio europeo. La commissione costituzionale si era già espressa nettamente contro, proponendo soluzioni alternative o di compromesso che non sono però state accolte. In secondo luogo, vi è il rischio che in campi di fondamentale importanza il vincolo dell'unanimità blocchi il processo decisionale in un’Unione a 25. Ci si augura quindi che la CIG possa andare più avanti. «Su questi e su altri terreni – ha detto Napolitano – siamo decisi a impedire che si vada indietro rispetto alle conclusioni della Convenzione». Occorre guardare chiaramente alle incognite a cui resta esposto il futuro dell'Unione. Mantenere spirito critico e vigilanza non significa essere né distruttivi né pessimisti, ma serve a dare nuovo impulso al processo di integrazione e di unità europea: è questo l’insegnamento di Altiero Spinelli perché senza le sue critiche all'Atto unico non ci sarebbero stati i progressi di Maastricht e di Amsterdam.

La Convenzione ha appena finito i suoi lavori e già diversi Stati membri e Paesi candidati cominciano a prendere le distanze, ad emettere riserve o veti su questo o quel punto, ha dichiarato Gianfranco DELL'ALBA (NI, I). E' questo, purtroppo, il prezzo che paga un lavorìo teso al minimo comune denominatore e quindi costretto a una continua mediazione. Ogni minima scossa del sistema è ritardata al 2007 o al 2009 e ci si domanda che cosa potranno capire i cittadini se davvero saranno chiamati a ratificare il testo. Quello che è mancato e rischia di continuare a mancare, a suo avviso, è una visione alta sulla necessità imperativa di innovare il funzionamento e le competenze di veri e propri «Stati Uniti d'Europa». Lungi dall'essere un atto fondatore, quello che dopo il filtro della CIG rimarrà dei lavori della Convenzione pare restare nella linea di Amsterdam, se non addirittura di Nizza.

Francesco FIORI (PPE/DE, I) ritiene che in ciascuna persona vi sia un certo compiacimento quando si è parte di un momento storico, come è quello attuale. Al di là di posizioni e dissonanze, infatti, si è riusciti per la prima volta nella storia a coniugare la sovranità con la tutela dei diritti, uscendo dal concetto conosciuto di «demos» e lanciando l'Europa in una prospettiva futura i cui confini «saranno solamente nelle nostre mani». Certo vi sono imperfezioni, ma dato che nel preambolo si è citato Tucidide, Fiori ha voluto ricordare quanto sostenevano gli antichi pensatori greci: la storia non è mai perfetta perché, se fosse tale, non avrebbe seguito. L’oratore si è poi rammaricato della mancata attenzione rispetto al criterio dell'unanimità, che ha già creato difficoltà nell'Europa a 15 e che in un’Europa a 25 rischia di essere fortemente penalizzante, soprattutto se al centro delle decisioni ci saranno proposte economiche o fiscali. Fiori teme che il diritto di veto finisca con l'essere uno strumento suicida, rendendo l'area europea una semplice somma di interessi nazionali: un aspetto, questo, che bisogna evitare. Quanto alla discussione sull’inserimento nel preambolo, tra i fattori costitutivi dell'identità comune, lo spirito religioso ovvero il cristianesimo, l’oratore ha ricordato che l'identità dell'Europa è un'esperienza di emancipazione sofferta, non priva di aspetti tragici che comunque hanno sempre portato ad un riscatto e ad una crescita. Ciò, dal punto di vista spirituale, è una delle componenti che rende grande il cristianesimo e ne fa un punto di riferimento universale: su questo egli ha quindi chiesto un'ulteriore riflessione.

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Finanziamento dei partiti politici a livello europeo

 

Jo LEINEN (PSE, D)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente lo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei
Doc.: A5-0170/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 18.06.2003
Votazione: 19.06.2003

Il Parlamento europeo ha fissato delle regole per il finanziamento dei partiti politici a livello europeo, riconosciuti dai Trattati come fattore d’integrazione e di formazione di una coscienza europea. I deputati hanno accolto con 345 voti favorevoli, 102 contrari e 34 astensioni una serie di emendamenti alla proposta di regolamento sullo statuto e il finanziamento dei partiti politici a livello europeo presentata dalla Commissione. Gli emendamenti sono stati concordati dal relatore Jo LEINEN (PSE, D) con il Consiglio, permettendo così di chiudere la prima codecisione su una materia istituzionale in prima lettura, sotto Presidenza greca. «È un grande giorno per la democrazia perché nessuna democrazia può esistere senza partiti politici», ha affermato il relatore dopo il voto.

Un «partito politico a livello europeo» è definito come «un partito politico o un’alleanza di partiti politici» che soddisfi una serie di condizioni. Esso deve avere la personalità giuridica nello Stato membro in cui ha sede e disporre, in almeno un quarto degli Stati dell’UE, di membri eletti al Parlamento europeo o nei parlamenti nazionali o regionali (o nelle assemblee regionali), oppure aver raccolto almeno il 3% dei suffragi alle ultime elezioni europee in almeno un quarto degli Stati membri (la Commissione aveva fissato tale soglia a un terzo). Il programma e l’azione del partito, inoltre, devono rispettare i principi di libertà, democrazia e dello stato di diritto, nonché i diritti umani e le libertà fondamentali.

Ai fini della trasparenza, un partito politico a livello europeo deve pubblicare ogni anno le proprie entrate e uscite e un prospetto dell’attivo e del passivo. Esso deve inoltre dichiarare le proprie fonti di finanziamento fornendo un elenco dei donatori e delle donazioni superiori ai 500 euro (la commissione per gli affari costituzionali del PE aveva fissato il limite a 1000 euro, mentre la Commissione europea chiedeva di dichiarare tutte le donazioni oltre i 100 euro). Il partito, poi, non deve accettare le donazioni anonime, quelle provenienti dai bilanci di gruppi politici del Parlamento europeo o dalle imprese sulle quali i poteri pubblici possano esercitare direttamente o indirettamente un’influenza dominante. Non sono neppure ammesse le donazioni da persone fisiche e giuridiche superiori ai 12.000 euro l’anno per donatore (la commissione costituzionale aveva previsto al riguardo una soglia di 15.000 euro, mentre la Commissione europea proponeva un limite di 5.000 euro). Le quote associative dei partiti politici membri del partito politico a livello europeo sono ammesse, ma non possono eccedere il 40% del bilancio annuale di quest’ultimo.

Il finanziamento non potrà essere utilizzato per finanziare direttamente o indirettamente altri partiti, in particolare i partiti politici nazionali, che restano soggetti alle normative dei rispettivi Paesi. Gli stanziamenti potranno essere utilizzati solo per coprire le spese direttamente collegate agli obiettivi del programma, ovvero le spese amministrative, quelle connesse a sostegno logistico, riunioni, ricerca, manifestazioni transfrontaliere, studi, informazione e pubblicazioni. Il divieto di finanziamento per le campagne elettorali che compariva nella proposta della Commissione è stato soppresso.

Una delle questioni più controverse riguardava la responsabilità della gestione degli stanziamenti: alla fine è stato deciso che spetterà al Parlamento autorizzare e gestire i fondi. I crediti disponibili (si prevedono 8,4 milioni di euro l'anno) saranno ripartiti nel modo seguente: 15% in parti uguali e 85% fra i partiti politici di livello europeo che hanno membri eletti al Parlamento europeo, proporzionalmente al numero di questi ultimi.

Il regolamento entrerà in vigore tre mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma gli articoli sul finanziamento saranno applicati dall’inizio della prossima legislatura per permettere ai partiti esistenti di adeguarsi al nuovo quadro regolamentare. Due anni dopo l’entrata in vigore, il Parlamento europeo pubblicherà una relazione sull’applicazione del regolamento e sulle relative attività finanziarie indicando, se necessario, le riforme da apportare al sistema di finanziamento.
Per ulteriori informazioni:
Claudia Delpero
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Affari esteri

La ricerca della pace in Medio Oriente

Dichiarazione dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune - Medio Oriente
Dibattito: 18.06.2003

L’Alto rappresentate per la politica estera e di sicurezza comune, Javier SOLANA, ha esordito dicendo che, benché si veda un raggio di luce, la situazione in Medio Oriente continua a essere difficile. Occorre quindi perseverare negli sforzi perché il processo di pace si metta in moto. La «road map» è stata accettata dalle parti e negli ultimi giorni si sono tenute riunioni di grande importanza, ma purtroppo il momento positivo sembra essersi spento a causa della ripresa delle reazioni violente seguite agli attentati in Palestina. Non si riesce a porre fine a questa spirale, a cui si assiste da troppo tempo. Gli inviati del Quartetto nella zona, guidati dal rappresentante dell’UE Moratinos, stanno cercando di mantenere lo slancio per l’applicazione della «road map», altrimenti vi sarà un nuovo fallimento come già avvenuto per il programma Mitchel. La «road map» per la pace deve essere il nostro obiettivo e deve essere realizzata, ha affermato Solana.

In questo momento sono in corso negoziati tra palestinesi e tra palestinesi e israeliani. Sembra possibile vedere uno spiraglio, ma bisogna raggiungere un cessate il fuoco che permetta di avviare la tabella di marcia nei suoi aspetti più politici. Dopo il dialogo con il ministro dell’interno israeliano, vi è la speranza che Israele abbandoni almeno in parte la striscia di Gaza e che l’Autorità palestinese possa assumerne la responsabilità. Serve anche uno sforzo economico e materiale per permettere all’Autorità palestinese di dotarsi di proprie strutture di sicurezza. Un aspetto fondamentale riguarda la presenza in loco di persone in grado di analizzare e valutare gli sviluppi del processo, altrimenti non si potrà raggiungere il successo, ovvero la coesistenza di due Stati che vivano in pace con relazioni diplomatiche con tutti gli altri Paesi della regione. A Lussemburgo, il Consiglio Affari generali ha incontrato il nuovo ministro degli esteri dell'Autorità palestinese e il ministro degli esteri egiziano. Si lavora quindi in stretta collaborazione per far sì che l’opportunità aperta dalla «road map» vada a buon fine. In tutti i Paesi della regione, ha testimoniato Solana, vi è disgelo e un grande desiderio di non perdere quest’ultima opportunità di arrivare a una soluzione duratura che riporti la vita alla normalità.

Il Consiglio Affari generali ha anche adottato una dichiarazione sull’Iran. Rivolgendosi ai membri del parlamento iraniano in tribuna, Solana ha affermato che l’Iran è un grande Paese, con cui l’UE vuole tenere relazioni solide e negoziare seriamente sulla base degli assi economico e politico: si tratta di affermare il rispetto dei diritti umani, la rinuncia al sostegno di qualsiasi atto terroristico o al riarmo nucleare. L’Iran dovrebbe conformarsi ai suggerimenti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e firmare il protocollo addizionale, che va nella direzione di un mondo in cui non ci sono armi di distruzione di massa, ma energia utilizzata a fini pacifici. È fondamentale che l’Iran firmi, senza attendersi nulla in cambio.

Quanto all’operazione Artemis in Congo, Solana ha ricordato che si tratta della prima operazione militare europea senza la partecipazione di altre organizzazioni. L’UE se n’è assunta la responsabilità su richiesta del Segretario generale dell’ONU. Non si tratta di un’operazione facile, ma sono state assunte tutte le cautele per giungere all’obiettivo a testa alta. Dopo la conversazione con Kofi Annan, la richiesta è stata accolta e il Consiglio di sicurezza ONU ha subito adottato la risoluzione 1484 che delimita chiaramente l’operazione nello spazio e nel tempo. Solana ha insistito sul fatto che in tempo record (meno di due settimane) l’UE, per la prima volta da sola, è riuscita ad avviare un’operazione complicata di mantenimento della pace in Africa.

All’inizio del 2000, dopo il Consiglio europeo di Helsinki, l’UE si era impegnata a munirsi dei mezzi per azioni di mantenimento della pace e oggi, appena tre anni dopo, tre operazioni sono in corso: in Bosnia, nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e in Congo. Bisogna esserne orgogliosi. Si è infatti dimostrato che l’UE agisce rapidamente, senza perdere tempo, per un mondo più giusto e migliore. Sono 400 i soldati impegnati nell’operazione Artemis che, sotto il comando francese, unisce forze di Stati europei e di Paesi terzi africani e latino-americani. Si spera in una rapida transizione per l’avvio di un governo provvisorio in quest’area poverissima, seppure ricca di materie prime. L’operazione in Congo è accompagnata da contatti diplomatici anche con i Paesi vicini, in particolare Ruanda e Uganda, che Solana visiterà tra qualche giorno per dare impulso diplomatico alla soluzione del problema, di vecchia data. L’Alto rappresentante ha infine ringraziato la Francia e i Paesi che partecipano alla missione, soprattutto il Canada: un Paese amico che non ha avuto dubbi nel mettere a disposizione le proprie forze dimostrando ancora una volta l’amicizia che ha per l’Europa.

L’Alto rappresentante ha dimostrato quanto speranza e disperazione siano vicine in Medio Oriente, ha affermato il commissario responsabile per le relazioni esterne, Chris PATTEN. Dopo la «road map» e i primi incontri sembravano esserci possibilità di pace, ma la sicurezza è ancora in pericolo. Non ci si può però permettere di perdere l’opportunità di pace creata con la tabella di marcia: è essenziale che questa sia applicata senza cadere ostaggio degli estremisti. Il commissario auspica che palestinesi e israeliani sappiano creare condizioni di fiducia per poter andare avanti. L’UE, dal canto suo, potrà contribuire sostenendo le riforme e controllando il processo in corso, nonché facendo pressione sui Paesi arabi affinché siano chiuse le imprese legate a gruppi terroristici e ne siano bloccate le fonti finanziarie.

Patten ha poi condannato gli attentati suicidi e ha affermato che l’Europa continuerà a sostenere la riforma istituzionale palestinese, in particolare nel settore giudiziario, con uno stanziamento di 200 milioni di euro. Entro la prima fase della «road map» si dovranno tenere le lezioni. Con gli ultimi aiuti si è potuto consolidare il meccanismo dei proventi del settore pubblico, con maggiore trasparenza sui bilanci, le cui informazioni sono anche disponibili su Internet. Si è poi cercato di far fronte agli arretrati e al pagamento dei salari, contributo essenziale per dare sollievo all’economa palestinese. Il passo successivo consiste nell’eliminare le limitazioni di transito, anche per la Giordania e l’Egitto, per dare il via a un nuovo programma economico. Come membro del Quartetto, l’UE dovrà assicurare meccanismi di monitoraggio. La Commissione è inoltre pronta a sostenere l’importante lavoro nel settore umanitario, altro campo in cui si dovranno ampliare gli sforzi. La «road map» mira peraltro a tagliare i finanziamenti pubblici alle singole organizzazioni per canalizzare gli aiuti verso un unico conto del Ministero delle finanze palestinese.

Il commissario ha espresso preoccupazione per l’espansione degli insediamenti e per il muro di sicurezza, che mina la soluzione prevista dei due Stati creando inoltre ostacoli all’accesso degli aiuti umanitari. È importante invece creare fiducia, togliendo il coprifuoco e rilasciando permessi per i palestinesi. Solo così si può ridurre la possibilità di agire di chi gioca contro la pace. L’Europa è disposta a collaborare, ma serve un primo passo: senza la volontà politica nulla cambierà e le uccisioni continueranno.

In merito alle relazioni con l’Iran, Patten ha chiarito che si vuole sviluppare un rapporto approfondito ed evoluto, riconoscendo che l’Iran è una grande civiltà preislamica con un’enorme importanza strategica. L’esito del dibattito per la democrazia è fondamentale per tutta la regione. È stata avviata una serie di discussioni su diritti umani, questioni politiche (come la proliferazione delle armi di distruzione di massa), commercio e cooperazione. Il Consiglio ha sempre affermato che il progresso su queste linee è collegato. Sui diritti umani forse non si è ancora raggiunto quanto auspicato, ma vi sono stati progressi considerevoli nel settore del commercio e della cooperazione. Quanto alla trasparenza del programma nucleare, restano dubbi ma ciò non è una novità: in tutti gli incontri, già in passato, il Paese era stato esortato a firmare il protocollo aggiuntivo dell’Agenzia internazionale. Si tratta quindi di una vecchia preoccupazione dell’UE, che non fa il verso ad altri. L’Iran è uno Stato sovrano che assume le proprie decisioni e si spera che queste agevolino i rapporti bilaterali.

Gerardo GALEOTE QUECEDO (PPE/DE, E) ha rilevato che il «sì» alla «road map» è stato seguito da una terribile spirale di violenza, cosa peraltro già nota visto che a momenti di speranza, sono sempre seguite reazioni di estremisti miranti a vanificare gli sforzi per la pace. La comunità internazionale, l’ONU e l’UE sono profondamente impegnate per il successo, senza sottovalutare il ruolo svolto da USA e Russia. Il fatto innegabile è che dall’inizio della seconda Intifada ci sono state vittime da ambo i lati: tutti quindi perdono, da una parte in sicurezza e dall’altra in possibilità di sviluppo economico e politico. L’UE è impegnata nello sforzo diplomatico per una pace basata su due Stati che convivono in pace e sicurezza ed è soddisfacente vedere che gli USA si impegnano a fianco degli europei. Occorre continuare a lavorare per l’attuazione della «road map» e stabilire quanto prima un meccanismo di verifica. UE, USA e ONU, secondo l’oratore, devono disporre di mezzi in loco per iniziare tale compito essenziale. Vista la necessità di aiutare a sviluppare la fiducia, sarebbe opportuno che l’Ufficio di presidenza del PE invitasse Abu Mazen a condividere con l’Aula le proprie riflessioni. Il rappresentare popolare deplora poi l’isolamento di Yasser Arafat, che non serve a nessuno. Altro compito che spetta all’Unione è quello di sforzarsi per recuperare la fiducia di un Paese che vive in uno stato permanente di terrore a causa degli attentati suicidi: nessun atto terrorista può essere giustificato. L’oratore ha detto infine di condividere le parole di Solana sull’Iran, un grande Paese con cui il PE desidera rafforzare il legame di amicizia.

Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) sostiene che bisogna intraprendere la «road map» con l’obiettivo che tutti i Paesi della regione possano vivere in pace all’interno di frontiere riconosciute e sicure, accettando che è meglio un divorzio di una vita infelice in comune. Bisognerebbe dire al Primo ministro italiano di non visitare solo Israele, ma anche l’Autorità palestinese perché la forza europea consiste proprio nel parlare con tutti, ha detto il rappresentante socialista. L’Autorità palestinese ha compiuto enormi progressi e il Consiglio legislativo ha dato il suo appoggio alla «road map», contribuendo affinché le ostilità possano cessare. Per Barón Crespo bisogna appoggiare il prossimo passo del Quartetto. La violenza indiscriminata va respinta o si proporrà che Hamas sia inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche; d’altra parte Israele dovrà rispettare i suoi obblighi e ritirarsi dai territori occupati. Serve perseveranza per rafforzare le relazioni a tutti i livelli. Il gruppo socialista appoggia l’apertura di relazioni economiche e politiche con un Paese giovane, dinamico e vibrante come l’Iran: le rivolte studentesche sono sempre state un segno premonitore di ciò che può accadere in una società. Con la firma del protocollo addizionale, si potrà contribuire ad aumentare la stabilità della regione, che non ha certo bisogno di focolai di conflitto: l’Iran ha quindi un ruolo importante da svolgere. L’Europa, infine, ha una responsabilità storica nei confronti dell’Africa, dove anche la Liberia è in una situazione di guerra civile. L’UE, deve quindi continuare con tutti i mezzi nell’impegno della stabilizzazione di un continente con cui ha un enorme debito storico.

Bob van den BOS (ELDR, NL) ha criticato gli autori degli eventi tragici degli ultimi giorni: il movimento Hamas, che mira a realizzare ad ogni prezzo uno Stato islamico nella regione, ed il governo israeliano, che favorisce la spirale della violenza con la sua sistematica orchestrazione di assassinii selettivi nel campo avverso. Di fronte a questa escalation di violenza ed intolleranza, le parti in conflitto non hanno altra scelta che l'intesa sull'immediato cessate il fuoco secondo lo schema disegnato nella «road map». Gli Stati Uniti e l'Unione europea devono accompagnare tale processo, partecipando all'invio di una forza internazionale di pace e bloccando le fonti di finanziamento di Hamas. In conclusione van den Bos ha esortato la comunità internazionale a dare salde prospettive di pace all'intera regione isolando gli estremisti di entrambe le parti.

Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, I), pur elogiando il ruolo svolto nei recenti negoziati di pace dall'Unione europea ed in particolare dal suo rappresentante speciale Moratinos, ha sottolineato l'importanza della piena implicazione di tutti i partner impegnati ad attuare la «road map». L'oratrice ha aggiunto che non si deve ripetere l'esperienza del processo avviato ad Oslo nel decennio scorso, quando le due parti in conflitto furono abbandonate a se stesse, anziché essere accompagnate in tutte le fasi dei negoziati. Morgantini ha quindi ricordato che, sin dal 1988, l'OLP ha accettato ad Algeri la convivenza con lo Stato d'Israele. Da allora, però, non si è mai instaurata una simmetria di posizioni fra israeliani e palestinesi a causa dell'occupazione mantenuta dai primi sul territorio dei secondi. É quindi indispensabile far pressione da un lato sull'Autorità palestinese affinché disarmi i terroristi, dall'altro su Sharon perché abbandoni la politica degli assassinii mirati. L’oratrice ha infine insistito sulla necessità di superare le barriere fra i due popoli, di cui il muro (alto 8 metri e lungo 374 km), voluto da Sharon per annettere i territori occupati, è una prova mostruosa. Occorre perciò sostenere la proposta di Kofi Annan sull'uso di una forza di pace internazionale per rendere concreta la prospettiva di due popoli in due Stati.

Jan DHAENE (Verdi/ALE, B) si è dichiarato soddisfatto dell'esito della recente visita in Israele di una delegazione europea di cui egli faceva parte, ripetendo che in tale sede si è discusso in modo proficuo sul processo di pace avviato con la «road map». Anche i Verdi sostengono che la proposta di inviare una forza internazionale di pace sia un elemento essenziale per blindare la rotta verso la pace. In tale contesto l'Unione deve assumersi le sue responsabilità storiche svolgendo un ruolo forte nel Quartetto sin dalla prossima Presidenza italiana. Analogamente i Quindici devono mantenere il loro impegno storico di fedeltà verso l'alleato transatlantico.

Gerard COLLINS (UEN, IRL), deplorando gli ultimi episodi cruenti del conflitto israelo-palestinese, ha sottolineato le condizioni essenziali per la «sostenibilità» del recente piano di pace: la lotta ad oltranza conto il terrorismo da parte del futuro Stato palestinese e lo smantellamento da parte israeliana delle colonie, frutto dell'occupazione avanzata dal marzo 2001 in poi. L'immediata attuazione della «road map» è quindi vitale se si vogliono restituire dinamismo e prospettive durevoli al processo di pace. L'Unione europea deve svolgere un ruolo chiave in tal senso. Collins ha infine salutato la delegazione iraniana, presente in aula, aggiungendo di sottoscrivere integralmente le dichiarazioni rese al riguardo dall'Alto rappresentante per la PESC e dal commissario Patten.

Paul COUTEAUX (EDD, F) ha dichiarato che le violazioni ripetute e palesi della «road map» negli ultimi giorni non devono affatto stupire. Per l'oratore, infatti, se non si riesce a stabilire un equilibrio fra nazioni sovrane, la pace è impossibile. La superpotenza statunitense ha dimostrato di voler piuttosto accentuare gli squilibri esistenti a livello mondiale e regionale. Ne è prova la guerra «preventiva» sferrata contro l'Iraq con l'unico obiettivo di distruggere qualsiasi potenza araba emergente. Couteaux ha quindi ribadito l'urgenza per l'Europa di sviluppare una propria politica estera e di sicurezza, seguendo le orme della diplomazia francese che nella recente crisi mediorientale ha optato per il sostegno non degli estremisti, ma dei moderati nei due campi.

Marco PANNELLA (NI, I) ha rievocato il tortuoso percorso dei negoziati di pace in Medio Oriente, da Camp David ed Oslo fino alla recente «road map». In esso c'è un vizio di fondo che si riproduce nel tempo: la pretesa di far nascere due Stati indipendenti in un territorio di superficie inferiore a quello della Normandia e del Belgio. L'oratore ha quindi espresso amarezza per questa visione ristretta ai rapporti interstatali delle relazioni fra i popoli, di cui anche i cittadini europei soffrono le conseguenze pur risiedendo nell'Unione. La creazione del nuovo Stato palestinese in Medio Oriente produrrà gli stessi effetti dell'esperienza negativa vissuta dal Libano, che ha l'apparenza di uno Stato indipendente, ma che si trova in realtà sotto il protettorato della Siria. Pannella ha quindi esortato le istituzioni europee a ritrovare gli ideali di Spinelli, di Schuman, degli antifascisti e degli anticomunisti e ha messo in guardia contro le utopie della «road map», volta a creare nuove entità statali, ministri degli esteri ladri e corrotti sul modello occidentale. L'oratore ha infine biasimato l'iniziativa assunta dall'UE di inviare un proprio contingente militare in Congo. Esso infatti ha solo la parvenza di un esercito europeo, tant’è che ne è stato affidato il comando agli eredi degli eserciti coloniali, che con la decolonizzazione hanno creato le premesse per massacri più cruenti di quelli commessi nell'epoca coloniale.

Francesco TURCHI (UEN, I) ha fatto alcune precisazioni sulle dichiarazioni dei colleghi e dall'Alto rappresentante per la PESC. A Javier Solana ha cioè obiettato che il rafforzamento dell'Autorità palestinese non può essere la prima priorità della politica estera e di sicurezza comune. L'Unione europea, inoltre, deve promuovere l'incontro fra israeliani e palestinesi, prendendo in contropiede i terroristi. Per Turchi è essenziale rafforzare la legittimità del Primo ministro palestinese Abu Mazel, il quale deve poter essere l'interlocutore diretto di Sharon al fine di porre insieme le basi per una pace duratura in Medio Oriente. Quanto all'Iran, l’oratore ha esortato il governo di Teheran a riconoscere Israele, compiendo in tal modo un passo decisivo anche per consolidare i processi politici ed economici interni, nonché farsi garanti della difesa dei territori comuni.

Anche per Luciana SBARBATI (ELDR, I) la «road map» rappresenta una possibilità di pace che va perseguita al di là delle possibili simpatie ed antipatie politiche. Essa esige però la fine degli scontri che il terrorismo e gli omicidi mirati alimentano; il ritiro dalle colonie di Israele è un'altra conditio sine qua non se si vuol consentire ai due popoli di convivere in pace all'interno di frontiere sicure e di istituzioni democratiche. In tale contesto, l'UE deve ritagliarsi un ruolo di mediatore di maggior spicco, perseguendo una propria politica estera e di sicurezza, senza perciò contrapporsi alla diplomazia statunitense. Tale approccio avanzato coincide con la sfida su cui si sono confrontati i partecipanti alla Convenzione, che non sembrano però essere giunti a una risposta chiara alle perplessità in materia di politica estera dell'Unione. Secondo l'oratrice, non esiste altra soluzione se non quella di costruire un’Europa politica che sappia affrontare a livello globale i problemi complessi e moderni di libertà, democrazia e pace per tutti i popoli, indipendentemente dalla religione e dal colore della pelle.

Giovanni Claudio FAVA (PSE, I) ha indicato fra i tanti ostacoli frapposti al consolidamento dei timidi tentativi di pace in Medio Oriente, le iniziative, frutto di improvvisazione e presunzione, assunte recentemente da alte cariche istituzionali europee. Egli ha fatto riferimento al viaggio del Presidente del Consiglio italiano in Israele. Accettando di incontrare Sharon e respingendo ogni contatto con i rappresentanti legittimi dell'Autorità palestinese, il leader italiano, che si accinge a presiedere il Consiglio dei ministri dell’UE, non ha dato prova di saggezza. Le istituzioni europee, ha concluso Fava, devono perciò ricordare al governo italiano che il ruolo dell'Europa in Medio Oriente deve essere di apertura nei confronti di tutte le parti.

Relazioni transatlantiche

Elmar BROK (PPE/DE, D)
Risoluzione sul rinnovamento delle relazioni transatlantiche per il terzo millennio
Doc.: B5-0319/2003
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 19.06.2003
Votazione: 19.06.2003

Adottando con 303 voti favorevoli, 29 contrari e 47 astensioni una risoluzione presentata dalla commissione per gli affari esteri, il Parlamento invita a definire un «dialogo equilibrato» per rilanciare la cooperazione politica, economica e per la sicurezza fra l'Europa e gli Stati Uniti. Si tratta di perseguire gli interessi comuni in un'ottica di cooperazione, elaborando una reale strategia per trovare soluzioni comuni ai problemi mondiali.

Sul piano politico, i deputati si dichiarano preoccupati per l'influenza crescente delle correnti neo-conservatrici nella politica statunitense, che privilegiano soluzioni unilaterali e spesso militari ai problemi mondiali. Il Parlamento propone l'elaborazione di una strategia di lungo termine per la lotta al terrorismo, benché questa non possa essere condotta a spese dei valori di base condivisi, come il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili: gli accordi transatlantici sulla cooperazione giudiziaria e delle forze di polizia dovranno quindi garantire a livello processuale un trattamento equo per tutti i cittadini europei e il pieno rispetto della tutela dei dati. I deputati chiedono poi una collaborazione più stretta col partner transatlantico per la ricostruzione in Afganistan e in Iraq, sottolineando inoltre l'importanza della cooperazione nelle relazioni con il mondo arabo, nell'ambito del processo di pace mediorientale e nei rapporti con la Corea del Nord.

Il Parlamento deplora che gli Stati Uniti non abbiano aderito integralmente agli strumenti internazionali in materia di diritti umanitari, come quelli miranti alla tutela dell'infanzia, all'abolizione della pena capitale e al trattamento dignitoso dei prigionieri di guerra. Gli Stati Uniti sono in particolare esortati ad aderire allo Statuto del Tribunale penale internazionale.

Sul piano economico, i deputati propongono un Trattato quadro UE-USA che preveda la creazione di un mercato transatlantico. Essi invitano i partner transatlantici ad accrescere gli aiuti e le strategie a favore dello sviluppo, onde conseguire la quota dello 0,7% prevista dagli Obiettivi di sviluppo del millennio fissati dall’ONU. Si auspica inoltre un impegno comune per abolire il protezionismo agricolo nei confronti dei produttori dei Paesi in via di sviluppo. La risoluzione sottolinea anche la necessità di trovare una risposta comune alle sfide globali, come il problema del riscaldamento del pianeta, e conviene con la Commissione sul fatto che il ricorso USA presso l'OMC riguardo alle procedure comunitarie di autorizzazione degli OGM sia illegittimo, economicamente infondato e politicamente inutile.

Sul piano della sicurezza, il PE ricorda che la NATO resta il quadro essenziale per le operazioni della coalizione, sottolineando l'importanza di rafforzare le capacità della NATO e della difesa europea. Un'attenzione particolare dovrà inoltre essere riservata all'interpretazione di due aspetti: la questione della legittimità del ricorso alla forza in assenza di un mandato dell'ONU e il concetto di attacco preventivo. I deputati invitano inoltre a rilanciare il controllo degli armamenti nel quadro del sistema ONU per scongiurare una nuova corsa al riarmo. Sul piano istituzionale, infine, gli eurodeputati incoraggiano la creazione di una «Assemblea transatlantica» che riunisca il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e il Congresso USA allo scopo di rafforzare l'intero processo. Essi esortano l'UE affinché promuova, anche sul piano finanziario, scambi di giovani in modo da garantire una maggiore comprensione reciproca.
Per ulteriori informazioni:
Joëlle Fiss
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41075
e-mail :             foreign-press@europarl.eu.int

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Programma ONU contro il traffico illecito di armi leggere

Risoluzione comune sull'attuazione del programma d'azione ONU per la lotta al traffico illecito di armi leggere
Doc.: B5-0312/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 19.06.2003
Votazione: 19.06.2003

Preoccupato per il traffico illecito e il cattivo uso di armi leggere e di piccolo calibro, che è contrario al rispetto dei diritti umani, al diritto umanitario internazionale e allo sviluppo sostenibile, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con cui esorta i governi dell'UE ad attuare rapidamente la posizione comune europea sull'intermediazione di armi e ad adottare, a livello nazionale ed europeo, controlli esaurienti sugli intermediari. Tali controlli dovrebbero includere la registrazione e disposizioni extraterritoriali (già esistenti in Finlandia, Svezia e Belgio), nonché verifiche sulle agenzie di trasporto e fornitrici di servizi finanziari per il trasferimento di armi.

l'Aula si rammarica che gli Stati dell'UE non abbiano fatto molti progressi per avviare, come previsto dal Programma d'azione ONU, negoziati a livello regionale volti a creare strumenti giuridicamente vincolanti per impedire, combattere ed eradicare il traffico illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti. Gli Stati membri sono pertanto invitati a rafforzare il proprio impegno, contribuiendo allo sviluppo di un quadro legislativo e a creare capacità istituzionali nei Paesi candidati e nei Paesi  associati all'UE al fine di attuare e far rispettare i controlli sulle esportazioni di armi.

In occasione della riunione biennale ONU sul riesame dell'attuazione del Programma d'azione, il Consiglio e i governi degli Stati membri dell'UE sono infine invitati a ribadire il proprio sostegno a strumenti internazionali sulla marcatura/tracciabilità delle armi, strumenti che dovrebbero essere giuridicamente vincolanti.
Per ulteriori informazioni:
Marjory van den Broeke
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44304
e-mail :    
        foreign-press@europarl.eu.int

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Libertà pubbliche

Coordinamento comunitario in materia di immigrazione

Anna TERRÓN i CUSÍ (PSE, E)
Relazione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un metodo aperto di coordinamento della politica comunitaria in materia di immigrazione e
sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo "Integrare le questioni connesse all'emigrazione nelle relazioni dell'Unione europea con i paesi terzi"
Doc.: A5-0224/2003
Procedura: Consultazione non legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

Il Parlamento europeo ha approvato la relazione di Anna TERRÓN i CUSÍ (PSE, E) sulle comunicazioni della Commissione relative al metodo aperto di coordinamento in materia di immigrazione e all'integrazione delle questioni connesse all'immigrazione nelle relazioni con i Paesi terzi. L'Assemblea sottolinea che in nessun caso il metodo aperto di coordinamento può sostituirsi alle misure legislative e che l'introduzione di tali metodi potrebbe risultare problematica qualora se ne abusasse per ritardare ulteriormente il processo legislativo.

Per quanto riguarda il controllo dei flussi migratori, gli eurodeputati invitano gli Stati membri a concentrare l'attenzione non solo sulla lotta alla tratta degli esseri umani e sul controllo delle frontiere, ma anche sulle vittime dello sfruttamento sessuale. Essi chiedono quindi l’adozione della proposta di direttiva sui permessi di soggiorno di breve termine rilasciati per le vittime. Quanto alle condizioni d’ingresso nell'UE degli immigranti per motivi economici, l’Aula sollecita il Consiglio ad adottare la direttiva in materia tenendo conto del parere del Parlamento. Gli immigrati che lavorano nell'economia sommersa dovrebbero essere trattati allo stesso modo dei cittadini degli Stati membri nell'esame delle denunce per occupazione irregolare.

Gli Stati membri dovrebbero inoltre adottare con urgenza misure volte a far luce sull’occupazione irregolare, in particolare nei settori del lavoro domestico e dell’assistenza alle famiglie, settori che assorbono un gran numero di donne immigrate. Si dovrebbe in particolare trovare una nuova formula, consentendo alle famiglie che le assumono di offrire loro un contratto di lavoro legale con conseguente copertura sociale.

I parlamentari ritengono che la piena integrazione degli immigranti nei Paesi di accoglienza sia un fattore determinante per misurare il successo della politica europea dell'immigrazione e dichiarano che il diritto al ricongiungimento familiare è un bene inalienabile riconosciuto dalle convenzioni internazionali. Il Parlamento esorta quindi il Consiglio ad adottare la direttiva in materia. L’adozione di una direttiva sui residenti di lunga durata è indispensabile anche per garantire l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi. Il Parlamento sostiene l’idea di creare una cittadinanza civica che permetta ai cittadini di Paesi terzi che risiedano legalmente nell’UE di beneficiare di uno status con diritti e doveri di natura economica, sociale e politica, incluso il diritto di voto per le elezioni municipali ed europee.

Gli Stati membri non devono abusare della politica di integrazione per realizzare, di fatto, un blocco dell’immigrazione. Essi sono pertanto invitati a non imporre test di integrazione e requisiti linguistici a cui gli immigrati dovrebbero ottemperare prima dell’arrivo in uno Stato membro. Una politica attiva di integrazione, secondo i deputati, dovrebbe stabilire norme chiare sullo status giuridico dei residenti; consentire una buona integrazione nel mercato del lavoro; garantire l’apprendimento della lingua o delle lingue nazionali e l’accesso all’istruzione, nonché ai servizi sociali e sanitari.

In merito alle relazioni con i Paesi terzi, il Parlamento ritiene che gli accordi di associazione debbano riflettere l’impegno delle due parti di assumersi le proprie responsabilità in materia di controllo delle frontiere e di gestione dei flussi, tenendo conto dei diritti degli immigranti nei Paesi di transito e di accoglienza.

L’Aula rileva che la paura di perdere il diritto di soggiorno e i diritti sociali impedisce a molti immigranti di iniziare una nuova vita nei loro Paesi di origine. Gli eurodeputati chiedono quindi alla Commissione di prevedere possibilità di rientro per gli immigranti che dispongono dello status consolidato di residente. Il Parlamento ritiene infine che il Fondo europeo per i rifugiati non sia lo strumento idoneo per finanziare il rimpatrio forzato di immigrati e rifugiati. Il Fondo, infatti, prevede solo azioni di accoglienza e integrazione, nonché il finanziamento di accordi volontari di ritorno.
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Danny de Paepe
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Visti per i partecipanti ai Giochi olimpici

Marjo MATIKAINEN-KALLSTRÖM (PPE/DE, FIN)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante misure volte ad agevolare le procedure per la domanda e il rilascio del visto per i membri della famiglia olimpica partecipanti ai Giochi olimpici e/o paraolimpici di Atene 2004
Doc.: A5-0211/2003
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 18.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La Grecia sarà il primo Stato membro dell’UE ad ospitare i Giochi olimpici dopo la creazione dell’area senza frontiere di Schengen. Si rendono quindi necessarie misure per agevolare l’accesso al territorio dello Stato in cui si svolgono i Giochi, in conformità con le disposizioni della Carta olimpica. La stessa situazione si verificherà in occasione dei Giochi olimpici invernali a Torino, nel 2006.

La proposta di regolamento prevede una deroga temporanea da alcune disposizioni comunitarie concernenti i visti, nonché procedure e condizioni più semplici per il rilascio di visti ai membri della «famiglia olimpica». Il sistema non pregiudica comunque i principi di base o le norme di sicurezza dell’area Schengen. Il Parlamento ha accolto con favore la proposta con due emendamenti tecnici.

Una terza modifica prevede che la Grecia riferisca alla Commissione sui vari aspetti dell’attuazione del regolamento entro quattro mesi dalla chiusura dei Giochi (e non sei, come proposto inizialmente). La Commissione europea potrà così elaborare la sua relazione di valutazione «con sufficiente tempestività perché le autorità italiane responsabili dell’organizzazione dei Giochi olimpici invernali che avranno luogo a Torino nel 2006 possano tenere conto dell’esperienza maturata nel corso dei Giochi olimpici e paraolimpici di Atene».
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Ambiente

«Seveso II»: la direttiva deve migliorare la prevenzione dei rischi di incidente industriale

Giorgio LISI (PPE/DE, I)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/82/CE del Consiglio sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose
Doc.: A5-0198/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 18.06.2003
Votazione: 19.06.2003

Con l’approvazione della relazione di Giorgio LISI (PPE/DE, I), i deputati europei chiedono misure più severe per prevenire i rischi d’incidente industriale. Il Parlamento europeo insiste affinché la direttiva sulla prevenzione degli incidenti industriali copra tutte le forme di sfruttamento minerario, ma anche l’utilizzo di nitrato di potassio. I deputati vogliono inoltre migliorare la formazione dei lavoratori in modo che questi possano far fronte a situazioni d’emergenza. L’obiettivo è quello di evitare che si verifichino altri incidenti come quelli di Seveso, Baia Mare, Aznacollar o Tolosa. È stato proprio il terribile incidente avvenuto il 21 settembre 2001 nella fabbrica AZF di Tolosa, che ha causato 30 morti e circa 2000 feriti, a determinare la revisione della direttiva «Seveso II».

Pur osservando che il Consiglio ha già accettato gran parte degli emendamenti adottati dall’Aula in prima lettura, i parlamentari hanno presentato ancora alcune modifiche. Essi sottolineano soprattutto l’importanza della formazione del personale e, visti i numerosi dipendenti di imprese subappaltatrici presenti nel sito di Tolosa al momento della tragedia, insistono affinché le norme vincolanti in materia di prevenzione degli incidenti e di formazione del personale siano formulate in modo più esplicito. Benché abbia incluso nell’ambito di applicazione della direttiva lo sfruttamento minerario, il Consiglio ha lasciato fuori le operazioni di trattamento termico e chimico ad esso legate: i deputati vogliono invece che la direttiva copra tutti i tipi di trattamento che comportano l’uso di sostanze pericolose.

I parlamentari invitano inoltre la Commissione europea e gli Stati membri a elaborare, nei tre anni successivi all’adozione della direttiva, orientamenti relativi alla creazione di una banca dati tecnica armonizzata riguardante i rischi e gli scenari d’incidente. Essa consentirebbe di valutare la compatibilità tra gli stabilimenti esistenti coperti dalla direttiva e alcune zone sensibili. Per quanto riguarda l’informazione al pubblico, il Consiglio ha accettato la posizione del PE, ma non ha tenuto conto della richiesta di creare una mappa delle zone che potrebbero essere colpite dalle conseguenze di un incidente rilevante. I deputati hanno quindi reintrodotto tale emendamento. La visualizzazione grafica, infatti, non solo faciliterebbe il lavoro dei gestori, ma permetterebbe anche di fornire al pubblico informazioni chiare sui rischi.
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Leena Maria Linnus
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Additivi negli alimenti

Hedwig KEPPELHOFF-WIECHERT (PPE/DE, D)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli additivi destinati all'alimentazione animale
Doc.: A5-0176/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 19.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
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Maria Andrés
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Misure più severe per il controllo delle zoonosi

Marit PAULSEN (ELDR, S)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione 90/424/CEE del Consiglio e che abroga la direttiva 92/117/CEE del Consiglio
Doc.: A5-0194/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
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Manfred Kohler
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Controllo della salmonella negli alimenti

Marit PAULSEN (ELDR, S)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo della salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti
Doc.: A5-0195/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
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Manfred Kohler
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Protezione degli animali utilizzati a fini scientifici

Caroline JACKSON (PPE/DE, UK)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 86/609/CEE del Consiglio concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici
Doc.: A5-0185/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
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Leena Maria Linnus
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Tutela dell’ambiente marino

Laura GONZÁLEZ ÁLVAREZ (GUE/NGL, E)
Relazione sulla comunicazione della Commissione "Verso una strategia per la protezione e la conservazione dell'ambiente marino"
Doc.: A5-0158/2003
Procedura: Iniziativa
Dibattito:18.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
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Leena Maria Linnus
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Trasporti

Trasporto aereo: bande orarie più flessibili

Luciano Emilio CAVERI (ELDR, I)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CEE) n. 95/93 del Consiglio, del 18 gennaio 1993, relativo a norme comuni per l'assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità
Doc.: A5-0222/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 158 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

Dopo la guerra in Iraq e la comparsa della SARS, il Parlamento sostiene con forza la proposta di ammorbidire le regole di attribuzione delle bande orarie negli aeroporti. L’Aula ha adottato, con una procedura semplificata e quindi accelerata, la relazione di Luciano CAVERI (ELDR, I) che consente ai vettori aerei di programmare al più presto le bande orarie per il 2004.

Di fronte alla crisi mondiale a cui devono far fronte le compagnie aeree, i deputati hanno convenuto con la Commissione di sospendere le regole relative all’uso di bande orarie per l’attuale stagione. Senza tale provvedimento, le compagnie aeree avrebbero dovuto mantenere servizi non redditizi per conservare in futuro le bande orarie negli aeroporti più frequentati.

La Commissione ha proposto di sospendere per l’estate 2003 la regola «use-it-or-lose-it», che impone alle compagnie aeree di sfruttare l’80% delle bande orarie ad esse assegnate nel corso di una stagione per poterne beneficiare nuovamente in quella successiva. Dopo la guerra in Iraq e la SARS, infatti, molti voli vengono annullati, deviati o garantiti ma con velivoli diversi, per far fronte al calo della domanda. A causa dei fattori citati il settore aereo mondiale potrebbe registrare perdite nette pari a circa 8 miliardi di dollari. Nel giugno 2002, a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001, il Parlamento aveva già dato l’accordo a proposte analoghe per una deroga alla norma dello sfruttamento dell’80% delle bande orarie nel periodo dal 30 marzo al 25 ottobre di quest'anno. Le ultime proposte consentiranno alle compagnie di ridurre l’attività nella stagione estiva.
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Ton Huyssoon
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Politica regionale

Relazione annuale sui Fondi strutturali (2001)

Helmuth MARKOV (GUE/NGL, D)
Relazione sulla tredicesima relazione annuale della Commissione sui Fondi strutturali (2001)
Doc.: A5-0186/2003
Procedura: Iniziativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

Il Parlamento ha approvato il documento elaborato da Helmuth MARKOV (GUE/NGL, D) sulla relazione annuale 2001 della Commissione in merito ai Fondi strutturali. I deputati criticano i ritardi nell’attuazione dei fondi e chiedono alla Commissione di considerare «cambiamenti radicali» nel riesame di metà percorso dei Fondi strutturali, previsto nel 2003. La valutazione intermedia dovrebbe valutare l’efficienza nell’utilizzo degli stanziamenti, la coerenza con le altre politiche comunitarie e il contributo dei progetti finanziati ad uno sviluppo sostenibile delle regioni.

I deputati sono preoccupati del fatto che gli Stati membri non si assumano ancora le proprie responsabilità e che «importanti differenze di qualità» siano state riscontrate nell’attività di controllo nazionale. Essi ritengono necessario affidare la responsabilità dei Fondi strutturali a un’unica Direzione generale e a un unico ministro in ogni Stato, in modo da migliorare il coordinamento tra i servizi a livello comunitario, nazionale e regionale. I parlamentari chiedono anche maggior rigore nei controlli, con possibilità di sanzioni per gli Stati membri che commettano illeciti nell’assegnazione delle risorse o le cui previsioni finanziarie si discostino dalla realtà di oltre il 25%.

Osservando che una delle cause di difficoltà di attuazione degli interventi strutturali va ricercata nel rapporto tra legislazione nazionale e comunitaria, i deputati invitano a chiarire le responsabilità tra la Commissione e gli Stati membri, procedendo a un riesame completo delle procedure e delle disposizioni giuridiche in vigore e presentando un programma quadro prima dell’inizio del prossimo periodo di programmazione.

Gli Stati membri, da parte loro, sono invitati ad applicare le raccomandazioni relative alla semplificazione delle procedure di gestione e a un’informazione uniforme. La sfida dell’allargamento evidenzia poi la necessità di misure di ampia portata per la formazione del personale, al fine di assicurare una corretta gestione dei fondi. I deputati chiedono inoltre disposizioni transitorie per le regioni che attualmente rientrano nell’Obiettivo 1, ma che in futuro potrebbero non rientrarvi più.

L’Aula propone un aumento degli stanziamenti per i progetti relativi ad azioni innovative nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), con trasferimenti di risorse da programmi meno richiesti. Se accolgono con favore lo stretto coordinamento tra la BEI e il FEI, i deputati osservano però che in alcuni casi le condizioni creditizie del FEI si sono rivelate inidonee, soprattutto per le regioni povere: si dovrebbero quindi sperimentare altre forme di capitali di rischio. I parlamentari auspicano infine migliori sinergie tra il FSE e la Strategia europea per l’occupazione, una migliore integrazione della dimensione di genere nei diversi programmi e un coordinamento più efficace degli interventi strutturali con altri strumenti comunitari per uno sviluppo sostenibile delle zone rurali.
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Ton Huyssoon
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Relazione annuale sul Fondo di coesione (2001)

Dana Rosemary SCALLON (PPE/DE, IRL)
Relazione sulla relazione annuale della Commissione sul Fondo di coesione (2001)
Doc.: A5-0184/2003
Procedura: Iniziativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

Con l’approvazione del testo elaborato da Dana Rosemary SCALLON (PPE/DE, IRL) in riferimento alla relazione annuale 2001 sul Fondo di coesione, il Parlamento riconosce che l’allargamento dell’Unione avrà un impatto importante sul funzionamento del Fondo e sottolinea che, viste le notevoli lacune strutturali di molti Paesi candidati nel settore dei trasporti, è necessario mantenere un equilibrio fra i progetti realizzati in tale settore e in quello dell’ambiente. Non si dovranno però trascurare gli investimenti nel trasporto ferroviario.

In generale, i deputati ritengono che l’esecuzione finanziaria del Fondo di coesione nel 2001 sia stata accettabile, ma possa ancora essere migliorata. Il problema dei residui da liquidare (RAL), in particolare, continua a rappresentare una grave lacuna. I parlamentari giudicano insufficiente la quantità di ispezioni effettuate nel 2001 e chiedono alla Commissione di assicurare controlli più rigorosi, anche riguardo al rispetto della trasparenza nella stipula dei contratti pubblici. La Commissione è inoltre invitata a fornire, in occasione delle prossime relazioni annuali, informazioni più dettagliate sui progetti finanziati, sul modo in cui essi contribuiscono al rispetto della normativa comunitaria in materia ambientale e sulle misure impiegate per eliminare le strozzature nel settore dei trasporti, indicando in che misura i progetti ferroviari hanno sostituito il trasporto su strada.

A beneficiare del Fondo sono gli Stati «della coesione», ovvero Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. I deputati osservano però che, avendo superato il 90% del reddito medio comunitario dei 15 attuali Stati membri dell’UE, l’Irlanda dal 2003 perderà il finanziamento. Quanto al Portogallo, poiché il suo deficit nel 2001 è stato pari al 4,1%, si pone il problema di un’eventuale sospensione dei finanziamenti: le autorità portoghesi sono quindi invitate ad adottare le misure necessarie affinché tale situazione non si ripeta.
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Ton Huyssoon
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Relazione annuale su ISPA (2001)

Adriana POLI BORTONE (UEN, I)
Relazione sulla relazione annuale della Commissione sullo strumento per le politiche strutturali di preadesione (ISPA) 2001
Doc.: A5-0199/2003
Procedura: Iniziativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

Con l'approvazione della relazione di Adriana POLI BORTONE (UEN, I) – 363 voti favorevoli, 13 contrari e 41 astensioni – il Parlamento mette in evidenza il problema della capacità di assorbimento dei fondi ISPA da parte dei futuri Stati membri, problema «che rischia di divenire drammatico data l'imminenza dell'allargamento». Tale difficoltà, rilevano i deputati, sembra dipendere quasi sempre dalla scarsa efficacia delle strutture amministrative dei Paesi candidati e dalla loro mancanza di familiarità con le procedure comunitarie. La Commissione è quindi invitata, per i prossimi anni, a formulare piani di spesa realistici e compatibili con le capacità di assorbimento di tali Paesi. La Commissione dovrebbe anche vigilare a che i Paesi partecipanti assicurino il cofinanziamento dei progetti per quando di loro competenza. Essi sono inoltre chiamati a rafforzare le strutture decentrate, applicare sistematicamente i meccanismi di partenariato e migliorare le procedure di gara.

L’Aula accoglie con favore la relazione annuale della Commissione sullo strumento per le politiche strutturali di preadesione nel 2001 e rileva il miglioramento dell'equilibrio tra spese per progetti ambientali e spese per progetti nel settore dei trasporti, sebbene in quest'ultimo caso serva maggiore attenzione per la rete paneuropea dei trasporti su rotaia.

I deputati sostengono lo sforzo della Commissione per ottenere da parte dei Paesi candidati il rispetto della valutazione di impatto ambientale, «elemento orizzontale imprescindibile della "cultura" comunitaria nella gestione dei fondi, che i nuovi Stati membri devono assolutamente fare proprio». I parlamentari sottolineano infine l'esigenza di integrare la prospettiva di genere in tutti i progetti ISPA, PHARE e SAPARD, per tutte le fasi della programmazione: dall'analisi e definizione degli obiettivi fino al loro monitoraggio e alla valutazione.
Per ulteriori informazioni:
Ton Huyssoon
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408
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Statistiche in materia di scienza e tecnologia

Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la produzione e lo sviluppo di statistiche comunitarie in materia di scienza e tecnologia
Doc.: Sotto forma di lettera
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 19.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La posizione comune del Consiglio è stata approvata senza emendamenti.
Per ulteriori informazioni:
Richard Freedman
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41448
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Sviluppo e cooperazione

Cooperazione energetica e sviluppo

Anders WIJKMAN (PPE/DE, S)
Relazione sulla comunicazione della Commissione concernente la cooperazione energetica con i paesi in via di sviluppo
Doc.: A5-0196/2003
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata con 408 voti favorevoli, 8 contrari e 33 astensioni.
Per ulteriori informazioni:
Armelle Douaud
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 43806
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Pesca

Per una pesca sostenibile nel Mediterraneo

Giorgio LISI (PPE/DE, I)
Relazione relativa ad un piano d'azione comunitario per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo nell'ambito della politica comune della pesca
Doc.: A5-0171/2003
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 19.06.2003
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
Per ulteriori informazioni:
Gonçalo Macedo
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41361
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Riduzione dei rigetti in mare

Niels BUSK (ELDR, DK)
Relazione su un piano di azione comunitario inteso a ridurre i rigetti in mare
Doc.: A5-0163/2003
Procedura: Iniziativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell’art. 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
Per ulteriori informazioni:
Gonçalo Macedo
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41361
e-mail :   
         fish-press@europarl.eu.int

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Affari giuridici

Statuto dei funzionari europei

Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK) e Manuel MEDINA ORTEGA (PSE, E)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica lo statuto dei funzionari delle Comunità europee e il regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità
Doc.: A5-0069/2003
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La risoluzione legislativa è stata approvata, concludendo così la procedura lasciata in sospeso a marzo per attendere l'evoluzione dei negoziati in Consiglio. La Commissione dovrebbe presentare presto nuove proposte in merito al regime delle pensioni, a seguito delle quali il Parlamento elaborerà una nuova relazione specifica.
Per ulteriori informazioni:
Nikolaos Tziorkas
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42341
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Bilancio


Campagna d’informazione sul ruolo dell’UE nel mondo

Göran FÄRM (PSE, S)
Relazione sul progetto di bilancio rettificativo n. 1/2003 dell'Unione europea per l'esercizio 2003
Doc.: A5-0173/2003
Procedura: Bilancio
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 19.06.2003

La relazione è stata approvata.
Per ulteriori informazioni:
Jean-Yves Loog
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44652
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