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RASSEGNA

 

3 - 4  dicembre  2003

 

Bruxelles

 


Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Dichiarazioni
Tributo ai soldati spagnoli

Conferenza intergovernativa
Lavori della CIG e preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles

Affari economici e monetari  
Patto di stabilità e di crescita
Chiesta un'IVA ridotta per compact-disc, film e parrucchieri

Politica sociale e dell’occupazione
Una carta di assicurazione malattia per tutti i cittadini
Riforma dello statuto dei funzionari

Controllo dei bilanci
Severe critiche all'OLAF

Giustizia e Affari interni
Assistenza a paesi terzi in materia di migrazione e asilo
Intensificare la lotta contro la corruzione
Rimpatrio di salme

Affari costituzionali
Per una migliore governance europea
Contratti e convenzioni tripartite

Agricoltura
Niente più ambiguità sul termine «biologico»

Pesca
Riconversione dei pescherecci
Accordo di pesca con il Mozambico
Misure speciali per la pesca nelle regioni ultraperiferiche

Sviluppo e Cooperazione
Preferenze tariffarie generalizzate

Ambiente
Inquinamento atmosferico provocato da navi

Ricerca
Cooperazione scientifica UE-Marocco
Cooperazione scientifica UE-Tunisia

Immunità e Statuto dei deputati
Immunità dell'on. Cappato
Immunità dell'on. Korakas
Immunità dell'on. Marchiani

Bilancio
Restituzione di stanziamenti non utilizzati

Ordine del giorno 15 - 18 dicembre 2003 Strasburgo


Codici delle procedure parlamentari

 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali, democratici e riformatori

Verdi/ALE

Verdi / Alleanza libera europea

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

UEN

Unione per l’Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

 

B

Belgio

F

Francia

A

Austria

DK

Danimarca

IRL

Irlanda

P

Portogallo

D

Germania

I

Italia

FIN

Finlandia

GR

Grecia

L

Lussemburgo

S

Svezia

E

Spagna

NL

Olanda

UK

Regno Unito


Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 04.12.2003

 

B

DK

D

GR

E

F

IRL

I

L

NL

A

P

FIN

S

UK

Totale

PPE/

DE

5

1

53

9

28

21

5

34

2

9

7

9

5

7

37

232

PSE

5

2

35

9

24

18

1

16

2

6

7

12

3

6

29

175

ELDR

5

6

   

3

1

1

8

1

8

   

5

4

11

53

GUE/

NGL

 

3

7

7

4

15

 

6

 

1

 

2

1

3

 

49

Verdi/ALE

7

 

4

 

4

9

2

2

1

4

2

 

2

2

6

45

UEN

 

1

X X

X

4

6

10

     

2

     

23

EDD

 

3

X

X

 

9

     

3

 

X

   

3

18

NI

3

     

1

10

 

11

   

5

     

1

31

Totale

25

16

99

25

64

87

15

87

6

31

21

25

16

22

87

626


Gruppi politici

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali democratici e riformatori

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

Verdi/ALE

I Verdi / Alleanza libera europea

UEN

Unione per l'Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

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Dichiarazioni


Tributo ai soldati spagnoli

Durante l'ora delle votazioni, il Parlamento europeo ha ricordato i soldati spagnoli uccisi in Iraq osservando in loro memoria un minuto di silenzio. 

Conferenza intergovernativa


Lavori della CIG e preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 12/13 dicembre 2003), incluso il Forum sociale europeo
&
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Relazione sullo stato di avanzamento dei lavori della Conferenza intergovernativa
&
Risoluzione comune sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla preparazione del Consiglio europeo del 12-13 dicembre 2003, a Bruxelles
Doc.: B5-0514/2003
Procedura: Risoluzione comune
&
Risoluzione comune sulla relazione sullo stato di avanzamento della Conferenza intergovernativa
Doc.: B5-0513/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 03.12.2003
Votazione: 04.12.2003

Conferenza intergovernativa

Il Parlamento europeo lancia un appello ai capi di Stato e di governo affinché proseguano i loro sforzi e superino le divergenze al fine di giungere ad un risultato «equilibrato e positivo» alla riunione della CIG del 13 dicembre 2003, che dovrebbe condurre all'approvazione del testo finale del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa. Con l'adozione di una risoluzione comune presentata dai gruppi PPE-DE, PSE, ELDR e Verdi/ALE (346 voti favorevoli, 106 contrari e 58 astensioni), i deputati esprimono inquietudine per la messa in discussione, da parte di taluni Stati membri, delle proposte di riforma istituzionale promosse dalla Convenzione e sottolineano una serie di punti che considerano di particolare importanza.

Maggioranza qualificata

I deputati ribadiscono il sostegno alle proposte della Convenzione in merito alla definizione di maggioranza qualificata. Un margine di compromesso per quanto riguarda le cifre proposte è possibile, a condizione che sia rispettato il principio della doppia maggioranza e dell'abbassamento della soglia fissata a Nizza. I parlamentari accolgono con favore la proposta della Presidenza italiana di estendere il voto a maggioranza qualificata nell'ambito della PESC.

Consiglio legislativo

Il Parlamento deplora la decisione palesemente assunta di sopprimere il Consiglio legislativo, che doveva permettere una separazione più netta tra le funzioni esecutive e legislative del Consiglio, nonché assicurare piena trasparenza all’attività legislativa. L'Aula auspica comunque che venga almeno mantenuta l’opzione di istituire il Consiglio legislativo in una fase successiva.

Poteri di bilancio del PE

Considerate le proposte avanzate da alcune formazioni settoriali del Consiglio che minano «la stabilità della base negoziale», l'Assemblea chiama la CIG a non mettere in discussione l'equilibrio generale raggiunto dalla Convenzione sulle disposizioni finanziarie e di bilancio: ogni tentativo di indebolire gli attuali poteri del Parlamento in materia di bilancio è considerato un grave attacco ai principi fondamentali dell'istituzione e viene respinto.

Composizione della Commissione

Ritenendo che l'attribuzione di un commissario ad ogni Stato membro rischierebbe di conferire all’istituzione un carattere intergovernativo, il PE ribadisce il suo sostegno alle proposte contenute nel progetto di Costituzione sulla composizione del Collegio. I deputati sostengono anche il compromesso raggiunto dalla Convenzione sul futuro Ministro degli esteri dell'Unione, Vicepresidente del Collegio che dovrà presiedere un'amministrazione congiunta nell'ambito della Commissione nonché il Consiglio Affari esteri.

Secondo i deputati, inoltre, una proposta volta a limitare le competenze del procuratore europeo nella lotta contro le frodi a danno degli interessi finanziari dell'Unione dovrebbe essere associata all'applicazione della procedura legislativa ordinaria; la revisione della Parte III della Costituzione dovrebbe essere effettuata con una procedura agile e flessibile; una conferenza dovrebbe infine essere convocata per la revisione del Trattato Euratom. Ancora una volta gli emendamenti sull'inclusione di un riferimento alle radici giudaico-cristiane dell'Europa sono stati respinti.

Consiglio europeo

Con l'approvazione di una risoluzione comune sulla preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles, presentata dai gruppi PPE-DE, PSE, ELDR e da Gerard COLLINS (UEN, IRL), il Parlamento è tornato sulle decisioni adottate dal Consiglio Ecofin il 25 novembre scorso. Deplorando che nell'attuale fase di stagnazione economica prolungata l'Unione europea non sia in grado agire sulla base di una strategia comune, i deputati esprimono preoccupazione assunte dal Consiglio Ecofin quanto all'applicazione del Patto di stabilità e di crescita.

L'Aula esorta poi il Consiglio europeo a rispettare i diritti del Parlamento nel quadro della procedura di codecisione sulla revisione delle reti transeuropee quando sarà adottato il cosiddetto «programma ad avvio rapido» e saranno definiti i progetti per gli investimenti. I parlamentari deplorano, tuttavia, che il «programma ad avvio rapido» comprenda solo progetti già concordati ma non ancora attuati, concentrati esclusivamente su investimenti infrastrutturali. Essi chiedono infatti la piena integrazione degli aspetti legati all'ambiente e alla sostenibilità attraverso un ambizioso piano per lo sviluppo di tecnologie pulite ed ecologiche.

Ricordando che le scadenti prestazioni dell'Europa in materia di R&S e di investimenti rispecchiano lo scarso rendimento del settore privato, l'Aula invita le imprese europee a rispondere all'Iniziativa per la crescita dimostrando la disponibilità ad aderire ai partenariati pubblico-privati necessari per incrementare la crescita dell'occupazione in Europa.

In tema di libertà, sicurezza e giustizia, l'Aula sottolinea la necessità che strutture come la nascitura Agenzia europea per la gestione delle frontiere comprendano la piena associazione del Parlamento. I deputati insistono poi con gli Stati membri affinché rispettino il termine del 31 dicembre 2003 per il mandato d'arresto europeo (solo tre paesi - Danimarca, Spagna e Portogallo - hanno recepito tale strumento). Essi deplorano che l'ultimo Consiglio Giustizia e Affari interni non abbia raggiunto un accordo su una politica comune europea in materia di asilo, nonostante la scadenza fissata dal Consiglio europeo. Serve poi un'azione concreta ed esaustiva da parte dei paesi terzi di origine e transito nella gestione dei propri flussi migratori, onde metter fine alle tragedie che si verificano quotidianamente al largo delle coste mediterranee.

Sull'allargamento, l'Aula rileva che alcuni compiti importanti devono essere ancora svolti prima dell'adesione. Il Consiglio europeo è poi esortato a garantire che il quadro per la conclusione dei negoziati con la Bulgaria e la Romania consenta il loro ingresso nell'Unione nel 2007, purché siano rispettati i criteri di adesione. Anche la questione cipriota andrebbe composta con il contributo delle parti interessate: il Parlamento auspica che le elezioni in programma il 14 dicembre nella parte settentrionale dell'isola possano contribuire a far avanzare il processo di pace nel quadro dell'ONU.

Quanto all'Iraq, l'Aula ritiene un primo passo positivo le proposte presentate dall'amministrazione USA e dal Consiglio provvisorio sul calendario per il trasferimento della sovranità ai rappresentanti iracheni. I deputati rinnovano inoltre la richiesta al Consiglio di potenziare le iniziative dell'UE nella situazione post-bellica, adottando una posizione comune. Il Parlamento ha quindi ribadito il suo sostegno alla Road Map e all'accordo di Ginevra per la soluzione del conflitto in Medio Oriente.

In riferimento alla situazione in Georgia, Consiglio e Commissione sono chiamati a fornire la necessaria assistenza finanziaria e tecnica alle autorità onde sostenere, stabilizzare e ricostruire le istituzioni, definire una strategia per le riforme e preparare le elezioni presidenziali e generali. È stato invece espresso rammarico per il fatto che il Vertice dell'OSCE non sia potuto giungere a conclusioni a causa delle divergenze di opinioni sulla situazione in Moldavia.

Per quanto concerne il documento sulla Strategia di sicurezza dell'UE, che sarà presentato dall'Alto rappresentante Javier Solana al Consiglio europeo, il Parlamento sottolinea che tale strategia può essere sviluppata solo sulla base del multilateralismo e nel contesto ONU: andando oltre la dimensione strettamente militare e garantendo il ricorso ad un intero pacchetto di misure politiche, economiche, sociali e militari si può fornire un grande contributo alla prevenzione e alla composizione dei conflitti. I deputati chiedono poi di invitare gli Stati membri ad aderire quanto prima alla Convenzione sul divieto dell'impiego, del deposito, della fabbricazione e della fornitura di mine antiuomo e sulla loro distruzione.

Sulla questione della Baia di Guantanamo, infine, è stato ribadito l'invito alla Presidenza del Consiglio affinché sollevi dinanzi alle autorità statunitensi la questione del diritto a un processo equo dei prigionieri detenuti. Tale questione dovrebbe essere iscritta all'ordine del giorno del prossimo vertice fra l'Unione europea e gli Stati Uniti.

Per ulteriori informazioni:

Claudia Delpero

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42591

e-mail : constit-press@europarl.eu.int

Dichiarazione del Consiglio

Il sottosegretario Roberto ANTONIONE, a nome del Consiglio, ha introdotto i principali temi del Consiglio europeo di Bruxelles del 12 e 13 dicembre, che chiuderà il semestre di Presidenza italiana. Uno spazio importante sarà lasciato ai lavori della Conferenza intergovernativa, che si riunirà a livello di Capi di Stato e di Governo assistiti dai rispettivi Ministri degli Esteri.

Antonione ha voluto dapprima esporre i principali sviluppi scaturiti dal conclave di Napoli sulla CIG. La Presidenza italiana ha presentato una proposta di compromesso che riflette il dettato del testo elaborato della Convenzione e tiene conto di alcuni contributi apportati dagli Stati membri, dal Parlamento europeo e dalla Commissione. Il conclave ha registrato il riavvicinamento tra le posizioni degli Stati membri su molte questioni, ma anche il permanere di alcune divergenze, destinate però a ricomporsi. Permangono in particolare le contrapposizioni sul tema della maggioranza qualificata in seno al Consiglio e su quello della composizione della Commissione europea.

I progressi riguardano il riferimento all'uguaglianza tra donne e uomini e il rispetto delle minoranze tra i valori dell'Unione; la preminenza del diritto dell'Unione; la possibilità del controllo giurisdizionale sugli atti del Consiglio europeo attraverso la sua trasformazione in istituzione; l'estensione della maggioranza qualificata nell'area della Giustizia e degli Affari interni, che tenga conto delle specificità di alcuni sistemi nazionali e delle clausole di salvaguardia. Per quanto concerne la terza parte del progetto di Trattato costituzionale, rimangono  divergenze note da tempo, ma l'oratore ritiene che esse si dissolveranno allorché verranno sciolti i grandi nodi tematici.

Permangono ulteriori controversie tra i Paesi sull'estensione del voto all'unanimità, specie su temi come la politica estera, la fiscalità e la sicurezza sociale: alcuni sono contrari, altri ritengono che una progressiva apertura al voto alla maggioranza possa costituire un elemento qualificante. Altre divergenze concernono le modifiche in merito al bilancio, al quadro finanziario pluriennale, alle risorse proprie e al governo economico. Ci sono resistenze sulla procedura di revisione semplificata del titolo III parte III, mentre si registra un sostanziale consenso sulla clausola  passerella, a condizione che i parlamenti nazionali siano adeguatamente coinvolti.

Il conclave ha permesso ulteriori progressi nel processo di definizione della PESD. Si è arrivati ad una nuova redazione dell'articolo sulla clausola di mutua assistenza e della cooperazione strutturata contenuta, mentre un protocollo è stato presentato in merito ai criteri di partecipazione a tale cooperazione. Essi verranno esaminati dalla sessione ministeriale che si terrà l'8 dicembre. Tuttavia sussistono importanti elementi di divergenza, in particolare sul quadro istituzionale della futura Unione. Si è trovato l'accordo sull'elevazione della soglia minima di deputati nazionali nel Parlamento europeo, purché il numero totale dei seggi dell'Istituzione non sia aumentato. Riguardo il Consiglio alcuni Stati membri preferirebbero soluzioni elettive rispetto alle Presidenze collegiali. La Presidenza italiana ha proposto che tre Stati membri mantengano la Presidenza per 18 mesi, secondo una decisione del Consiglio europeo.

La Presidenza ritiene che la soluzione proposta in merito al Ministro degli Affari esteri dell'Unione sia l'unica percorribile. Essa supererebbe le critiche di chi considera questa figura come un cavallo di Troia del Consiglio in seno alla Commissione e di chi invece vorrebbe sottrarre il Ministro ai vincoli di collegialità dell'Esecutivo. Rimangono due problemi: l'opposizione di alcuni Paesi ad affidare al Ministro degli Esteri la Presidenza del Consiglio Relazioni esterne; la richiesta di altri di chiamarlo Rappresentante e non Ministro, il che sarebbe un passo indietro rispetto a quanto proposto in sede di Convenzione.

Riguardo alla composizione della Commissione dopo il 2009 è nuovamente emersa la contrapposizione tra i fautori di una Commissione ristretta e agile e coloro i quali difendono un Esecutivo con un membro per ciascun Paese, rappresentativo di tutte le sensibilità nazionali. Sul calcolo della maggioranza qualificata in Consiglio, alcuni Paesi difendono il sistema di Nizza, altri sono a favore della doppia maggioranza e tra questi ultimi ce ne sono alcuni fautori di una doppia maggioranza simmetrica: 50% sia degli Stati membri che della popolazione dell'Unione.

Dal successo o meno del negoziato costituzionale dipenderà l'andamento del processo di integrazione nei prossimi anni, così come la capacità dell'Unione di svolgere un ruolo autorevole sulla scena internazionale, ha detto Antonione. Sarà quindi richiesta una certa flessibilità in un quadro di pari dignità di tutti gli Stati membri. E' «necessario che si abbandonino i particolarismi e che ci si distacchi dalla logica di un giusto ritorno (...) L'approvazione della nuova Costituzione sarà un successo di tutti o un insuccesso dell'Unione».

In merito ai temi economici, il Consiglio europeo sarà chiamato ad approvare definitivamente l'Iniziativa di crescita, già avallata dal Consiglio Ecofin del 25 novembre. L'obiettivo è quello di accelerare la realizzazione di infrastrutture e di progetti di ricerca più avanzati in modo da stimolare la mobilitazione di risorse della BEI e del settore privato. Ci si aspetta anche che l'accordo in seno al Consiglio Trasporti sulla proposta della Commissione in materia di revisione delle TEN venga ratificato, considerando la recente decisione sull'aumento dei contributi UE dal 10 al 20% per interventi su tratti trasfrontalieri.

Una riunione straordinaria del Vertice sociale trilaterale avrà luogo per rinnovare l'impegno europeo nell'attuazione della Strategia sull'occupazione. Esso esaminerà il lavoro svolto dalla task force sull'occupazione guidata da Wim Kok e l'Iniziativa per la Crescita in particolare per quanto riguarda gli effetti sull'occupazione.

Il Consiglio europeo farà il punto sulla costruzione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Si prenderà atto delle intese raggiunte in seno al Consiglio Giustizia e Affari interni sull'Agenzia europea per la gestione delle frontiere, su un programma di misure per l'immigrazione via mare e sull'inserimento di dati biometrici nei visti e nei permessi di soggiorno. Su Agenzia e dati biometrici il Parlamento dovrà esprimere il proprio parere. In materia di asilo, invece, rimane una situazione di stallo sulla direttiva in merito a norme minime procedurali e su quella relativa allo status di rifugiati. Il Consiglio europeo inviterà il Consiglio a raggiungere un'intesa prima della scadenza del 1° maggio 2004 sancita dal Trattato di Amsterdam.

Si tratterà anche del tema dell'accoglienza e dell'integrazione degli immigrati legali, con particolare riferimento al dialogo intrareligioso cui è stata dedicata la Conferenza dei Ministri dell'Interno del 30 e 31 ottobre. Nei prossimi giorni dovrebbe formalizzarsi un'intesa interistituzionale tra Parlamento, Consiglio e Commissione sulla creazione di un programma di assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi terzi in materia di asilo e l'avvio di un meccanismo di monitoraggio nella lotta all'immigrazione clandestina. Infine, il Consiglio europeo prenderà atto dell'accordo raggiunto sulla decisione quadro sulla lotta al traffico di droga.

In merito all'allargamento, i Ministri degli Esteri, sulla base dei rapporti presentati dalla Commissione il 5 novembre, hanno già manifestato la propria soddisfazione quanto all'allineamento dei Paesi in via di adesione nei vari ambiti dell'acquis. Secondo Antonione, l'allargamento che avrà luogo nel 2004 si profila sempre più come un successo. Bulgaria e Romania compiono progressi considerevoli sulla via dell'adesione. Il Consiglio europeo dovrà a questo punto stabilire un calendario delle prossime tappe, che saranno il 2004 per la conclusione dei negoziati, il 2005 per la firma dei trattati di adesione, il 2007 per l'adesione. Ci si attende che la Commissione presenti entro gennaio 2004 il quadro finanziario per la loro adesione. La Turchia ha compiuto sforzi notevoli in tema di riforme istituzionali e di rispetto dei criteri politici di Copenaghen e deve essere incoraggiata in questa direzione. Un appello dovrà essere rivolto alle parti del conflitto di Cipro, la cui soluzione faciliterebbe le aspirazioni europee turche.

Il Consiglio europeo esaminerà inoltre il documento sulla Strategia europea di sicurezza e il Rapporto sullo stato di sviluppo della PESD, tenendo presente la futura creazione di un'Agenzia europea degli armamenti. Infine verrà adottato il primo Programma strategico pluriennale, che guiderà l'attività del Consiglio nei prossimi tre anni.

Dichiarazione della Commissione

Il Presidente della Commissione europea, Romano PRODI, ha esordito facendo riferimento alla riunione straordinaria del Vertice sociale tripartito, che precederà il Consiglio europeo e che vedrà la partecipazione dei capi di Stato della troika, dei rappresentanti delle parti sociali e della Commissione. È infatti essenziale coinvolgere e ascoltare la voce delle parti sociali in questa fase del processo costituzionale: il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni degli imprenditori europei è la miglior garanzia di successo di ogni iniziativa a favore dell’occupazione. L’incontro affronterà due temi al centro della Strategia di Lisbona: l'Iniziativa per la crescita e la Strategia europea per l’occupazione. Il momento centrale sarà la presentazione della relazione finale della task force sull’occupazione presieduta da Wim Kok, la quale indica come far fronte alle grandi trasformazioni dell’economia e del mondo del lavoro. Fra i punti qualificanti, vi è la necessità di aumentare la capacità di adattamento delle imprese e dei lavoratori, di accrescere gli investimenti nel capitale umano e di creare nuove dinamiche sociali per sostenere le riforme e accelerarne l’attuazione. La Commissione terrà conto delle raccomandazioni della task force per preparare il rapporto congiunto sull’occupazione che presenterà al Consiglio di primavera del prossimo anno.

Per quanto concerne la Conferenza intergovernativa, dalle decisioni che essa assumerà si vedranno i frutti del nuovo metodo della Convenzione. Un ritorno al metodo delle trattative fra governi, vissuto nella notte del vertice di Nizza, rappresenterebbe un fallimento politico per l'Unione e non sarebbe accettato dall'opinione pubblica. La questione chiave per la CIG è stabilire in che modo l'Unione possa raggiungere i suoi obiettivi di fondo e rafforzare la sua capacità decisionale. Tre sono le grandi sfide: servono politiche forti e un maggior coordinamento europeo al servizio della crescita economica, della creazione di posti di lavoro e della protezione sociale; occorre dare una risposta comune alle sfide internazionali legate alla sicurezza, alla libertà e alla giustizia; bisogna mettere in comune le forze per far fronte alle responsabilità globali e per promuovere i valori e gli interessi europei nel mondo. L'articolo 3 del progetto di Costituzione afferma solennemente gli obiettivi dell'Unione su queste linee.

La Convenzione non ha prodotto una Costituzione perfetta per affrontare tali compiti, ma il risultato corrisponde, forse oltre le attese, ai propositi contenuti nella dichiarazione di Laeken. La CIG finora è stata impegnata più nelle dispute interne fra gli Stati membri che nella creazione degli strumenti adeguati ai problemi e alle esigenze dell'Europa. È deludente che non si sia registrato alcun progresso su una procedura in grado di rendere possibile l’emendamento della parte della Costituzione relativa alle politiche: la Commissione sosterrà ogni sforzo che la Presidenza metterà in atto per raggiungere tale obiettivo. Pensando alle nuove sfide, la Costituzione non deve diventare un vincolo per l'azione futura.

Rispetto al lavoro della Convenzione, per Prodi finora l'unico progresso di rilievo è stato il progresso nella definizione della cooperazione strutturata nel campo della difesa. Su tutte le altre questioni c’è ancora il rischio che la CIG faccia passi indietro, tornando al metodo intergovernativo. Ciò vale anche per la cooperazione sul diritto penale, proprio in un momento in cui tutti i leader riconoscono la minaccia della criminalità e del terrorismo internazionali. C’è inoltre chi vuole indebolire la credibilità del Ministro degli affari esteri, sempre sostenendo a parole che l'Europa deve diventare più forte ed esercitare una funzione di leadership nel mondo. Alcuni ministri sostengono che estendere il sistema intergovernativo significa rafforzare il coordinamento della politica economica, mentre ciò che serve davvero è rafforzare la capacità europea di mettere la governance dell’economia al servizio di una strategia di crescita. Alcuni paesi arriveranno perfino a proporre la reintroduzione del diritto di veto dove la Convenzione l’ha abolito, per esempio nella politica commerciale.

La scelta è fra due opzioni: o un'Europa divisa che fa da spettatore sulla scena politica mondiale, o un'Europa unita che contribuisce alla pace, alla crescita e allo sviluppo sostenibile. Con scelte a ritroso, l'Europa rischia di diventare un continente ai margini della mappa del mondo, circondato da altri potenti protagonisti. Il progetto di Costituzione, nella sua forma attuale, fornisce gli strumenti che consentono a un’Europa unita di operare in modo più efficace. Esso non crea il progetto politico del futuro e non è su questo che i leader nazionali devono impegnarsi. La vera questione è se troveranno la capacità collettiva di adottare gli strumenti necessari in futuro per intraprendere un qualsiasi progetto europeo.

La Convenzione ha mantenuto e migliorato l'equilibrio dei poteri tra le diverse istituzioni dell'UE. Una Commissione forte è indispensabile per garantire l'applicazione imparziale delle regole: non si devono quindi ridimensionare all'ultimo minuto i suoi poteri in settori cruciali come il controllo sugli aiuti di Stato. L'aspirazione di diventare una vera Unione di popoli e di Stati trova espressione nel sistema della doppia maggioranza proposto per le decisioni del Consiglio. È cresciuta la legittimità democratica rafforzando il ruolo del Parlamento sulle questioni legislative, politiche e di bilancio. Il potere della Corte di giustizia di difendere la supremazia della legge è stato in parte rafforzato. È quindi chiaro, ha detto Prodi, che la Commissione resisterà fino all’ultimo minuto contro ogni tentativo di ridurre i poteri del Parlamento, soprattutto sulle questioni di bilancio. Come ci si può aspettare che il Parlamento e la Commissione spieghino e difendano di fronte ai cittadini una Costituzione che il Parlamento stesso avrebbe bocciato?

Per quanto riguarda la Commissione, la Presidenza ha riconosciuto che la distinzione fra commissari con e senza potere di voto è troppo complessa e non funzionerebbe. La soluzione semplice è quella che mantiene l'uguaglianza fra tutti i commissari: una Commissione composta da un commissario per ciascun Stato membro, con una struttura decisionale più decentrata e un sistema di pesi e contrappesi che ne garantisce la collegialità. Il sistema di voto a doppia maggioranza proposto dalla Convenzione (50% degli Stati membri in rappresentanza di almeno il 60% della popolazione dell'Unione) è infine semplice ed equo. Se lo si vuole cambiare, bisogna andare verso una semplificazione del sistema decisionale del Consiglio. La Commissione continua comunque a preferire un sistema basato sul 50% degli Stati membri in rappresentanza di almeno il 50% della popolazione. In nessun caso, ha proseguito il Presidente, la CIG può decidere un sistema di voto che renda il sistema decisionale del Consiglio più difficile rispetto a quello di Nizza.

Una Costituzione peggiore di Nizza è per Prodi «semplicemente indifendibile». Bisogna inoltre evitare a tutti i costi i mercanteggiamenti dell’ultimo minuto, il cui unico risultato sarebbe quello di minare la credibilità della Costituzione ancor prima che veda la luce. Non bisogna dimenticare che i primi referendum sulla Costituzione si terranno appena sei mesi dopo la conclusione della CIG.

Il Presidente della Commissione ha poi voluto fare alcune considerazioni sull'ultima riunione del Consiglio Ecofin. Sul piano della sostanza, il Consiglio ha trovato un accordo di massima sui piani di rientro del deficit, piani che sono peraltro in linea con quelli previsti nei due paesi interessati. Il Consiglio ha quindi accettato gli impegni espressi da Germania e Francia per consolidare il bilancio nel 2005. La Commissione aveva chiesto uno sforzo supplementare, ma le posizioni non erano tanto lontane da impedire il compromesso. Dal punto di vista procedurale, invece, il Consiglio ha deciso di seguire una strada completamente intergovernativa, invece che quella prevista dalle procedure istituzionali. Prodi ha quindi ribadito la sua critica di fondo: non si possono prendere scorciatoie quando le norme del Trattato e del Patto, concordate all’unanimità, diventano scomode. L’utilità e il valore del Trattato e del Patto dipendono dalla certezza delle regole che tutti devono rispettare. La gravità della vicenda non può passare sotto silenzio. Prodi si augura però che, come già avvenuto tante volte nella storia dell’Unione, dalle crisi più severe possano nascere soluzioni più innovative e durature.

La Commissione continuerà a fare il suo dovere applicando il Trattato e il regolamento del Patto. È infatti sua responsabilità, soprattutto in questa fase, garantire a tutti gli Stati membri un’assoluta parità di trattamento: la disciplina di bilancio e la stabilità sono essenziali per l’Unione economica e monetaria. Prodi ha ricordato le valutazioni critiche che aveva espresso un anno fa. «Esse non condannavano il Patto, ma chiedevano con forza che esso diventasse uno strumento più intelligente per coordinare le politiche di bilancio a livello europeo», ha affermato. Ora che la moneta unica è un fatto acquisito, i mercati e i cittadini hanno bisogno di una vera governance dell’economia, cioè di una vera politica economica. Bisogna aprire una nuova fase di consolidamento, adattarsi alla nuova situazione ma sempre in modo rigoroso e valido per tutti, nonché ripristinare la credibilità degli strumenti di governance dell’economia e della Comunità di diritto. Già un anno fa la Commissione presentò proposte concrete per rafforzare e coordinare le politiche economiche e per interpretare il Patto con maggiore flessibilità e maggiore rigore, una linea approvata dal Consiglio europeo. Il contributo alla Convenzione, poi, conteneva già una parte relativa al rafforzamento del coordinamento della politica economica. La CIG ne ha fatto propri certi elementi, ma ora non si devono mettere in discussione i timidi passi compiuti. Le decisioni assunte dal Consiglio Ecofin dimostrano che il problema ancora irrisolto è quello della debolezza dell’attuale sistema di governance economica a livello europeo: risolvere questo problema è la vera sfida. La Commissione preparerà un’iniziativa in tal senso.

Per Prodi, rivedere le norme di attuazione del Patto non è sufficiente. Occorre approfondire il dibattito sulla politica fiscale nel contesto più ampio della sorveglianza e del coordinamento generale della politica economica. Ma occorre soprattutto collegare in modo più stretto le politiche di bilancio all’obiettivo più generale di aumentare il potenziale di crescita senza compromettere la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche. In tal senso, bisogna utilizzare più attivamente i grandi orientamenti di politica economica e il Patto di stabilità e di crescita come strumenti di coordinamento delle politiche economiche. Serve un nuovo equilibrio fra questi due strumenti per mantenere la disciplina di bilancio e, allo stesso tempo, stimolare la crescita. Il Presidente ha concluso affermando che bisogna operare con forza e ottimismo per raggiungere i grandi risultati auspicati: così la Costituzione che sta nascendo chiarirà gli obiettivi di fondo, saprà definire con maggior precisione il campo d’azione dell’Unione e renderà più semplice e trasparente il funzionamento delle istituzioni. Prodi è certo che «lasceremo alle generazioni future un’Unione che non sarà solo più grande e più influente, ma anche più coerente, più democratica e più vicina a tutti i cittadini europei».

Dibattito

Elmar BROK (PPE/DE, D) ha ringraziato la Presidenza italiana per aver mantenuto la parola. Quanto avvenuto in riferimento al Patto stabilità ha causato una perdita di credibilità e non ha portato a migliorare la posizione di due importanti Stati europei: la stabilità e i poteri del Parlamento non devono essere toccati. I tentativi in questo senso vanno quindi bloccati. A Napoli sono stati compiuti passi avanti in diversi campi, con conclusioni che possono essere definite una conquista, ha detto il rappresentante del gruppo popolare. Le decisioni prese in materia di difesa non devono essere considerate un affronto alle relazioni transatlantiche. Quanto al futuro ministro degli esteri, per Parlamento e Commissione egli dovrà essere membro dell'Esecutivo. Tale questa figura, però, avrà un senso solo se presiederà anche il Consiglio Affari esteri: non si vede il problema della sua denominazione. Brok ha espresso preoccupazione sulla soluzione proposta per la procedura di voto in Consiglio: la clausola rendez-vous che posticipa alcune decisioni al 2009 è solo un alibi, il quale peraltro non ha mai funzionato. Si dovrebbe quindi evitare un simile compromesso e optare per la doppia maggioranza secondo il sistema proposto dalla Convenzione. Se i diritti di bilancio del Parlamento venissero modificati, infine, si arriverebbe a un punto di rottura. Intenzioni come quelle espresse dai ministri Ecofin quanto ai poteri del Parlamento che risalgono al 1978 sono inaccettabili: nessun parlamento potrebbe accettare una Costituzione che violi un suo diritto fondamentale.

Sul Forum sociale, Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) ha ricordato gli impegni della strategia di Lisbona sottolineando che ora è essenziale formulare politiche pro-attive per il capitale umano europeo. Si spera quindi che il Consiglio elabori una serie di politiche, non un catalogo di buone intenzioni. Quanto alla CIG, il conclave di Napoli si è concluso con una vera tempesta. Il rappresentante del gruppo socialista auspica un accordo entro il 13 dicembre e il successo della Presidenza italiana, che ha sempre mantenuto una posizione costruttiva, spingendosi anzi talvolta oltre la posizione voluta da certi governi: non si possono accettare mercanteggiamenti dell'ultimo minuto contro il Parlamento, la democrazia e la trasparenza. Deve essere esaminata la questione del Consiglio legislativo, non ancora liquidata. Il gruppo ritiene che sulla composizione della Commissione debba esserci una posizione flessibile, nella consapevolezza di essere in una fase di transizione. Vi sono margini per ritoccare la proposta della Presidenza italiana sulla maggioranza qualificata, ma non bisogna andare oltre il risultato del Vertice di Nizza. Il gruppo si rallegra dei progressi compiuti in termini di cooperazione strutturata nella difesa, ma si rammarica dei passi indietro in materia penale e in particolare sul pubblico ministero europeo. In riferimento agli attacchi da parte del Consiglio Ecofin quanto ai poteri di bilancio del Parlamento, Barón Crespo ha detto che se il Consiglio smantellerà l'equilibrato sistema venutosi a creare dal 1975, il Parlamento farà a sua volta una mossa per difendere le proprie prerogative.

Graham WATSON (ELDR, UK) ha esordito sottolineando che tutti gli sguardi sono in questo momento puntati sugli sforzi per arrivare ad un accordo sul Trattato costituzionale tra Stati che cercano di definire delle norme pochi giorni dopo averle violate con la decisione sul Patto di stabilità. Il gruppo liberale deplora in particolare che la CIG non abbia recepito la proposta della Convenzione in materia di bilancio, che avrebbe garantito maggiore trasparenza. L'oratore ha voluto richiamare l'attenzione sul problema dei prigionieri nella base USA a Guantanamo. Da due anni 660 persone detenute si sono viste negare i diritti che spetterebbero loro in quanto prigionieri di guerra. Secondo il rappresentante dei liberali, i principi di libertà devono essere governati da leggi e non da uomini. Per valutare il livello di civiltà di un Paese, lo si sottopone ad un test su come i potenti trattano i più deboli. La situazione attuale non rende onore agli USA, che pure sono un Paese campione nella difesa dei diritti dell'uomo. Se è vero che ai detenuti europei ed australiani è stato concesso di essere trasferiti nei rispettivi Paesi, è giusto che tale possibilità venga attribuita anche agli altri. I liberali chiedono che Parlamento e Consiglio si rivolgano alla Corte suprema USA perché interceda a favore dei prigionieri di Guantanamo. Occorre evitare che la paura porti ad una minaccia alla libertà e che il potere renda cinici.

Pernille FRAHM (GUE/NGL, DK) condivide l'intervento di Watson in particolare per quanto concerne i prigionieri di Guantanamo. L'oratrice ha invitato la Presidenza italiana ad essere cauta e attenta, chiedendo un sostegno deciso anche all'iniziativa israelo-palestinese siglata e Ginevra, che costituisce forse l'ultima speranza di pace in Medio Oriente. Frahm ha poi sottolineato che allorché la Convenzione ha preso la decisione di redigere un unico testo costituzionale, ha così definito una metodologia di lavoro. Forse la Convenzione è stata troppo ambiziosa ma sorprende che ora si sia qui a discutere di una Costituzione che potrebbe non essere approvata. La rappresentante della GUE ha rilevato come alcuni Stati abbiano in programma di organizzare un referendum sul futuro testo costituzionale: la democrazia non è soltanto elezioni libere, ma anche dialogo con i cittadini, che devono essere interpellati quando succede qualcosa di importante. Il Patto di stabilità è previsto nel progetto di Costituzione e dovrebbe essere rispettato da tutti, mentre ora soltanto i piccoli paesi lo fanno.

Secondo Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, F), la CIG sta andando male e il risultato previsto per Bruxelles è esecrabile. Una delle maggiori responsabilità dei politici che vogliono dire «sì» consiste ora nell'avere il coraggio di dire «no». Tutti vogliono trovare un accordo al Vertice di Bruxelles, ma se ciò significasse ricominciare la commedia dell'ultima notte di Nizza, la CIG non dovrebbe terminare. I Governi, ha detto, hanno l'abitudine di sorridere perché il Parlamento non è chiamato a dire «sì» o «no» sul testo e perché pensano che alla fine l'Aula si allineerà alle loro posizioni, come è avvenuto dopo Nizza. Il portavoce dei Verdi ha però ricordato che la Costituzione dovrà essere ratificata per via parlamentare o attraverso referendum: se la grande maggioranza dei deputati europei non sarà d'accordo sul testo firmato, potrà spingere il referendum verso il «no». Il Parlamento ha quindi una capacità di disturbo: «Se non troverete l'accordo con i più europei degli europei, ovvero il Parlamento, non troverete l'accordo con i popoli - ha detto - Se non si vuole più parlare del Consiglio legislativo e della pari dignità delle istituzioni, se non si vuole accettare il nuovo meccanismo della maggioranza, i più europei degli europei si batteranno contro questo testo». L'oratore ha chiesto di non firmare il testo se non ci sarà un risultato soddisfacente: la firma sarebbe un crimine contro l'Europa e questo andrà detto all'opinione pubblica. Non è mai troppo tardi per concludere un negoziato, ma a volte è troppo presto: Cohn-Bendit ha quindi chiesto di non sacrificate l'Europa a una firma «di cui avrete vergogna, come avete avuto vergogna di quella di Nizza, che ha poi portato al lancio della Convenzione».

Per Gerard COLLINS (UEN, IRL) l'incontro di Napoli è stato molto produttivo e il governo italiano merita di essere lodato per aver accelerato il passo dei negoziati. L'oratore ritiene che lo spirito di collaborazione possa portare ad un accordo nella prossima riunione dei Capi di Stato e di Governo. Ciò non significa che non vi siano temi di disputa, come nel caso della composizione della Commissione, del voto a maggioranza qualificata, della responsabilità e dei portafogli dei nuovi commissari, del ministro degli esteri. È essenziale che siano dati chiarimenti ai cittadini su tali questioni. Collins ritiene però che la tassazione debba restare materia soggetta a sovranità nazionale.

Jens-Peter BONDE (EDD, DK) ha ricordato che l'obiettivo di Laeken consisteva nell'avvicinare l'Europa ai cittadini. Invece si va verso la sottrazione di molti poteri di decisione ai parlamenti nazionali e la loro attribuzione a gruppi di lavoro in seno al Consiglio: il legislativo perde potere a favore dell'esecutivo. Ma i parlamenti nazionali stanno cedendo competenze più di quante ne stia acquisendo il Parlamento europeo. Sono i lobbisti e i funzionari che stanno vincendo. Il diritto di presentare proposte legislative dovrebbe spettare soltanto a organi eletti dai cittadini. I commissari dovrebbero essere scelti dai parlamenti nazionali, in modo che questi ultimi possano controllarli. La democrazia dovrebbe venire dal basso e non dall'alto.

Marco PANNELLA (NI, I) ha letto le dichiarazioni di alcuni ministri degli esteri europei a seguito del conclave di Napoli, evidenziando il numero di paesi che continuano a preferire il sistema di Nizza al nuovo Trattato. L'assenza politica dell'Europa, ha detto, sta condannando a morte decine di migliaia di persone nonché il futuro del Medio Oriente. Egli si è quindi unito all'appello di Cossiga, affinché si prendano decisioni chiare sui temi della guerra e della pace. L'unica cosa che i pacifisti sanno dire è: «Dobbiamo ritirare le nostre truppe», proprio come nel '39. Conformemente al diritto internazionale e al diritto di guerra, invece, occorre legalizzare d'urgenza la situazione chiedendo una procedura di pace ufficiale. Quando l'8 settembre 1943 l'esercito italiano si dissolse in una notte, proprio come quello di Saddam Hussein, sarebbero bastati due mesi perché l'Italia fosse liberata. Gli alleati diedero invece sei mesi di tempo e permisero la creazione della Repubblica di Salò. Oggi si assiste alla ricostituzione dell'esercito iracheno in forma clandestina. Pannella ha quindi chiesto che l'Europa prenda l'iniziativa di convocare una sessione speciale del Consiglio per proporre all'ONU e agli USA una procedura di pace, riconoscendo le caratteristiche di belligerante nella clandestinità a Saddam Hussein onde contrattare il suo esilio e la sua impunità. «L'Italia e l'Europa fanno ribrezzo come lo hanno fatto con la ex Jugoslavia - ha concluso - Non continuiamo a condannare a morte con il diritto intere popolazioni del mondo».

Antonio TAJANI (PPE/DE, I) ha affermato che le parole di Antonione fanno ben sperare sull'esito dei lavori della CIG, non solo per quanto riguarda i tempi ma anche per i contenuti. Non ci sono passi indietro ed è quindi confermata la scelta italiana di non fare compromessi al ribasso. La proposta della Presidenza non può che trovare concorde il Parlamento. L'oratore condivide l'appello del Presidente Pat Cox sulla necessità di fare presto e bene, ma non condivide le parole dei pessimisti i quali sembrano volersi arrendere davanti alle difficoltà. Egli ha quindi rinnovato l'appello affinché la CIG inserisca nel preambolo della Costituzione il riferimento alle radici cristiane dell'Europa. Rispondendo alle affermazioni di Watson su Guantanamo, Tajani ha affermato che in più di un'occasione la Presidenza italiana è intervenuta presso le autorità statunitensi onde sollecitare il rispetto dei diritti umani anche a Guantanamo.

In fase di replica Roberto ANTONIONE ha ringraziando i deputati per il loro contributo ai lavori, in quella che è la sua ultima presenza in qualità di rappresentante della Presidenza italiana, visto che alla sessione di Strasburgo il 16 dicembre sarà presente il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi accompagnato dal Ministro Frattini. In merito al problema di Guantanamo, ha detto, la Presidenza ha sollevato il tema, che sta a cuore all'opinione pubblica europea, in tutte le istanze: ultima la visita di Colin Powell in Europa, che in sede di conferenza stampa si è impegnato pubblicamente a fornire risposte in merito alle questioni sollevate. Antonione si è poi impegnato a mantenere un collegamento stretto tra i risultati della Convenzione e i lavori della CIG, senza accettare un compromesso al ribasso. Una trattativa sarà inevitabile, ma lo spirito che guida i lavori lascia intendere che tutti aspirano ad un risultato importante, da festeggiare «sotto l'albero». Inoltre la Presidenza veglierà affinché le prerogative del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali vengano preservate.

A conclusione del dibattito, Romano PRODI ha ringraziato il sottosegretario Antonione, augurandogli successo nella difesa delle sue tesi equilibrate. Egli ha poi invitato a non liquidare alcuni problemi in questo momento messi in disparte, come quello del Consiglio legislativo.

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