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ANTEPRIMA

 

16 - 19 gennaio 2006

 

Strasburgo

 

 

 


 

 


CONFERENZE STAMPA

 

L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche.

 

Una conferenza stampa pre-sessione si svolgerà nell'edificio PHS, sala 0A50,
il venerdì che precede la sessione alle ore 11.00.
Una conferenza stampa per gli ultimi aggiornamenti avrà luogo alle ore 16.30 di lunedì 16 gennaio
nella sala LOW N-1/201 a Strasburgo.
 

Sommario

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE

TRASPORTI
SERVIZI PORTUALI: NUOVO TENTATIVO DI ARMONIZZAZIONE EUROPEA

CONSIGLIO EUROPEO
PROGRAMMA DELLA PRESIDENZA ALL'ESAME DEL PARLAMENTO

BILANCIO
PROSPETTIVE FINANZIARE: BOCCIATO L’ACCORDO DEL VERTICE EUROPEO

COSTITUZIONE
UNA COSTITUZIONE NEL 2009, ALTRIMENTI NIENTE ALLARGAMENTO

ENERGIA
APPROVVIGIONAMENTO DI GAS NELL’UNIONE: RIPENSARE LA POLITICA ENERGETICA EUROPEA

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
CARCERI CIA IN EUROPA: COSTITUZIONE DELLA COMMISSIONE TEMPORANEA
OMICIDIO DELL'EX PRIMO MINISTRO LIBANESE RAFIQ HARIRI

AMBIENTE
NUOVE NORME SULLA QUALITÀ DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE
RIFIUTI DELLE INDUSTRIE ESTRATTIVE
CAMBIAMENTI CLIMATICI: VALUTAZIONE DELLA CONFERENZA DI MONTREAL
ASPETTI AMBIENTALI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

CITTADINANZA EUROPEA
QUARTA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE SULLA CITTADINANZA DELL'UNIONE

DIRITTI DEI CITTADINI
OMOFOBIA IN EUROPA

DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ
TRATTA DEGLI ESSERI UMANI: UNA POLITICA EUROPEA DI PREVENZIONE E REPRESSIONE

SVILUPPO E COOPERAZIONE
DISABILITÀ E SVILUPPO

COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE
COMMERCIO: ESITO DELLA CONFERENZA OMC DI HONG KONG

AGRICOLTURA
ZUCCHERO: I DEPUTATI AUSPICANO UNA RIFORMA PIÙ GENEROSA

RELAZIONI ESTERNE
UNA POLITICA EUROPEA DI PROSSIMITÀ PER PROMUOVERE LA DEMOCRAZIA
SITUAZIONE IN CECENIA DOPO LE ELEZIONI
SITUAZIONE IN AFGHANISTAN DOPO LE ELEZIONI

TRASPORTI
POLITICA ESTERA COMUNITARIA IN MATERIA DI AVIAZIONE
TRASPORTO AEREO: RELAZIONI CON LA RUSSIA E LA CINA

INDUSTRIA
RIMUOVERE GLI OSTACOLI ALLA NASCITA E ALLA CRESCITA DELLE PMI

AFFARI ECONOMICI E MONETARI
STATISTICHE SULLA STRUTTURA E SULL’ATTIVITÀ DELLE CONSOCIATE ESTERE

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
UN LASCIAPASSARE PER AGEVOLARE IL TRAFFICO FRONTALIERO LOCALE

REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO
DIBATTITI VIVACI MA DIGNITOSI: NUOVE NORME DI CONDOTTA PER I DEPUTATI

ORDINE DEL GIORNO 16-19 GENNAIO 2006

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 


 

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE


Lunedì 16 gennaio

La relazione all'esame della Plenaria sulla cittadinanza dell'Unione chiede un maggior coordinamento dei criteri generali e delle procedure di acquisizione della cittadinanza. I deputati auspicano il diritto di voto alle elezioni comunali ed europee per i cittadini dei paesi terzi. Inoltre, ritengono che occorre migliorare l'informazione sui diritti dei cittadini e sottolineano il potenziale ruolo del diritto di petizione (relazione Catania).

Una dichiarazione della Commissione sul tema dell'omofobia in Europa darà lo spunto per un dibattito in Aula cui seguirà l'adozione di una risoluzione del Parlamento.

Il Parlamento esaminerà una relazione d'iniziativa sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini che chiede l'instaurazione di una politica comune e il rafforzamento dell'azione penale e repressiva nei confronti dei trafficanti. Per i deputati, occorrono anche azioni di prevenzione e assistenza ed è necessario contrastare l'uso di Internet a fini illeciti (relazione Prets).

Martedì 17 gennaio

Affondata nel 2003, nonostante un accordo in conciliazione, la proposta di direttiva sull'accesso al mercato dei servizi portuali torna in Parlamento ma, anche questa volta, la sua sorte rimane incerta. Le divergenze tra i deputati, infatti, sono tuttora ampie e molti hanno chiesto di respingere il nuovo il progetto dell'Esecutivo. La commissione trasporti non è stata in grado di adottare una posizione univoca riguardo alla controversa proposta e spetta quindi alla Plenaria tracciare la rotta (relazione Jarzembowski).

La Plenaria è chiamata a pronunciarsi sulla proposta di direttiva relativa alla qualità delle acque di balneazione. All'Aula è raccomandato di approvare il compromesso cui sono giunte in conciliazione le delegazioni del Parlamento e del Consiglio che ha risolto le principali divergenze, in particolare sulla classificazione delle acque e sull'informazione da fornire ai bagnanti. Questi potranno contare su una segnaletica chiara e comune a tutta l'Unione (relazione Maaten)

Sulla base delle dichiarazioni della Commissione e del Consiglio, l’Aula terrà un dibattito sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici in Europa alla luce della crisi scoppiata tra Russia e Ucraina in merito al prezzo delle forniture di gas. Sebbene i due paesi siano giunti ad un accordo, il vivo allarme suscitato in Europa ha aperto una riflessione a tutto campo su come migliorare la politica europea in materia di energia.

Mercoledì 18 gennaio

Il Cancelliere SCHÜSSEL presenterà ai deputati il programma della Presidenza austriaca per il prossimo semestre cui seguirà un dibattito in Aula. Il processo costituzionale, il finanziamento dell'Unione, la strategia di Lisbona, le Reti transeuropee, la sicurezza, l'allargamento e i negoziati commerciali, sono i grandi temi in agenda. La crisi del gas tra Russia e Ucraina ha poi portato alla ribalta la necessità di un ripensamento della politica energetica europea.

L’Aula esaminerà una proposta di risoluzione che boccia - «nella sua formulazione attuale» - la posizione comune del Consiglio europeo in merito al quadro finanziario 2007-2013. Tuttavia, è espressa la volontà di avviare negoziati costruttivi, pur affermando la determinazione a difendere la posizione presa dal Parlamento nel giugno di quest’anno. Questo tema sarà trattato nell’ambito del dibattito sul programma della Presidenza austriaca (risoluzione Böge).

L'Aula esaminerà una relazione in merito al periodo di riflessione avviato dopo la bocciatura della Costituzione in Francia e Paesi Bassi. Per i deputati, gli attuali trattati non consentono ulteriori allargamenti dopo le adesioni di Romania Bulgaria. Il processo costituzionale deve continuare ed essere accompagnato da un intenso dibattito volto ad avvicinare i cittadini all'Europa. Il Parlamento dovrebbe assumere un ruolo guida attraverso l'organizzazione di forum parlamentari (relazione Voggenhuber e Duff).

La Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del Parlamento ha definito il mandato e la composizione numerica della commissione temporanea incaricata di indagare sulle carceri e sui voli fantasma organizzati dalla CIA in Europa. La Plenaria è chiamata a ratificare tale decisione.

Agevolare l'accesso a programmi e fondi comunitari e rimuovere gli ostacoli finanziari e fiscali. Sono queste le principali richieste della relazione d'iniziativa sull'attuazione della Carta europea per le piccole imprese all'esame della Plenaria. Per i deputati occorre anche procedere a «profonde riforme strutturali» in ogni Stato membro, al fine di rafforzare la competitività, eliminare gli intralci amministrativi e tenere conto degli interessi delle PMI in tutte le proposte legislative (relazione Vlasto).

L'Assemblea esaminerà una proposta di modifica del regolamento interno del Parlamento relativa al codice di condotta dei deputati resasi necessaria alla luce di recenti episodi che hanno turbato le sedute plenarie. Si tratta di garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari senza ostacolare la vivacità delle discussioni né la libertà di parola dei deputati. Il Presidente potrà disporre di maggiori poteri in materia di sanzioni (relazione Onesta).

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TRASPORTI


Servizi portuali: nuovo tentativo di armonizzazione europea

Affondata nel 2003, nonostante un accordo in conciliazione, la proposta di direttiva sull'accesso al mercato dei servizi portuali torna in Parlamento ma, anche questa volta, la sua sorte rimane incerta. Le divergenze tra i deputati, infatti, sono tuttora ampie e molti hanno chiesto di respingere il nuovo il progetto dell'Esecutivo. La commissione trasporti non è stata in grado di adottare una posizione univoca riguardo alla controversa proposta e spetta quindi alla Plenaria tracciare la rotta.

La proposta è tesa a migliorare la competitività dei porti europei e a ridurre la congestione e l'inquinamento ambientale. A tal fine è promossa l'introduzione di norme europee omogenee per garantire la concorrenza sia tra i fornitori di servizi all'interno di uno stesso porto sia tra i porti dell'Unione europea. Il Parlamento ha potere di codecisione su questa materia, ma l'esito della prima lettura in commissione trasporti resta ambiguo poiché, pur prevedendo di emendare la proposta dell'Esecutivo, non fornisce alla Plenaria nessuna indicazione sul come.

Più precisamente, la commissione parlamentare ha adottato a maggioranza 13 emendamenti di compromesso nel corso dell'esame della relazione di Georg JARZEMBOWSKI (PPE/DE, DE) , ma il voto finale sulla proposta modificata ha avuto esito negativo (24 voti contrari, 23 favorevoli e 2 astensioni). In precedenza, i deputati avevano anche respinto di stretta misura gli emendamenti proposti dal PSE, dai Verdi/ALE, dalla GUE/NGL, da IND/DEM e dai conservatori britannici del PPE/DE che miravano alla reiezione pura e semplice della proposta dell'Esecutivo. In proposito, va anche sottolineato che pure la commissione per l'occupazione e gli affari sociali e quella per il mercato interno e la protezione dei consumatori avevano suggerito di respingere la proposta.

Già la proposta del 2001 aveva conosciuto una navigazione piuttosto tumultuosa che, dopo tre anni e nonostante fosse stato raggiunto un accordo al termine della procedura di conciliazione, si era conclusa con un'inaspettata bocciatura del Parlamento, avvenuta con 229 voti contrari, 209 favorevoli e 16 astensioni. Dopo un anno di intense consultazioni il viaggio è quindi ripreso sulla base della proposta originaria e tenendo conto dei suggerimenti emersi nella fase di conciliazione, ma anche delle due letture del Parlamento europeo, della posizione comune del Consiglio e delle consultazioni con le diverse parti interessate.

La nuova proposta della Commissione

L'ambito di applicazione della direttiva resta immutato, sarebbero soggetti alla normativa i servizi tecnico-nautici prestati all’interno della zona portuale o sulla via di accesso al porto o di uscita dal porto o del sistema portuale. Tra tali servizi figurano il pilotaggio, il rimorchio, l'ormeggio, tutte le operazioni di movimentazione delle merci (compresi carico e scarico, scaricamento, stivaggio, trasbordo ed altri trasporti all’interno del terminale) e i servizi passeggeri (compreso l’imbarco e lo sbarco). D'altra parte, è specificato che la direttiva «lascia del tutto impregiudicata l’applicazione della legislazione sociale degli Stati membri», incluse le normative nazionali pertinenti relative alla salute, alla sicurezza e all’impiego del personale e che le norme sociali non devono offrire una tutela inferiore a quella prescritta dalla normativa comunitaria applicabile.

La direttiva si applicherebbe a tutti i porti marittimi o sistemi portuali situati nel territorio di uno Stato membro e aperti al traffico marittimo commerciale generale, a condizione che la media del volume annuo del traffico marittimo del porto in questione, nei tre anni precedenti, non sia stata inferiore a 1,5 milioni di tonnellate di merci e/o a 200.000 passeggeri. Se un porto raggiunge una soltanto delle due soglie di traffico, le disposizioni si applicano soltanto a quella soglia di traffico.

Gli Stati membri, d'altra parte, possono applicare la direttiva anche ad altri porti ed escludere dal suo ambito di applicazione quelli a carattere prevalentemente stagionale, «purché sia soddisfatta la condizione di garantire un adeguato livello di accesso al mercato per i servizi portuali». Un elenco di questi porti dovrà essere riesaminato a scadenze regolari, la prima volta entro cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva e, successivamente, ogni tre anni. Qualsiasi modifica dovrà essere notificata alla Commissione per informazione.

 E' invece nuovo il principio secondo cui, entro diciotto mesi decorrenti dalla data di entrata in vigore della direttiva, tutti i prestatori di servizi portuali presenti in un porto dovranno esercitare la loro attività sulla base di un’autorizzazione, rilasciata dall’autorità competente. I criteri relativi al rilascio di queste autorizzazioni devono essere obiettivi, trasparenti, non discriminatori, proporzionati e pubblici. Più in particolare, questi criteri devono riguardare le qualifiche professionali del prestatore di servizi, la sua solidità finanziaria e l'esistenza di una sufficiente copertura assicurativa, la sicurezza marittima o del porto, l'osservanza delle norme sociali, il rispetto dei requisiti ambientali e la politica di sviluppo del porto.

 

L’autorizzazione può comprendere obblighi di servizio pubblico relativi a sicurezza, regolarità, continuità, qualità, prezzo e condizioni alle quali il servizio può essere fornito. Ai fini della prestazione dei servizi contemplati dall’autorizzazione, il prestatore dei servizi portuali ha il diritto di impiegare personale di propria scelta purché quest’ultimo soddisfi i criteri fissati e conformemente alla legislazione dello Stato membro in cui sono eseguite le prestazioni, a condizione che tale legislazione sia compatibile con il diritto comunitario. La validità delle autorizzazioni resta collegata agli investimenti realizzati dai prestatori di servizi: va da 8 anni se non è stato realizzato alcun investimento a 30 anni in caso di investimenti in beni immobili, passando da 12 anni in caso di investimenti in beni mobili.

L'Esecutivo introduce il principio che ammette l’autoproduzione. Con questo termine si definisce la situazione nella quale un’impresa, ricorrendo al proprio personale di terra ed a proprie attrezzature, fornisce a se stessa una o più categorie di servizi portuali. Alle compagnie che eseguono un servizio regolare autorizzato nell’ambito del trasporto marittimo a corto raggio o delle autostrade del mare è consentito ricorrere anche al proprio personale navigante regolarmente impiegato sulle sue navi. Gli Stati membri dovranno garantire che le autorità competenti rifiutino l’autoproduzione per una o più categorie di servizi portuali solo quanto esistano ragioni obbiettive o vincoli relativi allo spazio o alla capacità disponibili, o per motivi di sicurezza o per motivi imposti dall’osservanza di requisiti ambientali.

Anche l’autoproduzione è soggetta ad un'autorizzazione che deve basarsi sugli stessi criteri di concessione che si applicano ai prestatori dello stesso tipo di servizi portuali o di servizi analoghi. E' poi precisato che la direttiva non incide in alcun modo sull’applicazione delle norme nazionali in materia di requisiti di formazione e qualifiche professionali, occupazione e tutela sociale, comprese le convenzioni collettive, purché esse siano compatibili con il diritto comunitario e con gli obblighi internazionali della Comunità e dello Stato membro interessato.

Resta poi immutata la possibilità per gli Stati membri di limitare il numero di prestatori di uno o più servizi portuali, mentre è stato ripreso il testo approvato in conciliazione per quanto riguarda i servizi di pilotaggio, la cui inclusione nella direttiva rappresenta uno dei punti più controversi. La proposta della Commissione prevede la possibilità di subordinare la concessione dell'autorizzazione «a criteri particolarmente rigorosi» connessi alla sicurezza marittima e agli obblighi di servizio pubblico. Quest’ultimo aspetto potrebbe riguardare una conoscenza precisa delle zone in cui vengono effettuate le operazioni di pilotaggio e l’idoneità a navigare in esse.

A tale scopo le autorità competenti possono, a seconda dei casi, riservare a se stesse il servizio di pilotaggio oppure concedere ad un’organizzazione un diritto esclusivo di fornire servizi di pilotaggio in un determinato porto. La direttiva prevede anche l’autoproduzione sotto forma di attestato di esenzione dal pilotaggio. È infine contemplato l’obbligo degli Stati membri di presentare una relazione sui provvedimenti presi per migliorare l’efficienza dei servizi di pilotaggio.

Per tentare di risolvere la questione della concorrenza tra i porti, come concordato in sede di conciliazione, la Commissione ha inserito il testo che prevede l’applicazione della direttiva sulla trasparenza finanziaria a tutti i porti disciplinati dalla direttiva e ha introdotto un articolo che prevede la definizione di orientamenti in materia di aiuti di Stato entro un anno dalla data di adozione della direttiva.

Gli emendamenti di compromesso votati dalla commissione per i trasporti

Il compromesso della commissione parlamentare riguardava essenzialmente la questione delle autorizzazioni.

Un emendamento modificava la definizione stessa di “autorizzazione” escludendovi l'autoproduzione: «il permesso dell'autorità competente, anche in forma di contratto o di licenza, che consente ad una persona fisica o giuridica di fornire una o più categorie di servizi portuali; per contratto si intende qualsiasi accordo, sotto forma di canone o concessione, concluso tra l'autorità competente e una persona fisica o giuridica».

Inoltre, lo stesso obbligo di autorizzazione era rimesso in questione da un emendamento che prevedeva la mera possibilità dell'autorità competente di richiedere che il prestatore di operazioni di servizi portuali fosse in possesso di un'autorizzazione preventiva, concessa peraltro a condizioni molto simili a quelle previste dall'Esecutivo. La durata delle autorizzazioni era estesa e delle modifiche erano apportate alle disposizioni relative alla procedura di rilascio delle autorizzazioni, mentre era precisato il meccanismo di indennizzo del precedente prestatore di servizi da parte di quello che ha ottenuto la nuova autorizzazione.

Un'altra modifica proponeva, poi, di non applicare le norme relative alle autorizzazioni ai prestatori di servizi aventi accesso al mercato attraverso l'acquisizione di un diritto di proprietà o un equivalente titolo fondiario in un porto. Tali disposizioni, inoltre non dovevano applicarsi in presenza di aiuti di Stato o misure discriminatorie poste in essere da Stati terzi a favore di porti nel mercato geografico di pertinenza.

L'articolo relativo al pilotaggio era infine ampliato ai più generici "servizi tecnico-nautici" ed era soppressa la parte che accomuna l'esenzione dal pilotaggio obbligatorio all'autoproduzione.  

Link utili

Proposta della Commissione
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - sezione trasporti marittimi
Quotidiano on line specializzato: InforMARE

Riferimenti

Georg JARZEMBOWSKI (PPE/DE, DE)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'accesso al mercato dei servizi portuali
Doc.: A6-0410/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 17.1.2006 

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CONSIGLIO EUROPEO


Programma della Presidenza all'esame del Parlamento

Il Cancelliere SCHÜSSEL presenterà ai deputati il programma della Presidenza austriaca per il prossimo semestre cui seguirà un dibattito in Aula. Il processo costituzionale, il finanziamento dell'Unione, la strategia di Lisbona, le Reti transeuropee, la sicurezza, l'allargamento e i negoziati commerciali, sono i grandi temi in agenda. La recente crisi tra la Russia e l'Ucraina sulle forniture di gas ha poi portato alla ribalta la necessità di un ripensamento della politica energetica europea.

Costituzione

Nella riunione del giugno 2005 il Consiglio europeo ha deciso di dare avvio a un periodo di riflessione sul futuro dell'Europa che coinvolgerà sia gli Stati membri, mediante dibattiti a livello nazionale, sia le istituzioni dell'Unione europea. Nel primo semestre del 2006 si procederà ad una valutazione generale dei dibattiti svolti a livello nazionale. Il Consiglio europeo di giugno farà un bilancio del processo di riflessione, nell'intento di precisare le prospettive per il futuro e stabilire come procedere. La questione resta molto delicata, a maggior ragione dopo le recenti dichiarazioni della Presidentessa finlandese e del ministro degli esteri olandese. La prima si è detta sorpresa dell'intenzione austriaca di rianimare la Costituzione, mentre il secondo ha semplice affermato che la Costituzione è morta.

Futuro finanziamento dell'Unione

Le attuali prospettive finanziarie scadono alla fine del 2006. L'accordo raggiunto dal Consiglio europeo nel dicembre 2005 stabilisce il quadro per il finanziamento dell'Unione del prossimo periodo finanziario. Questo accordo, come noto non è stato accolto favorevolmente dal Parlamento che, infatti, in una proposta di risoluzione presentata per questa tornata, afferma chiaramente di bocciare l'intesa. Si svolgeranno quindi intensi negoziati interistituzionali al fine di giungere a un intesa da tradurre poi nei necessari strumenti giuridici.

Strategia di Lisbona: lavorare per la crescita e l'occupazione

La strategia di Lisbona, elaborata per rispondere alle sfide dell'invecchiamento e della globalizzazione, sarà una delle principali priorità dell'Unione nel prossimo quinquennio. In tale contesto, la sfida fondamentale è rappresentata dalla promozione della crescita e dell'occupazione nel quadro dell'obiettivo generale, teso a rendere più competitiva l'economia europea e assicurare la sostenibilità del modello sociale europeo.

Nel 2006 si porrà l'accento sulle iniziative volte a garantire il successo del nuovo sistema di governance e, in particolare, sull'attuazione dei primi programmi nazionali di riforma, elaborati e negoziati con le parti interessate competenti, nonché di azioni a livello dell'Unione che fungano da complemento dei programmi nazionali. Il Consiglio intende valutare i progressi realizzati nel quadro multilaterale già delineatosi. Verranno compiuti ulteriori sforzi per spiegare al pubblico la necessità delle riforme.

Le presidenze austriaca e finlandese presteranno particolare attenzione al completamento del mercato interno, in particolare per i servizi, le telecomunicazioni, l'energia e i servizi finanziari. Verranno inoltre incentivati l'attività di ricerca nonché lo sviluppo e la creazione di un ambiente che incoraggi le innovazioni e rafforzi l'economia e le competenze basate sulla conoscenza. Si porrà l'accento sull'attrattiva e sulla qualità della vita lavorativa come mezzo per accrescere il tasso di occupazione. Nell'intento di rafforzare la competitività dell'Unione, si considererà altamente prioritaria l'attuazione del programma per il miglioramento della regolamentazione.

Reti transeuropee e energia

Il Consiglio dovrebbe adottare il regolamento che fissa le norme generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee dei trasporti e dell'energia. Il regolamento, che dovrebbe entrare in vigore all'inizio del 2007, potrebbe essere adottato prima di luglio 2006.

Inoltre, i lavori sulla decisione relativa al programma TEN-Energia potrebbero concludersi all'inizio del 2006, così come alla stessa data dovrebbe essere messa a punto la direttiva concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici.

Sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ecologico è un obiettivo chiave delle politiche e delle azioni dell'Unione. La strategia dell'Unione per lo sviluppo sostenibile verrà rinnovata dal Consiglio europeo del giugno 2006. L'Unione europea proseguirà la lotta contro i cambiamenti climatici a livello sia internazionale che comunitario.

Rafforzamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia

L'attuazione del programma dell'Aia sarà una delle priorità per il 2006. Si concentreranno gli sforzi sull'attuazione degli aspetti esterni del programma, sull'intensificazione delle iniziative dell'Unione per contrastare il terrorismo e le forme gravi di criminalità, sul miglioramento degli scambi di informazioni pertinenti, sulla promozione del riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie e sulla definizione di una politica comune in materia di asilo, così come su una gestione comune delle migrazioni.

Il riesame intermedio del programma dell'Aia, basato sulla relazione di valutazione della Commissione, offre l'opportunità di fare un bilancio del programma e di valutare le possibili modifiche da apportarvi per una più efficace realizzazione degli obiettivi che si prefigge. Sarà inoltre esaminata una comunicazione della Commissione sulla valutazione della direttiva 95/46/CE relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati (direttiva sulla protezione dei dati).

Allargamento

Nel 2006, nel quadro dei preparativi per l'adesione della Bulgaria e della Romania prevista per il 2007, si intensificherà la verifica dei progressi realizzati da tali paesi. Proseguiranno inoltre i negoziati di adesione con la Croazia e la Turchia, conformemente alle strutture di negoziazione concordate.

Rafforzamento del ruolo dell'Unione nel mondo

I principali obiettivi dell'Unione nel settore delle relazioni esterne sono il rafforzamento della sicurezza, della stabilità e della democrazia e la riduzione della povertà, soprattutto in Africa, affrontando altre cause profonde di instabilità e contribuendo ad un'efficace sistema multilaterale. Nel 2006 l'Unione continuerà a perseguire tali obiettivi utilizzando in modo coerente e integrato i vari strumenti disponibili.

Nel corso dell'anno si terrà una serie di importanti incontri al vertice volti a consolidare i partenariati strategici con gli Stati Uniti e con la Russia, con i paesi latino americani e caraibici ed con i partner asiatici dell'ASEM. L'Unione proseguirà la politica di stabilizzazione con i Balcani occidentali e svilupperà le sue relazioni con i vicini orientali e mediterranei grazie ad una più solida politica europea di vicinato e rafforzando la dimensione settentrionale.

Negoziati commerciali

Nel 2006 le due presidenze continueranno i lavori per concludere con successo l'agenda di Doha per lo sviluppo. L'Unione continuerà a perseguire i suoi obiettivi volti ad ottenere un risultato ambizioso ed equilibrato in tutti i settori di negoziato, in particolare un migliore accesso al mercato dei beni e dei servizi, norme OMC più rigorose per consolidare un sistema di commercio mondiale più prevedibile e regolamentato, riduzione della povertà tramite una migliore integrazione dei paesi in via di sviluppo nel sistema commerciale e misure per promuovere lo sviluppo sostenibile.

Agricoltura e indicazioni geografiche

Saranno infine discusse eventuali proposte per semplificare la Politica agricola comune, sarà portata a termine la riforma dell'OCM zucchero (sulla quale la Plenaria si pronuncia in questa seduta), mentre verranno esaminate quelle inerenti i mercati degli ortofrutticoli e del vino. Si cercherà di progredire sul tema della coesistenza della produzione agricola biologica a fianco di quella convenzionale e di quella collegata agli OGM. Saranno poi esaminate le modifiche proposte al regolamento relativo alle indicazioni geografiche (DOP e IGP) alla luce delle conclusioni del panel dell'OMC sul sistema europeo a difesa dei prodotti tipici.

Altri temi

Nel 2006 proseguiranno i lavori sul pacchetto REACH relativo ai prodotti chimici, sarà presentata la relazione intermedia sull'istruzione e la formazione per il 2010, si potrebbe giungere all'adozione definitiva del programma d'azione integrato nel campo dell'apprendimento permanente e proseguiranno le iniziative relative alla semplificazione e all'ammodernamento del sistema IVA.

Ma le presidenze cercheranno anche di trovare un accordo sulla decisione che istituisce un programma di azione comunitaria nel campo della salute e della tutela del consumatore (2007-2013) e verrà attribuita particolare attenzione alla politica a favore della sicurezza stradale, mentre proseguiranno i lavori in merito alla direttiva sulla patente di guida.

Sarà poi perseguito un accordo volto all'adozione definitiva della direttiva sull'orario di lavoro e dovrebbero essere adottati i primi obiettivi comuni in materia di protezione sociale. Inoltre, si tenterà di giungere a un accordo definitivo sul programma "Gioventù in azione" (2007-2013).

Link utili

Programma operativo del Consiglio per il 2006 presentato dalle presidenze austriaca e finlandese

Riferimenti

Dichiarazione del Consiglio - Illustrazione del programma della Presidenza austriaca
Dibattito: 18.1.2006

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BILANCIO


Prospettive finanziare: bocciato l’accordo del Vertice europeo

L’Aula esaminerà una breve proposta di risoluzione che boccia - «nella sua formulazione attuale» - la posizione comune del Consiglio europeo in merito al quadro finanziario 2007-2013. Tuttavia, è espressa la volontà di avviare negoziati costruttivi, pur affermando la determinazione a difendere la posizione presa dal Parlamento nel giugno di quest’anno. Questo tema sarà trattato nell’ambito del dibattito sul programma della Presidenza austriaca.

La proposta di risoluzione di Reimer BÖGE (PPE/DE, DE), rammenta innanzi tutto che il Bilancio 2006 - l’ultimo ricadente nelle attuali prospettive finanziarie - ammonta all’1,093% del PIL dell’UE in stanziamenti d’impegno per i 25 Stati membri, mentre l’accordo del Vertice di Bruxelles prevede un dato medio dell’1,045% per 27 Stati membri.

I deputati della commissione per i bilanci prendono nota di come il Consiglio europeo «abbia finalmente trovato una posizione comune» tra gli Stati membri «che consente l'apertura di negoziati con il Parlamento europeo sulle prossime prospettive finanziarie». Rilevano poi che le conclusioni del Vertice «si incentrano sulle politiche tradizionali» a carattere redistributivo piuttosto che puntare l'attenzione su politiche che mettano l'Unione in condizione di far fronte a nuove sfide e di sviluppare il valore aggiunto europeo per i cittadini. E’ inoltre deplorato che gli Stati membri «combattano per preservare i propri interessi nazionali piuttosto che per generare una dimensione europea» e che non siano stati capaci di trattare la questione della riforma del sistema delle risorse proprie.

Pertanto, la risoluzione «boccia la posizione comune del Consiglio europeo nella sua formulazione attuale», perché non garantisce un bilancio UE «che rafforzi la prosperità, la competitività, la coesione e la sicurezza in futuro», conformemente alle politiche già decise dallo stesso Consiglio. Inoltre, non rispetta gli impegni presi nei confronti dei nuovi Stati membri e non offre un meccanismo di flessibilità sufficiente e specifico, né un fermo impegno di revisione con un ruolo chiaro del Parlamento europeo o sufficienti misure di accompagnamento volte, per esempio, ad assicurare una migliore attuazione e controllo delle spese degli Stati membri.

I deputati affermano tuttavia la loro volontà «di avviare negoziati costruttivi con il Consiglio» sulla base delle rispettive posizioni «purché la Presidenza austriaca riceva un effettivo mandato negoziale». La risoluzione, in proposito, afferma la determinazione a difendere gli elementi quantitativi, strutturali e qualitativi della posizione negoziale del Parlamento ed a rafforzare la dimensione europea della politica agricola nonché di quelle interne ed esterne. Per i deputati, infatti, la posizione negoziale assunta dal Parlamento europeo l'8 giugno 2005 «offre una migliore rispondenza tra priorità politiche e esigenze finanziarie, la modernizzazione del bilancio attraverso una maggiore flessibilità e un miglioramento della qualità di esecuzione».

I Presidenti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione si riuniranno il prossimo 18 gennaio per discutere informalmente della questione. Un trilogo formale si terrà invece la settimana seguente (24 gennaio).

Link utili

Conferenza dei Presidenti aperta a tutti i deputati (20 dicembre 2005)
Vertice di dicembre - Conclusioni della Presidenza

Accordo sulle Prospettive finanziarie
Risoluzione del Parlamento europeo (8 giugno 2005)

Riferimenti

Proposta di risoluzione - Prospettive finanziarie
Votazione: 18.1.2005

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COSTITUZIONE


Una Costituzione nel 2009, altrimenti niente allargamento

L'Aula esaminerà una relazione in merito al periodo di riflessione avviato dopo la bocciatura della Costituzione in Francia e Paesi Bassi. Per i deputati, gli attuali trattati non consentono ulteriori allargamenti dopo le adesioni di Romania Bulgaria. Il processo costituzionale deve continuare ed essere accompagnato da un intenso dibattito volto ad avvicinare i cittadini all'Europa. Il Parlamento dovrebbe assumere un ruolo guida attraverso l'organizzazione di forum parlamentari.

I deputati ribadiscono la convinzione che il Trattato di Nizza «non rappresenti una base solida per un futuro approfondimento del processo d'integrazione europeo» e confermano il loro impegno a giungere ad una soluzione costituzionale che rafforzi la democrazia parlamentare, la trasparenza e lo stato di diritto, sancisca i diritti fondamentali, sviluppi la cittadinanza e potenzi la capacità dell'Unione ampliata di agire in modo efficace all'interno e all'esterno. Pertanto chiedono al Consiglio europeo di giugno 2006 di assumere anch'esso solennemente lo stesso impegno a favore di una soluzione costituzionale per il futuro dell'Europa.

La relazione di Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK) e Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT), peraltro, sottolinea che «è impossibile ampliare ulteriormente l'Unione dopo l'adesione della Bulgaria e della Romania sulla base del trattato di Nizza» e ricorda che i problemi politici e le debolezze istituzionali che la Convenzione doveva risolvere «persisteranno e addirittura aumenteranno se non saranno attuate le riforme sancite dal trattato che adotta una Costituzione per l'Europa». E chiesto quindi che si compiano tutti gli sforzi necessari per garantire l'entrata in vigore della Costituzione nel corso del 2009.

Una Costituzione per tutti, no ai noccioli duri

I deputati, inoltre, respingono le proposte volte a costituire un "nocciolo duro" di Stati membri mentre è ancora in corso il processo costituzionale e deplorano qualsiasi suggerimento in base al quale potrebbero formarsi coalizioni di taluni Stati al di fuori del sistema dell'UE. D'altra parte, ammoniscono che una strategia basata su un'attuazione selettiva della Costituzione «rischia di distruggere il consenso che ha creato un equilibrio tra le Istituzioni e fra gli Stati membri, aggravando così la crisi di fiducia».

A loro parere, solamente un numero limitato di riforme democratiche può essere introdotto in questa fase senza modifiche del trattato. Tra queste citano la trasparenza del processo legislativo in seno al Consiglio, l'introduzione di una forma di iniziativa dei cittadini, i miglioramenti alla procedura di comitatologia, un pieno uso delle clausole "passerella" nel settore della giustizia e degli affari interni e un controllo più rigoroso da parte dei parlamenti nazionali sulla conduzione degli affari comunitari da parte dei rispettivi governi.

Dibattito pubblico e forum parlamentari

Per i deputati, il Consiglio europeo non ha dato una linea precisa al periodo di riflessione né definito i metodi e la cornice per l'elaborazione di conclusioni risultanti da tale dibattito, e finora «non ha mostrato la volontà politica e la capacità di promuovere e gestire il dialogo europeo». L'attuale periodo di riflessione, a loro parere, andrebbe sfruttato per un rilancio del progetto costituzionale sulla base di un ampio dibattito pubblico sul futuro dell'integrazione europea. Questo dialogo - coordinato a livello dell'Unione e condotto nel quadro europeo e nazionale - dovrebbe mirare «a chiarire, approfondire e democratizzare il consenso intorno alla Costituzione, affrontando le critiche e trovando soluzioni laddove le aspettative non sono state soddisfatte». In tale ambito è anche sottolineata le necessità di incoraggiare un atteggiamento proattivo dei mezzi d'informazione.

E' quindi proposta l'organizzazione di una serie di conferenze ("Forum parlamentari") - con il contributo delle altre istituzioni UE - alle quali invitare i parlamenti nazionali «al fine di stimolare il dibattito e delineare, passo dopo passo, le necessarie conclusioni politiche». In tale contesto, è sottolineato che il Parlamento deve impegnarsi a svolgere «un ruolo guida» nel dialogo europeo, in particolare pubblicando "documenti europei" su ciascuna delle grandi questioni che l'Unione deve affrontare, che potrebbero essere utilizzati come schema europeo comune per i dibattiti nazionali.

Per i deputati, il primo forum parlamentare dovrebbe essere convocato nella primavera del 2006 con l'obiettivo di formulare raccomandazioni esaustive al Consiglio europeo sul modo in cui l'Unione dovrà procedere per uscire dalla crisi. Le principali questioni che dovranno essere affrontate in quella sede dovrebbero essere le seguenti: l'obiettivo dell'integrazione europea, il ruolo dell'Europa a livello mondiale, il futuro del modello economico e sociale europeo, i confini dell'Unione e la promozione della libertà, della sicurezza e della giustizia.

Forum dei cittadini e mobilitazione della società

La relazione chiede agli Stati membri di organizzare un gran numero di riunioni pubbliche e di dibattiti sui mezzi di informazione sul futuro dell'Europa ("Forum dei cittadini") a livello nazionale, regionale e locale.  Le parti sociali e le organizzazioni della società civile sono esortate a partecipare a tali dibattiti, mentre è chiesto ai partiti politici di attribuire molta più importanza alla dimensione europea, sia nei loro dibattiti interni che nelle campagne elettorali. Nel dichiararsi favorevole a petizioni di cittadini che contribuiscano a dare forma al dibattito, la relazione si appella inoltre a tutte le associazioni e organizzazioni della società civile affinché considerino l'entrata in vigore della Costituzione europea come una delle loro priorità di discussione e dibattito

Definire una linea nel 2007, conservare il testo attuale

I deputati propongono di trarre le conclusioni del periodo di riflessione al più tardi nella seconda metà del 2007 e di decidere chiaramente in tale fase come procedere con la Costituzione. A tale proposito è rilevato che l'Unione dispone di varie opzioni, che includono l'abbandono completo del progetto costituzionale, il proseguimento degli sforzi per la ratifica senza modifiche del testo attuale, il tentativo di chiarire o integrare il testo attuale, la ristrutturazione e/o la modifica del testo attuale con l'obiettivo di migliorarlo ovvero una totale riformulazione. Per i deputati, tuttavia, la possibilità mantenere il testo attuale «costituirebbe un risultato positivo».

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo sul trattato che adotta una Costituzione per l'Europa

Riferimenti

Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT) e Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK)
Relazione sul periodo di riflessione: struttura, temi e contesto per una valutazione del dibattito sull'Unione europea
Doc.: A6-0414/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.1.2006

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ENERGIA


Approvvigionamento di gas nell’Unione: ripensare la politica energetica europea

Sulla base delle dichiarazioni della Commissione e del Consiglio, l’Aula terrà un dibattito sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici in Europa alla luce della crisi scoppiata tra Russia e Ucraina in merito al prezzo delle forniture di gas. Sebbene i due paesi siano giunti ad un accordo, il vivo allarme suscitato in Europa ha aperto una riflessione a tutto campo su come migliorare la politica europea in materia di energia.

L’intesa tra la Gazprom e la Naftogas sul prezzo del gas - che peraltro ha causato la caduta del governo ucraino - è stata accolta favorevolmente sia dalla Presidenza UE sia dalla Commissione, soprattutto in considerazione del fatto che l'80% del gas che l'Unione compra dalla Russia giunge in Europa attraverso l’Ucraina (il restante 20% dalla Bielorussia). La riduzione della pressione nei gasdotti provenienti dalla Russia - quindi del volume di gas - durante la crisi aveva fatto temere il peggio e gli europei erano pronti a ricorrere alle scorte. In Italia, il 2 gennaio, il volume delle importazioni si era ridotto addirittura di un quarto.

Il problema più generale della dipendenza e della sicurezza degli approvvigionamenti in energia però resta. La questione, peraltro, riveste particolare rilevanza per l’Italia che presenta un tasso di dipendenza dalle importazioni energetiche prossimo al 90%, rispetto a una media europea di circa il 50%. Ma la soluzione, per il commissario all’energia Pielbags, non può che essere europea. Tant’è che la Presidenza ha subito inserito la questione nella sua agenda del semestre mentre l’Esecutivo presenterà la prossima primavera una comunicazione volta a individuare una migliore politica energetica in Europa, al fine di garantire la sicurezza nei rifornimenti e ulteriori investimenti nel settore. Si tratta di affrontare il problema della vulnerabilità alle importazioni e di definire un approccio comune al tema dell'energia, ma anche le scelte di fondo sulle risorse da impiegare in futuro, compreso il nucleare.

In realtà, la questione energetica non è nuova in Europa. Solo per ricordare una delle ultime iniziative di ampia portata, nel dicembre 2000 la Commissione aveva adottato un libro verde che prevedeva una serie di misure e azioni nei campi della gestione della domanda, della diversificazione delle fonti interne, dello sviluppo del mercato interno e della sicurezza dell’offerta esterna. Più recentemente, è stato il forte aumento dei prezzi del petrolio ad aver riportato questo tema alla ribalta. Nel corso della sessione di ottobre il Parlamento aveva adottato una risoluzione con la quale era espressa molta preoccupazione per la dipendenza dell'Europa dalle importazione di petrolio. Più in generale, i deputati sostenevano la necessità di diversificare le fonti energetiche e l'origine delle forniture, nonché di rafforzare la strategia europea per promuovere la conservazione dell'energia e le energie rinnovabili decentrate. Era quindi chiesta una strategia globale per promuovere il risparmio e l'efficienza energetici, nonché il ricorso a fonti alternative.

Il gas in Italia

Secondo dati forniti dalla SNAM Rete Gas, nel 2004 la produzione di gas in Italia è stata di circa 13 miliardi di metri cubi. Oltre l’80% del gas consumato in Italia viene importato attraverso i gasdotti del Nord Europa, dalla Russia e dall'Algeria e, in misura minore, con navi metaniere allo stato liquido. Le destinazioni finali sono il settore termoelettrico (Enel, imprese municipalizzate e i produttori industriali di energia elettrica) che, nel 2004, hanno consumato 28 miliardi di metri cubi, le industrie che hanno consumato oltre 22,6 miliardi di metri cubi di gas e il settore residenziale e terziario che ha registrato per quest’anno un consumo di 28,2 milioni di metri cubi. L’Italia è al nono posto tra i paesi consumatori di gas e al quarto tra quelli importatori.

.... e nel mondo

I principali produttori mondiali di gas, da dati pubblicati dall’ENI relativi al 2003, sono la Russia (22,4%) e gli USA (19,9%). Più lontano, si trovano il Canada (6,7%), il Regno Unito (4,0%), l’Algeria (3,2%), l’Indonesia, l’Iran, la Norvegia, i Paesi Bassi e l’Arabia Saudita. La Russia è di gran lunga il maggiore paese esportatore, seguito – ma con la metà del volume – dal Canada. Vi sono poi la Norvegia, l’Algeria, i Paesi Bassi, il Turkmenistan, l’Indonesia, la Malaysia, gli Stati Uniti e il Qatar.

Dal punto di vista del consumo, gli Stati Uniti sono al primo posto (23,2%) seguiti dalla Russia (15,3%). Vengono poi, il Regno Unito (3,8%), la Germania (3,5%), il Giappone, il Canada, l’Ucraina, l’Iran e l’Italia (2,9%), subito prima dell’Arabia Saudita. I principali paesi importatori a livello mondiale sono Stati Uniti, Germania, Giappone, Italia e Ucraina, seguiti da Francia, Russia, Corea del Sud, Spagna e Olanda.

Link utili

Sito tematico dell’ENI sul gas naturale

Riferimenti

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla sicurezza dell'approvvigionamento enegetico e di gas
Dibattito: 17.1.2006

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Carceri CIA in Europa: costituzione della commissione temporanea

La Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del Parlamento ha definito il mandato e la composizione numerica della commissione temporanea incaricata di indagare sulle carceri e sui voli fantasma organizzati dalla CIA in Europa. La Plenaria è chiamata a ratificare tale decisione. I membri della commissione saranno definiti successivamente su proposta dei gruppi politici.

La Conferenza dei Presidenti suggerisce che la commissione temporanea sia incaricata di coordinare ed analizzare le informazioni che permetteranno di determinare:

  • se la CIA o altri servizi d'informazione di paesi terzi abbiano proceduto a rapimenti, a "consegne speciali", alla detenzioni in siti segreti, ad atti di tortura, a trattamenti inumani o crudeli contro prigionieri sul territorio dell'UE o di paesi candidati o che intendono candidarsi e abbiano utilizzato a tale scopo il territorio dell'UE per il trasporto (aereo) di tali detenuti;
  • se siffatte pratiche, condotte sul territorio dell'UE nel quadro della lotta al terrorismo, potrebbero essere considerate come una violazione, segnatamente dell'articolo 6 del trattato dell'UE, di alcune disposizioni della Convenzione europea sui diritti umani, della Carta dei diritti fondamentali e di altre convenzioni e trattati internazionali che prevedono l'accordo tra l'UE e gli Stati Uniti sull'estradizione;
  • se cittadini dell'UE sono stati detenuti;
  • se Stati membri o istituzioni dell'Unione europea abbiano partecipato a tali atti di privazione illegale della libertà.

La Conferenza dei Presidenti ritiene, inoltre, che la commissione temporanea dovrà avere una concertazione ed una cooperazione «il più ravvicinata possibile», in particolare con il Consiglio d'Europa, il commissario europeo per i diritti umani, il commissario per i diritti umani dell'ONU ed i parlamenti nazionali. Auspica, infine, che la commissione temporanea sottoponga alla plenaria, al più tardi quattro mesi dopo l'inizio dei suoi lavori, una relazione provvisoria corredata da proposte dettagliate sull'organizzazione dei propri lavori.

La commissione temporanea sarà composta da 46 deputati.

Nella scorsa sessione di dicembre il Parlamento aveva adottato una risoluzione che confermava la sua intenzione di condurre una propria indagine in merito ai presunti voli e carceri organizzati dalla CIA in Europa. La risoluzione ammoniva che, qualora fossero provate queste ipotesi, il Parlamento avrebbe chiesto la sospensione dei diritti in seno all'UE degli Stati membri coinvolti (art. 6 del trattato UE). I deputati ribadivano poi che la lotta al terrorismo deve essere condotta nel rispetto dei diritti fondamentali e condannavano qualsiasi ricorso alla tortura.

Background - Regolamento del Parlamento

Articolo 175: Costituzione delle commissioni temporanee

Su proposta della Conferenza dei presidenti il Parlamento può in qualsiasi momento costituire commissioni temporanee le cui attribuzioni, la cui composizione e il cui mandato sono fissati contemporaneamente alla decisione della loro costituzione; il mandato di tali commissioni non può superare i dodici mesi, a meno che il Parlamento non prolunghi questo periodo alla sua scadenza.

Link utili

Risoluzione del Parlamento (15 dicembre 2005)

Riferimenti

Mandato della commissione temporanea sul trasporto e la detenzione di prigionieri in Europa
Votazione: 18.1.2006
Composizione della commissione temporanea sul trasporto e la detenzione di prigionieri in Europa
Votazione: 19.1.2006
 

Omicidio dell'ex Primo Ministro libanese Rafiq Hariri

A seguito dell'assassinio dell'ex Primo Ministro libanese, è stata adottata una proposta di regolamento che istituisce misure restrittive specifiche nei confronti di alcune persone sospettate di coinvolgimento nell’omicidio. Sulla base di una relazione che sarà adottata dalla commissione per le libertà civili, si svolgerà in Aula un dibattito cui seguirà l'adozione della posizione del Parlamento.

Il 14 febbraio 2005, a Beirut, un attacco terroristico ha provocato il decesso di  Rafiq Hariri  e di altre 22 persone. A seguito dell'omicidio è stata istituita una commissione internazionale indipendente d’inchiesta ed il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso, il 31 ottobre 2005, di adottare alcune misure di sostegno all’inchiesta. La risoluzione 1636 (2005) comprende tra queste misure anche il congelamento dei fondi e delle risorse economiche delle persone designate dal Comitato del Consiglio di sicurezza come sospettate di coinvolgimento nella pianificazione, nel finanziamento, nell’organizzazione o nell’esecuzione dell’attentato.

La proposta si iscrive in questa iniziativa internazionale e presenta essenzialmente le disposizioni applicabili per il congelamento dei fondi e delle risorse economiche delle persone sospettate, il cui elenco dovrà essere stilato in base alle conclusioni dell'indagine svolta dall'ONU.

Le misure proposte a livello comunitario sono simili a quelle previste dal regolamento che impongono specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate a Osama bin Laden, alla rete Al-Qaeda e ai Talibani, dal regolamento che istituisce alcune misure restrittive a sostegno dell'attuazione effettiva del mandato del tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e dal regolamento che istituisce misure restrittive specifiche nei confronti delle persone che violano l’embargo sulle armi per quanto riguarda la Repubblica democratica del Congo.

Link utili

Proposta di regolamento

Riferimenti

Jean-Marie CAVADA (ALDE/ADLE, FR)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che Misure restrittive specifiche nei confronti di alcune persone sospettate di coinvolgimento nell'omicidio dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 17.1.2006

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AMBIENTE


Nuove norme sulla qualità delle acque di balneazione

La Plenaria è chiamata a pronunciarsi sulla proposta di direttiva relativa alla qualità delle acque di balneazione. La relazione di Jules MAATEN (ALDE/ADLE, NL) raccomanda all'Aula di approvare il compromesso cui sono giunte in conciliazione le delegazioni del Parlamento e del Consiglio che ha risolto le principali divergenze, in particolare sulla classificazione delle acque e sull'informazione da fornire ai bagnanti. Questi potranno contare su una segnaletica chiara e comune a tutta l'Unione.

La proposta della Commissione era finalizzata a migliorare e ad aggiornare le disposizioni della direttiva in vigore dal 1976, prendendo in considerazione gli sviluppi della scienza e della tecnologia nonché le nuove strategie gestionali. Nel corso dell'esame della proposta erano emerse ampie divergenze tra il Parlamento ed il Consiglio. I principali problemi aperti riguardavano i valori per la qualità delle acque di balneazione, l'informazione e la partecipazione del pubblico, i piani di emergenza e la capacità di reazione degli Stati membri, i calendari, le scadenze e la revisione della direttiva.

Visto che il Consiglio non è stato in grado di accettare gli emendamenti proposti dal Parlamento in seconda lettura si è dovuto procedere a una conciliazione. Dopo una serie di riunioni del comitato, le delegazioni del Parlamento e del Consiglio sono giunti alla definizione di un progetto comune di direttiva che passa ora al vaglio dell'Aula. Se quest'ultima conferma l'accordo, potrà definitivamente chiudersi il processo legislativo iniziato da più di tre anni.

La direttiva stabilisce disposizioni in materia di monitoraggio e classificazione della qualità delle acque di balneazione, di gestione della qualità delle acque di balneazione e di informazione al pubblico in merito alla qualità delle acque di balneazione. E' finalizzata a preservare, proteggere e migliorare la qualità dell'ambiente e a proteggere la salute umana. Essa si applica a qualsiasi parte di acque superficiali nella quale è previsto che un congruo numero di persone pratichi la balneazione e sulla quale non gravi un divieto permanente di balneazione. Non si applica quindi a piscine e terme, alle acque confinate soggette a trattamento o utilizzate a fini terapeutici e alle acque confinate create artificialmente e separate dalle acque superficiali e dalle acque sotterranee.

Limiti più severi per le categorie di acque balenabili

Il progetto comune prevede quattro categorie di acque: "scarsa", "sufficiente", "buona" e "eccellente". Il Parlamento ha approvato l'introduzione di una categoria supplementare ("sufficiente") per le acque di balneazione, a condizione che i valori limite per tale categoria vengano aumentati. Per gli enterococchi intestinali: 330 per le acque interne e 185 per le acque costiere. In generale questi nuovi valori comportano una riduzione dei rischi per la salute dei bagnanti dal 12% all'8%.

La direttiva impone agli Stati membri di assicurare che, entro la fine della stagione balneare 2015, tutte le acque di balneazione siano come minimo "sufficienti". Dovranno inoltre adottare le misure realistiche e proporzionate che ritengono appropriate per aumentare il numero delle acque di balneazione classificate di qualità "eccellente" o "buona".

Informazione e partecipazione del pubblico

Il Consiglio ha approvato un opportuno miglioramento della posizione comune relativa all'informazione e alla partecipazione del pubblico. Tramite Internet sarà possibile ottenere informazioni aggiornate sulla qualità dell'acqua e sui siti di balneazione, che saranno inoltre consultabili in loco tramite una chiara segnaletica con simboli comuni a tutta l'Unione.

Prima valutazione nel 2008

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno deciso di chiedere alla Commissione di elaborare una relazione entro il 2008 (e non dieci anni dopo come era stato ipotizzato), considerando non solo gli sviluppi a livello scientifico ed epidemiologico concernenti la qualità dell'aria, ma anche gli aspetti virologici come richiesto dai deputati. Alla luce di questa relazione, la Commissione procederà ad una revisione della direttiva al più tardi nel 2020, valutando anche l'opportunità di eliminare progressivamente la classificazione di "sufficiente".

Link utili

Progetto comune di direttiva

Rifermenti

Jules MAATEN (ALDE/ADLE, NL)
Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e che abroga la direttiva 76/160/CEE
Doc.: A6-0415/2005
Procedura: Codecisione, terza lettura
Dibattito: 17.1.2006


Rifiuti delle industrie estrattive

Una nuova direttiva sui rifiuti delle industrie estrattive sarà presto d'applicazione. L'Aula infatti è chiamata a ratificare l'accordo cui sono giunte in conciliazione le delegazioni del Parlamento e del Consiglio. Esso riguarda essenzialmente le questioni concernenti l'inquinamento delle acque, le garanzie finanziarie a copertura delle responsabilità degli operatori, il campo d'applicazione e la gestione dei rifiuti e prevenzione dell'inquinamento.

La proposta della Commissione mirava ad istituire le misure, le procedure e gli orientamenti necessari per prevenire o ridurre il più possibile eventuali effetti negativi per l'ambiente, nonché eventuali rischi per la salute umana conseguenti alla gestione dei rifiuti prodotti dalle industrie estrattive. Le divergenze emerse tra il Parlamento e il Consiglio nel corso dell'esame della proposta hanno portato alla procedura di conciliazione che ha finalmente avuto un esito positivo lo scorso mese di novembre. Spetta ora alla Plenaria confermare il compromesso raggiunto.

I punti principali dell'accordo ottenuto durante la conciliazione riguardano le questioni concernenti l'inquinamento delle acque, le garanzie finanziarie a copertura delle responsabilità degli operatori, il campo d'applicazione e la gestione dei rifiuti e prevenzione dell'inquinamento. La delegazione del Parlamento raccomanda all'Aula di approvare il progetto comune in quanto ritiene soddisfacente l'accordo per quanto riguarda la maggior parte degli aspetti oggetto degli emendamenti in seconda lettura.

Il compromesso definisce con "industrie estrattive" tutti gli stabilimenti e le imprese impegnati nell'estrazione, superficiale o sotterranea, di risorse minerali a fini commerciali, compresa l'estrazione per trivellazione o il trattamento del materiale estratto.

Questioni concernenti l'inquinamento delle acque

Secondo l'accordo raggiunto, gli Stati membri sono tenuti a garantire che, nel corso della risistemazione dei rifiuti di estrazione nei vuoti di miniera, gli operatori adottino misure appropriate per assicurare il monitoraggio dei rifiuti e dei vuoti. Inoltre, nel caso in cui i rifiuti di estrazione vengano ricollocati in vuoti di estrazione che successivamente potranno essere inondati, gli operatori dovranno adottare le misure necessarie a evitare o a minimizzare il degrado dello stato dell'acqua e l'inquinamento del suolo. Dovranno anche fornire all'autorità competente le informazioni volte a garantire il rispetto degli obblighi comunitari, in particolare di quelli sanciti dalla direttiva quadro sulle acque.

Garanzie finanziarie a copertura delle responsabilità degli operatori

Questo punto si è rivelato uno dei più controversi. Il Parlamento auspicava che l'importo delle garanzie finanziarie fosse periodicamente adeguato in base alle opere di ripristino da effettuare e che le garanzie dovessero coprire i potenziali costi di tali opere, sia per quanto riguarda il terreno interno al sito, sia rispetto al terreno direttamente interessato dalla struttura di deposito dei rifiuti. Il Consiglio ha sottolineato che, nel caso in cui gli operatori fossero in grado di stipulare un'assicurazione relativa alle responsabilità nell'ambito della direttiva, queste dovrebbero essere definite nel modo più chiaro possibile.  

L'accordo conseguito risponde essenzialmente alle preoccupazioni del Parlamento. Le garanzie finanziarie devono essere sufficienti a coprire il costo del ripristino del terreno che possa aver subito un impatto dalla struttura di deposito dei rifiuti, inclusa la struttura stessa, come prescritto dal piano di gestione dei rifiuti. L'importo della garanzia deve essere periodicamente adeguato in base alle opere di ripristino necessarie. 

Campo d'applicazione

Un considerando chiarisce la situazione dei rifiuti radioattivi dell'industria estrattiva e la legislazione potenzialmente applicabile ai sensi del trattato Euratom. Inoltre, una sostanziale riformulazione di un altro considerando permette di dissipare i timori del Parlamento grazie all'aggiunta dei siti di deposito dei rifiuti abbandonati ai siti chiusi destinati a comparire negli inventari delle strutture suscettibili di avere serie ripercussioni sulla salute umana o sull'ambiente. Tali inventari dovrebbero costituire il punto di partenza per l'elaborazione di un adeguato programma di misure.   

Un nuovo considerando, poi, sostiene l'integrazione delle esigenze connesse con la tutela dell'ambiente in altre politiche e attività comunitarie, in vista della promozione dello sviluppo sostenibile.  Infine, la definizione di "trattamento delle risorse minerali" è stata modificata in modo da includere la calcinazione della pietra calcarea.

Gestione dei rifiuti e prevenzione dell'inquinamento

L'accordo raggiunto rafforza lo sviluppo sostenibile e rispettoso dell'ambiente. Un considerando rileva l'importanza di prevenire o di ridurre al minimo (anziché limitarsi a trattare, recuperare e smaltire) i rifiuti di estrazione, mentre quattro emendamenti sostanziali chiariscono il contenuto dei piani di gestione dei rifiuti che gli operatori sono tenuti a elaborare. Per esempio è stabilito che i piani di gestione dei rifiuti debbano includere una valutazione dello stato originale del terreno suscettibile di ospitare una struttura di deposito dei rifiuti, che servirà a stabilire i criteri di ripristino del sito in seguito alla chiusura della struttura.

Link utili

Testo comune approvato dal comitato di conciliazione

Riferimenti

Jonas SJÖSTEDT (GUE/NGL, SE)
Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE
Doc. A6-0001/06
Procedura: Codecisione, terza lettura
Dibattito: 17.1.2006

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Cambiamenti climatici: valutazione della Conferenza di Montreal

Dopo una dichiarazione della Commissione riguardo ai risultati della Conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici, tenutasi a Montreal in dicembre, si svolgerà in Aula un dibattito cui seguirà l'adozione di una risoluzione del Parlamento.

Il 16 novembre 2005 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione di Anders WIJKMAN (PPE/DE, SE) relativa alla battaglia sui cambiamenti climatici in cui si chiedeva una riduzione delle emissioni del 60-80% entro il 2050, sottolineando che per raggiungere tale traguardo era «necessario fissare obiettivi vincolanti». D'altra parte, osservava che con un approccio sistematico sarebbe possibile coprire entro il 2020 il 25% del consumo di energia dell'Unione europea mediante energie rinnovabili.

I deputati, inoltre invitavano l'Unione europea a sviluppare una strategia che facesse dell'Europa l'economia «più efficiente del mondo» in termini energetici, definendo obiettivi di riduzione annuale dell'intensità energetica dell'ordine del 2,5-3%. Era poi chiesto alla Commissione di avanzare specifiche proposte legislative volte ad aggiornare la direttiva sui biocarburanti, e sollecitava «misure forti» volte a ridurre le emissioni prodotte dal settore dei trasporti.

Per evitare effetti sulla salute e sulla sicurezza delle persone, come inondazioni, siccità e incendi, il Parlamento chiedeva alla Commissione di tener conto dell'importanza della massa forestale e dell'agricoltura nell'assorbimento di carbonio come freno dell'erosione e come agenti regolatori del clima.

Background - Obiettivi della Conferenza di Montreal

Gli obiettivi della Conferenza di Montreal tenutasi dal 28 novembre al 9 dicembre erano:

·         l'adozione di tutte le decisioni ("Marrakech Accords") necessarie per l'attivazione del Protocollo di Kyoto

·         il miglioramento del sistema di Kyoto

·         l'inizio delle discussioni sul futuro del regime internazionale per il cambiamento climatico dopo il 2012.

Il risultato, secondo la Commissione, è stato un successo, e rafforza la cooperazione internazionale sul cambiamento climatico. È stato lanciato un dialogo, al quale partecipano anche gli USA, sulle azioni da prendere a lungo termine per affrontare il cambiamento climatico e i firmatari del Protocollo di Kyoto cominceranno  delle discussioni  riguardanti  le riduzioni di emissioni per i paesi sviluppati per il periodo dopo 2012.

Per l'Esecutivo, la Conferenza di Montreal costituisce un notevole passo in avanti nella lotta contro il cambiamento climatico e conferma la credibilità dell'ONU come il più importante forum per combatterlo. L'UE ha dimostrato la sua leadership internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico mantenendo il suo sostegno al Protocollo di Kyoto. Ora, dovrebbe lavorare con tutte le parti, in particolare con i maggiori emettitori come gli USA e le economie emergenti, per discutere su una partecipazione più vasta a un futuro regime internazionale per il cambiamento climatico.

Link utili

Conferenza di Montreal (versione inglese)
Risoluzione adottata dal Parlamento (16 novembre 2005)

Riferimenti

Dichiarazione della Commissione - Cambiamento climatico
Dibattito: 16.1.2006

Aspetti ambientali dello sviluppo sostenibile

La Plenaria esaminerà la relazione di Anne FERREIRA (PSE, FR) sugli aspetti ambientali dello sviluppo sostenibile. I deputati, nel rilevare il divario tra le intenzioni manifestate e le politiche proposte, chiedono di ridurre il trasporto su strada a favore di modi meno inquinanti e, al contempo, deplorano che non sia stato defiscalizzato l'uso dei biocarburanti. E' inoltre auspicata una revisione della PAC che riequilibri i modi colturali e sono anche espressi dubbi sul ricorso agli OGM.

I deputati si compiacciono nel rilevare che la Commissione, rispettando il suo impegno, abbia fatto il bilancio della strategia di sviluppo sostenibile e approvano i principi direttivi dello sviluppo sostenibile adottati dal Consiglio europeo nel giugno 2005. Tuttavia, ritengono che le priorità della revisione della strategia di sviluppo sostenibile non debbano consistere essenzialmente in misure di coordinamento e di miglioramento delle conoscenze, ma nella proposta di azioni e di obiettivi chiari a medio e a lungo termine. Occorre anche dotarsi di strumenti adeguati e di un sistema di controllo, di monitoraggio e di valutazione regolare.

La relazione condivide l'analisi dell'Esecutivo per cui le tendenze relative allo sviluppo sostenibile sono peggiorate e sostiene la sua richiesta di fissare obiettivi per combatterle. Tra questi, occorrerebbe dare priorità alla richiesta formulata nella Costituzione europea per uno «sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata, un'economia di mercato fortemente competitiva che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente».

Cambiamenti climatici e trasporti

La relazione constata che gli obiettivi di Kyoto per il 2012 rischiano di non essere conseguiti da parte dell'UE per mancanza di provvedimenti adeguati atti a ridurre l'aumento del traffico stradale. A tale riguardo, i deputati sono favorevoli alla proposta della Commissione di trasferire larga parte del trasporto su strada verso modi di trasporto meno inquinanti. Inoltre, esprime preoccupazione per l'aumento del traffico aereo ed esorta quindi la Commissione a adottare un'azione urgente per ridurre l'impatto climatico dell'aviazione. In linea generale, è perorata la definizione di una politica di mobilità più rispettosa dell'ambiente attraverso un profondo mutamento di rotta.

La commissione si rammarica che la maggior parte degli Stati membri resti molto dipendente dal petrolio per il proprio consumo energetico e deplora che l'Esecutivo abbia ritirato la proposta sulla possibilità di applicare un'aliquota ridotta di accisa su taluni oli minerali contenenti biocarburanti e sugli stessi biocarburanti. In proposito, i deputati sottolineano che la carenza di risorse naturali e materie prime determineranno un aumento dei prezzi, la cui portata destabilizzerà, più o meno profondamente, i sistemi economici e sociali dell'UE e dei paesi terzi e deplorano quindi la mancanza di risposte all'altezza.

Utilizzazione dei suoli, zone urbane e politica agricola

All'UE e ai suoi Stati membri è chiesto di fare in modo che nello sviluppo sostenibile sia compresa la conservazione dell'ambiente naturale e delle risorse paesaggistiche, urbane e storiche che in numerosi casi sono fonti di ricchezza. I deputati ritengono, inoltre, che le condizioni di concessione delle sovvenzioni e degli aiuti europei, in particolare per la PAC, debbano contribuire alla realizzazione della politica di sviluppo sostenibile.

E' pertanto auspicato che l'estensione delle zone urbane e il miglioramento delle infrastrutture (strade, ferrovie, aeroporti, canali gasdotti, oleodotti, ecc.) vengano effettuati rispettando i terreni coltivati, le foreste e le zone protette. Qualora fosse necessario, inoltre, andrebbe approfondita la legislazione vigente per garantire l'ottimizzazione delle valutazioni di impatto ambientale, la sostenibilità delle reti transeuropee e la realizzazione dell'obiettivo di mantenimento della biodiversità entro il 2010.

La relazione plaude, inoltre, all'intenzione della Commissione di proporre una strategia tematica in materia di ambiente urbano, che abbia come obiettivo il miglioramento del livello di qualità delle zone cittadine. D'altra parte, nel deplorare l'aumento del volume totale dei rifiuti, specialmente degli imballaggi, chiede alla Commissione che la strategia sui rifiuti contenga nuove disposizioni per ridurre alla fonte la produzione di rifiuti.

Considerando poi che l'aumento dell'erosione e l'impoverimento del terreno e delle terre coltivabili rappresenta una minaccia per l'approvvigionamento alimentare dei nostri concittadini, i deputati invitano l'Esecutivo a proporre, nell'ambito di una nuova riforma della PAC, un riequilibrio fra i vari modi culturali. Al contempo, ritengono che gli OGM non costituiscano una sufficiente risposta a questi problemi.

Salute pubblica

La commissione deplora il divario tra la valutazione delle conseguenze del degrado dell'ambiente sulla salute e la timidezza delle misure proposte dalla Commissione nel quadro del suo piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010.

Ambito internazionale

La relazione invita l'UE a rispettare gli impegni assunti nell'ambito di varie convenzioni internazionali e chiede che la dimensione esterna della strategia di sviluppo sostenibile dell'UE sia considerata come l'asse portante per assicurare la coerenza di tutte le politiche dell'UE. Chiede pertanto che la crescita economica sia dissociata dal degrado ambientale promuovendo il consumo e la produzione sostenibili.

Link utili

Comunicazione della Commissione - "Valutazione 2005 della strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile: bilancio iniziale e orientamenti futuri"
Conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles (16-17 giugno 2005)

Riferimenti

Anne FERREIRA (PSE, FR)
Relazione sugli aspetti ambientali dello sviluppo sostenibile
Doc.: A6-0383/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 17.1.2006

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CITTADINANZA EUROPEA


Quarta relazione della Commissione sulla cittadinanza dell'Unione

La relazione di Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT ) sulla cittadinanza dell'Unione chiede un maggior coordinamento dei criteri generali e delle procedure di acquisizione della cittadinanza. I deputati auspicano il diritto di voto alle elezioni comunali ed europee per i cittadini dei paesi terzi. Inoltre, ritengono che occorre migliorare l'informazione sui diritti dei cittadini e sottolineano il potenziale ruolo del diritto di petizione.

La cittadinanza dell'Unione designa la condizione giuridica che deriva dall'appartenenza di un individuo ad una determinata unità politica e territoriale. L'attribuzione della cittadinanza dell'Unione dipende dal possesso della cittadinanza di uno Stato membro, quindi non si tratta di una nozione autonoma, ma regolata da ciascuno Stato in base alla propria legge. Per questo stesso motivo, secondo la relazione, l'Unione europea e le sue istituzioni hanno un interesse legittimo ad avanzare proposte concernenti l'acquisizione della cittadinanza degli Stati membri, dato che, quando uno Stato membro concede o nega la cittadinanza ad una persona, concede o nega anche la cittadinanza dell'Unione.

Più equità nell'accesso alla cittadinanza dell'Unione

La relazione invita gli Stati membri a riflettere sulla possibilità di stabilire un legame più forte tra la residenza legale permanente durante un periodo di tempo ragionevole e l'ottenimento della cittadinanza nazionale e, di conseguenza, della cittadinanza europea.

D'altra parte, i deputati rilevano che le grandi disparità tra le norme che disciplinano l'accesso alla cittadinanza negli Stati membri possono costituire una fonte di discriminazione tra i residenti aventi la cittadinanza di paesi terzi o gli apolidi a seconda del loro Stato membro di residenza. Pertanto, pur rispettando la competenza degli Stati membri in tale settore, ritengono opportuno progredire in direzione di un maggiore coordinamento dei criteri generali e delle procedure di acquisizione della cittadinanza, per garantire così una maggiore equità nell'accesso alla cittadinanza dell'Unione. Inoltre, reputano auspicabile il varo di provvedimenti tesi a garantire una migliore diffusione dell'informazione riguardo alle varie normative nazionali.

Diritto di voto e di eleggibilità dei cittadini europei

La relazione invita la Commissione a presentare una proposta legislativa che istituisca uno «statuto del residente europeo di lunga durata» che, nel rigoroso rispetto dei trattati e delle competenze degli Stati membri, sistematizzi e riconosca in modo uniforme tutti i diritti che l'ordinamento comunitario concede a tutti coloro che risiedono legalmente nel territorio dell'Unione europea. Chiede, poi agli Stati membri di discutere quanto prima la possibilità di riconoscere ai cittadini europei il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali, cantonali e regionali dello Stato membro in cui risiedono, senza distinzione di nazionalità. Parimenti, i deputati chiedono agli Stati membri di valutare la possibilità di riconoscere ai cittadini dell'Unione il diritto, non cumulabile, di voto e di eleggibilità alle elezioni nazionali, sia nel paese in cui risiedono, sia nel loro paese d'origine, senza distinzione di nazionalità.

Promuovere l'integrazione

Uno dei principali obiettivi della cittadinanza europea, secondo i deputati, non dovrebbe essere quello di creare uno status giuridico complementare alla cittadinanza nazionale, ma quello di promuovere l'integrazione delle persone nel loro Paese di residenza, garantendo nel contempo tutti i diritti anche quando i cittadini dell'Unione europea risiedono al di fuori di essa.

I deputati sono del parere che il riconoscimento della cittadinanza dell'Unione in funzione della residenza dovrebbe essere «lo scopo ultimo del processo dinamico che farà dell'Unione europea un'autentica comunità politica». Pertanto, invitano la Commissione ad elaborare un Libro bianco sulle possibili evoluzioni della cittadinanza dell'Unione e sull'armonizzazione delle varie norme vigenti negli Stati membri.

Diritto di voto e di eleggibilità degli stranieri

La relazione invita gli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto a ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale. Inoltre, esorta quelli che l'hanno ratificata a darvi attuazione concedendo il diritto elettorale attivo e passivo alle elezioni locali a tutti i cittadini di paesi terzi che hanno risieduto legalmente e abitualmente nello Stato ospitante nei cinque anni precedenti le elezioni.

I deputati chiedono poi agli Stati membri di estendere il diritto di voto alle elezioni comunali ed europee ai cittadini di paesi terzi e agli apolidi. A queste persone, inoltre andrebbero estesi i diritti di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri e di acquisire il diritto di soggiorno permanente, dopo cinque anni di residenza nel paese ospitante, come previsto dalla direttiva 2004/38/CE (che entrerà in vigore il 30 aprile 2006) per i cittadini dell'Unione europea e per i loro familiari.

Elezioni europee

 

I deputati sottolineano che le elezioni al Parlamento sono l'espressione più visibile della cittadinanza democratica dell'Unione. Pertanto auspicano una riflessione su una riforma del sistema elettorale in vista delle elezioni europee del 2009, affinché esse acquisiscano un'autentica dimensione europea mediante l'armonizzazione delle procedure elettorali. In particolare, dovrebbe essere prevista, «l'elezione di una parte dei deputati su liste europee transnazionali presentate dai partiti politici europei».

 

Informare meglio i cittadini sui loro diritti

 

La relazione sollecita la Commissione e gli Stati membri ad informare meglio i cittadini dell'Unione sui loro diritti e doveri. In particolare, a promuovere attivamente l'accesso dei cittadini dell'Unione al diritto di voto attivo e passivo alle elezioni comunali ed europee.

 

In tale contesto, i deputati ritengono che gli Stati membri dovrebbero, su una base comune, integrare la dimensione europea nei programmi d'insegnamento primario e secondario di tutte le scuole, includendo nozioni di base sulla cultura, le politiche e le istituzioni europee.

 

I deputati, si compiacciono poi del nuovo approccio adottato dalla Commissione in materia di informazione e comunicazione volto a rispondere maggiormente agli auspici, alle attese e alle inquietudini concrete dei cittadini e a dialogare con essi. Questo dialogo, infatti, permette di influenzare, mediante la loro partecipazione democratica, la formulazione delle politiche dell'Unione europea. I deputati sperano quindi vivamente che gli effetti dell'applicazione di questa nuova strategia siano rapidamente visibili.

 

Ugualmente, sottolineano l'importanza che rivestono per il pieno sviluppo della cittadinanza dell'Unione il diritto ad una buona amministrazione e il diritto di accesso ai documenti, quali enunciati al capo V ("Cittadinanza") della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Viene poi, evidenziata la necessità di garantire l'accesso ad un'informazione giuridica di qualità, che consenta ai cittadini di prendere coscienza dei loro diritti.

 

La Commissione e gli Stati membri sono invitati infine a migliorare l'informazione destinata ai cittadini dell'Unione per quanto riguarda i loro diritti in materia di tutela consolare da parte dei servizi diplomatici e consolari di qualsiasi altro Stato membro, là dove lo Stato membro del cittadino non è rappresentato.

 

Diritto di petizione

 

La relazione sottolinea che la cittadinanza dell'Unione comprende il diritto di presentare petizioni, offrendo al Parlamento la possibilità di controllare in modo efficace l'applicazione della legislazione, ma anche contribuendo al buon funzionamento dell'Unione europea per iniziativa dei suoi cittadini. Inoltre, prende atto del fatto che le petizioni presentate al Parlamento possono avere l'obiettivo di chiedere la modifica o la corretta applicazione della legislazione europea.

D'altra parte, i deputati si rammaricano che l'esercizio di tale diritto sia stato talvolta rallentato dal numero elevato di petizioni ricevute. Infine, invitano il Consiglio e la Commissione a collaborare più strettamente con la commissione per le petizioni del Parlamento e con il Mediatore, affinché ogni cittadino dell'Unione e, più in generale, ogni persona residente in uno Stato membro possa esercitare con maggiore efficacia i suoi diritti.

 

Link utili

 

Quarta relazione della Commissione sulla cittadinanza dell'Unione
Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri

 

Riferimenti

 

Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT)

Relazione sulla quarta relazione della Commissione sulla cittadinanza dell'Unione (1°maggio 2001 – 30 aprile 2004)

Doc.: A6-0411/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 16.1.2006

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DIRITTI DEI CITTADINI


Omofobia in Europa

Una dichiarazione della Commissione sul tema dell'omofobia in Europa darà lo spunto per un dibattito in Aula cui seguirà l'adozione di una risoluzione del Parlamento.

Già nel giugno di quest'anno il Parlamento aveva affrontato la questione dell'omofobia nella sua risoluzione sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata. In quell'occasione, i deputati condannavano gli atti di violenza omofobica o transfobica e sottolineavano i pregiudizi e l'omofobia «di cui continua ad essere permeata la sfera pubblica».

Sottolineando con preoccupazione il moltiplicarsi degli atti di violenza contro gli omosessuali, il Parlamento rilevava che era necessario intervenire contro la crescente omofobia. Tra gli atti di violenza, erano citati «le intimidazioni a scuola e sul luogo di lavoro, il rilascio di dichiarazioni piene di odio da parte di esponenti religiosi e politici, un accesso ridotto all'assistenza sanitaria e al mercato del lavoro». La Commissione, inoltre, era invitata a presentare una comunicazione «sugli ostacoli alla libera circolazione nell'Unione europea delle coppie omosessuali sposate o legalmente riconosciute».

A livello europeo esiste un programma d'azione comunitario - avviato nel gennaio 2001 per una durata di sei anni e dotato di circa 100 milioni di euro - volto a promuovere misure di lotta alle discriminazioni dirette o indirette fondate sulla razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.

Tra gli obiettivi del programma figura il miglioramento della comprensione dei problemi connessi con la discriminazione attraverso una migliore conoscenza del fenomeno e attraverso la valutazione dell'efficacia delle politiche e delle prassi, lo sviluppo della capacità di prevenire e affrontare efficacemente il fenomeno della discriminazione, in particolare rafforzando i mezzi d'azione delle organizzazioni e sostenendo lo scambio di informazioni e di buone prassi e la costituzione di reti a livello europeo e, infine, la promozione e la divulgazione dei valori e delle prassi che animano la lotta alla discriminazione, anche attraverso attività di sensibilizzazione.

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata
Decisione del Consiglio che istituisce un programma d'azione comunitario per combattere le discriminazioni (2001-2006)

Riferimenti

Dichiarazione della Commissione - Omofobia in Europa
Dibattito: 16.1.2006

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DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ


Tratta degli esseri umani: una politica europea di prevenzione e repressione

Il Parlamento esaminerà la relazione d'iniziativa di Christa PRETS (PSE, AT) sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini che chiede l'instaurazione di una politica comune e il rafforzamento dell'azione penale e repressiva nei confronti dei trafficanti. Per i deputati, occorrono anche azioni di prevenzione e assistenza ed è necessario contrastare l'uso di Internet a fini illeciti.

Le donne e i bambini sono particolarmente vulnerabili nei confronti di questo tipo di criminalità organizzata e di questa moderna forma di schiavitù. Infatti, delle 600.000 - 800.000 persone vittime ogni anno della tratta internazionale di esseri umani, circa l'80% sono donne e ragazze e circa il 50% sono minori. Nella sola Unione europea sono vittime 100.000 donne ogni anno. Inoltre questi dati dimostrano che la maggioranza delle vittime del traffico internazionale è destinata allo sfruttamento sessuale a fini commerciali.

Una legislazione europea contro la tratta degli esseri umani

La relazione deplora che le misure adottate finora per contrastare il traffico degli esseri umani non abbiano portato alla riduzione del numero di donne e bambini sfruttati sul mercato della schiavitù sessuale. Al contrario, considera che la tratta degli esseri umani ai fini sessuali è l'attività criminale in più rapida crescita rispetto alle altre forme di criminalità organizzata dell'UE.

Pertanto, i deputati nel sollecitare la Commissione e il Consiglio a predisporre una chiara base giuridica per la lotta contro ogni forma di violenza contro le donne, chiedono di rendere «integralmente comunitaria» la politica europea in materia di lotta alla tratta degli esseri umani. A questo proposito sono raccomandate l'instaurazione di una politica comune dell'UE incentrata sull'elaborazione di un quadro giuridico e l'applicazione delle norme regolamentari sulle contromisure, la prevenzione, le azioni penali, la punizione dei responsabili e la protezione e il sostegno delle vittime. Inoltre, la relazione esorta gli Stati membri e la Commissione a continuare i propri studi sulle cause alla base della tratta degli esseri umani (in particolare su donne e bambini a fini sessuali).

Prevenzione e assistenza, contrastare l'uso di Internet

Viene sottolineato che è opportuno scoraggiare la domanda anche con misure a carattere educativo, sociale e culturale. A questo proposito la relazione sollecita gli Stati membri ad istituire linee telefoniche di assistenza nazionali ed internazionali contro la tratta delle donne, che potrebbero essere pubblicizzate nel quadro di campagne di informazione. Inoltre, evidenzia l'esigenza di un Telefono azzurro, vale a dire un unico numero internazionale gratuito destinato ai bambini.

I deputati esortano anche la Commissione e gli Stati membri a prendere con urgenza tutte le misure opportune per contrastare la tendenza a ricorrere alle nuove tecnologie, in particolare Internet, per divulgare informazioni sulla disponibilità e sulla domanda di donne e bambini per prestazioni sessuali, «compresa la pornografia, il cui sviluppo incide sull'incremento della tratta».

Sensibilizzare l'opinione pubblica

Gli Stati membri sono invitati a varare e/o rafforzare le campagne di sensibilizzazione miranti ad informare sui pericoli e ad educare i membri vulnerabili della società nei paesi di origine, ad allertare e sensibilizzare il pubblico al problema e a ridurre la domanda nei paesi di destinazione.

D'altra parte, i deputati invitano gli Stati membri, in particolare la Germania, ad adottare le opportune misure nel corso del campionato mondiale di calcio del 2006 per impedire il traffico di donne e la prostituzione forzata.

Rafforzare l'azione penale

La relazione invita gli Stati membri ad applicare la legge e a rafforzare l'azione penale nei confronti dei trafficanti e dei loro complici. Inoltre, chiede un'azione repressiva contro gli autori delle pagine Internet in cui vengono proposti annunci di intermediari della tratta e di coloro che cercano di ottenere prestazioni sessuali da minori (la cui definizione deve essere omogenea in tutti gli Stati membri, vale a dire le persone di età inferiore ai 18 anni). Per i deputati è anche necessario perseguire il riciclaggio dei proventi della tratta.

E' poi sottolineato che finora esiste solo in Italia ed in Belgio il diritto di soggiorno per le vittime della tratta delle donne dopo il processo contro i trafficanti. La relazione rileva inoltre che, ai fini della testimonianza da parte delle vittime della condanna dei responsabili, sarebbe necessario concedere il permesso di soggiorno in tutti gli Stati membri. A tal proposito, viene evidenziato che, nel quadro delle indagini sulla tratta delle donne, dovrebbero essere consentite le deposizioni anonime, al fine di poter «smascherare» un maggior numero di colpevoli. Inoltre, i deputati sostengono l'importanza di introdurre il reato di «sfruttamento deliberato da parte del cliente di persone appartenenti a categorie sociali a rischio e di persone in situazioni di coercizione».

Infine, la relazione esorta tutti gli Stati membri ad adottare, nel proprio diritto penale, atti normativi identici che contengono una chiara definizione giuridica della tratta dei bambini basata sulle norme internazionalmente riconosciute, che figurano nel Protocollo di Palermo e nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia. Ciò, per evitare che il traffico di bambini venga considerato come una sottocategoria del traffico di esseri umani.

La legislazione italiana

La legge n. 228 dell'8 agosto 2003 introduce strumenti di contrasto a tale fenomeno, trattando sia l’aspetto repressivo del problema sia quello preventivo e sociale. La legge introduce e attualizza la definizione del reato di riduzione in servitù, di tratta di persone e di acquisto e alienazione di schiavi. Questi reati sono puniti con la reclusione da 8 a 20 anni, con la possibilità di aumentarla in presenza di aggravanti.

Un altro degli aspetti importanti della legge è rappresentato dall’attenzione posta al recupero delle vittime di questa forma di sfruttamento. E' stato inoltre istituito un apposito Fondo presso la Presidenza del Consiglio con il quale finanziare programmi ad hoc. Il Fondo è anche alimentato dai beni e patrimoni appartenenti alle persone condannate per i delitti di riduzione in schiavitù, servitù o traffico di esseri umani.

Link utili

Testo della legge italiana
Per maggiori informazioni sulla situazione in Italia
Protocollo di Palermo

Riferimenti

Christa PRETS (PSE, AT)
Relazione sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini, vulnerabili allo sfruttamento sessuale
Doc.: A6-0400/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 16.1.2006

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SVILUPPO E COOPERAZIONE


Disabilità e sviluppo

In nome della commissione per lo sviluppo, John BOWIS (PPE/DE, UK) presenterà all'Esecutivo un'interrogazione orale sull'inclusione dei diritti dei disabili nelle politiche di sviluppo dell'Unione.

Alla Commissione europea è anche chiesto in che modo sta mettendo in atto la sua Nota orientativa sulla disabilità e lo sviluppo e se esistono programmi specifici per affrontare i temi della prevenzione, dell'assistenza, del conseguimento di abilità e dell'emarginazione.

La nota, distribuita nel marzo 2003 a tutti i servizi e alle delegazioni dell'Unione, fornisce degli orientamenti sul modo di trattare efficacemente la questione dell'handicap  nel quadro della cooperazione allo sviluppo.

Link utili

Nota orientativa dei servizi della Commissione (Versione francese e inglese)

Riferimenti

Interrogazione orale su disabilità e sviluppo
Doc.: O-0080/2005
Procedura: Interrogazione orale
Dibattito: 19.1.2006

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COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE


Commercio: esito della conferenza OMC di Hong Kong

In nome della commissione per il commercio internazionale, il suo Presidente Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES) presenterà un'interrogazione orale con la quale chiede all'Esecutivo di illustrare le proprie valutazioni sui risultati e sulle conclusioni della Sesta Conferenza interministeriale dell'OMC a Hong Kong, nonché di esprimere il proprio parere sui prossimi passi da compiere.

Mentre a Bruxelles l'attenzione era focalizzata sulla serrata trattativa tra i capi di Stato e di governo in merito alle prossime prospettive finanziarie dell'Unione, a Hong Kong una folta delegazione europea era impegnata in una maratona negoziale alla Conferenza Ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio tesa a preparare l'attuazione degli accordi assunti a Doha nel 2001. Le trattative commerciali, in fase di stallo a causa della rigidità dimostrata da molti paesi, sono state chiuse con un accordo di principio tra i 150 membri dell'OMC su come affrontare le prossime tappe nel corso del 2006.

Come noto, l'Unione europea era stata posta sul banco degli imputati soprattutto a causa della sua politica agricola comune che, a parere di diverse delegazioni, provocherebbe distorsioni al commercio e penalizzarebbe i paesi più poveri. Gli altri temi affrontati riguardavano essenzialmente le tariffe dei prodotti non agricoli, i servizi, le proprietà intellettuali (tra cui le indicazioni geografiche) e, beninteso, la questione dello sviluppo dei paesi più poveri.

In vista della Conferenza di Hong Kong il Parlamento aveva adottato una risoluzione che illustrava le priorità dei deputati riguardo ai negoziati commerciali. In estrema sintesi, l'Assemblea chiedeva di procedere ad una maggiore apertura dei mercati ai prodotti agricoli e industriali e ai servizi, nonché al riconoscimento delle indicazioni geografiche dei prodotti alimentari tipici. Era poi sollecitato un trattamento speciale e differenziato per i PVS e la presa in considerazione delle questioni sociali e ambientali. I deputati raccomandavano, infine, il miglioramento dell'efficienza e della trasparenza dell'OMC.

Le principali conclusioni dei negoziati

Agricoltura

Sono state definite tre categorie di riduzione del sostegno interno che, per quelle di livello superiore, comportano un abbassamento lineare maggiore. I paesi sviluppati si situano in queste ultime. Inoltre, si è convenuto di eliminare progressivamente e parallelamente tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni entro il 2013. Vi è però l'impegno a concludere gran parte di questo esercizio nel 2010.

Oltre alle restituzioni comunitarie, ciò si applicherà anche ai crediti alle esportazioni, alle garanzie dei crediti all'esportazione e alle imprese commerciali di Stato. Sistemi, questi, cui ricorrono essenzialmente gli Stati Uniti. Anche per gli aiuti alimentari dovranno essere definite delle norme volte a impedire che il ricorso a tale pratica possa mascherare un aiuto alle esportazioni dei prodotti eccedentari, come si sospetta avvenga negli USA. Tali norme dovranno essere definite entro il 30 aprile 2006.

Per i commissari Mandelson (commercio) e Fischer Boel (agricoltura) questo rinvio, assieme all'impegno dei partner a rivedere i loro sistemi equivalenti di sostegno all'export, è un piccolo successo - ancorché insufficiente - ottenuto nel corso di una settimana di negoziati definita «deludente». Si noti che nel 2013 scadranno le prossime prospettive finanziarie ma anche la "blindatura" del bilancio PAC decisa dai Capi di Stato e di governo anni addietro.

Per quanto riguarda l'accesso ai mercati dei prodotti agricoli, sono state definite quattro Categorie per la strutturazione delle riduzioni tariffarie. Si potrà, tuttavia, prevedere un trattamento specifico per i prodotti cosiddetti "sensibili" e i Paesi in via di sviluppo potranno beneficiare di una clausola di salvaguardia speciale fondata su delle soglie quantitative e di prezzo. Anche in questo caso, le modalità d'attuazione di questi impegni dovranno essere stabilite al più tardi il 30 aprile 2006.

Tariffe dei prodotti non agricoli

I membri dell'OMC hanno convenuto di adottare la cosiddetta "formula svizzera" con dei coefficienti tesi a ridurre o eliminare i dazi doganali, compresi i picchi tariffari, i dazi più elevati e la loro progressività. Si tratterà anche di tenere conto degli interessi dei paesi in via di sviluppo. Le modalità d'attuazione dovranno essere definite al più presto. Inoltre, è stata ribadita l'importanza di un trattamento speciale e differenziato a favore dei PVS nonché il fatto che la reciprocità non debba essere totale. Su tutte le altre "questioni in sospeso", le modalità dovranno essere stabilite al più tardi il 30 aprile 2006.

Servizi

Per i servizi, le conclusioni prevedono più che altro delle dichiarazioni di principio. E' chiesto ai membri, infatti, «di partecipare attivamente ai negoziati volti a ottenere un aumento progressivo della liberalizzazione del commercio di servizi». In questo esercizio, dovrà inoltre essere garantita una certa flessibilità ai PVS. I negoziati, infine, dovranno tenere conto della dimensione dell'economia di ogni membro, sia globalmente che settorialmente.

Proprietà intellettuali

Riguardo alle indicazioni geografiche la Conferenza non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione delle trattative in seno al Consiglio TRIPs e convenire di «intensificare i negoziati al fine di concluderli entro il termine generale» per la chiusura dei negoziati, ossia il 31 luglio 2006. Ciò riguarda, in particolare, l'istituzione di un registro multilaterale delle indicazioni geografiche per i vini e gli alcolici che ha lo scopo di garantire alle denominazioni di origine di questi prodotti una maggiore tutela dalle imitazioni.

Lo stesso vale per quanto riguarda l'estensione agli altri prodotti alimentari - che al momento beneficiano di una protezione internazionale più virtuale che reale - del più elevato grado di tutela internazionale di cui già godono vini e alcolici. Va detto, tuttavia, che in seno al Consiglio TRIPs sembra che vi sia qualche progresso su tale questione.

Sviluppo

E' stato convenuto che i membri dell'OMC dovrebbero offrire un accesso ai mercati esente da dazi e senza contingentamento a tutti prodotti originari dei paesi meno avanzati (PMA) entro il 2008 oppure, al più tardi, per l'inizio del periodo di attuazione. I paesi in via di sviluppo potranno beneficiare della necessaria flessibilità per adattarsi a queste disposizioni. Inoltre, i membri dell'OMC dovrebbero far sì che le norme d'origine preferenziale applicabili alle importazioni provenienti dai PMA «siano trasparenti e semplici».

E' chiesto poi con insistenza a tutti i donatori e a tutte le istituzioni internazionali di accrescere il sostegno finanziario e tecnico teso a diversificare le economie dei PMA, continuando ad aiutarli a conformarsi alle disposizioni OMC e, in particolare, alle norme in materia sanitaria e di ostacoli tecnici al commercio.

Per i PMA è inoltre ribadito il principio generale secondo cui le loro concessioni e i loro impegni debbono essere compatibili con le proprie necessità in materia di sviluppo, finanze e commercio di ognuno di essi, nonché con le loro capacità amministrative e istituzionali. Inoltre, potranno mantenere per sette anni (prorogabili) le misure esistenti che derogano ai loro obblighi in materia di investimenti. Avranno anche la facoltà di introdurne delle nuove per una durata, tuttavia, di cinque anni. Tutte le misure incompatibili con l'Accordo dovranno poi essere progressivamente eliminate entro il 2020.

Link utili

Risoluzione del Parlamento del 1° dicembre 2005
Dichiarazione finale della Conferenza (versione francese e inglese)
Sito della Commissione europea dedicato alla Conferenza OMC

Riferimenti

Interrogazione orale sulla Conferenza interministeriale dell'OMC a Hong Kong
Doc.: O-0108/2005
Procedura: Interrogazione orale
Dibattito: 16.1.2006

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AGRICOLTURA


Zucchero: i deputati auspicano una riforma più generosa

Il Parlamento è consultato sulla proposta di riforma dell'organizzazione comune del mercato dello zucchero e su un regime temporaneo per la ristrutturazione dell'industria saccarifera. I deputati chiedono una transizione più generosa per i produttori rispetto alle proposte della Commissione, ma nel frattempo il Consiglio è già giunto ad un accordo politico sull'insieme del pacchetto zucchero.

La proposta di riforma presentata dalla Commissione nel giugno 2005 intende aumentare la competitività e l'orientamento al mercato del settore dello zucchero europeo, di garantire al settore un futuro sostenibile a lungo termine e di rafforzare la posizione dell'UE nel ciclo dei negoziati commerciali a livello internazionale. Si tratta anche di allineare il settore dello zucchero alla nuova Politica agricola comune. D'altra parte, l'attuale regime di esportazione di zucchero comunitario era anche stato condannato in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio.

Tra le principali proposte figurano un drastico taglio dei prezzi istituzionali, compensato solo parzialmente con aiuti diretti e l'abolizione del regime di ammasso pubblico che sarebbe sostituito da meccanismi meno automatici. E' anche previsto un regime volontario e temporaneo per la ristrutturazione del settore che si propone di incentivare l'abbandono dell'attività da parte dei produttori meno competitivi, di sostenere l'impatto socio-ambientale della chiusura degli stabilimenti e assistere le regioni più colpite dalla riforma. Infine, è contemplata una speciale assistenza per i paesi ACP anch'essi penalizzati dal nuovo regime ipotizzato.

Questa proposta di riforma era stata condannata dalla maggioranza dei deputati e dagli operatori del settore. Soddisfatti, invece, erano i rappresentanti delle industrie utilizzatrici di zucchero e dei consumatori. Nel novembre di quest'anno, d'altra parte, il Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura è giunto a un accordo politico sull'impianto della riforma del settore. Il Parlamento, che non ha potere di codecisione in tale materia, deve però essere consultato prima che siano adottati definitivamente i testi legislativi.

Nelle relazioni di Jean-Claude FRUTEAU (PSE, FR) ora all'esame della Plenaria, i deputati chiedono che la riduzione del prezzo istituzionale dello zucchero bianco sia pari al 30% e avvenga nel giro di quattro anni, invece che del 39% in due anni come proposto dalla Commissione. I Ministri agricoli, d'altra parte, si sono accordati per una riduzione certamente meno radicale, pari al 36% in quattro anni, ma ancora ben lontana da quanto auspicato dalla commissione per l'agricoltura del Parlamento.

Questa riduzione del prezzo, per i deputati, deve essere compensata con aiuti diretti in modo più generoso rispetto al 60% come proposto dalla Commissione ed al 64% dal Consiglio. Questo aiuto sarebbe incluso nel regime di pagamento unico alle aziende e vincolato al rispetto delle norme di gestione ambientale del territorio. Anche per la riduzione del prezzo minimo della barbabietola i deputati auspicano un taglio minore di quanto proposto dall'Esecutivo.

Il regime delle quote sarebbe mantenuto fino al 2014/15 e, in sede di Consiglio, l'Italia ha ottenuto 10.000 tonnellate supplementari. Il sistema di intervento pubblico, in forza all'accordo dei Ministri, sarebbe sostituito da un regime di ammasso privato, dopo un periodo transitorio di quattro anni (fino al 2009/2010) e per una quantità limitata di zucchero bianco.

In merito al Fondo di ristrutturazione, i deputati condividono con il Consiglio l'esigenza di maggiore flessibilità ma, rispetto ai Ministri, chiedono aiuti finanziari più elevati per i primi tre anni della transizione. A loro parere, inoltre, il 50% di tale fondo dovrebbe essere destinato ai bieticoltori.

D'altra parte, riguardo agli aiuti al riorentamento della produzione, suggeriscono un sostegno di 80 euro all'ettaro per le colture energetiche, fino a un massimo di 2.200 ettari ammissibili a tale aiuto. Per i Ministri, d'altra parte, la barbabietola coltivata per fini non alimentari potrà essere ammissibile ai pagamenti previsti per il ritiro della produzione e potrà beneficiare anche dell'aiuto per le colture energetiche di 45 euro/ettaro.

Come il Consiglio, i deputati auspicano delle disposizioni volte a controllare le importazioni in Europa di zucchero originario dai Paesi meno avanzati (PMA). Chiedono quindi che siano previste delle procedure di salvaguardia del mercato comunitario da applicare in caso di aumento sostanziale, tra un anno e l'altro, delle importazioni provenienti da paesi beneficiari dell'iniziativa "Tutto salvo le armi", in funzione della produzione e del consumo del paese importatore.

Inoltre, sono parzialmente soddisfatte le rivendicazioni dei paesi ACP che usufruiscono di un accesso privilegiato al mercato comunitario e che temono di essere particolarmente colpiti dalla riforma. Potranno beneficiare, infatti, di un prezzo d'acquisto immutato per altri due anni nonché di un aiuto transitorio di 40 milioni di euro a carico del bilancio UE.

Il settore bietosaccarifero in Italia

L'Italia è il quinto produttore europeo di zucchero. La sua produzione totale (anno 2004/05) è di 1.158.163 di tonnellate su un totale comunitario di circa 20 milioni, che corrisponde a poco meno del 6%. La Francia e la Germania sono ben più avanti con una produzione che corrisponde, rispettivamente, al 22,6 e al 21,5% del totale comunitario. Vengono poi la Polonia e il Regno Unito con una produzione pari al 10 e al 7% dell'Unione. In Europa, più di 325.000 agricoltori producono la barbabietola da zucchero. L'Italia conta circa 46 mila imprese impegnate in questa coltura, in Germania sono 48 mila e in Francia 32 mila. In questi soli tre paesi vi è più della metà delle aziende europee.

Nel giro di 10 anni, dal 1993 al 2003, peraltro, il numero di aziende di produzione e raffinazione dello zucchero si è pressoché dimezzato in Europa, passando da 82 a 45 imprese (-45%). L'Italia non si è sottratta a questa tendenza: il numero di imprese è sceso da 12 a 5. Che si sono successivamente ridotte a 4: Coprob Italia Zuccheri, Eridiana Sadam, S.F.I.R., Zuccherificio del Molise.

Nel 2000, l'Unione europea era il secondo esportatore di zucchero mondiale, ma con quantitativi pari a circa la metà del Brasile, e il terzo importatore dopo la Federazione Russa e l'Indonesia.

Nell'UE a 15, il 30% dello zucchero è destinato al consumo diretto, il 2% a usi non alimentari (per esempio, è trasformato in alcol e etanolo o aggiunto al cemento per agevolarne la solidificazione) e il restante 68% è utilizzato nei prodotti alimentari, soprattutto nelle bevande (21% del totale), nella produzione di dolciumi e caramelle (15%) e di biscotti (12%)

Link utili

Riassunto dell'accordo politico del Consiglio
Proposta della Commissione

Riferimenti

Jean-Claude FRUTEAU (PSE, FR)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero
Doc.: A6-0391/2005
&
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1782/2003 che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori
Doc.: A6-0392/2005
&
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero e recante modifica del regolamento (CE) n. 1782/2003 relativo al finanziamento della politica agricola comune
Doc.: A6-0393/2005
Procedura Consultazione legislativa
Dibattito: 17.1.2006

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RELAZIONI ESTERNE


Una politica europea di prossimità per promuovere la democrazia

L'Aula esaminerà la relazione di Charles TANNOCK (PPE/DE, UK) relativa alla politica di prossimità dell'Unione europea che è considerata uno strumento utile per promuovere la democrazia nei paesi vicini. E' poi sottolineata la necessità di affrontare il problema dell'immigrazione legale ed illegale. I deputati, inoltre, chiedono di migliorare i collegamenti tra le reti energetiche e l'intensificazione degli scambi commerciali.

Dopo l'allargamento avvenuto il primo maggio 2004, le frontiere esterne dell'Unione sono mutate. Per questo non è nell'interesse dell'Unione allargata «tracciare nuove linee di divisione attraverso frontiere esterne chiuse». Quindi, nelle relazioni con i paesi vicini orientali e meridionali, occorre perseguire una strategia che permetta di creare uno spazio comune di pace, stabilità, sicurezza, rispetto dei diritti umani, democrazia, legalità e prosperità.

Verso accordi europei di vicinato e sostegno della democrazia

La relazione afferma che l'obiettivo dello sviluppo di relazioni di prossimità privilegiate con i paesi vicini implica un impegno attivo e concreto a favore di valori comuni relativamente allo Stato di diritto, al buon governo, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alla democrazia e ai principi di un'economia sociale di mercato trasparente e dello sviluppo sostenibile.

Inoltre, appoggia l'allargamento dell'Unione europea, sulla base dei trattati e conformemente alle decisioni prese dal Consiglio europeo. D'altra parte, sottolinea che il processo di allargamento deve essere accompagnato da una politica di prossimità ambiziosa, flessibile e concreta per i paesi europei che attualmente non sono membri dell'UE e che non possono ancora aderirvi, ma che si ispirano ai valori dell'Unione.

Viene, poi sottolineato che è necessario istituire un meccanismo di monitoraggio efficace ed essere pronti a ridurre o sospendere gli aiuti, o addirittura ad annullare gli accordi con i paesi che violino le norme internazionali ed europee concernenti il rispetto dei diritti umani e la democrazia. Pertanto, i deputati invitano la Commissione ad attuare una politica decisa a sostegno delle forze democratiche nei suddetti paesi, garantendo in particolare l'accesso a mezzi di comunicazione e ad un'informazione indipendenti.

Allo stesso modo, ritengono utile istituire un fondo speciale europeo per sostenere in modo efficiente e flessibile le iniziative volte a promuovere la democrazia parlamentare nei paesi vicini.

Favorire l'integrazione regionale

L'obiettivo della politica europea di prossimità, per i deputati, non consiste soltanto nel rafforzamento delle relazioni bilaterali tra UE e paesi vicini, ma anche nella creazione di reti di cooperazione e nello sviluppo di forme di integrazione regionale tra i paesi limitrofi.

A tale proposito, ritengono che occorre pensare alla creazione di uno strumento rivolto ai paesi vicini europei e concepito secondo il modello dello Spazio economico europeo, che non comprenda solo la partecipazione al mercato unico ma abbracci anche questioni di natura politica. Inoltre, esprimono la loro preoccupazione per i forti ritardi esistenti in questo campo. Ritengono, quindi, essenziale che l'Unione si impegni con  i partner della politica di prossimità per attivare tutti gli strumenti politici ed istituzionali atti a sostenere lo sviluppo della dimensione multilaterale.

In quest'ottica, la relazione chiede che sia valorizzato lo sviluppo della dimensione regionale e subregionale, viste la specificità geografiche, storiche e politiche che differenziano i paesi del vicinato e gli stessi paesi dell'Unione.

Reti energetiche e scambi commerciali

I deputati considerano che la politica energetica sia un elemento importante, dal momento che l'Unione europea è circondata dai più estesi giacimenti di petrolio e gas naturale esistenti al mondo (Russia e bacino del Mar Caspio, Medio Oriente e Nordafrica). Inoltre, ritengono che molti paesi vicini, tra cui la Russia, l'Algeria, l'Egitto, la Libia e l'Azerbaigian, sono fornitori di energia, mentre altri tra cui l'Ucraina, la Bielorussia, il Marocco, la Tunisia, la Georgia e l'Armenia costituiscono zone di transito. Per tale ragione il miglioramento dei collegamenti tra le reti energetiche tornerà a vantaggio sia dell'Unione che dei paesi partner.

D'altra parte, sottolineano che l'intensificazione degli scambi commerciali e lo sviluppo del turismo tra l'Unione e i paesi partner rendono necessario un miglioramento delle reti di trasporto e possono incrementare i collegamenti tra tali paesi, permettendo loro di attirare un maggior numero di investimenti. I deputati, evidenziano poi l'importanza di una maggiore apertura del mercato, in conformità dei principi dell'OMC, e ricordano che la dichiarazione di Barcellona prevede la graduale istituzione entro il 2010, di una zona di libero scambio per le merci.

Immigrazione

I deputati considerano necessario affrontare nel quadro della politica di prossimità il problema dell'immigrazione legale ed illegale. Pertanto, invitano il Consiglio e la Commissione a verificare l'attuazione degli accordi con tutti i paesi del vicinato, in particolare nel quadro dei piani d'azione negoziati o in corso di negoziato. E' poi chiesto di procedere al monitoraggio puntuale degli accordi bilaterali tra i singoli Stati membri e i partner in materia di immigrazione e, in particolare, di riammissione.

Inoltre, la relazione ritiene che la gestione congiunta delle frontiere tra i vari paesi confinanti e l'Unione europea dovrebbe costituire un elemento essenziale degli accordi di vicinato, per garantire sia la sicurezza delle frontiere sia la loro permeabilità agli scambi nelle regioni di confine.

Regioni particolari

La relazione ricorda che occorre prestare «particolare attenzione» ai paesi del continente europeo che non sono membri dell'Unione europea ma che, per motivi storici e geografici, hanno stretti legami politici ed economici con essa (Andorra, Monaco, San Marino, Stato della Città del Vaticano, Svizzera, Norvegia e Islanda), offrendo anche a loro la possibilità di partecipare alla politica di prossimità.

Il documento, infine, approfondisce taluni aspetti relativi ai rapporti con alcune regioni extraeuropee come il Maghreb, il Medio Oriente e Mashrek, l'Europa Orientale e il Caucaso meridionale.

Link utili

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento sul tema "Europa ampliata"
Documento di strategia della Commissione sulla politica europea di prossimità
Proposta di regolamento della Commissione su vicinato e partenariato
Comunicazione della Commissione sui primi piani d'azione della politica europea di prossimità

Riferimenti

Charles TANNOCK (PPE/DE, UK)
Relazione sulla politica europea di prossimità
Doc.: A6-0399/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.1.2006


Situazione in Cecenia dopo le elezioni

Dopo le dichiarazioni di Consiglio e Commissione, l'Aula svolgerà un dibattito sulla situazione in Cecenia a seguito delle elezioni del nuovo Parlamento bicamerale e sulla società civile in Russia.

Il 27 novembre si sono svolte in Cecenia le elezioni parlamentari, le prime dal 1999, anno in cui l'esercito russo ha lanciato la sua seconda guerra in dieci anni contro i combattenti separatisti.  "Russia Unita", il partito appoggiato dal presidente russo Vladimir Putin, ha ottenuto la maggioranza assoluta, ottenendo il 61,03% dei suffragi.

Il partito comunista ha ottenuto il 17% e il partito filo-occidentale di destra Sps il 10,86%. Seguono altre quattro formazioni politiche, tutte riconosciute dal Cremlino, attestate intorno al 5 per cento o anche meno. Ai vincitori spettano quaranta seggi all'Assemblea Nazionale - la camera bassa del Parlamento statale di Grozny - e diciotto al Consiglio della Repubblica, la camera alta.

Il capo della missione di inchiesta del Consiglio d'Europa, Andreas Gross, che ha assistito alle elezioni, ha dichiarato di essere «incerto» sul voto e che il «vero potere» nella provincia è illegittimo. Gli elettori - ha dichiarato - «sperano che il Parlamento migliorerà la situazione», specie nel campo della sicurezza. Ma, ha aggiunto, «il potere reale è basato su una legittimità che non è democratica».

Gross ha anche auspicato un coinvolgimento degli indipendentisti nel processo politico, ma questi ultimi hanno giudicato la consultazione come una farsa, mentre le organizzazioni per i diritti umani hanno da tempo avvertito che operazioni corrette non sono possibili in un contesto come quello ceceno, dilaniato dalla guerra e da abusi da ambedue le parti. Istituzioni occidentali come l'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OCSE) non hanno mandato formalmente osservatori per monitorare il voto, adducendo preoccupazioni per la sicurezza e il fatto che si tratta solo di elezioni locali.

Riferimenti

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Situazione in Cecenia dopo le elezioni e società civile in Russia
Dibattito: 18.1.2006

Situazione in Afghanistan dopo le elezioni

A seguito del dibattito tenutosi in occasione della sessione di fine ottobre, il Parlamento adotterà una risoluzione sulla situazione in Afghanistan dopo le elezioni legislative.

Le elezioni legislative, le prime dal 1969, si sono svolte il 18 settembre scorso. L'Unione europea, per l'occasione, aveva predisposto una missione d'osservazione guidata dall'eurodeputata italiana Emma BONINO (ALDE/ADLE, IT), e il Parlamento europeo aveva anche inviato una propria delegazione capeggiata da José SALAFRANCA (PPE/DE, ES).

Questa consultazione elettorale è stata preceduta, nel 2004, dalla prima elezione diretta del Presidente che è stata vinta da Hamid Karzai. In occasione della sessione del 10 maggio scorso, il Parlamento europeo aveva accolto il leader afgano in seduta solenne.

I gruppi politici del Parlamento hanno tempo fino al 16 gennaio per concordarsi su una risoluzione comune da sottoporre al voto della Plenaria.

In occasione del dibattito tenutosi il 26 ottobre scorso, Emma Bonino, a nome del suo gruppo, ha colto l'occasione per ringraziare coloro che hanno fatto parte del suo team che, per quattro mesi, l'hanno accompagnata «in condizioni, a volte molto particolari, molto tese, anche molto emozionanti ma non sempre facilissime». Queste persone, ha sottolineato, «non le vedrete mai, però esistono, erano là sotto una bandiera europea». Esse, ha aggiunto, hanno ben simboleggiato il sostegno alla democrazia «che rappresenta il punto di accordo tra tutti noi, l'elemento di fondo che vogliamo sostenere».

A breve, ha poi ricordato, la missione renderà pubblica la relazione finale sulle elezioni e, per la prima volta, sarà anche elaborata una relazione sulla democratizzazione e i suoi passi futuri. La deputata ha quindi rimarcato come vi siano stati momenti di preoccupazione durante l'intero svolgimento, come ad esempio l'arresto di Mohaqui Nasab, il giornalista editore del settimanale sui diritti delle donne. A questo proposito ha quindi auspicato che le Istituzioni europee sapranno far presente o richiamare al rispetto della legge e dello stato di diritto le autorità del Paese.

Per quanto riguarda il futuro - il follow-up della conferenza di Bonn - la deputata ha evidenziato la necessità di essere consapevoli «che si tratta di un impegno perlomeno a medio-lungo termine, qualunque sia la formula da adottare». Inoltre, «che si parli di sicurezza, di commercio o di sviluppo economico», per la deputata occorre tenere sempre conto della dimensione regionale.

Per la deputata, l'Afghanistan è uno dei paesi in cui l'impegno internazionale, in particolare quello europeo, «può fare la differenza». E' un Paese «stretto tra un futuro possibile e un passato molto duro a morire». Ma, ha aggiunto, «ci sono le risorse umane per guardare al futuro», portando ad esempio le «migliaia di ragazzine che escono da scuola con la divisa nera e il fazzolettino bianco, con in tasca libri normali». A suo parere, occorre anche che «gli amici americani rimangano nel paese in questo momento ancora difficile sotto il profilo della sicurezza» ma, al contempo, ha auspicato che essi adottino «comportamenti più rispettosi delle tradizioni locali», precisando che non sempre ciò è avvenuto. Un futuro è possibile, ha concluso, «dipende dagli afgani, certamente, ma dipende anche da noi».

Luisa Morgantini (GUE/NGL), a nome del gruppo, si è innanzitutto rammaricata di non aver potuto partecipare alle elezioni in Afghanistan. Si è poi detta «davvero convinta» che i processi di cambiamento in Afghanistan «siano effettivi, efficaci, reali». Tuttavia, ha sottolineato, «sono lenti, difficili e complicati». L'esempio della crescita della democrazia, ha proseguito, viene proprio da una ragazza di 26 anni, che, allorché ne aveva 18, era impegnata clandestinamente per l'istruzione delle donne, e che è stata eletta in una provincia difficile in Afghanistan. Il fatto che una donna di questo tipo, pur con le difficoltà e le intimidazioni che ha dovuto subire, sia riuscita ad essere eletta, ha affermato, «è un fatto straordinario».

Nel ringraziare Emma Bonino per la sua presenza in Afghanistan - precisando di fidarsi di lei nonostante i dissensi su molti temi come il Medio Oriente - si è detta «molto lieta» che l'Unione europea abbia svolto un ruolo così positivo. Tuttavia, ha aggiunto, non è possibile ignorare le complessità e le difficili scelte per il Presidente Karzai, il quale in realtà ha scelto di «permettere che i signori della guerra fossero anche eletti», invece di punirli, imboccando «quella che forse è l'unica strada possibile in questa fase».

Dicendosi contraria a ogni guerra e a ogni partecipazione militare, la deputata ha poi sostenuto che vi è un grave problema per quanto riguarda l'ISAF, sebbene svolga innegabilmente un ruolo estremamente positivo. Tuttavia, ha spiegato, «il ruolo svolto dalle forze statunitensi non è positivo per la conclusione dei conflitti, la riconciliazione e lo sviluppo dell'Afghanistan». Ed ha quindi stigmatizzato «l'orrore di vedere bruciati due corpi di talebani», l'assenza di legalità e la mancanza di regole, come avviene nella prigione di Bagram, «nella quale sono reclusi dei talebani senza nessun tipo di controllo».

Per la deputata non è possibile «nasconderci delle verità che, stando alle reazioni degli afgani che abbiamo visto in televisione, possono creare conflitti». A tale proposito, ha definito «importantissimo il ruolo svolto dall'UE in tali questioni» ed ha ringraziato l'intera Unione europea che sta lavorando in maniera diversa per fare in modo che l'Afghanistan sia a favore della democrazia. Tuttavia, ha concluso, «per raggiungere tale obiettivo», occorre adoperarsi per rafforzare le istituzioni statali e affinché le ONG e la società civile possano farsi sentire.

Riferimenti

Proposte di risoluzione - Afghanistan
Dibattito: 26.10.2005
Votazione: 18.1.2006

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TRASPORTI


Politica estera comunitaria in materia di aviazione

La relazione di Saïd EL KHADRAOUI (PSE, BE) sottolinea la necessità di sviluppare una politica estera comune in materia di aviazione, vista l'importanza economica e la crescita continua di questo settore. La commissione chiede l'adozione di accordi nuovi e ambiziosi fra l'UE e paesi terzi, in particolare con gli USA, la Russia e la Cina. Inoltre, i deputati riconoscono gli sforzi degli aeroporti e delle compagnie aeree per ridurre l'inquinamento acustico e da emissioni.

La relazione riconosce la natura globale, l'importanza economica e la crescita continua del settore dell'aviazione, e quindi la necessità di sviluppare una politica estera comune in materia di aviazione, considerando come condizione preliminare gli accordi con gli USA, la Russia e la Cina. Vi è quindi la necessità di adeguare gli attuali accordi bilaterali al diritto comunitario, sulla base della giurisprudenza della Corte di giustizia, e procedere al più presto, in modo da evitare l'incertezza giuridica.

I deputati ricordano che l'avvio di negoziati sugli accordi comunitari può essere sostenuto solo in presenza di una chiara e coerente strategia negoziale, e chiedono l'adozione di accordi nuovi e ambiziosi fra l'UE e paesi terzi. La commissione parlamentare sottolinea che i negoziati devono essere portati avanti in stretta cooperazione con gli Stati membri e invita l'Esecutivo a garantire che il Parlamento europeo e tutte le parti interessate siano pienamente consultati e informati prima e durante i negoziati.

Apertura dei mercati

La relazione sottolinea che i nuovi accordi devono essere equilibrati in termini di accesso al mercato e potrebbero includere questioni come il cabotaggio, il diritto di stabilimento, la proprietà e il controllo, nonché gli aiuti di stato, ma solo su una stretta base di reciprocità.

E' poi auspicata la definizione di un'agenda dei negoziati e che i paesi da coinvolgere siano selezionati sulla base di criteri chiari e ragionevoli, che includano gli aspetti economici. La priorità, inoltre, dovrà essere attribuita ai paesi che hanno un'importanza sostanziale per il mercato europeo come gli USA, la Russia e la Cina. Per questi ultimi due, l'Aula esaminerà una relazione specifica nel corso di questa seduta.

Sicurezza

Nel riconoscere l'estrema importanza degli standard di sicurezza e notando che quelli dei paesi terzi non sempre sono al livello di quelli dell'UE, i deputati rilevano che l'Europa può svolgere un ruolo trainante nell'applicazione e nel rispetto a livello mondiale delle norme internazionalmente riconosciute. E' poi sottolineata l'importanza di mettere a punto una politica europea di sicurezza dei trasporti.

Ambiente

La commissione riconosce che il settore dell'aviazione ha diversi effetti negativi sull'ambiente (inquinamento acustico e da emissioni), ma anche che gli aeroporti e le compagnie aeree hanno già compiuto e continueranno a compiere sforzi significativi per ridurre ed evitare l'inquinamento. A tale riguardo, accoglie favorevolmente la comunicazione della Commissione sulle eventuali misure volte a ridurre il contributo del settore dell'aviazione al cambiamento climatico.

Aspetti sociali

La relazione esorta la Commissione a insistere sull'introduzione nei nuovi accordi di riferimenti alla pertinente legislazione internazionale sui diritti sociali, e insiste sul fatto che ai lavoratori assunti e/o operanti negli Stati membri dell'UE vanno applicate le disposizioni sociali dell'UE.

Background

Il settore aereo, per quanto abbia attraversato un periodo difficile dal punto di vista economico, rimane di grande rilevanza economica a livello mondiale, che oltretutto sta nuovamente registrando una crescita sostenuta. L'aumento del traffico internazionale da e per l'Europa porta a un progresso economico per le compagnie aeree, gli aeroporti e numerose aziende dell'indotto in tutta l'UE. È quindi necessario pilotare tale crescita in modo che non vada a scapito della sicurezza e che l'impatto ambientale rimanga sotto controllo.

Link utili

Comunicazione della Commissione

Riferimenti

Saïd EL KHADRAOUI (PSE, BE)
Relazione sullo sviluppo dell'agenda per la politica estera comunitaria in materia di aviazione
Doc.: A6-0403/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 17.1.2005

Trasporto aereo: relazioni con la Russia e la Cina

La relazione di Roberts ZILE (UEN, LV) all'esame della Plenaria lancia un forte messaggio politico insistendo sul fatto che nessun accordo generale con la Russia deve essere concluso senza l'immediata e completa abolizione dei pagamenti per i diritti di sorvolo. Per quanto riguarda la Cina, i deputati esortano il Consiglio ad estendere il mandato della Commissione all'allestimento delle infrastrutture aeroportuali e di sicurezza e  al controllo del traffico aereo.

L'Unione europea sta sviluppando una politica estera comunitaria in materia di aviazione su due filoni: la riconduzione al diritto comunitario degli accordi bilaterali vigenti conclusi dagli Stati membri e la conclusione di nuovi accordi generali tra la Comunità e i paesi terzi.

I deputati, innanzi tutto, riconoscono l'ottimo lavoro della Commissione nelle trattative con la Russia e con la Cina, anche se auspicano che il Parlamento sia maggiormente integrato nel processo di negoziazione dell'Accordo e sperano che tale problema venga risolto poiché la sua soluzione andrà a beneficio di tutte le parti.

D'altra parte, insistono sul fatto che non dovrà essere concesso alcun mandato che non subordini inesorabilmente un maggiore accesso ai mercati della Cina e della Russia alla creazione di un "campo di condizioni omogenee" mediante l'armonizzazione delle regole di concorrenza e la convergenza degli standard operativi nei settori del controllo e della gestione del traffico aereo, della formazione del personale e degli standard operativi nonché in materia di sicurezza e affidabilità dell'aviazione.

Russia

Al fine di far fronte alla sfida che la crescita e il consolidamento del settore dell'aviazione civile russa rappresenta per l'Unione, i deputati sostengono la proposta della Commissione concernente un accordo generale sull'aviazione. Reputano, tuttavia, che l'accettazione delle clausole comunitarie dovrebbe rappresentare un punto di partenza per negoziati con la Comunità.

La relazione osserva che i diritti di cui la Russia impone il pagamento per il sorvolo del suo territorio sono contrari al diritto internazionale e che gli introiti sono stati utilizzati per sovvenzionare, in modo anticoncorrenziale, la compagnia aerea russa Aeroflot. Questa pratica, secondo il relatore, ha conseguenze economiche che recano un grave pregiudizio ai vettori europei essendo un sussidio diretto a un concorrente. Il costo annuale di questi pagamenti è stato di 250 milioni di euro nel 2003, mentre seguire altri percorsi per evitare la Siberia non è economicamente possibile. Inoltre, la Russia è l'unico paese al mondo che esige pagamenti di questo tipo.

I deputati, insistono, quindi, che non deve essere concluso alcun accordo generale se la Russia non abolisce immediatamente e completamente i diritti di sorvolo e invitano la Commissione a non concludere un accordo sull'adesione della Federazione russa all'OMC finché questo non avvenga.

Cina

Pur riconoscendo l'auspicabilità di un accordo generale in materia di aviazione tra l'UE e la Cina, la commissione parlamentare ritiene che occorre prima raggiungere un accordo orizzontale affinché gli accordi bilaterali di servizio aereo esistenti fra la Cina e diversi Stati membri vengano allineati alla sentenza della Corte di giustizia europea "cieli aperti" (si veda il background in calce).

La relazione esorta il Consiglio ad estendere la portata del mandato della Commissione affinché copra l'allestimento delle necessarie infrastrutture aeroportuali e di sicurezza e il controllo del traffico aereo nello spazio aereo cinese.

Background

Gli stati membri, per un periodo molto lungo, hanno negoziato accordi bilaterali con paesi terzi sui servizi aerei, compresa la frequenza d'accesso e i diritti di atterraggio, normalmente a favore delle società di bandiera che trasportano i passeggeri. Attualmente esistono circa 2.000 accordi di questo tipo.

L'8 novembre 2002 la Corte di giustizia europea ha riscontrato che gli accordi bilaterali tra otto Stati membri e gli USA non erano conformi al diritto comunitario, in quanto le loro clausole sulle nazionalità violavano il diritto di stabilimento e in quanto operavano discriminazioni per motivi di cittadinanza e alcune altre clausole interferivano con la competenza esterna esclusiva dell'UE. Al fine di evitare tali violazioni, il 29 aprile 2004 il Parlamento e il Consiglio hanno adottato il regolamento 847/2004 in cui venivano specificate clausole standard da inserire negli accordi bilaterali nuovi o rivisti, le circostanze in cui essi non vengono utilizzate e le procedure per la cooperazione tra la Commissione e le amministrazioni nazionali.

La Commissione ha ricevuto un mandato dal Consiglio per concludere un accordo "cielo aperto" con gli USA e per concludere un ampio accordo con i vicini dell'UE facenti parte dello Spazio aereo comune europeo (ECAA) nonché un mandato orizzontale per negoziare accordi orizzontali con paesi terzi che tengano conto del mercato unico dell'aviazione UE e permettano a tutte le linee aeree europee di operare sulle rotte di tali paesi su base non discriminatoria.

Fino ad oggi sono stati conclusi tredici accordi orizzontali con paesi terzi che modificano in totale circa 225 accordi bilaterali. I negoziati con gli Stati Uniti e con i paesi dell'ECAA continuano. La Commissione ha chiarito che intende chiedere altri mandati orizzontali e che vuole concludere ulteriori accordi per allineare gli accordi bilaterali esistenti alla giurisprudenza della Corte.

Link utili

Sentenza della Corte di giustizia  - "cieli aperti"

Riferimenti

Roberts ZĪLE (UEN, LV)
Relazione sulle relazioni con la Federazione russa e la Cina nel settore del trasporto aereo
Doc.: A6-0375/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 17.1.2006

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INDUSTRIA


Rimuovere gli ostacoli alla nascita e alla crescita delle PMI

Agevolare l'accesso a programmi e fondi comunitari e rimuovere gli ostacoli finanziari e fiscali. Sono queste le principali richieste della relazione d'iniziativa sull'attuazione della Carta europea per le piccole imprese all'esame della Plenaria. Per i deputati occorre anche procedere a «profonde riforme strutturali» in ogni Stato membro, al fine di rafforzare la competitività, eliminare gli intralci amministrativi e tenere conto degli interessi delle PMI in tutte le proposte legislative.

La lunga relazione di Dominique VLASTO (PPE/DE, FR) rileva l'importanza delle piccole imprese per la realizzazione degli obiettivi di Lisbona di una crescita maggiore e duratura nonché di nuovi e migliori posti di lavoro. Per tale motivo è criticato il rapporto della Commissione sul rilancio della strategia di Lisbona che le ignora, nonostante il Consiglio europeo avesse sottolineato che esse «sono la spina dorsale dell'economia europea e della creazione di occupazione». Inoltre, è deplorata la complessità della presentazione del rapporto dell'Esecutivo sull'attuazione della Carta e criticato il fatto che esso non fornisce un quadro coerente della situazione in tutti gli Stati membri.

I deputati, nel sottolineare il valore della Carta, ritengono tuttavia opportuno integrare e completare le azioni "piccole imprese" che essa contempla con la politica globale destinata alle PMI grazie ad un'azione vincolante, non soltanto a livello comunitario ma anche a livello di Stati membri, in cui si deve promuovere specificamente la messa in comune delle migliori prassi.

 

Per i deputati occorre un migliore coordinamento con il Piano d'azione per lo spirito imprenditoriale e sottolineano, in particolare, la necessità di rafforzare le possibilità delle piccole e microimprese di trarre vantaggio dai programmi europei. E' per tale ragione che si compiacciono della disponibilità della Commissione a migliorare l'accesso delle PMI a tali programmi e sottolineano l'importanza di agevolare il loro accesso ai Fondi strutturali.

 

La relazione chiede inoltre che siano intraprese delle azioni per far fronte ai numerosi ostacoli finanziari che sono tuttora di impedimento allo sviluppo delle piccole e microimprese, per quanto riguarda il loro accesso al credito. La Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti dovrebbero quindi essere utilizzati in modo migliore per sostenere la crescita di tali imprese, soprattutto di quelle che operano nel settore dell'innovazione e dello sviluppo tecnologico. Vanno poi lanciate più ampie iniziative europee comuni per promuovere la creazione di PMI e sfruttarne maggiormente il potenziale di investimento. La Commissione e il Consiglio sono anche esortati a rafforzare gli strumenti finanziari a favore delle piccole imprese e delle imprese artigianali, in particolare i sistemi di garanzia reciproca.

 

I deputati sottolineano gli ostacoli fiscali persistenti - segnatamente in materia d'investimento - e ritengono che tale campo d'azione debba essere una priorità fornendo alle PMI un più facile accesso al capitale. Suggeriscono, per esempio, che le sovvenzioni europee accordate alle piccole imprese siano esentate dall'imposta sulle società. Ma, a loro parere, occorre anche semplificare i sistemi fiscali e amministrativi relativi alla creazione e allo sviluppo delle piccole imprese, eliminare gli ostacoli fiscali ad ogni forma di attività economica transfrontaliera e proseguire la lotta contro gli aiuti di Stato illegali sotto forma di concorrenza fiscale dannosa. Gli Stati membri sono quindi esortati a riformare e a semplificare i propri sistemi fiscali relativi alla creazione e allo sviluppo delle piccole imprese, a fornire incentivi alle imprese innovative e ad eliminare gli svantaggi creati dai sistemi fiscali per il finanziamento con il capitale di rischio.

 

I deputati sottolineano poi l'esigenza di accelerare «profonde riforme strutturali» in ogni Stato membro, al fine di rafforzare la competitività delle piccole imprese, creare condizioni ad esse favorevoli e completare la creazione di un mercato interno pienamente funzionante.

 

Nel raccomandare uno sgravio fiscale per le piccole imprese, i deputati chiedono anche la rimozione degli ostacoli burocratici, soprattutto nella fase di avvio, e sottolineano la «vitale importanza» che sia il ruolo sia le esigenze delle PMI vengano prese in considerazione quando vengono elaborate proposte legislative di qualsiasi tipo e non soltanto quelle che si riferiscono specificamente alle piccole imprese.

 

Alla Commissione e al Consiglio è chiesto poi di definire una strategia volta a favorire e facilitare la trasmissione e la ripresa delle piccole imprese e delle imprese artigianali dopo il pensionamento dei capi d'impresa. Al contempo è sottolineata l'importanza dell'istruzione e della formazione per lo sviluppo dello spirito imprenditoriale fin dalla giovane età con lezioni e programmi di formazione dedicati alle aziende nella scuola secondaria, nell'università e nella formazione tecnologica.

 

Revisione della Carta

 

La relazione ritiene essenziale procedere alla revisione della Carta. In quella sede andrebbero introdotte ulteriori priorità quali la promozione dell'imprenditorialità come effettivo valore della società, una notevole riduzione della stigmatizzazione dei fallimenti imprenditoriali, una maggiore cooperazione tra piccole imprese, istituti di istruzione e ricerca, sostegno ad un'intensa cooperazione tra il soggetto menzionato, le istituzioni finanziarie ed i mercati dei capitali.

Background

Il Consiglio europeo di Feira del 19 e 20 giugno 2000 ha adottato la Carta europea per le piccole imprese stabilendo la loro importanza centrale e l'impegno dei poteri pubblici ad agire per sostenerle. La Carta comprende 10 linee d'azione:

-          Educazione e formazione allo spirito imprenditoriale

-          Registrazione meno costosa e più rapida

-          Migliore legislazione e migliore regolamentazione

-          Accessibilità delle competenze

-          Migliorare l'accesso in linea

-          Valorizzare meglio il mercato unico

-          Questioni fiscali e finanziarie

-          Rafforzare la capacità tecnologica delle piccole imprese

-          Modelli di commercio elettronico che hanno dato buona prova di sé e  sostegno di qualità alle piccole imprese

-          Sviluppare, rafforzare e rendere più efficace la rappresentanza degli interessi delle piccole imprese a livello dell'Unione e a livello nazionale

L'attuazione della Carta è basata sul metodo aperto di coordinamento fra gli Stati. Tale metodo lascia agli Stati una grande libertà di sperimentazione e di scelte politiche sul modo di progredire nella realizzazione delle dieci linee di azione della Carta. Questo approccio flessibile permette di confrontare le esperienze onde evidenziare le migliori pratiche e incoraggiare così gli scambi e la cooperazione fra gli Stati.

Link utili

Rapporto sull'attuazione della Carta europea per le piccole imprese
Carta europea delle piccole imprese

Riferimenti

Dominique VLASTO (PPE/DE, FR)
Relazione sull'attuazione della Carta europea per le piccole imprese
Doc.: A6-0405/2005

Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.1.2005

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI


Statistiche sulla struttura e sull’attività delle consociate estere

L’Aula esaminerà in prima lettura della procedura di codecisione la relazione di Enrico LETTA (ALDE/ADLE, IT) sulla proposta di regolamento in merito alle statistiche comunitarie sulla struttura e sull’attività delle consociate estere. I deputati chiedono di garantire al Parlamento una reale facoltà di revoca dei poteri di esecuzione della Commissione.

La proposta di regolamento istituisce un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche comunitarie sulla struttura e sull’attività delle consociate estere. Con il termine “consociata estera” si intende «un’impresa residente nel paese di rilevazione dei dati controllata da un’unità istituzionale non residente in tale paese, oppure un’impresa non residente nel paese di rilevazione dei dati controllata da un’unità istituzionale residente in tale paese».

La relazione adottata dalla commissione economica e monetaria presenta un emendamento volto a garantire pieni poteri di revoca al Parlamento europeo, in linea con BASILEA II. Fatte salve le misure di esecuzione già approvate, è quindi chiesto di sospendere l'applicazione delle disposizioni richiedenti l'adozione di norme tecniche, modifiche e decisioni allo scadere di un periodo di due anni dall'adozione del regolamento e non oltre il 1° aprile 2008. Su proposta della Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio potranno rinnovare le disposizioni in oggetto secondo la procedura di codecisione.

I deputati chiedono, d’altra parte, che sia riservata particolare considerazione al principio secondo cui i benefici delle misure di esecuzione devono superare i relativi costi nonché al principio in base al quale ogni onere finanziario supplementare a carico degli Stati membri o delle imprese dovrebbe mantenersi entro limiti ragionevoli. Inoltre, limitano e illustrano con maggiore chiarezza la portata delle prerogative della Commissione per quanto riguarda le misure di esecuzione.

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Enrico LETTA (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sulla proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche comunitarie sulla struttura e sull'attività delle consociate estere
Doc.: A6-0332/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Un lasciapassare per agevolare il traffico frontaliero locale

L’Aula esaminerà una proposta di regolamento che stabilisce norme sul traffico frontaliero locale alle frontiere terrestri esterne dell’Unione. La relazione di Mihael BREJC (PPE/DE, SI) propone numerosi emendamenti tesi a garantire controlli efficaci senza recare disturbo alla vita degli abitanti della zona. Ai visti speciali, i deputati preferiscono il rilascio di lasciapassare che consentono un soggiorno continuativo massimo di tre mesi in un raggio che va da 30 a 50 km.

Scopo del regolamento proposto è stabilire norme comuni relative ai criteri e alle condizioni per istituire un regime di traffico frontaliero locale alle frontiere terrestri esterne degli Stati membri. A tal fine, i deputati suggeriscono di introdurre un documento specifico che autorizza i residenti frontalieri ad attraversare la frontiera nell'ambito di detto regime. Questo documento, denominato "lasciapassare per traffico frontaliero locale" (LTFL), andrebbe a sostituire il sistema di visti speciale proposto dalla Commissione.

Con il termine “traffico frontaliero locale” si intende il passaggio regolare della frontiera terrestre esterna di uno Stato membro da parte di residenti frontalieri per soggiornare nella zona di frontiera, dovuto, ad esempio, a motivi sociali, culturali o economici comprovati ovvero a legami familiari e per un periodo non superiore ai limiti temporali stabiliti nel presente regolamento. D’altra parte, per “frontiera terrestre esterna” si intende il confine terrestre comune fra uno Stato membro e un paese terzo limitrofo.

I deputati, inoltre, precisano il concetto di “residenti frontalieri”. Con questo termine si intendono i cittadini di paesi terzi residenti legalmente nella zona di frontiera di un paese confinante con uno Stato membro da un periodo precisato negli accordi bilaterali, di durata non inferiore a un anno. In casi eccezionali e debitamente motivati, specificati negli accordi bilaterali, tale periodo può essere accettato anche se inferiore a un anno.

Per poter attraversare la frontiera terrestre esterna di uno Stato membro limitrofo, nell'ambito del traffico frontaliero locale, i residenti frontalieri oltre a disporre del lasciapassare non devono essere considerati pericolosi per l'ordine pubblico, la sicurezza interna, la salute pubblica o le relazioni internazionali di uno degli Stati membri e in particolare - hanno aggiunto i deputati - non debbono essere segnalati nelle basi di dati nazionali degli Stati membri ai fini della non ammissione per gli stessi motivi.

La validità del lasciapassare è limitata alla zona di frontiera dello Stato membro di rilascio, ossia alla zona che si estende per non più di 30 chilometri oltre la frontiera. La porzione di distretto che si situi a più di 30 km - ma non oltre i 50 - dalla linea di frontiera è da considerarsi parte della zona di frontiera. La Commissione consentiva invece un margine supplementare di 5 km. Il lasciapassare per traffico frontaliero locale avrebbe una validità minima di un anno e una validità massima di cinque anni.

Mentre la proposta dell’Esecutivo consentiva il soggiorno nella zona di frontiera di uno Stato membro limitrofo per un periodo massimo di sette giorni consecutivi e per un totale di tre mesi in un semestre, i deputati suggeriscono che gli accordi bilaterali debbano precisare la durata massima autorizzata di ciascun soggiorno ininterrotto che, comunque, non deve superare i tre mesi.

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Mihael BREJC (PPE/DE, SI)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme sul traffico frontaliero locale alle frontiere terrestri esterne degli Stati membri e che modifica la convenzione Schengen e l'Istruzione consolare comune
Doc.: A6-0406/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

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REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO


Dibattiti vivaci ma dignitosi: nuove norme di condotta per i deputati

Garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari senza ostacolare la vivacità delle discussioni né la libertà di parola dei deputati. E' questo l'obiettivo della proposta di modifica del regolamento interno del Parlamento resasi necessaria alla luce di recenti episodi che hanno turbato le sedute plenarie. Oltre a chiarire le attuali regole, è proposto di estenderle a tutti i locali e le riunioni del Parlamento, nonché di attribuire maggiori poteri al Presidente in materia di sanzioni.

L'Aula dovrà adottare, a maggioranza dei deputati che compongono il Parlamento, la modifica del regolamento interno proposta dalla relazione di Gérard ONESTA (Verdi/ALE, FR). In tal caso, entrerà in vigore il 1° febbraio. Le misure in oggetto non saranno più limitate ai comportamenti tenuti nel corso delle sedute plenarie, ma si applicheranno a tutte le attività parlamentari e in tutti gli edifici del Parlamento.

Garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari

Nel corso della Plenaria, il Presidente ha la facoltà di richiamare all'ordine il deputato che «attenti al regolare svolgimento della seduta». Dopo un secondo richiamo, se la turbativa continua, può togliergli la parola ed espellerlo dall'Aula per il resto della seduta.  In caso di «gravità eccezionale», può anche ricorrere a quest'ultima misura senza un secondo richiamo all'ordine. Il Segretario generale vigila sull'immediata esecuzione del provvedimento, assistito dagli uscieri e, se necessario, dal personale di sicurezza in forza al Parlamento.

 

In caso di tumulti e azioni di disturbo che pregiudichino il regolare svolgimento dei lavori, il Presidente, per ristabilire l'ordine, può sospendere la seduta o toglierla. Se riescono vani i suoi richiami, può abbandonare il seggio e la seduta è quindi sospesa. Spetterà poi al Presidente convocare la ripresa dei lavori. Queste disposizioni si applicano, mutatis mutandis, al presidente di seduta di organi, commissioni e delegazioni, il quale potrà presentare al Presidente una richiesta di sanzioni.

I poteri del Presidente

Il Presidente, e non più il Parlamento nel suo insieme, sarà il solo abilitato a infliggere sanzioni ai deputati che turbano i lavori «con modalità eccezionalmente gravi». La sua decisione dovrà essere «motivata e le sanzioni «adeguate» dovranno essere notificate all'interessato e ai presidenti degli organi ai quali appartiene, prima di essere comunicate alla Plenaria.

Nel valutare i comportamenti osservati il Presidente dovrà tenere conto «del loro carattere puntuale, ricorrente o permanente» nonché del loro «grado di gravità». In proposito, è precisato che è opportuno distinguere i comportamenti di natura visiva, «che possono essere tollerati nella misura in cui non siano ingiuriosi e/o diffamatori, mantengano proporzioni ragionevoli e non generino dei conflitti», da quelli che comportano una turbativa attiva di qualsiasi attività parlamentare.

Sanzioni e ricorsi

Le sanzioni, immutate rispetto alla situazione attuale, possono consistere in un'ammonizione e/o nella perdita del diritto all'indennità di soggiorno per un periodo da due a dieci giorni nonché, fatto salvo l'esercizio del diritto di voto in plenaria, nella sospensione da due a dieci giorni consecutivi dalla partecipazione a tutte o a una parte delle attività del Parlamento. Inoltre, è possibile presentare alla Conferenza dei presidenti dei gruppi politici una proposta intesa a portare alla sospensione o al ritiro di uno o dei mandati elettivi occupati in seno al Parlamento.

Il deputato interessato può presentare all'Ufficio di presidenza, entro il termine di due settimane a decorrere dalla notifica della sanzione adottata dal Presidente, un ricorso interno che sospende l'applicazione della sanzione. L'Ufficio di presidenza può, entro quattro settimane dalla presentazione del ricorso, annullare, confermare o ridurre la portata della sanzione adottata facendo salvi i diritti di ricorso esterni a disposizione dell'interessato. In assenza di decisione dell'Ufficio di presidenza entro il termine impartito, la sanzione è considerata nulla e non avvenuta.

Responsabilità anche per la condotta di terzi

Con le nuove disposizioni, i deputati saranno responsabili della violazione delle norme di comportamento applicabili all'interno dei locali del Parlamento da parte di persone che essi impiegano o di cui facilitano l'accesso al Parlamento. Il Presidente o i suoi rappresentanti potranno esercitare il potere disciplinare nei confronti di tali persone o di qualsiasi altra persona esterna al Parlamento che si trovi nei suoi locali.

Link utili

Regolamento interno del Parlamento europeo

Riferimenti

Gérard ONESTA (Verdi/ALE, FR)
Relazione sulla modifica del regolamento del Parlamento europeo per quanto attiene alle norme di comportamento applicabili ai deputati europei
Doc.: A6-0413/2005
Procedura: Regolamento
Dibattito: 18.1.2005

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Ordine del giorno 16-19 gennaio 2006

Strasburgo

 Lunedì 16 gennaio 2006

 (17:00 - 22:00)

 

Ripresa della sessione e ordine dei lavori

 

Dichiarazione della Commissione - Omofobia in Europa

 

Relazione Catania - Cittadinanza dell'Unione europea (quarta relazione)

 

Relazione Prets - Prevenire la tratta di donne di minori esposti allo sfruttamento sessuale

 

Interrogazione orale - Conferenza interministeriale dell'OMC a Hong Kong

 

Dichiarazione della Commissione - Cambiamento climatico

  Martedì 17 gennaio 2006

 (9:00 - 11.50, 15:00 - 17:00, 21:00 - 24:00)

 

Votazione sulle richieste di applicazione della procedure d'urgenza (articolo 134 del Regolamento del Parlamento)

*

Relazione Cavada - Omicidio dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri

***I

Relazione Jarzembowski - Accesso al mercato dei servizi portuali

 

Dichiarazione del Consiglio e della Commissione - Sicurezza dell'approvvigionamento di risorse energetiche e di gas

 

Relazione El Khadraoui - Politica estera comunitaria in materia di aviazione

 

Relazione Zile - Relazioni con la Russia e la Cina nel settore del trasporto aereo

 

*

*

*

Discussione congiunta - Zucchero

     Relazione Fruteau - OMC dello zucchero

     Relazione Fruteau - Regimi di sostegno a favore degli agricoltori (zucchero)

     Relazione Fruteau - Ristrutturazione dell'industria dello zucchero

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Korhola - Applicazione delle disposizioni della convenzione di Arhus alle istituzioni e agli organi della CE

***III

Relazione Sjöstedt - Gestione dei rifiuti delle industrie estrattive

***III

Relazione Maaten - Acque di balneazione

 

Relazione Ferreira - Aspetti ambientali dello sviluppo sostenibile

 (12:00 - 13:00 ) Votazione

***I

Relazione Costa - Statistiche sui trasporti di merci per vie navigabili interne

 

Relazione Brok - Modifica del regolamento n. 533/2004 (Croazia)

*

Relazione Baron Crespo - Protocollo all'accordo quadro di commercio e cooperazione con la Repubblica di Corea a seguito dell'allargamento

           

Relazione Seppänen - Inclusione delle Maldive nell'elenco dei paesi coperti, in seguito alla tsunami nell'Oceano indiano del dicembre 2004

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 (17:30 - 19:00)

 

Tempo delle interrogazioni alla Commissione

 Mercoledì 18 gennaio 2006

 (9:00 - 11:50)

 

Dichiarazioni del Consiglio - Illustrazione del programma della Presidenza austrica

 (15:00 - 17:30)

 

Relazione Voggenhuber e Duff - Struttura, argomenti e quadro per una valutazione del dibattito sull'Unione europea

 

Dichiarazione del Consiglio e della Commissione - Situazione in Cecenia dopo le elezioni e società civile in Russia

 (12.00 - 13:00) Votazione

***I

Relazione Letta - statistiche comunitarie sulla struttura e sull’attività delle consociate estere

***I

Relazione Brejc - Traffico frontaliero locale alle frontiere terrestri esterne degli Stati membri

 

Proposte di risoluzione - Afghanistan

 

Proposta di risoluzione - Prospettive finanziarie

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

Mandato della commissione temporanea d'inchiesta Life Equality -

 

Mandato della commissione temporanea sul trasporto e la detenzione di prigionieri in Europa

 (17:30 - 19:00)

 

Tempo delle interrogazioni alla Consiglio

 (21:00 - 24:00)

 

Relazione Tannock- Politica europea di prossimità

 

Relazione Vlasto - Attuazione della Carta europea per le piccole imprese

 

Relazione Onesta - Regole di condotta applicabili ai deputati (modifica del regolamento del Parlamento

 

Relazioni iscritte conformemente all'articolo 134 del Regolamento del Parlamento

 Giovedì 19 gennaio 2006

 (9:30 - 11:50, 15:00 - 16:00)

 

Dichiarazione della Commissione - Medio Oriente

 

Relazione Estrela - Futuro della strategia di Lisbona nell'ottica di genere

 

Interrogazione orale - Disabilità e sviluppo

 (12:00 - 13:00) Votazione

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

Composizione della commissione temporanea d'inchiesta Life Equality -

 

Composizione della commissione temporanea sul trasporto e la detenzione di prigionieri in Europa

 (16:00 - 17:00)

 

Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 115 del regolamento del Parlamento)

 (17:00 - 18:00) Votazione

 

Proposte di risoluzione concernenti le discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 115 del regolamento del Parlamento)

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 L'ordine del giorno può subire modifiche.

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere pagina seguente

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

 

Deputati al Parlamento europeo

 Situazione al 12.1.2006

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24

14

13

2

7

4

9

5

78

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

16

10

4

 

 

7

10

2

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

27

18

12

5

1

10

 

4

77

Totale

264

199

90

42

41

33

30*

32

731

 

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