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RESOCONTO

 

28 - 29 novembre 2007

 

Bruxelles

 

 

 


Sommario

FUTURO DELL'EUROPA/INTEGRAZIONE EUROPEA
ZAPATERO AL PARLAMENTO: UN'EUROPA ALL'ALTEZZA DELLE SUE AMBIZIONI

ISTITUZIONI
NUOVE NORME PER IL FINANZIAMENTO DEI PARTITI EUROPEI

DIRITTI FONDAMENTALI
IL PARLAMENTO APPROVA LA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI

CULTURA
ADOTTATA LA NUOVA DIRETTIVA SU TV E MEDIA AUDIOVISIVI

CONSUMATORI
ARMI DA FUOCO: UN ARCHIVIO INFORMATICO PER IDENTIFICARNE I PROPRIETARI

TURISMO
TURISMO: MARCHIO CE SULLA QUALITÀ DEGLI ALBERGHI

POLITICA DELL'OCCUPAZIONE
FLESSICUREZZA: STESSI DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
SANZIONI PENALI CONTRO ESPRESSIONI RAZZISTE E XENOFOBE

SVILUPPO E COOPERAZIONE
DARE SLANCIO ALL'AGRICOLTURA AFRICANA

IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI
IMMUNITÀ DI RENATO BRUNETTA

ISTITUZIONI
MANDATI PARLAMENTARI DI ACHILLE OCCHETTO E BENIAMINO DONNICI
SALUTO ALLE DELEGAZIONI DEI PARLAMENTI AFGANO E MESSICANO
ALTRI DOCUMENTI APPROVATI

ORDINE DEL GIORNO 10 - 13 DICEMBRE 2007

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 

FUTURO DELL'EUROPA/INTEGRAZIONE EUROPEA

 

Zapatero al Parlamento: un'Europa all'altezza delle sue ambizioni

Un'Europa fondata sui valori che, anche grazie al nuovo trattato, apra e modernizzi la propria economia garantendo al contempo il benessere sociale e che sia anche protagonista sullo scenario internazionale. E' questa l'Europa di cui i cittadini e il mondo hanno bisogno secondo il Primo Ministro spagnolo. Un'Unione dotata di una politica comune dell'immigrazione, che raccolga la sfida energetica, sia leader nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenti un fattore di pace e di stabilità.

Il Presidente PÖTTERING ha anzitutto ringraziato il Primo Ministro spagnolo per avere accettato l'invito a partecipare a un dibattito «di vitale importanza» per il Parlamento europeo. Ha quindi sottolineato che già altri primi ministri - tra i quali Romano Prodi - sono venuti in Aula «anche in tempi di grande incertezza sul futuro dell'Europa» ed ha ricordato che questo esercizio si concluderà con l'intervento del Primo Ministro svedese.

Il Presidente ha poi sottolineato che Zapatero era a capo del governo spagnolo quando il 77% degli spagnoli hanno approvato la Costituzione europea con un referendum. Si è quindi detto particolarmente lieto di accoglierlo, anche perché si è alla vigilia della firma del nuovo trattato di riforma che ha posto fine a una lunga crisi. La Spagna, ha quindi concluso, ha dato un importante contributo all'UE, anche prima dell'adesione del 1986, è un Paese di grandi tradizioni europeiste che ha saputo prendere iniziative ed e disposto a impegnarsi.

José Luis RODRÍGUEZ ZAPATERO ha innanzitutto voluto ringraziare il Parlamento europeo per l'invito, poiché esso, più di ogni altra istituzione, «rappresenta l'anima del nostro progetto» e «la volontà diretta dei cittadini europei». Assieme alla crescita della sua rappresentatività, inoltre, è aumentata la sua capacità prima di guida e poi di controllo sulle politiche e sulle azioni decise. Si tratta quindi della «sede ideale» in cui parlare dell'Europa che vogliamo e di cui abbiamo bisogno.

Dopo aver espresso la «profonda gratitudine» della Spagna nei confronti dell'Europa per averla accompagnata nei successi degli ultimi vent'anni, il Primo Ministro ha sottolineato che, sventata la crisi, occorre adesso cogliere la sfida di creare l'Europa di cui si ha bisogno e di cui il mondo necessita nel XXI secolo. Un'Europa fondata sui valori, il cui «codice morale» è costituito da libertà, Stato di diritto, diritti umani, tolleranza, uguaglianza tra uomini e donne e solidarietà. Un'Europa che possegga sostanza politica e che sia all'altezza delle ambizioni, capace di cogliere le sfide del nostro tempo e legittimata dai propri cittadini. E' per tale motivo che essa ha il «dovere etico» di diffondere i propri valori nel mondo.

Per il Primo Ministro è quindi necessario procedere verso un'ulteriore integrazione, unire gli sforzi e «rinnovare il nostro entusiasmo». Anche perché con l'approvazione del nuovo trattato si sta sviluppando «un nuovo modello nella storia della civiltà politica», cui il Parlamento europeo ha dato «un contributo straordinario». Presto, ha aggiunto, avremo gli strumenti del nuovo trattato, che assieme all'ampliamento dei temi sui quali si deciderà a maggioranza qualificata, permetteranno di trovare le soluzioni alle preoccupazioni dei cittadini. 

L'Europa, ha proseguito, deve diventare il punto di riferimento del progresso e del benessere: «non possiamo più rimandare l'apertura e la modernizzazione delle nostre economie» rispondendo alla globalizzazione sia dal punto di vista interno sia da quello esterno. Occorre quindi completare lo sviluppo del mercato interno dei beni, dei servizi e delle reti, nonché rafforzare le istituzioni vocate al controllo della concorrenza leale. Sul piano esterno, d'altro canto, è necessario assumere un ruolo guida nello stabilire norme eque per la globalizzazione, aumentare la trasparenza e l'apertura dei mercati, sostenendo i partner extra europei nel contesto di una concorrenza equa. Uno sforzo «speciale», ha precisato, va realizzato nel campo dell'innovazione e della ricerca.

Allo stesso tempo, ha insistito il Primo Ministro, occorre il progresso «per estendere il benessere sociale». La nostra Europa, ha spiegato, è fondata sui valori sociali, è un'Europa dei diritti sociali. «Il nostro modello economico è inconcepibile senza equità», ha aggiunto, e «l'equità non può essere raggiunta senza protezione». Pertanto, «il nostro successo dovrebbe essere misurato in base alla nostra capacità di continuare la crescita, assicurando la solidarietà e la coesione». Occorre poi promuovere un'occupazione «stabile e decente» e aiutare i lavoratori a adattarsi ai cambiamenti del sistema produttivo: «dobbiamo essere i campioni delle politiche a favore dell'inclusione sociale, delle pari opportunità, della sicurezza sul posto del lavoro e delle salvaguardie per la salute dei nostri cittadini».

Accennando allo sviluppo dell'area Schengen, il Primo Ministro ha sottolineato che il sistema di frontiere comuni dimostra la fiducia reciproca tra gli Stati membri. Ha quindi insistito sulla necessità di rafforzare la politica europea dell'immigrazione. Si tratta di riconoscere «inequivocabilmente» il potenziale positivo dell'immigrazione e di promuovere politiche a favore dell'integrazione «che rispettino i diritti e richiedano obblighi». Ma occorre anche sviluppare il dialogo e cooperare con i paesi d'origine e di transito.  Allo stesso tempo, è necessario rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri e dotarsi di strumenti adeguati «per l'effettivo controllo delle frontiere». Va quindi rafforzata l'Agenzia europea per le frontiere, bisogna attivare la cooperazione sul campo e «neutralizzare le mafie» che approfittano della miseria della gente.

Per il Primo Ministro, l'Europa deve avere maggiori ambizioni nella cooperazione giudiziaria e di polizia, per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata. Deve poi dare l'esempio nella lotta ai cambiamenti climatici e dotarsi di una vera politica energetica, con un mercato unico trasparente, approvvigionamenti sicuri e minori costi ambientali. Affinché tale politica sia «credibile», inoltre, bisogna promuovere un sistema di interconnessioni ben articolato.

Sullo scenario mondiale, ha proseguito Zapatero, l'Europa deve difendere i suoi valori e diventare un fattore di pace, stabilità e solidarietà: «il futuro ha bisogno più che mai dell'Europa». Dopo aver ricordato i progressi ottenuti in materia di politica estera con l'accordo sul nuovo trattato, ha sottolineato che solo la condivisione dello sviluppo e dell'equità «può garantire la sicurezza». L'Europa non può quindi isolarsi dai suoi vicini dell'Est e del Sud. Sottolineando il divario di sviluppo tra le due sponde del Mediterraneo, ha affermato la necessità di un dialogo e di un'alleanza con il mondo islamico. L'Europa deve anche offrire il suo sostegno al processo di pace in Medio Oriente, alla lotta al terrorismo e alla non proliferazione nucleare. Occorre anche sviluppare le relazioni con la Russia, l'Asia e l'America latina. Va poi rafforzato «il ruolo centrale» dell'ONU ed è «fondamentale» progredire verso una politica di difesa europea che agisca a favore della pace nel quadro di un mandato ONU.

Dopo aver illustrato le riforme realizzate in Spagna dal suo governo tenendo presente le priorità europee in campo economico, di finanze pubbliche e diritti sociali, il Primo Ministro ha concluso ribadendo che, superata la recente crisi, occorre adesso far fronte alle nuove sfide, guardando al futuro e lavorando assieme per raggiungere presto l'Europa di cui si ha bisogno e, soprattutto, di cui ha bisogno il mondo.

I deputati, in piedi, hanno tributato un lungo applauso al primo Ministro spagnolo.

Interventi in nome dei gruppi politici

Per Jaime MAYOR OREJA (PPE/DE, ES) le parole non sono sufficienti, ci vogliono i fatti, ad esempio per trasporre le direttive UE e per rispettare il protocollo di Kyoto. Vi è anche la necessità di rafforzare i valori morali dell'Unione, il che significa «essere onesti con i nostri cittadini sulle difficoltà che stiamo affrontando». Il suo gruppo, ha aggiunto, crede nella necessità di rafforzare l'Unione europea ma anche le varie nazioni europee e, a tale proposito, ha sottolineato che la libertà è uno dei valori fondamentali dell'Unione. Infine, ha enfatizzato l'importanza della «coerenza» piuttosto che di semplici parole.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha innanzitutto sottolineato i progressi compiuti dalla Spagna in campo democratico, economico e sociale. A suo parere la Spagna è un paese che ha dato un esempio, riemergendo dalla dittatura e, «rifiorendo economicamente», ha dimostrato le potenzialità dei Fondi strutturali europei. Ma ha anche dimostrato che nel rinunciare alla sovranità - ad esempio sulla moneta - ha ottenuto benefici. Concludendo, ha posto l'accento sulle «politiche innovative su temi quali la parità di opportunità e di genere» portate avanti dal governo di Zapatero, ritenendole «valide per la Spagna e valide per l'Europa».

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK), ha ringraziato Zapatero per il suo impegno ad accelerare il processo di ratifica del trattato. A suo parere, d'altra parte, «non abbiamo bisogno di saggi che riflettano sul futuro dell'Europa», poiché il periodo di riflessione c'è già stato e si sta progredendo nella strategia di Lisbona, nel completamento del mercato interno e nella politica dell'immigrazione. I cittadini, ha proseguito, «vogliono più Europa», nella lotta al terrorismo e ai cambiamenti climatici e nella protezione dell'ambiente. Ha poi ammonito dal rifugiarsi nel protezionismo, poiché questo non garantisce la crescita economica. L'Europa, a suo parere, ha bisogno di politici che abbiano una visione europea e il suo gruppo sosterrà chiunque ha l'obiettivo di progredire su questa via, ma non tollererà chi non fa seguire gli atti alle parole. Ha quindi concluso affermando che occorre seguire l'esempio del Primo Ministro spagnolo a favore di un'Europa aperta e prospera.

Brian CROWLEY (UEN, IE) ha sottolineato che le necessità per il XXI secolo sono note, ma non si dispone degli strumenti per affrontarle. A suo avviso, occorre anche scegliere i migliori esempi del passato, per far fronte al futuro. Si è poi lamentato che troppo spesso il parere del Parlamento viene posto al margine ed ha chiesto a Zapatero di usare la sua influenza non solo in Europa ma anche in America Latina. Ha poi concluso sostenendo che l'Europa deve rispettare le differenze e non bisogna quindi adattarsi a un modello unico.

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), esprimendosi in spagnolo, ha apprezzato il discorso il discorso europeista del Primo Ministro e ne ha sottolineato il coraggio quando ha sottoposto a referendum il progetto di trattato costituzionale. Ha poi affermato di aver sentito la sua mancanza nel corso della crisi istituzionale poi risoltasi, «senza gloria», con un «trattaterello». A suo parere, infatti, l'agenda è stata dettata dai «nemici della costituzione», mentre gli «amici sono stati fin troppo discreti». Ha poi criticato lo sviluppo delle autostrade in Spagna e il non rispetto del protocollo di Kyoto, auspicando che i nuovi impegni assunti portino a un cambiamento di rotta.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha ringraziato il Primo ministro spagnolo per lo «splendido discorso, per molti versi umanistico, ma anche idealistico per il futuro». Infatti, ha spiegato, «viviamo in un'Europa che dovrebbe avvicinarsi alla visione appena delineata da Zapatero, ma, per ottenere questo, molto resta da fare». Un'Europa sociale «deve fondamentalmente ancora essere costruita - l'attuale struttura della politica sociale europea è un'economia di mercato aperta dove esiste la concorrenza». Ciò potrebbe incoraggiare la competizione dei modelli sociali, tendente a portare ad una spirale verso il basso per i salari ed i diritti sociali. Ha concluso ricordando che questo è uno dei principali problemi.

Graham BOOTH (IND/DEM, UK) ha apprezzato il fatto che il Primo Ministro spagnolo abbia sottoposto a referendum il trattato costituzionale ma, d'altro lato, si è chiesto per quale motivo abbia deciso di non procedere nello stesso modo per il trattato di riforma. Un trattato, ha insistito, incomprensibile, mentre l'UE è «il primo Stato post-democratico». Ha quindi concluso affermando che se «le élites politiche non danno la parola ai cittadini, le stesse élites non verranno più ascoltate»

Replica del Primo Ministro spagnolo

Dopo aver sottolineato come nessuna società al mondo si sia tanto trasformata quanto quella spagnola negli ultimi venticinque anni, José Luis RODRÍGUEZ ZAPATERO ha affermato che l'UE è «un'unione di democratici», è capace di andare avanti con il consenso e dando le stesse opportunità a tutti, «anche a coloro che sono contrari a una maggiore integrazione».

Il Primo Ministro ha poi riconosciuto che l'accordo sul nuovo trattato ha potuto lasciare qualcuno insoddisfatto. Tuttavia ha respinto l'idea che si tratti di un "trattarello", al contrario lo ritiene un «grande trattato» che consentirà all'Europa di affrontare le nuove sfide. Ha inoltre spiegato che non sarà sottoposto a referendum in Spagna poiché vi è un ampio consenso - anche da parte dei contrari - a procedere alla ratifica per le vie parlamentari, anche perchè è molto simile alla Costituzione, già approvata dagli spagnoli. Ha tuttavia sottolineato una «lacuna» dell'Europa, ossia un sistema di ratifica dei trattati «imperfetto». A suo parere si dovrebbe infatti adottare un «sistema comune a tutti gli Stati membri», attraverso «un atto e uno strumento unico».

Zapatero si è poi soffermato sulle relazioni tra Stati membri e Unione europea. A tale proposito ha sottolineato che «unire e condividere non toglie né sminuisce nulla al concetto tradizionale di Stato». Inoltre, «più forte è l'Unione, più forte sarà lo Stato nazionale». Ha quindi stigmatizzato l'atteggiamento di coloro che usano addossare sistematicamente la responsabilità delle crisi e dei problemi «a Bruxelles».

Il Primo Ministro, ha poi concluso ribadendo le sue tre priorità politiche, diverse dalle questioni istituzionali e di funzionamento, che devono essere «credibili» e «tangibili»: rafforzare la ricerca e l'innovazione, aumentare il benessere sociale e promuovere la convivenza. Sulla questione sociale, ha insistito sul fatto che le politiche sociali «aiutano a creare ricchezza». In merito alla convivenza ha invece posto l'accento sull'integrazione e sulla necessità di lottare a tutto campo contro il razzismo e la xenofobia, promuovendo al contempo la tolleranza nei confronti dei diversi orientamenti politici, religiosi e sessuali. L'Unione, ha sottolineato Zapatero, «non è solo libertà, ma anche uguaglianza».

Link utili

Resoconto dell'intervento di Nicolas Sarkozy al Parlamento europeo (13.11.2007
Resoconto del dibattito con il Primo Ministro italiano Romano Prodi (22.5.2007)
Resoconto del dibattito con il Primo Ministro olandese Jan Peter Balkenende (23.5.2007)
Resoconto del dibattito con il Primo Ministro irlandese Bertie Ahern (29.11.2006)
Resoconto del dibattito con il Primo Ministro belga Guy Verhofstadt (31.5.2006)

Riferimenti

Discussione sull'avvenire dell'Europa, con la partecipazione del Primo Ministro spagnolo, membro del Consiglio europeo
Dibattito: 28.11.2007 

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ISTITUZIONI

 

Nuove norme per il finanziamento dei partiti europei

Il Parlamento ha approvato la modifica del regolamento sulle attività e sul finanziamento dei partiti politici a livello europeo. Frutto di un compromesso con il Consiglio, consentirà il ricorso a fondi UE per finanziare attività legate alla campagna per le elezioni europee e l'erogazione di contributi alle fondazioni politiche europee. Gli importi versati a ogni partito politico e fondazione politica a livello europeo dovranno essere pubblicati sul sito internet del Parlamento.

Nel 2003, per riconoscere il ruolo fondamentale svolto dai partiti politici a livello europeo, è stato adottato - sotto Presidenza italiana - un regolamento che ne ha fissato lo statuto e ha delineato il quadro necessario al loro finanziamento. «In un'ottica di consolidamento e di ottimizzazione delle infrastrutture democratiche dell'Unione europea», la Commissione ha presentato una proposta che intende migliorare e adeguare detto regolamento alla luce dell'esperienza acquisita negli ultimi quattro anni.

Adottando una serie di emendamenti di compromesso sostenuti da PPE/DE, PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE NGL, negoziati dal relatore Jo LEINEN (PSE, DE) con il Consiglio, il Parlamento ha approvato definitivamente - con 538 favorevoli, 74 contrari e 10 astensioni - la modifica del regolamento che stabilisce le norme relative allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo. Esso sarà quindi applicabile a partire dal 2008.

Elezioni europee e vincoli al finanziamento dei partiti

Per migliorare il dibattito politico, anche in vista delle prossime elezioni europee del 2009, i partiti politici a livello europeo saranno autorizzati a utilizzare i loro fondi per finanziare le attività legate alla campagna elettorale. Per i deputati, infatti, i partiti politici a livello europeo operano nel contesto delle elezioni al Parlamento europeo «in particolare per mettere in risalto il carattere europeo di queste elezioni». Gli stanziamenti a carico del bilancio UE, tuttavia, non dovranno costituire un finanziamento diretto o indiretto dei partiti politici nazionali o dei loro candidati, né essere usati per campagne referendarie. E' peraltro specificato che il finanziamento e la limitazione delle spese elettorali per le elezioni europee sono soggette alle disposizioni nazionali.

Oltre a ciò, gli stanziamenti provenienti dal bilancio generale dell'Unione europea potranno essere utilizzati soltanto per coprire le spese direttamente collegate agli obiettivi indicati nel programma politico dei partiti. Tali spese comprendono le spese amministrative, quelle per il sostegno tecnico, le riunioni, la ricerca, le manifestazioni transfrontaliere, gli studi, l'informazione e le pubblicazioni.

I partiti politici europei non potranno accettare le donazioni anonime e quelle provenienti dai bilanci di gruppi politici rappresentati al Parlamento europeo. Né le donazioni provenienti da imprese sulle quali i pubblici poteri «possono esercitare direttamente o indirettamente un'influenza dominante a titolo della proprietà, della partecipazione finanziaria o delle regole che la disciplinano» e nemmeno quelle che superano 12.000 euro all'anno e per donatore, provenienti da qualsiasi persona fisica o giuridica. Non potranno essere accettate neanche le donazioni provenienti da qualsiasi autorità pubblica di un paese terzo e da imprese "influenzate" dai poteri pubblici stranieri. I contributi provenienti da partiti politici nazionali, è peraltro specificato, non dovranno superare il 40% del bilancio annuale di un partito a livello europeo.

Istituzione e finanziamento delle fondazioni politiche

Il regolamento prevede ora una nuova base giuridica sull'istituzione e il finanziamento delle fondazioni politiche europee. Queste ultime sono definite enti o reti di enti dotati di personalità giuridica nello Stato membro in cui hanno sede, «affiliati ad un partito politico a livello europeo», che, attraverso le proprie attività, nel rispetto degli obiettivi e dei valori fondamentali dell'UE, sostengono ed integrano gli obiettivi di tale partito. 

A tal fine, le fondazioni possono svolgere «attività di osservazione, analisi e arricchimento del dibattito sulle politiche pubbliche europee e sul processo di integrazione europea». Oppure sviluppare attività legate a «questioni di politica pubblica europea», quali l'organizzazione e il sostegno a seminari, azioni di formazione, conferenze, studi europei, la cooperazione con enti dello stesso tipo allo scopo di «promuovere la democrazia» e, infine, la «creazione di un contesto in cui promuovere la collaborazione, a livello europeo, tra fondazioni politiche nazionali, rappresentanti del mondo accademico ed altri soggetti interessati».

Una fondazione politica a livello europeo deve essere affiliata ad uno dei partiti politici a livello europeo riconosciuti e deve rispettare, in particolare nel suo programma e nella sua azione, i principi sui quali è fondata l'Unione europea, vale a dire i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto. Non deve avere fini di lucro e deve avere personalità giuridica diversa da quella del partito cui è affiliata. Spetta a ciascun partito politico e a ciascuna fondazione politica a livello europeo definire le modalità specifiche delle loro relazioni che, nel rispetto della legislazione nazionale, devono prevedere un'adeguata separazione tra la gestione quotidiana e le strutture direttive.

Una fondazione politica a livello europeo potrà «richiedere un finanziamento a carico del bilancio generale dell'Unione europea solo tramite il partito politico a livello europeo al quale è affiliata». Tali fondi potranno essere utilizzati «esclusivamente per finanziare le attività della fondazione stessa» e non dovranno, «in nessun caso», «servire a finanziare campagne elettorali o referendarie». Non potranno neppure essere utilizzati per il finanziamento diretto o indiretto di partiti o di candidati politici a livello europeo o nazionale né di fondazioni a livello nazionale.

Le disposizioni sulle fonti di finanziamento dei partiti politici europei, si applicherebbero, mutatis mutandis, alle fondazioni.

Trasparenza: pubblicazione dei bilanci e dei donatori

Partiti politici e fondazioni politiche a livello europeo dovranno pubblicare annualmente le proprie entrate e uscite, nonché una dichiarazione relativa all'attivo e al passivo. Dovranno inoltre dichiarare le proprie fonti di finanziamento, fornendo un elenco dei donatori e delle donazioni ricevute da ciascun donatore, ad eccezione di quelle che non superano 500 euro all’anno e per donatore.

Il Parlamento europeo, inoltre, dovrà pubblicare in una rubrica specifica del suo sito internet una tabella degli importi versati a ogni partito politico e a ogni fondazione politica a livello europeo, per ogni esercizio finanziario per cui sono state erogate sovvenzioni. Dovrà pubblicare, inoltre la relazione sull'applicazione del regolamento stesso e sulle attività finanziate, nonché le disposizioni di applicazione del regolamento. 

Stabilità finanziaria

Relatore e Consiglio sono anche giunti a un accordo riguardo alle misure tese ad assicurare la stabilità finanziaria dei partiti politici a livello europeo al fine di agevolare la loro programmazione a lungo termine. L'unica differenza rispetto alla proposta della Commissione è che tale argomento viene stralciato dallo Statuto e inserito in un regolamento del Consiglio.

In base all'accordo raggiunto, qualora al termine di un esercizio per il quale un partito ha ricevuto una sovvenzione di funzionamento, le entrate risultassero superiori alle spese, è prevista la possibilità di riportare all'esercizio successivo una percentuale dell'importo eccedente pari al massimo al 25% delle entrate totali per quell'esercizio, che dovrà essere speso entro il primo trimestre dell'anno seguente.

Tale possibilità rappresenta una deroga al diritto comunitario che vieta la realizzazione di profitti ai partiti politici. E' quindi precisato che si tratta di una «disposizione eccezionale» giustificata «dal ruolo specifico e unico dei partiti politici». Un emendamento, peraltro, attribuisce a un revisore indipendente l'incarico di attestare la corretta esecuzione delle disposizioni sui riporti.

Un'altra disposizione permetterebbe ai partiti di accumulare riserve finanziarie per diversi anni fino al 100% delle loro entrate annue medie. Queste riserve possono essere costituite da doni e contributi di partiti o di individui. E' infine previsto un aumento dal 75 all'85% dei finanziamenti a carico del bilancio dell'UE a copertura dei costi (ammissibili) di un partito politico.

Background - Partiti politici a livello europeo e gruppi politici del Parlamento europeo

Nel 2007, dieci partiti politici a livello europeo hanno avuto accesso ai finanziamenti:

  • Partito Popolare Europeo (PPE): Forza Italia, UDC e UDEUR. L'SVP ha lo statuto di osservatore.
  • Partito Socialista Europeo (PES): DS e SDI
  • Partito Democratico Europeo (PDE): Democrazia è Libertà-La Margherita
  • Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori (ELDR): Radicali, Movimento Repubblicani Europei, Italia dei Valori - Lista Di Pietro, Partito Repubblicano Italiano.
  • Alleanza per l’Europa delle Nazioni (AEN): Alleanza Nazionale
  • Partito dei Verdi Europei (EGP): Federazione dei Verdi
  • Alleanza Libera Europea (ALE/EFA): Libertà Emiliana-Alleanza Libera Emiliana, Liga Fronte Veneto, Partito Sardo d'Azione, Slovenska Skupnost, Union für Südtirol, Renouveau Valdôtain
  • Partito della Sinistra Europea: Rifondazione comunista (i Comunisti italiani sono osservatori)
  • EU Democrats (EUD): euroscettici e riformisti di centrodestra e centrosinistra
  • Alleanza dei Democratici Indipendenti in Europa (ADIE): euroscettici.

Altra cosa è un gruppo politico del Parlamento europeo in cui i deputati possono organizzarsi «secondo le affinità politiche». Un gruppo politico è composto di almeno 20 deputati eletti in almeno un quinto degli Stati membri. Ogni deputato può appartenere a un solo gruppo politico.

Nel 2006, il bilancio ha stanziato 8.594.000 di euro, mentre nel 2007 ne sono stati stanziati 10.436.000

Attualmente sono presenti sette gruppi politici al Parlamento europeo 

  • Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei (PPE/DE): Forza Italia, UDC, UDEUR, Partito Pensionati e SVP;
  • Gruppo socialista al Parlamento europeo (PSE): Democratici di Sinistra, SDI e Nuovo PSI;
  • Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (ALDE/ADLE): Margherita, Radicali (Lista Bonino), l’Italia dei Valori (Lista Di Pietro) e Repubblicani europei;
  • Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni" (UEN): Alleanza Nazionale e Lega Nord.
  • Gruppo Verde/Alleanza libera europea (Verdi/ALE): Federazione dei Verdi;
  • Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (GUE/NGL): Rifondazione comunista e Comunisti italiani;
  • Gruppo Indipendenza/Democrazia (IND/DEM): nessun membro italiano.

Vi è poi il gruppo sui generis dei Non Iscritti (NI) - equivalente al Gruppo Misto del Parlamento italiano - in cui, tra gli altri, figura un italiano eletto nella lista dell'Ulivo. In questo "gruppo" sono confluiti i deputati facenti parte del disciolto gruppo Identità Tradizione e Sovranità (ITS) - cui partecipavano due membri italiani di Fiamma Tricolore e Alternativa Sociale.

Link utili

Proposta della Commissione

Regolamento (CE) n. 2004/2003 relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo

Risoluzione del Parlamento europeo (23/3/2006)

Riferimenti

Jo LEINEN (PSE, DE)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 2004/ 2003 che stabilisce le norme relative allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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DIRITTI FONDAMENTALI

 

Il Parlamento approva la Carta dei diritti fondamentali

 

Il Parlamento approva la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione e dà mandato al suo Presidente di proclamarla solennemente, prima della firma del trattato di riforma, congiuntamente al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione. Tale cerimonia dovrebbe aver luogo il 12 dicembre, a Strasburgo.

 

Adottando con 534 voti favorevoli, 85 contrari e 21 astensioni la relazione di Jo LEINEN (PSE, DE), il Parlamento approva la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione (nella versione allegata alla relazione stessa) e dà mandato al suo Presidente di proclamarla solennemente, prima della firma del trattato di riforma, congiuntamente al Presidente del Consiglio europeo e al Presidente della Commissione. L’idea sarebbe di procedere alla proclamazione durante la sessione plenaria del 12 dicembre a Strasburgo. Il Parlamento sottolinea poi che, confermando lo status giuridicamente vincolante della Carta, il progetto di trattato di riforma «ha tutelato la sostanza del maggiore successo della parte II del trattato che adotta una costituzione per l'Europa». Il Presidente è anche incaricato di provvedere alla pubblicazione della Carta sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

 

La relazione ricorda peraltro che, già nel novembre 2000, il Parlamento ha approvato il progetto di Carta dei diritti fondamentali, proclamata solennemente a Nizza il successivo mese di dicembre dai Capi di Stato e di governo. Rammenta inoltre che il Parlamento europeo ha già accettato le modifiche apportate alla Carta dei diritti fondamentali quando, nel settembre 2003, ha valutato l'esito dei lavori della Convenzione sul futuro dell'Europa e quando, nel gennaio 2005, ha approvato il trattato costituzionale risultante dai lavori della Conferenza intergovernativa.

 

Pone in luce poi che, fornendo il suo parere sulla convocazione della CIG del 2007, il Parlamento «ha protetto lo status giuridico vincolante della Carta dei diritti fondamentali», esprimendo al contempo significative preoccupazioni in merito al protocollo 7 «che cerca di evitare di rendere la Carta applicabile in sede di giudizio in alcuni Stati membri». In proposito, facendo proprio un emendamento proposto dai Verdi e sostenuto dal relatore, «rivolge un urgente appello alla Polonia e al Regno Unito a compiere ogni sforzo per poter comunque pervenire a un consenso sull'applicazione illimitata della Carta».

 

Primo di procedere all'approvazione della relazione, il Parlamento ha respinto (con 115 voti favorevoli, 513 contrari e 8 astensioni) una risoluzione alternativa presentata dal gruppo IND/DEM che disapprovava il carattere vincolante della Carta dei diritti, declinava il mandato al Presidente di proclamarla solennemente «a maggior ragione prima della firma del trattato di riforma» e si opponeva alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

 

Ha poi respinto un emendamento presentato da Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) con il quale si auspicava auspica che, oltre alla proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, si procedesse «il più celermente possibile alla definizione di una Carta dei doveri».

 

Link utili

Carta dei diritti fondamentali

Portale della Commissione sulla Carta dei diritti fondamentali (inglese)

 

Riferimenti

Jo LEINEN (PSE, DE)

Relazione sull'approvazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea da parte del Parlamento europeo

Procedura: Accordo interistituzionale

Dibattito: 28.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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CULTURA

 

Adottata la nuova direttiva su TV e media audiovisivi

 

Il Parlamento ha approvato la nuova direttiva sulle attività televisive (ex direttiva TV senza frontiere) che attualizza o introduce nuove norme su interruzioni pubblicitarie, televendite sponsoring e "product placement". La pubblicità non potrà superare 12 minuti per ogni ora di trasmissione, mentre l'inserimento dei prodotti sarà in principio vietato, salvo alcune deroghe. Particolare attenzione è rivolta ai minori, ai prodotti dannosi per la salute, ai notiziari e ai programmi religiosi.

 

Adottando la relazione di Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE), il Parlamento ha approvato definitivamente la direttiva relativa "ai servizi di media audiovisivi" che attualizza la direttiva "TV senza frontiere" del 1997 agli sviluppi tecnologici e della pubblicità audiovisiva. La relazione accoglie un compromesso negoziato con il Consiglio che contempla numerosi suggerimenti proposti dai deputati nel corso della prima lettura. Il provvedimento sarà applicabile entro due anni dalla sua entrata in vigore (giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE), ossia verso la fine del 2009.

 

Incluse le web TV e i video on demand

 

Nel campo di applicazione della direttiva rientrano i servizi di media «che sono mezzi di comunicazione di massa», ossia destinati ad una «porzione considerevole» del grande pubblico sulla quale «potrebbero esercitare un impatto evidente». Ciò riguarda tutte le forme di attività economica, svolte anche da imprese di servizio pubblico, che sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva. Quest'ultima, è precisato, comprende la televisione analogica e digitale, la trasmissione continua in diretta (live streaming), la trasmissione televisiva su internet (webcasting) e il "video quasi su domanda" (near-video-on-demand). I servizi di media audiovisivi "a richiesta" (video on demand) rientrano nel campo d'applicazione della direttiva se «comparabili ai servizi televisivi», ossia se sono in concorrenza per lo stesso pubblico delle trasmissioni televisive.

 

Sono invece esclusi tutti i servizi la cui finalità principale non è la fornitura di programmi, in cui il contenuto audiovisivo è «meramente incidentale e non ne costituisce la finalità principale». Non rientrano quindi nel campo d'applicazione della direttiva i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio, né i giochi d'azzardo con posta in denaro, i giochi in linea e i motori di ricerca. Sono comprese invece «le trasmissioni dedicate a giochi d'azzardo o di fortuna». Esclusi anche le trasmissioni audio e i servizi radiofonici, nonché le versioni elettroniche di quotidiani e riviste.

 

Libertà di ricezione e trasmissione, ma non per pornografia e razzismo

 

In base alla direttiva, gli Stati membri devono garantire la libertà di ricezione e non ostacolare la ritrasmissione sul proprio territorio di servizi di media audiovisivi provenienti da altri Stati membri. Sono autorizzati a farlo, ma a solo a titolo provvisorio, se una trasmissione viola «in maniera evidente, grave e seria» il divieto di contenere programmi che possano «nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minorenni, in particolare programmi che contengano scene pornografiche o di violenza gratuita». A meno che la scelta dell'ora di trasmissione o qualsiasi altro accorgimento tecnico escludano che i minorenni che si trovano nell'area di diffusione assistano normalmente a tali programmi.

 

Gli Stati membri possono inoltre vietare le trasmissioni di altri Stati membri che contengono «incitamento all'odio basato su razza, sesso, religione o nazionalità».
 

Pubblicità e televendite riconoscibili e codici di condotta per tutelare i minori

 

Con "comunicazione commerciale audiovisiva", la direttiva intende immagini destinate a promuovere, direttamente o indirettamente, le merci, i servizi o l'immagine di una persona fisica o giuridica che esercita un'attività economica. Tali immagini accompagnano o sono inserite in un programma dietro pagamento o altro compenso o a fini di autopromozione. Tra le forme di comunicazione commerciale audiovisiva figurano, tra l'altro, la pubblicità televisiva, la sponsorizzazione, la televendita e l'inserimento di prodotti.

 

La direttiva chiede agli Stati membri di assicurare che le comunicazioni commerciali trasmesse dai fornitori di servizi di media soggetti alla loro giurisdizione siano prontamente riconoscibili come tali. Vanno quindi proibite le comunicazioni commerciali audiovisive occulte e che utilizzano tecniche subliminali. Esse, inoltre, non devono pregiudicare il rispetto della dignità umana né comportare o promuovere discriminazioni fondate su sesso, razza o origine etnica, nazionalità, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale.

 

Non devono poi incoraggiare comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza, né incoraggiare comportamenti gravemente pregiudizievoli per la protezione dell'ambiente. E' inoltre vietata qualsiasi forma di comunicazione commerciale audiovisiva per le sigarette e gli altri prodotti a base di tabacco, mentre per le bevande alcoliche non deve rivolgersi specificatamente ai minori né incoraggiare «il consumo smodato di tali bevande». Sono anche vietate le comunicazioni commerciali audiovisive dei medicinali e delle cure mediche che si possono ottenere esclusivamente su prescrizione medica.

 

Più in generale, le comunicazioni commerciali audiovisive non devono esortare i minori ad acquistare o locare un prodotto o un servizio «sfruttando la loro inesperienza o credulità». E nemmeno incoraggiarli a persuadere i loro genitori o altri ad acquistare beni o servizi, né sfruttare la particolare fiducia che essi ripongono nei genitori e negli insegnanti. Non possono poi mostrare «senza motivo» minori che si trovano in situazioni pericolose.

 

Come richiesto dal Parlamento in prima lettura, gli Stati membri e la Commissione sono chiamati a incoraggiare i fornitori di servizi di media ad elaborare codici di condotta concernenti le comunicazioni audiovisive commerciali inserite in programmi per bambini. Questi codici devono riguardare, in particolare, prodotti alimentari o bevande «la cui assunzione eccessiva nella dieta generale non è raccomandata».

 

Massimo 12 minuti l'ora di pubblicità
 

Con "pubblicità televisiva", la direttiva intende «ogni forma di messaggio televisivo trasmesso dietro pagamento o altro compenso, ovvero a fini di autopromozione, da un'impresa pubblica o privata o da una persona fisica nell'ambito di un'attività commerciale, industriale, artigiana o di una libera professione, allo scopo di promuovere la fornitura, dietro pagamento, di beni o di servizi, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni». Con "televendita", si intende invece l'offerta diretta trasmessa al pubblico allo scopo di fornire, dietro pagamento, beni o servizi, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni.

 

In forza alla direttiva, pubblicità e televendite devono essere chiaramente riconoscibili e distinguibili dal contenuto editoriale. Senza pregiudicare l'uso di nuove tecniche pubblicitarie, devono quindi essere tenute nettamente distinte dal resto del programma «con mezzi ottici e/o acustici e/o spaziali». Gli spot pubblicitari e di televendita isolati, salvo se inseriti in trasmissioni di eventi sportivi, «devono costituire eccezioni». Deve inoltre essere garantita «l'integrità dei programmi», tenuto conto degli intervalli naturali, della durata e della natura del programma.

 

La trasmissione di film prodotti per la televisione (ad esclusione delle serie, dei seriali e dei documentari), opere cinematografiche e notiziari può essere interrotta da pubblicità televisiva e/o televendite «soltanto una volta per ogni periodo programmato di almeno trenta minuti». Lo stesso vale per la trasmissione di programmi per bambini, «purché la durata programmata della trasmissione sia superiore a trenta minuti». Nelle funzioni religiose, invece, «non si inseriscono né pubblicità televisiva né televendite».

 

La proporzione di spot televisivi pubblicitari e di spot di televendita in una determinata ora d'orologio «non deve superare il 20%» (ossia 12 minuti). Ciò non si applica agli annunci dell'emittente relativi ai propri programmi, agli annunci di sponsorizzazione e agli inserimenti di prodotti, né ai canali televisivi dedicati esclusivamente alla pubblicità, alle televendite e all'autopromozione.

 

Queste nuove disposizioni sopprimono peraltro le vigenti norme che limitano al 20% il tempo massimo quotidiano di trasmissione di spot di televendita, spot pubblicitari e altre forme di pubblicità, ad eccezione delle finestre di televendita, e al 15% il tempo di trasmissione per i soli spot pubblicitari sull'intera giornata.

 

Riguardo alle "finestre di televendita", le nuove disposizioni impongono che queste siano chiaramente identificate come tali con l'ausilio di mezzi ottici e acustici. Devono inoltre avere una durata minima ininterrotta di 15 minuti. E' peraltro soppressa l'attuale norma che fissa a otto il numero massimo di finestre di programmazione giornaliere, per una durata complessiva non superiore a tre ore al giorno.

 

Niente sponsor per i notiziari, programmi per bambini e religiosi 

 

Con "sponsorizzazione", la direttiva intende «ogni contributo di un'impresa pubblica o privata o di una persona fisica, non impegnata nella fornitura di servizi di media audiovisivi o nella produzione di opere audiovisive, al finanziamento di servizi o programmi di media audiovisivi al fine di promuovere il proprio nome, il proprio marchio, la propria immagine, le proprie attività o i propri prodotti».

In base alla direttiva, il contenuto dei programmi sponsorizzati non devono essere «in alcun caso» influenzati in modo da compromettere la responsabilità e l'indipendenza editoriale del fornitore di servizi di media. I programmi, inoltre, non devono incoraggiare direttamente l'acquisto o la locazione dei beni o servizi che li sponsorizzano, mentre devono essere chiaramente identificati come tali attraverso l'indicazione del nome, del logo e/o di qualsiasi altro simbolo dello sponsor all'inizio, durante e/o alla fine dei programmi.

 

Le imprese «la cui attività principale è la produzione o la vendita di sigarette o altri prodotti a base di tabacco» non potranno sponsorizzare servizi di media audiovisivi o programmi. Mentre la sponsorizzazione di servizi di media audiovisivi o di programmi da parte di imprese farmaceutiche può riguardare la promozione del nome o dell'immagine dell'impresa, ma non specifici medicinali o cure mediche che si possono ottenere esclusivamente su prescrizione medica.

 

I notiziari e i programmi di attualità non possono essere sponsorizzati, mentre gli Stati membri «possono scegliere» di proibire che si mostri il logo di una sponsorizzazione durante i programmi per bambini, i documentari e i programmi religiosi.

 

Vietato il "product placement", salvo eccezioni

 

In linea di principio, la direttiva vieta l'inserimento di prodotti (o "product placement"), ossia «ogni forma di comunicazione commerciale audiovisiva che consiste nell'inserire o nel fare riferimento a un prodotto, a un servizio o a un marchio così che appaia all'interno di un programma dietro pagamento o altro compenso». Tale divieto sarà d'applicazione per i programmi prodotti dopo il quarto anno dall'entrata in vigore della direttiva.
 

Tuttavia, «a meno che lo Stato membro decida altrimenti», sono ammesse delle deroghe nei casi di opere cinematografiche, film e serie prodotti per i servizi di media audiovisivi, programmi sportivi e di intrattenimento leggero. Come anche nei casi in cui non vi sia pagamento, «ma soltanto fornitura gratuita di determinati beni o servizi, quali aiuti alla produzione e premi, in vista della loro inclusione all'interno di un programma». Ma è esclusa qualsiasi deroga ai programmi per bambini.

 

Per il "product placement", valgono gli stessi principi definiti per la sponsorizzazione. La direttiva, tuttavia, dà la possibilità agli Stati membri, «in via eccezionale», di non applicare le disposizioni relative all'identificazione - all'inizio, alla ripresa e alla fine del programma - dell'inserimento del prodotto. A condizione, però, che il programma in questione non sia stato prodotto né commissionato dal fornitore di servizi di media stesso o da un'impresa legata al fornitore di servizi di media. 

 

Promozione delle "opere europee"

Secondo le vigenti disposizioni, gli Stati membri debbono vigilare, «ogniqualvolta sia possibile e ricorrendo ai mezzi appropriati», che le emittenti televisive riservino ad opere europee «la maggior parte del loro tempo di trasmissione», escluso il tempo dedicato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità, servizi di teletext e televendite. E' anche previsto di riservare il 10% del tempo di trasmissione alle opere europee «indipendenti».

 

In proposito, la nuova versione della direttiva introduce una diversa definizione di "opere europee" e, limitatamente ai servizi audiovisivi "a richiesta", chiede agli Stati membri di promuoverne la produzione e l'accesso. La promozione, è precisato, potrebbe riguardare, fra l'altro, «il contributo finanziario che tali servizi apportano alla produzione di opere europee e all'acquisizione di diritti sulle stesse o la percentuale e/o il rilievo delle opere europee nel catalogo dei programmi offerti dal servizio di media audiovisivi a richiesta».

 

Link utili

 

Posizione comune del Consiglio

 

Direttiva 89/552/CEE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive (testo consolidato)
Prima lettura del Parlamento europeo (13.12.2006)

Sito web della Commissione sulla direttiva "TV senza frontiere

Articolo sulla "prima pagina" del sito europarl

 

 

Riferimenti

 

Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE)

Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 28.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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CONSUMATORI

 

Armi da fuoco: un archivio informatico per identificarne i proprietari

 

Il Parlamento ha approvato una direttiva che, nel fissare rigorose condizioni per acquistare e detenere armi da fuoco, introduce un rigido regime di marcatura delle armi e delle loro parti e un archivio informatico che permetteranno di rintracciare tutte le armi e i loro proprietari. Gli Stati membri dovranno poi vigilare attentamente sui rivenditori e sulle compravendite on line, procedere a un migliore scambio di informazioni e stabilire le sanzioni appropriate in caso di violazioni.

 

Sulla base di un compromesso negoziato per diciotto mesi dalla relatrice Gisela KALLENBACH (Verdi/ALE, DE) con il Consiglio, il Parlamento ha approvato - con 588 voti favorevoli, 14 contrari e 11 astensioni - una modifica della direttiva relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi. Ha infatti adottato - con 567 voti favorevoli, 12 contrari e 11 astensioni - un maxiemendamento che riprende gran parte dei suggerimenti formulati dai deputati. La direttiva dovrebbe quindi entrare in vigore nel 2008 ed essere d’applicazione partire dal 2010. Come accade attualmente, gli Stati membri potranno adottare nelle rispettive legislazioni disposizioni più rigorose di quelle previste dalla direttiva.

 

Scopo della modifica è di recepire nella direttiva vigente le disposizioni contenute nel protocollo dell'ONU contro la fabbricazione e il traffico illeciti di armi da fuoco, firmato nel dicembre del 2001. Ma un emendamento precisa che è necessario «cogliere l'opportunità» della revisione per apportare miglioramenti alla direttiva al fine di risolvere alcuni problemi e, in particolare, quelli identificati nel rapporto stilato nel 2000 dalla Commissione sull'attuazione della direttiva stessa.

 

Il compromesso raggiunto estende anzitutto il campo d'applicazione della direttiva anche alle parti e alle munizioni delle armi di fuoco, comprese quelle importate da paesi terzi. Sono quindi introdotte nuove definizioni per, tra l'altro, "arma da fuoco", "parti" di armi e "munizione". Notando poi il «comprovato aumento» del loro uso nell'UE, le armi “trasformate” vengono inserite nella definizione di "armi da fuoco". E’ anche modificata la definizione di "armaioli" sui quali, peraltro, vista la natura speciale della loro attività, «è necessario che gli Stati membri esercitino un rigoroso controllo», in particolare per verificarne l’integrità e le competenze professionali.

 

Va precisato, peraltro che la direttiva non si applica all'acquisizione e alla detenzione, conformemente alla legislazione nazionale, di armi e di munizioni da parte delle forze armate, della polizia o dei servizi pubblici, dei collezionisti e degli organismi a carattere culturale e storico in materia di armi e riconosciuti come tali dallo Stato membro nel quale sono stabiliti. Essa non si applica neppure ai trasferimenti commerciali di armi e munizioni da guerra e non pregiudica l'applicazione delle disposizioni nazionali relative al porto d'armi o relative alla regolamentazione della caccia e del tiro sportivo.

 

Gli Stati membri dovranno istituire, entro fine dicembre 2014, un archivio di dati «computerizzato» - centralizzato o decentrato - in cui ogni informazione necessaria relativa a ciascuna arma vi sia menzionata e sia accessibile alle autorità competenti. Tale archivio, è inoltre precisato, registra e conserva «per non meno di 20 anni» (invece dei dieci anni proposti dalla Commissione), per ciascuna arma da fuoco, il tipo, la marca, il modello, il calibro, il numero di serie, nonché i nomi e gli indirizzi del fornitore e dell'acquirente o del possessore dell'arma.

 

Durante tutto il loro periodo di attività, inoltre, gli armaioli sono tenuti a conservare un registro delle armi da fuoco da loro acquistate o vendute, con i dati che consentono di identificare e rintracciare tali armi (gli stessi previsti per l'archivio). Cessata l'attività, gli armaioli debbono consegnare il registro all'autorità nazionale competente.

E proprio ai fini dell'identificazione e della rintracciabilità di qualsiasi arma da fuoco assemblata, gli Stati membri dovranno esigere una marcatura unica che comprenda il nome del fabbricante, il paese o il luogo di fabbricazione, il numero di serie e l'anno di fabbricazione (se non fa parte del numero di serie). Ciò, è precisato, non pregiudica l'apposizione del marchio di fabbrica. Come richiesto dai deputati, la marcatura dovrà essere apposta su una parte essenziale o strutturale dell'arma da fuoco, la cui distruzione renderebbe l'arma inutilizzabile. Inoltre, gli Stati membri dovranno imporre la marcatura di ogni unità elementare di imballaggio di munizione complete. A tal fine, gli Stati membri potranno decidere di applicare le disposizioni stabilite dalla Convenzione sul reciproco riconoscimento delle punzonature di prova delle armi da fuoco portatili (CIP). Saranno poi tenuti a garantire che le armi o le loro parti presenti sul proprio territorio siano marcate e registrate o, in caso contrario, siano «disattivate». Dovranno, infine, assicurare che tutte le armi possano essere collegate ai loro attuali proprietari.

 

Al fine di agevolare la tracciabilità delle armi da fuoco, delle loro parti e delle munizioni, e combattere efficacemente contro il loro traffico e la loro produzione illegale, dovrà essere migliorato anche lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. A tal fine, la Commissione dovrà istituire, al più tardi entro un anno dall'entrata in vigore della direttiva, un gruppo di contatto per lo scambio di informazioni.

 

Gli Stati membri potranno consentire l'acquisizione e la detenzione di armi da fuoco «solo alle persone in possesso della licenza o del permesso corrispondente ai sensi della legislazione nazionale». Come richiesto dai deputati è specificato che queste persone devono avere «un motivo valido». Devono inoltre aver compiuto 18 anni d'età, salvo per la pratica della caccia e del tiro al bersaglio, ma purché abbiano il permesso dei genitori o siano accompagnate da un genitore o da un adulto titolare di porto d'armi. Queste persone, poi, non possono «costituire un pericolo per se stesse, per l'ordine pubblico o la pubblica sicurezza». La condanna «per un reato volontario grave», è precisato, considerata indicativa di un tale pericolo.

 

Come richiesto dai deputati, gli Stati membri dovranno assicurare che l'acquisizione di armi da fuoco, di loro parti e munizioni per il tramite di «tecniche di comunicazione a distanza» (in pratica via Internet), salvo che per gli armaioli, sia soggetta, se autorizzata, «a rigorosi controlli». D'altra parte, gli Stati membri potranno vietare a persone residenti nel loro territorio la detenzione di un'arma acquisita in un altro Stato membro «soltanto se vietano l'acquisizione della stessa arma nel proprio territorio».

 

I cacciatori e i tiratori sportivi, come suggerito dai deputati, potranno detenere senza autorizzazione preventiva una o più armi da fuoco durante un viaggio effettuato attraverso due o più Stati membri per praticare le loro attività. A condizione, però, che siano in possesso della "carta europea d'arma da fuoco" su cui figura l'indicazione di detta o dette armi e possano dimostrare i motivi del loro viaggio presentando, per esempio, un invito o un’altra prova della loro attività di caccia o di tiro sportivo nello Stato membro di destinazione. Quest’ultimo, è anche precisato, non può subordinare l'accettazione di una "carta europea d'arma da fuoco" al pagamento di tasse o diritti. Tale carta, cui è conferita maggiore importanza, dovrà avere un periodo di validità di massimo 5 anni, estendibili, e dovrà essere sempre in possesso di una persona che usa un'arma da fuoco.

 

Gli Stati membri dovranno stabilire le sanzioni da infliggere in caso di infrazione delle disposizioni nazionali adottate in attuazione della direttiva e adottare ogni misura necessaria per assicurarne l'esecuzione. Le sanzioni previste dovranno essere «effettive, proporzionate e dissuasive».

 

Infine, la Commissione dovrà presentare una relazione sull'applicazione della direttiva entro cinque anni dalla sua trasposizione nel diritto nazionale e, entro due anni dalla sua entrata in vigore, uno studio sulla commercializzazione di repliche di armi, per determinare se è opportuno includerle nel campo d'applicazione del provvedimento. Uno studio dovrà poi valutare l’opportunità di semplificare la classificazione delle armi riducendo da quattro a due le categorie previste: proibite e soggette a autorizzazione.

Background - l'industria italiana delle armi sportive

 

L’ANPAM, Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni sportive, aderente alla Confindustria, raggruppa le principali aziende del settore che occupano oltre 3.000 dipendenti diretti, con un fatturato annuale di circa 1 miliardo di euro. Viene dall'Italia il 70% della produzione europea di armi sportive e venatorie. Si noti che, alle ultime Olimpiadi, il 100% delle 18 medaglie in palio per la disciplina "tiro a volo" sono state vinte con fucili italiani, da tiratori di 13 paesi diversi.

 

 

Link utili

 

Maxiemendamento di compromesso (n° 53)

 Proposta della Commissione

Decisione del Consiglio, del 16 ottobre 2001, relativa alla firma a nome della Comunità europea del protocollo contro la fabbricazione e il traffico illeciti di armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni, allegato alla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale organizzata

Direttiva 91/477/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1991, relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi

Rapporto della Commissione sull’attuazione della direttiva del Consiglio 91/477/CEE del 18 giugno 1991, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi

Sintesi della legislazione italiana (aggiornata al 2.10.2006)

 

 

Riferimenti

 

Gisela KALLENBACH (Verdi/ALE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 29.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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TURISMO

 

Turismo: marchio CE sulla qualità degli alberghi

 

Procedure di visto più semplici e un marchio CE di qualità dei servizi alberghieri. E' quanto propone il Parlamento per promuovere il turismo in Europa, chiedendo di favorire un assetto territoriale che prevenga il turismo di massa. Occorre poi fissare nuove norme a tutela dei viaggiatori e un codice deontologico per le imprese, valorizzare il turismo termale e il patrimonio culturale e favorire il turismo dei disabili e degli anziani. E sviluppare i trasporti verso le zone insulari e montuose.

 

Nella sua definizione più stretta, il settore del turismo in Europa rappresenta oltre il 4% del PIL comunitario, con circa 2 milioni di imprese che occupano circa il 4% dell’intera forza lavoro (ovvero approssimativamente 8 milioni di posti). Se si tiene conto anche dei suoi collegamenti con altri settori il contributo del turismo al PIL ammonta, secondo le stime, all’11% circa e occupa oltre il 12% della forza lavoro (24 milioni di posti).

 

Approvando con 536 voti favorevoli, 58 contrari e 22 astensioni la relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento osserva anzitutto che il turismo ha un importante impatto sull'efficienza dell'UE e sulla sua capacità di contribuire alla crescita, all'occupazione e alla coesione territoriale e sociale. Rileva inoltre l'importanza del turismo per l'Europa, incluso quello proveniente da paesi extra-UE.

 

Il Parlamento si congratula per la creazione, finanziata dalla Commissione, del sito web delle destinazioni turistiche in Europa e la invita a continuare a promuovere l'Europa quale destinazione turistica. In particolare, introducendo e pubblicizzando un'etichetta "Europa" nonché stabilendo meccanismi e strutture per la raccolta e successiva diffusione al di fuori dell'Europa di informazioni su destinazioni turistiche europee. Si compiace inoltre dell'applicazione di una procedura di selezione per una "Destinazione europea di eccellenza" annuale, come proposto dal Parlamento in una risoluzione dell'8 settembre 2005.

 

Facendo proprio un emendamento della GUE/NGL, il Parlamento sollecita tuttavia gli Stati membri a promuovere un assetto territoriale «che prevenga la tendenza verso strutture alberghiere destinate a turismo di massa», con un notevole impatto negativo sulla preservazione della natura e del patrimonio storico e culturale. Invita inoltre la Commissione a realizzare uno studio generale sulle conseguenze di uno scaglionamento delle vacanze europee in termini di date e su base regionale.

 

I deputati, pertanto, ritengono necessario semplificare le procedure di domanda di visto su base di reciprocità e di ridurre i costi dei visti turistici per l'entrata in un qualsiasi Stato membro. Inoltre, invitano gli Stati dell'area Schengen a stabilire sezioni consolari comuni per il rilascio di visti a cittadini di paesi terzi e insistono sulla necessità di mantenere e di rafforzare le possibilità di rilascio di visti per gruppi. Tali misure, d'altra parte, «devono essere compatibili con le norme di sicurezza necessarie per combattere l'immigrazione illegale, il terrorismo e il crimine organizzato soprattutto quello transfrontaliero».

 

Prendendo atto della varietà dei sistemi di classificazione a livello nazionale e del disorientamento che ciò può cagionare ai turisti nonché «dell'estrema difficoltà» di giungere a un sistema comune europeo sulla sicurezza e la qualità dei servizi di sistemazione alberghiera, i deputati invitano la Commissione a stabilire una metodologia per elaborare dei criteri minimi. Tale metodologia, per il Parlamento, potrebbe includere l'introduzione di un label CE per la sistemazione alberghiera. Allo stesso tempo, invita la Commissione a promuovere, in cooperazione con l'associazione europea HOTREC (hotel, ristoranti e caffè in Europa), modelli di qualità che altrove si sono dimostrati efficaci (ad esempio Qualmark in Nuova Zelanda), per migliorare la visibilità. 

 

Visto il ruolo crescente delle nuove tecnologie del settore turistico, i deputati ritengono necessario stabilire un quadro di protezione dei consumatori che debba garantire la tutela dei diritti dei consumatori online e dei dati personali, nonché assicurare che le informazioni loro offerte «siano veritiere, non ingannevoli, aggiornate e chiare». Raccomandano, pertanto, la certificazione dei siti web che forniscono informazioni ed offrono servizi turistici (prenotazione e pagamento). Chiedono poi alla Commissione e agli Stati membri di esaminare l'opportunità di elaborare una carta dei diritti e dei doveri del turista europeo, nonché un codice europeo di deontologia per le imprese turistiche.

 

Il Parlamento sottolinea l'importanza del turismo termale e di utilizzare tutti i programmi comunitari disponibili per promuovere il turismo collegato alla salute. Le imprese del settore assicurativo dovrebbero ricevere sostegno per trovare soluzioni per la cooperazione transfrontaliera volta a finanziare questo tipo di turismo. Occorre inoltre emanare una specifica direttiva comunitaria tesa a definire il riconoscimento e l’utilizzazione delle risorse idrotermali e, più in generale, del ruolo del termalismo e delle cure termali nell’ambito dei sistemi turistici dei vari Paesi, oltre che in quelli sanitari, previdenziali e assicurativi. E' poi necessario rendere disponibili adeguate risorse finanziarie per consentire a questo settore - «di importanza strategica per l’economia degli Stati membri» - di attuare un processo di sviluppo capace anche di incrementare notevolmente nuova occupazione.

 

Il Parlamento si compiace delle iniziative intese a coordinare a livello europeo le informazioni sul turismo accessibile che consentirebbero ai turisti a mobilità ridotta di trovare informazioni sull'accessibilità delle destinazioni turistiche. Nel chiedere a tutti gli attori interessati di unirsi a tale tipo di iniziative e/o a sostenerle, invita la Commissione e gli Stati membri a mettere a punto un label CE "Accesso per tutti" che garantisca servizi di accesso di base per i turisti a mobilità ridotta. Ribadisce inoltre la necessità di avviare un programma europeo del turismo per la terza età in bassa stagione - denominato ULISSE - che «contribuirebbe alla qualità di vita dei cittadini europei anziani, alla creazione occupazionale e a generare maggior domanda e crescita nell'economia europea».

 

I deputati esortano poi la Commissione a tenere in debita considerazione, nel contesto della nuova politica europea del turismo e nell'ambito dello sviluppo della politica europea dei trasporti, il deficit di accessibilità delle regioni con caratteristiche naturali o geografiche specifiche, quali le regioni insulari e montuose. La Commissione è anche invitata a promuovere l'itinerario ciclistico commemorativo transfrontaliero lungo l'ex cortina di ferro quale esempio di "mobilità leggera" nel turismo e quale simbolo della riunificazione dell'Europa.

 

I deputati insistono poi sulla necessità di proteggere, conservare e restaurare il patrimonio culturale europeo e chiedono una gestione «più rigorosa» dei siti e del modo in cui vengono effettuate le visite nonché un'intensificazione degli sforzi atti a migliorare l'accesso dei disabili. Incoraggiando pertanto le iniziative tese a valorizzare il patrimonio culturale europeo accentuandone la visibilità, propongono di sostenere la creazione di un marchio del patrimonio europeo per mettere in risalto la componente europea dei siti e monumenti dell'UE. La Commissione è inoltre invitata a mettere in rilievo la dimensione culturale del turismo europeo promuovendo i siti europei dichiarati patrimonio culturale dell'umanità dall'UNESCO.

 

La relazione, infine, evidenzia la necessità che la nuova politica del turismo assicuri la sostenibilità economica, sociale, territoriale, ambientale e culturale del turismo europeo. Plaude quindi all'iniziativa della Commissione di elaborare un'Agenda 21 per il turismo in Europa e la invita a fornire agli Stati membri una guida che permetta di migliorare il coordinamento politico nello sviluppo del turismo a livello nazionale, regionale e locale e di migliorare la sostenibilità delle attività turistiche.
 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Rinnovare la politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo

Sito web della Commissione europea sul turismo

 

 

Riferimenti

 

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione su una nuova politica comunitaria per il turismo

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 28.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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POLITICA DELL'OCCUPAZIONE

 

Flessicurezza: stessi diritti per tutti i lavoratori

 

Il Parlamento riconosce l’esigenza di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, compatibilmente con un rinnovato modello sociale europeo. Proponendo principi comuni di flessicurezza, insiste sulla garanzia della parità di genere e chiede di dare priorità a istruzione e formazione e promuovere i contratti a tempo indeterminato. Occorre poi sostenere le contrattazioni collettive e giungere a nuovi accordi sull'orario di lavoro. Va limitato il ricorso ai pensionamenti anticipati.

 

Approvando con 496 voti favorevoli, 92 contrari e 49 astensioni la relazione di Ole CHRISTENSEN (PSE, DK), il Parlamento riconosce che, per poter avere successo nel XXI secolo, l'Europa «ha bisogno di una forza lavoro ben istruita e di imprese che siano rapide a cogliere le opportunità che scaturiscono in un mondo in rapido cambiamento per aumentare la produttività e promuovere l'innovazione». Si dice inoltre convinto che la flessibilità «può essere nell'interesse sia dei datori di lavoro che dei lavoratori» e che possa essere raggiunta con la promozione di disposizioni «contrattuali adattabili e sicure». Sottolinea poi che la flessicurezza «può rappresentare una strategia politica per la riforma del mercato del lavoro» e, in quanto tale, deve «includere tutti gli aspetti esistenti della politica sociale e dell'occupazione», a livello nazionale e dell'UE.

 

Precisa, peraltro, che l'adozione di un approccio integrato della flessicurezza è giustificata dalla necessità di conseguire gli obiettivi della Strategia di Lisbona rivista, in particolare per quanto riguarda «posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità» modernizzando, al contempo, i modelli sociali europei. Ciò, per i deputati, richiede politiche che trattino contemporaneamente la flessibilità dei mercati del lavoro, l'organizzazione del lavoro e delle relazioni di lavoro e la sicurezza (sicurezza occupazionale e sicurezza sociale).

 

Il Parlamento propone che il Consiglio europeo del dicembre 2007 adotti una serie più equilibrata di principi comuni di flessicurezza, «basati sulla creazione di un'occupazione di qualità e sul rafforzamento dei valori del modello sociale europeo». Questi principi, per i deputati, dovrebbero includere:

 

  • la promozione di rapporti contrattuali stabili e pratiche sostenibili a livello di mercato del lavoro;

  • un'azione in vista di accordi contrattuali adattabili e flessibili ed un'azione contro le pratiche di lavoro illecite, segnatamente nei contratti non standard;

  • l'eliminazione della segmentazione del mercato del lavoro promuovendo e migliorando la sicurezza dell'occupazione; tutti i lavoratori dovrebbero avere una base di diritti, a prescindere dal loro status specifico;

  • la riconciliazione di lavoro e vita familiare o personale, e la promozione del concetto di "lavoro dignitoso";

  • un partenariato tra l'amministrazione (a livello locale, regionale e nazionale), le parti sociali e la società civile nella gestione dei cambiamenti;

  • la parità di genere e la promozione delle pari opportunità per tutti;

  • l'individuazione e l'attuazione di vie nazionali in stretta collaborazione con le parti sociali;

  • il potenziamento dell'adattabilità di imprese e lavoratori rafforzando la sicurezza della transizione attraverso una migliore mobilitazione delle politiche attive del mercato del lavoro;

  • la necessità di una forza lavoro qualificata e adattabile, combinando così politiche attive in materia di mercato del lavoro e investimenti nell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita per migliorare l'inserimento professionale;

  • un quadro macroeconomico per una crescita equilibrata e sostenibile e per posti di lavoro più numerosi e migliori.

 

E' d'altra parte sottolineata l'importanza del principio di sussidiarietà e, in tale ambito, il Parlamento evidenzia che gli Stati membri devono disporre di un margine di discrezionalità «al fine di equilibrare la necessità di protezione contro la necessità di flessibilità, nel rispetto delle condizioni e delle tradizioni dei rispettivi mercati del lavoro nazionali».

 

Approvando con 556 voti favorevoli, 58 contrarie e 7 astensioni un emendamento proposto dal PSE, il Parlamento ricorda che la messa in atto di una serie di principi comuni per la flessicurezza «deve integrare la dimensione di genere» e, in proposito, elenca una serie di aspetti di cui occorre tenere conto. Come ad esempio, la sovrarappresentazione delle donne nei lavori atipici, la situazione specifica delle famiglie monoparentali, la conciliazione di vita familiare e professionale. I principi comuni di flessicurezza, inoltre, dovrebbero essere fatti propri dalle istituzioni comunitarie e dagli Stati membri nel quadro della strategia di Lisbona e, pertanto, chiedono la revisione degli orientamenti sull'occupazione per tenere conto degli aspetti della flessicurezza, nonché l'inserimento di uno specifico capitolo relativo alla qualità e alla forza del dialogo sociale nella relazione congiunta sull'occupazione.

 

Il Parlamento sottolinea poi che si dovrebbe dare priorità alla creazione di un mercato del lavoro flessibile accrescendo i livelli d'istruzione e diffondendo i programmi di formazione e riqualificazione. Ma anche eliminando le barriere all'integrazione nella forza lavoro di donne, migranti, lavoratori giovani o anziani e altri gruppi discriminati e svantaggiati, rimuovendo gli ostacoli alla mobilità occupazionale e geografica e realizzando attive politiche di mercato del lavoro che sostengano il passaggio dalla vecchia alla nuova attività. In tale contesto pone in luce «il ruolo decisivo» di lavoratori qualificati e adattabili e delle nuove tecnologie nell'istruzione e nella formazione e ricorda le nuove forme di flessibilità offerte dall'accordo delle parti sociali sul telelavoro, il tempo parziale e il lavoro a tempo determinato.

 

I deputati invitano inoltre la Commissione a proporre un pacchetto limitato di indicatori sulla qualità dell'occupazione. Per controllare l'efficacia delle politiche a favore dell'occupazione, la Commissione dovrebbe anche basarsi su indicatori relativi agli investimenti nelle competenze dei lavoratori, sul livello di insicurezza dei lavori e dei contratti e sulla transizione tra contratti atipici a contratti a tempo indeterminato. Ricordano peraltro che i lavoratori in subappalto, gli apprendisti e i lavoratori occasionali «sono lavoratori della flessibilità a più alto rischio, come dimostra il loro elevato tasso di infortunio».

 

A tale proposito, il Parlamento sottolinea la necessità di adottare politiche che impediscano lo sfruttamento dei lavoratori mediante l'accumulo di contratti non standardizzati che non prevedono diritti uguali a quelli dei contratti a tempo pieno. Chiede inoltre che tutte le politiche comunitarie dell'occupazione «si attengano al modello classico del contratto di lavoro a tempo indeterminato che forma la base dei sistemi di sicurezza sociale negli Stati membri».

 

I deputati si dicono poi convinti che si possa più facilmente creare un clima di fiducia e dialogo con la partecipazione delle parti sociali e di altre parti interessate all'adeguamento delle politiche nazionali e promuovendo le contrattazioni collettive. Sottolineano peraltro la necessità di affrontare le carenze nella copertura della contrattazione collettiva e di garantire i diritti d'associazione e di rappresentanza delle due parti dell'industria. Incoraggiano inoltre l'estensione della contrattazione collettiva e del dialogo sociale, incluso quello transfrontaliero e settoriale, «in modo da poter includere la formazione, l'organizzazione del lavoro e le questioni connesse con la ristrutturazione e la delocalizzazione».

 

Il Parlamento riconosce l'efficacia di forme innovative di organizzazione del lavoro come le organizzazioni per l'apprendimento, la multiqualificazione e la rotazione dei posti di lavoro mediante una formazione offerta dai datori di lavoro, le iniziative di finanziamento settoriali, gli aiuti regionali allo sviluppo e le politiche attive del mercato del lavoro. Ricorda inoltre l'importanza di «politiche efficaci e attive del mercato del lavoro», incluse la consulenza e l'orientamento, la riconversione e l'aiuto alla mobilità, «in modo da abbreviare i periodi di transizione tra attività».


 

Così come i regimi di aiuti sociali «che dovrebbero motivare le persone a cercare nuove opportunità di lavoro incoraggiando al contempo l'apertura al cambiamento riducendo le perdite di reddito e fornendo possibilità di istruzione». A tal fine occorre anche promuovere il riconoscimento delle qualifiche e delle esperienze acquisite durante i periodi d'istruzione formale, non formale e informale.

 

I deputati rilevano poi l'importanza di tenere conto di tutti gli aspetti della flessibilità, inclusa la flessibilità dell'organizzazione e dell'orario di lavoro, segnatamente mediante il ricorso alle nuove tecnologie. In proposito, sottolineano la necessità che le parti sociali negozino in modo migliore gli accordi in tema di orario di lavoro, «affinché essi siano sufficientemente flessibili per soddisfare le esigenze di datori di lavoro e dipendenti e consentire alle persone di trovare un equilibrio fra la vita professionale, la vita familiare e la vita personale».

 

Il Parlamento riconosce inoltre «pienamente» i risultati già conseguiti volontariamente dalle imprese europee nella sfera sociale e le incoraggia a adoperarsi maggiormente in tal senso. Sostiene quindi l'iniziativa, «ben concepita», della Commissione, volta a demandare la responsabilità sociale alle imprese su base volontaria, evitando in tal modo un ulteriore onere burocratico.

 

Infine, invita gli Stati membri e le parti sociali a limitare le politiche di pensionamento anticipato e a prevedere disposizioni che sostengano il pensionamento flessibile dei lavoratori anziani. Per esempio, mediante occupazioni a tempo parziale, lavoro condiviso e regimi analoghi che promuovano un invecchiamento attivo e possano accrescere l'integrazione dei lavoratori anziani nel mercato del lavoro.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Verso principi comuni di flessicurezza:

 

 

Riferimenti

 

Ole CHRISTENSEN (PSE, DK)

Relazione sui principi comuni di flessicurezza

Procedura:Iniziativa

Dibattito: 28.11.2007

Votazione: 29.11.2007

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI

 

Sanzioni penali contro espressioni razziste e xenofobe

 

Nuovamente consultato sulla proposta di decisione riguardo alla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale, il Parlamento auspica che non siano indebolite le norme nazionali esistenti in materia. Precisa inoltre che il rispetto della libertà di religione non deve ostacolare l'efficacia del provvedimento. Chiede poi che, in ambito professionale, sia considerata circostanza aggravante anche la perpetrazione di un reato «da parte di chi ricopre una carica».

 

Il Parlamento ha approvato la relazione non vincolante di Martine ROURE (PSE, FR) in merito alla proposta di decisione quadro sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale. Scopo della decisione è di armonizzare le sanzioni penali degli Stati membri - reclusione per una durata massima compresa almeno tra uno e tre anni - per una serie di reati di stampo razzista e xenofobo.

 

Tra questi sono citati l'istigazione pubblica alla violenza e all'odio nei confronti di un gruppo di persone identificato in base alla razza, al colore e alla religione, la diffusione di scritti, immagini o altro materiale che incita all'odio e alla violenza, nonché l'apologia, la negazione o la minimizzazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra. Sanzioni devono essere previste anche in caso di complicità a questi reati.

 

Gli Stati membri possono anche decidere di rendere punibili soltanto i comportamenti «atti a turbare la quiete pubblica o che sono minacciosi, vessatori e insultanti». Un emendamento, per rimuovere il carattere troppo vago di questa disposizione, chiede di sopprimere il riferimento alla quiete pubblica. Anche le persone giuridiche possono essere ritenute responsabili e delle sanzioni specifiche sono previste a tal fine.

 

Un emendamento, peraltro, suggerisce di considerare come circostanza aggravante anche la perpetrazione di un reato di stampo razzista o xenofobo «da parte di chi ricopre una carica», in particolare in ambito professionale. Va considerata tale anche la motivazione razzista e xenofoba collegata ad altri tipi di reati.

 

La proposta di decisione specifica inoltre che il riferimento alla religione «è diretto a comprendere almeno i comportamenti usati come pretesto per compiere atti contro un gruppo di persone o un membro di tale gruppo, definito rispetto alla razza, al colore, all'ascendenza o all'origine nazionale o etnica». A tale proposito, i deputati suggeriscono di precisare che uno Stato membro «non può però escludere dalla responsabilità penale espressioni verbali o comportamenti atti a istigare l'odio» e che il rispetto della libertà di religione «non deve ostacolare l'efficacia» della decisione quadro.

 

Un altro emendamento suggerito dai deputati precisa che gli Stati membri possono introdurre o mantenere «un livello di protezione più elevato rispetto a quello fissato nella presente decisione quadro» per quanto riguarda la lotta contro il razzismo e la xenofobia. Ritengono infatti che l'attuazione della decisione quadro «non può in alcun caso costituire un motivo di riduzione del livello di protezione già predisposto negli Stati membri» in questo campo.

 

Gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per conformarsi alla decisione entro due anni dalla sua adozione. E' peraltro precisato che l'attuazione della decisione non comporta l'esigenza per gli Stati membri di prendere misure in contrasto con i principi fondamentali - «comuni agli Stati membri», aggiungono i deputati - riguardanti la libertà di associazione e d'espressione, compresa la libertà di stampa.


 

La Commissione dovrà realizzare una valutazione dell'applicazione della direttiva negli Stati membri. Un emendamento chiede che, in tale occasione, sia consultato il Parlamento e sia tenuto conto del parere dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali e delle ONG che operano in questo settore.

 

Parere di minoranza

 

Alcuni deputati guidati da Koenraad DILLEN (NI, BE), a seguito del voto della relazione a livello di commissione parlamentare, hanno depositato un parere di minoranza - non esaminato dalla Plenaria - in cui affermano che la decisione quadro «costituisce un attacco alla libertà di espressione». Se ritengono «accettabile» lottare contro il razzismo fondato «su un uso specifico della violenza o sull'incitamento a compierla», dissentono dall'idea «che il concetto di "razzismo" sia confuso con un legittimo discorso pubblico, ad esempio l'opposizione all'immigrazione di massa o all'islamizzazione o la difesa dell'identità nazionale».

 

Antefatti

 

La Commissione ha presentato una proposta di decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia nel novembre 2001. Dopo cinque anni di dibattiti e duri negoziati tra gli Stati membri, il Consiglio è giunto lo scorso mese di aprile ad un accordo. La delegazione italiana, che aveva sempre fino ad allora espresso la propria opposizione alla proposta e che aveva avanzato un testo alternativo nel marzo 2003, ha tolto infatti le proprie riserve nel 2006. Ciò ha permesso di riavviare il dibattito sulla base di un compromesso trovato dalla presidenza lussemburghese nel 2005. Grazie alla Presidenza tedesca, il Consiglio è giunto ad un accordo politico il 19 aprile 2007.

 

 

Link utili

 

Proposta di decisione del Consiglio

 

Riferimenti

 

Martine ROURE (PSE, FR)

Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 29.11.2007

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SVILUPPO E COOPERAZIONE

 

Dare slancio all'agricoltura africana

 

I programmi di aiuto alimentare non devono impedire lo sviluppo della produzione locale, né favorire la dipendenza, la distorsione dei mercati locali, la corruzione e l'utilizzazione di alimenti nocivi per la salute, come gli OGM. E' quanto afferma il Parlamento, chiedendo di finanziare le infrastrutture di base in Africa. L'UE deve poi incoraggiare le importazioni agricole, eliminare gli aiuti all'esportazione e trasferire il know how. I paesi africani devono però procedere a riforme agrarie. 

 

In risposta alla comunicazione della Commissione sullo sviluppo dell'agricoltura africana, il Parlamento ha approvato la relazione di Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT) che sottolinea anzitutto come l'agricoltura rappresenti il principale settore di occupazione per la maggioranza dei paesi africani e come la fonte principale di entrate dipenda dalla produzione agricola e dalle attività connesse. I deputati si compiacciono del riconoscimento delle differenze tra i paesi africani, in quanto «è essenziale tener conto delle variazioni e delle disparità esistenti non solo a livello regionale in Africa, ma anche all'interno dei singoli paesi». Allo stesso tempo, sottolineano l'importanza di integrare i mercati regionali in Africa e di eliminare gradualmente le barriere tra i paesi africani al fine di allargare i mercati per i produttori.

 

Inoltre, pur riconoscendo che gli APE (Accordi di partenariato economico) possono favorire lo scambio di prodotti agricoli e diventare uno strumento importante per il commercio e l'integrazione regionale dell'Africa, i deputati ricordano che tali accordi non sono ancora stati siglati e che numerose controversie non sono ancora state risolte. La richiesta di rinviare la scadenza per la conclusione dei negoziati e di esplorare alternative ad essi, non è stata accolta dall'Aula. Su richiesta della GUE/NGL, l'Aula ha soppresso anche la richiesta rivolta all'UE di difendere nelle sedi internazionali il diritto degli Stati africani di proteggere i propri mercati nazionali dalle importazioni «che minacciano la sopravvivenza dei produttori locali di derrate agricole essenziali».

 

Il Parlamento, inoltre, evidenzia la necessità che gli Stati membri e la Commissione garantiscano un maggiore coordinamento e un'armonizzazione degli aiuti allo sviluppo. Esige peraltro che le politiche ed i programmi di aiuto alimentare «non siano fattori di impedimento allo sviluppo delle capacità locali e nazionali di produzione degli alimenti», né favoriscano la dipendenza, la distorsione dei mercati nazionali e locali, la corruzione e «l'utilizzazione di alimenti nocivi per la salute (OGM)». Chiede pertanto agli organismi internazionali di attuare politiche volte a sostituire progressivamente gli aiuti alimentari, promuovendo il sostegno e lo sviluppo dell'agricoltura locale.

 

Sottolinea poi l'importanza di garantire un incremento delle risorse finanziarie dedicate a sviluppo rurale e sicurezza alimentare da parte dei donatori e insiste sulla necessità che i governi africani includano il settore agricolo tra le proprie priorità politiche, in modo da ricevere il sostegno nel quadro del FES. Incoraggia inoltre la Commissione e gli Stati membri a mettere a punto politiche di sviluppo che assicurino la realizzazione di maggiori infrastrutture di base a servizio del settore agricolo (irrigazione, elettricità, trasporti, rete viaria, ecc.) ed una migliore ripartizione dei fondi destinati a tali fondamentali servizi pubblici. In proposito, chiede che sia garantito a livello internazionale il diritto all’acqua per tutti.

 

I deputati, d'altra parte, insistono sul fatto che la politica commerciale UE e la politica agricola comune «dovrebbero essere coerenti con la politica di sviluppo». Pertanto è necessario rimuovere gli ostacoli tariffari per tutti i prodotti agricoli – trasformati e non – «al fine di aprire rapidamente il mercato europeo a tutti i prodotti agricoli del continente africano». Occorre inoltre fissare un calendario per arrivare all’abolizione di quelle politiche di esportazione dei prodotti agricoli «che sono pregiudizievoli per le fragili aziende agricole dei PVS», ed esercitare pressioni sugli altri attori internazionali affinché facciano altrettanto.

 

Il Parlamento invita poi gli Stati membri a condividere il loro know-how agronomico con i ricercatori e gli agricoltori africani e a condividere tecnologie e altri metodi innovativi nel settore agricolo con i paesi africani, «onde migliorare la loro competitività e aumentare il valore aggiunto dell'agricoltura nel continente». Convenendo, peraltro, che la competitività sui mercati regionali e internazionali «rappresenta una priorità», evidenzia la necessità di fornire supporto e assistenza ai piccoli produttori consentendo loro un accesso adeguato a detti mercati. E' inoltre importante, ai fini di un valido ed effettivo contributo alla lotta alla povertà, promuovere degli strumenti della microfinanza, in particolare dei programmi di microcredito, quale componente essenziale nelle politiche economiche di sviluppo in ambito agricolo.

 

Il Parlamento invita i governi africani a promuovere le riforme agrarie nei loro paesi allo scopo di garantire un migliore accesso alla terra e alle risorse produttive per la popolazione rurale. In tale contesto chiede che il piano d'azione che accompagna la Strategia congiunta UE-Africa attribuisca grande priorità al rafforzamento degli ordinamenti giuridici per consentire ai tribunali di fare rispettare in modo efficace il diritto in materia di proprietà rurale. I governi africani dovrebbero inoltre incoraggiare una maggiore diversificazione dei modelli produttivi, evitando l'applicazione dei sistemi monocolturali ed intensivi, per favorire modelli di produzione sostenibili e maggiormente adattati ai rispettivi contesti. E' quindi importante sostenere i mercati dei prodotti biologici ed il commercio equo e solidale.

 

A tale proposito, il Parlamento insiste sul fatto che la produzione di biocarburanti riveste potenzialmente grande importanza per l'agricoltura dei paesi africani, ma che i benefici ambientali dipendono in larga misura dal tipo di coltura energetica nonché dall'energia assorbita nell'intero ciclo di produzione. L'espansione dell'industria emergente dei biocarburanti potrebbe inoltre avere effetti negativi sulle scorte alimentari, in quanto la coltivazione di biomasse potrebbe togliere terra, acqua ed altre risorse alla produzione agricola. I deputati, ritengono pertanto che si debba dare la massima priorità alla prevenzione dei possibili danni alla natura e all'ambiente dovuti a un aumento incontrollato della produzione di biocarburanti.

 

Nel sottolineare l'ampio sfruttamento dei bambini nei lavori agricoli in Africa il Parlamento invita l'UE ad appoggiare gli sforzi internazionali intesi a lottare contro questo «problema fondamentale». Sollecita poi misure per migliorare la formazione al fine di consentire ai giovani di partecipare a corsi di istruzione superiore in scienze e tecnologie agricole. Ma anche di creare possibilità di occupazione per i laureati in agricoltura con l'obiettivo principale di ridurre la migrazione dalle zone rurali verso quelle urbane, e dai paesi in via di sviluppo verso i paesi sviluppati.

 

La strategia congiunta dovrà quindi rivolgere particolare attenzione al problema della fuga dei cervelli, anche perchè è indispensabile una maggiore consapevolezza degli enormi danni che l'emigrazione provoca al tessuto sociale in Africa e delle sue conseguenze negative in quanto impedisce al continente di progredire verso la realizzazione di tutto il suo potenziale di sviluppo. I deputati appoggiano quindi la proposta della Commissione di incoraggiare la migrazione circolare e incoraggiano le iniziative di co-sviluppo, con l'obiettivo di valorizzare l'apporto delle comunità di migranti per lo sviluppo dei loro paesi d'origine.

 

Il Parlamento, infine, esprime «profondo disappunto» per la prospettata partecipazione di un «paria internazionale» come Robert Mugabe al vertice UE-Africa al prossimo dicembre a Lisbona, «in quanto la sua presenza getterà forte discredito sul buon lavoro del vertice sulla governance democratica».

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione: Dare slancio all'agricoltura africana - Proposta per una cooperazione a livello continentale e regionale in materia di sviluppo agricolo in Africa

Comunicazione della Commissione - Dal Cairo a Lisbona: Il partenariato strategico UE-Africa

 

Riferimenti

 

Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT)

Relazione su dare slancio all'agricoltura africana - Proposta per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare in Africa

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 29.11.2007

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IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI

 

Immunità di Renato Brunetta

 

Il Parlamento ha deciso di difendere l'immunità di Renato Brunetta nell'ambito di un procedimento per diffamazione avviato dalla Hera S.p.A. per quanto asserito nell'introduzione al libro "Il capitalismo in Rosso - Indagini Coop dei valori alle speculazioni". Per i deputati, nel descrivere e criticare le deviazioni del sistema delle cooperative, egli stava assolvendo al suo dovere di spiegare agli elettori la sua opinione in merito a una questione di interesse pubblico.

 

Approvando la relazione di Aloyzas SAKALAS (PSE, LT), il Parlamento ha deciso di difendere i privilegi e l’immunità di Renato BRUNETTA (PPE/DE, IT) nella causa intentata per diffamazione dalla società di holding italiana Hera S.p.A. presso il Tribunale civile di Milano. Quest'ultima è una società di holding italiana - a capitale misto pubblico-privato - operante nel settore dei servizi pubblici nella regione dell'Emilia-Romagna, il cui 59% è detenuto da un gruppo di municipalità locali e il restante 41% appartiene a un gruppo di fondazioni bancarie (pubbliche) e di cooperative.

 

Hera S.p.A chiamato in giudizio Renato Brunetta ed altri convenuti per quanto pubblicato nel libro facente parte della collana "I documenti di Panorama" dal titolo "Il capitalismo in rosso - Indagine sulle Coop dai valori alle speculazioni". Tale libro - pubblicato da Mondadori congiuntamente con FREE (Foundation for Research on European Economy) e allegato in supplemento al settimanale Panorama n. 7 del 10.2.2006 - è stato ritenuto presumibilmente diffamatorio nei confronti di Hera, che ha chiesto al Tribunale di condannare i convenuti, in solido, al risarcimento di tutti i danni materiali e morali subìti, da liquidarsi nella misura di € 550 000, oltre a interessi e rivalutazione.

 

I deputati hanno deciso di difendere l'immunità del collega, poiché ritengono che egli abbia «semplicemente commentato fatti di dominio pubblico che rivestivano una dimensione politica europea in quanto erano direttamente collegati all'offerta pubblica di acquisto di Unipol per il controllo della Banca Nazionale del Lavoro (BNL) e la Commissione europea stava effettuando i controlli previsti dal diritto comunitario in ordine alla legalità dell'offerta pubblica di acquisto».

 

La relatrice sottolinea inoltre che, in veste di deputato del Parlamento europeo e professore ordinario di economia, Brunetta «si è limitato a sottolineare il fallimento del mercato risultante dai legami esistenti tra società pubbliche e private, cooperative e partiti politici che creano, de facto, un monopolio e possono pertanto mettere a repentaglio il funzionamento del mercato interno per quanto riguarda la protezione dei consumatori e la concorrenza leale». Il caso di Hera S.p.A., è spiegato, «non era che un esempio paradigmatico del modo in cui tale paradosso economico esiste e funziona».

 

Definire tale situazione un "mostro economico" «non è affatto diffamatorio» per i deputati, dato che la parola "mostro" proviene dall'espressione latina "monstrum" che significa semplicemente "straordinario", "qualcosa contro natura". Il messaggio che si voleva trasmettere ai lettori, è precisato, «non era altro che la descrizione, da un punto di vista puramente economico, delle anomalie esistenti nel mercato italiano che, a quanto pare, impediscono all'Italia di conseguire pienamente gli obiettivi del mercato interno».

 

Quindi, nel descrivere e criticare le deviazioni del sistema delle cooperative, «egli stava assolvendo al suo dovere di deputato di spiegare agli elettori la sua opinione in merito a una questione di interesse pubblico». La relatrice conclude affermando che «cercare di impedire ai membri del Parlamento di esprimere le loro opinioni su questioni di legittimo interesse pubblico ricorrendo in giudizio è inaccettabile in una società democratica e viola palesemente ..... [il] Protocollo inteso a difendere la libertà di espressione dei deputati nell'esercizio delle loro funzioni nell'interesse del Parlamento come istituzione».

 

Link utili

 

Scheda di Renato Brunetta

 

 

Riferimenti

 

Aloyzas SAKALAS (PSE, LT)

Relazione sulla richiesta di difesa dei privilegi e dell'immunità di Renato Brunetta

Procedura: Immunità

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 29.11.2007

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ISTITUZIONI

 

Mandati parlamentari di Achille Occhetto e Beniamino Donnici

 

Il Presidente di seduta ha informato l'Aula dell'ordinanza del giudice per i provvedimenti provvisori (Tribunale di primo grado dell'UE) secondo cui il mandato di Achille Occhetto deve essere revocato a favore di Beniamino Donnici, rovesciando così la decisione assunta dal Parlamento lo scorso mese di maggio. L'ordinanza ha effetto a partire dal 15 novembre 2007. Ma il Parlamento presenterà un ricorso presso la Corte di giustizia.

 

Aprendo la seduta, la vicepresidente Rodi KRATSA-TSAGAROPOULOU (PPE/DE, EL) ha informato l'Aula che il 15 novembre scorso, il Tribunale di primo grado dell'UE (TPG) ha sospeso con provvedimento provvisorio d’urgenza l’esecuzione della decisione con cui il Parlamento europeo, il 24 maggio 2007, aveva dichiarato non valido il mandato parlamentare di Beniamino Donnici, confermando quello di Achille Occhetto.

 

Ha quindi affermato di avere «la responsabilità di applicare immediatamente tale decisione». L'ordinanza, ha proseguito, stabilisce che le situazioni giuridiche di Beniamino Donnici e Achille Occhetto esistenti prima dell'adozione della decisione contestata «sono ripristinate con effetto a partire dal 15 novembre2007».

 

In conformità a questa ordinanza e in applicazione del regolamento del Parlamento europeo, ha spiegato, Beniamino Donnici siede al Parlamento e nei suoi organi in pieno godimento dei suoi diritti, almeno fino al termine di validità dell'ordinanza».

 

Tuttavia, ha affermato il Presidente, a seguito della raccomandazione della commissione giuridica, «ho incaricato il servizio giuridico d'introdurre presso la Corte di giustizia un ricorso contro l'ordinanza del giudice per i provvedimenti provvisori del Tribunale di primo grado».

 

L'ordinanza

 

Il TPG sottolinea che la procedura elettorale è disciplinata in ciascuno Stato membro dalle disposizioni nazionali (in Italia: legge 24.1.1979, n. 18, relativa all’elezione dei rappresentanti dell’Italia al PE). In tale ambito, ritiene che il Parlamento non disponga di alcuna competenza di principio per vigilare sul rispetto del diritto comunitario da parte degli Stati membri, tanto in generale quanto, più in particolare, in materia elettorale. Al contrario: esso si deve limitare a prendere atto dei risultati proclamati ufficialmente dagli Stati membri.

 

Con l'ordinanza del 15 novembre, il TPG accorda la sospensiva «per evitare un danno grave ed irreparabile»: considerato che la durata del mandato di un membro del Parlamento è limitata a cinque anni e che la dichiarazione di non validità del mandato del richiedente che deriva dalla decisione impugnata rende impossibile la continuazione dell’esercizio della sua funzione di deputato europeo, appare chiaramente che, nel caso in cui l’atto impugnato fosse annullato dal giudice del merito, il danno subìto dal richiedente, se non si procedesse alla sospensione dell’esecuzione del detto atto, sarebbe irreparabile.

 

Ricorso della Repubblica italiana

 

Per completezza, va aggiunto che la Repubblica italiana, il 9 agosto scorso, ha avviato un procedimento dinnanzi alla Corte contro la decisione del Parlamento europeo di confermare il mandato a Achille Occhetto.
 

Fatti all’origine della controversia (estratto dell'ordinanza)

 

In occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo del 12 e 13 giugno 2004, Beniamino Donnici, il richiedente, si è candidato per la lista comune «Società Civile Di Pietro – Occhetto», nella circoscrizione Italia Meridionale. Tale lista ha ottenuto due seggi, il primo dei quali nella detta circoscrizione e l’altro nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale. Il sig. A. Di Pietro, risultato primo eletto in entrambe le circoscrizioni, ha optato per la circoscrizione Italia Meridionale.

 

Il sig. A. Occhetto figurava in seconda posizione sugli elenchi elettorali, in considerazione del numero di voti ottenuti nelle due circoscrizioni, superando il richiedente nella circoscrizione Italia Meridionale e il sig. G. Chiesa nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale. Poiché il sig. Di Pietro ha optato per il seggio della circoscrizione Italia Meridionale, il sig. Occhetto avrebbe dovuto essere proclamato eletto nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale. Tuttavia, con dichiarazione scritta, firmata dinanzi a un notaio il 6 luglio 2004 e giunta il 7 luglio seguente all’Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo presso la Corte di cassazione (in prosieguo: l’«Ufficio elettorale italiano»), il sig. Occhetto, che ricopriva all’epoca la carica di Senatore della Repubblica italiana, ha rinunciato «definitivamente» all’elezione di parlamentare europeo in entrambe le circoscrizioni.

 

In seguito a tale rinuncia, il 12 novembre 2004 l’Ufficio elettorale italiano (...) ha proclamato l’elezione del sig. Chiesa nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale e del sig. Di Pietro nella circoscrizione Italia Meridionale, mentre il richiedente diveniva primo dei non eletti in quest’ultima circoscrizione.

 

In occasione delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006 in Italia, il sig. Di Pietro è stato eletto deputato al Parlamento italiano ed ha optato a favore del suo mandato nazionale, con effetto a decorrere dal 28 aprile 2006. (...).

 

Con dichiarazione 27 aprile 2006, indirizzata all’Ufficio elettorale italiano, il sig. Occhetto ha revocato la sua rinuncia del 7 luglio 2004, esprimendo «la propria volontà di subentrare, quale primo dei non eletti della circoscrizione [Italia Meridionale], [al sig.] Di Pietro, dovendosi per l’effetto ritenere invalida, inefficace e comunque revocata ogni e qualsiasi diversa volontà manifestata in precedenza (…), dovendosi in ogni caso a riguardo tenersi conto della volontà sussistente al momento della proclamazione degli eletti».

 

In seguito a tale dichiarazione, l’8 maggio 2006 l’Ufficio elettorale italiano ha proclamato l’elezione del sig. Occhetto a membro del Parlamento europeo.

 

Con sentenza 21 luglio 2006, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dichiarato infondato il ricorso di annullamento proposto dal richiedente avverso tale proclamazione (...).

 

Il richiedente ha altresì contestato dinanzi al Parlamento la proclamazione dell’elezione del sig. Occhetto alla carica di deputato europeo al posto del sig. Di Pietro. Tale contestazione è stata esaminata dalla commissione giuridica del Parlamento durante la sua riunione del 21 giugno 2006. Dopo aver constatato che, conformemente all’art. 12 dell’atto del 1976, tale contestazione non era ricevibile, in quanto fondata sulla legge elettorale italiana, la commissione giuridica ha proposto all’unanimità al Parlamento la conferma del mandato del sig. Occhetto, con effetto a decorrere dall’8 maggio 2006. Il 3 luglio 2006 il Parlamento ha ratificato il mandato del sig. Occhetto.

 

Con sentenza definitiva 6 dicembre 2006, passata in giudicato, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello proposto dal richiedente avverso la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio sopra menzionato, ha riformato detta sentenza e annullato la proclamazione a componente del Parlamento europeo del sig. Occhetto, alla quale aveva proceduto l’Ufficio elettorale italiano l’8 maggio 2006. (...)

 

Il 29 marzo 2007, l’Ufficio elettorale italiano ha preso atto della sentenza del Consiglio di Stato sopramenzionata ed ha proclamato l’elezione del richiedente a membro del Parlamento europeo per la circoscrizione Italia Meridionale, revocando così il mandato del sig. Occhetto.

 

Poiché tale proclamazione è stata comunicata al Parlamento europeo, quest’ultimo ne ha preso atto nel verbale della seduta plenaria del 23 aprile 2007 (...)

 

Intanto, con lettera 5 aprile 2007, completata da una nota del 14 aprile seguente, il sig. Occhetto ha sollevato una contestazione e ha chiesto al Parlamento di confermare il suo mandato nonché di non confermare quello del richiedente. Con decisione 24 maggio 2007 (...) adottata su relazione della commissione giuridica del 22 maggio 2007 (A6 -0198/2007), il Parlamento ha dichiarato non valido il mandato di deputato al Parlamento del richiedente, la cui elezione è stata comunicata dall’autorità nazionale competente, e ha confermato la validità del mandato del sig. Occhetto. Il Parlamento ha altresì incaricato il suo Presidente di trasmettere tale decisione all’autorità nazionale competente, nonché al richiedente e al sig. Occhetto.

 

 

Link utili

 

Ordinanza del TPG  (15.11.2007)

Ricorso presentato il 9 agosto 2007 - Repubblica italiana / Parlamento europeo (Causa C-393/07)

Comunicato stampa sulla decisione del Parlamento (24.5.2007)

 

 

Saluto alle delegazioni dei parlamenti afgano e messicano

 

La Vicepresidente ha dato il benvenuto a una delegazione del Parlamento afgano e ha colto l'occasione per esprimere le condoglianze all'Assemblea e al popolo afgani per l'attacco terroristico dello scorso 6 novembre che ha causato la morte di sei membri del parlamento e di circa 100 cittadini. Ha poi spiegato che la visita dà inizio a un dialogo regolare che darà la possibilità di capire meglio la situazione politica e sociale in Afghanistan, dando l'opportunità di discutere dell'assistenza necessaria. La visita, ha aggiunto, simboleggia gli sforzi concertati per promuovere la democrazia e mostrare il pieno rispetto dei diritti umani in tutto il mondo.

 

La Vicepresidente ha inoltre salutato la presenza in tribuna di deputati e senatori messicani presenti a Bruxelles per partecipare alla V riunione della commissione parlamentare mista UE-Messico, tenutasi ieri.

 

 

Altri documenti approvati

 

I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo.

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Ordine del giorno 10 - 13 dicembre 2007

Strasburgo

 

Lunedì 10 dicembre 2007

 

(17:00 - 23:00)

 

Ripresa della sessione e ordine dei lavori

 

Interventi di un minuto (Articolo 144 del regolamento del Parlamento)

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Heaton-Hattis - Un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio

*

Relazione van den Burg - Disposizioni temporanee relative alle aliquote IVA

***II

Raccomandazione per la seconda lettura  Leichtfried - Agenzia europea per la sicurezza aerea

 

*

*

*

 

*

Discussione congiunta - Imprese comuni

      Relazione De Michelis - Costruzione dell'impresa comune ARTEMIS

      Relazione Vakalis - Creazione dell'impresa comune ENIAC

      Relazione Grossetête - Istituzione dell'impresa comune per l'iniziativa in materia di medicinali innovativi

      Relazione Ek - Impresa comune "Clean Sky"

 

Martedì 11 dicembre 2007

 

(9:00 - 11:20)

 

Votazione sulle richieste di applicazione della procedura d'urgenza (articolo 134 del Regolamento del Parlamento)

*

Relazione Castiglione - Organizzazione comune del mercato vitivinicolo

*

Relazione Mulder - Sostegno diretto a favore degli agricoltori (PAC) e sostegno alla sviluppo rurale (FEASR)

 

(11:30 – 12:00) Votazione

*

Relazione Blokland - Accordo euromediterraneo CE/Marocco in materia di servizi aerei

*

Relazione Costa - Modifica dell'accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo fra la CE e il Marocco

*

Relazione Costa - Modifica dell'accordo CE-Marocco su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei

*

Relazione Costa - Modifica degli accordi su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei conclusi con  Georgia, Libano, Maldive, Moldova, Singapore e Uruguay,  per tener conto dell'adesione all'Unione europea della Repubblica di Bulgaria e della Repubblica di Romania

 

Relazione - Adattamento dell’allegato VIII dell’atto di adesione della Bulgaria e della Romania

***I

Relazione Mayer - Installazione dei dispositivi di illuminazione e di segnalazione luminosa dei trattori agricoli o forestali a ruote (versione codificata)

***I

Relazione Mayer - Dispositivi di rimorchio e di retromarcia dei trattori agricoli o forestali a ruote (Versione codificata)

***I

Relazione Mayer  - Targhette e le iscrizioni regolamentari per i veicoli a motore e i loro rimorchi (versione codificata)

***I

Relazione Mayer - Dispositivi d'illuminazione della targa d'immatricolazione posteriore dei veicoli a motore e dei loro rimorchi (versione codificata)

***I

Relazione Mayer - Strumenti di pesatura a funzionamento non automatico (versione codificata)

*

Relazione Mayer - Livelli massimi ammissibili di radioattività per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali (versione codificata)

*

Relazione Speroni - Norme minime per la protezione dei vitelli (versione codificata)

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

(12:00 - 12:30)

 

Consegna del Premio Sacharov - 2007

 

(12:30 - 13:00)

 

Seguito delle votazioni

 

(15:00 - 18:00)

 

Relazione Virrankoski, Itälä - Progetto di bilancio generale 2008, modificato dal Consiglio (tutte le sezioni)

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Secondo Vertice UE/Africa (Lisbona, 8 e 9 dicembre 2007)

 

(18:00 - 19:30)

 

Tempo delle interrogazioni alla Commissione

 

(21:00 - 24:00)

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Lienemann - Politica comunitaria per l'ambiente marino

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Krahmer - Qualità dell'aria ambiente e aria più pulita in Europa

*

Relazione Golik - Azioni di informazione e di promozione a favore dei prodotti agricoli

*

Relazione Liberadzki - Controllo al momento dell'esportazione di prodotti agricoli che beneficiano di una restituzione o di altri importi (modifica del regolamento (CEE) n. 386/90)

*

Relazione Gklavakis  - Commercializzazione dei materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e delle piante da frutto destinate alla produzione di frutti (rifusione)

 

Mercoledì 12 dicembre 2007

(9:00 - 10:50)

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 13 e 14 dicembre 2007)

 

(11:00 - 11:30)

 

Proposte di risoluzione - Programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2008

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

(11:30 - 12:00)

 

Proclamazione e firma della Carta dei diritti fondamentali

 

(12:00 - 12:30)

 

Seduta solenne - Giordania

 

(12:30 - 13:00)

 

Seguito delle votazioni

 

(15:00 – 18:00)

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Lotta al crescente estremismo in Europa

 

 

***

Discussione congiunta - Montenegro

      Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Montenegro

     Raccomandazione Vernola - Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le CE e il Montenegro

 

(18:00 – 19:30)

 

Tempo delle interrogazioni al Consiglio

 

(21:00 – 24:00)

 

Dichiarazione della Commissione - Inquinamento causato dalla marea nera nel Mar Nero e nel Mar d'Azov in seguito al naufragio di vari natanti 

 

Relazione Ehler - Sistemi di di garanzia dei depositi

***I

Relazione Lehne - Protezione giuridica dei disegni o modelli

*

Relazione Adamou - Cooperazione tra l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali e il Consiglio d'Europa

*

Relazione Grabowska  - Competenze e cooperazione in materia di obbligazioni alimentari

 

Relazioni iscritte conformemente all'articolo 134 del Regolamento del Parlamento

 

Giovedì 13 dicembre 2007

 

(10:00 - 11:20, 15:00 - 16:00)

 

Interrogazione orale - Tessili

 

Relazione Martin - Relazioni economiche e commerciali con la Corea

 

Relazione Guerreiro - Organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura

 

(11:30 - 13:00) Votazione

 

Progetto di bilancio generale dell'Unione europea - Esercizio 2008

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

(16:00 - 17:00)

 

Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto

 

(17::00) Votazione

 

Proposte di risoluzione concernenti le discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 

L'ordine del giorno può subire modifiche.

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Codici delle procedure parlamentari

 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 

 

Abbreviazioni

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

BG

Bulgaria

IE

Irlanda

AT

Austria

RO

Romania

 

 

Gruppi politici

 

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

 Situazione al 29.11.2007
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

UEN

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

NI

Totale

BE

6

7

6

 

2

 

 

3

24

BG

5

5

5

 

 

 

 

3

18

CZ

14

2

 

 

 

6

1

1

24

DK

 

5

3

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

 

13

7

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

IE

5

1

1

4

 

1

1

 

13

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

24

ES

24

24

2

 

3

1

 

 

54

FR

17

31

11

 

6

3

3

7

78

IT

24

15

14

13

2

7

 

3

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

6

LV

3

 

1

4

1

 

 

 

9

LT

2

2

7

2

 

 

 

 

13

LU

3

1

1

 

1

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

 

4

2

2

 

27

AT

6

7

1

 

2

 

 

2

18

PL

13

9

5

20

 

 

3

2

52

PT

9

12

 

 

 

3

 

 

24

RO

9

12

8

 

 

 

 

 

35

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

 

1

1

 

 

14

SE

6

5

3

 

1

2

2

 

19

UK

27

19

12

 

5

1

10

4

78

Totale

275

217

104

44

42

41

24

34

781


Deputati uscenti

 

Bogdan KLICH (PPE/DE, PL) (16.11.2007)

Barbara KUDRYCKA (PPE/DE, PL) (16.11.2007)

Anders SAMUELSEN (ALDE/ADLE, DK) (27.11.2007)

Gitte SEEBERG (PPE/DE, DK) (27.11.2007)

 

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