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Sessione plenaria

 

8 - 9 ottobre 2008

Bruxelles

 

 

 


CONFERENZE STAMPA

L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche.

Una conferenza stampa pre-sessione si svolgerà nell'edificio PHS, sala 0A50,
lunedì 6 ottobre 2008 alle ore 11.00.
 

Sommario

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE

CONSIGLIO EUROPEO
VERTICE EUROPEO DI OTTOBRE

DIRITTI UMANI
IL PARLAMENTO ACCOGLIE INGRID BETANCOURT

COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE
SOSPENSIONE DEI NEGOZIATI COMMERCIALI ALL'OMC

AFFARI COSTITUZIONALE
IL PARLAMENTO ADOTTA I SIMBOLI DELL'UE

ISTITUZIONI
COME GARANTIRE LA TRASPARENZA DEI LAVORI DELL'UE?

POLITICA DELL'OCCUPAZIONE
LAVORO NERO: SANZIONI E INCENTIVI PER FAVORIRE L'EMERSIONE

POLITICA SOCIALE
UN REDDITO MINIMO PER GARANTIRE L'INCLUSIONE SOCIALE 15
AUTOTRASPORTO: PUGNO DI FERRO CONTRO LE INFRAZIONI ALLA LEGISLAZIONE SOCIALE

SANITÀ PUBBLICA
SALUTE: PROMUOVERE PREVENZIONE E STILI DI VITA SANI

AMBIENTE
LIMITARE PERDITE E SPRECHI D'ACQUA, ANCHE CON FONDI UE

AFFARI ECONOMICI E MONETARI
NUOVE NORME SULLA VIGILANZA FINANZIARIA

ORDINE DEL GIORNO 8-9 OTTOBRE 2008

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE


Mercoledì 8 ottobre

 

Vertice europeo di ottobre - Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul prossimo Vertice dei Capi di Stato e di governo del 15 e 16 ottobre. Al menù della riunione figurano trattato di Lisbona, immigrazione e asilo, nonché questioni economiche, finanziarie, ambientali ed energetiche, e seguito del Consiglio straordinario di settembre sulla situazione in Georgia e sulle relazioni con la Russia.

 

Il Parlamento accoglie Ingrid Betancourt - Ingrid Betancourt interverrà l'8 ottobre ad una seduta solenne del Parlamento europeo. Dal suo rilascio, l'esponente politica colombiana si è attivamente impegnata per la liberazione degli ostaggi rimanenti in tutto il mondo.

 

Sospensione dei negoziati commerciali all'OMC - Una dichiarazione della Commissione aprirà un dibattito in Aula sulla situazione dei negoziati commerciali del Doha round dopo il fallimento della riunione ministeriale di luglio. Se le trattative si sono arenate sul meccanismo di salvaguardia speciale, anche il taglio dei sussidi per cotone e banane, i prodotti industriali e la tutela di DOP e IGP restano capitoli sensibili. Le imminenti elezioni in USA, inoltre, rischiano di influire sui negoziati. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Il Parlamento adotta i simboli dell'UE - La bandiera blu stellata, l'inno alla gioia e il motto "uniti nella diversità" dovrebbero essere riconosciuti formalmente dal Parlamento europeo. Una relazione all'esame dell'Aula chiede di emendare il regolamento interno per disciplinare l'uso di questi simboli proposti nel progetto di Costituzione (relazione Carnero González).

 

Come garantire la trasparenza dei lavori dell'UE? - Due interrogazioni orali al Consiglio e alla Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla trasparenza dei lavori e l'accesso ai documenti preparatori legislativi a livello UE, alla luce di una sentenza della Corte di giustizia che ha invitato il Consiglio a rafforzare "il diritto democratico dei cittadini europei di controllare le informazioni che hanno costituito il fondamento di un atto legislativo" divulgando anche i documenti finora esclusi per "proteggere" l'iter decisionale.

 

Lavoro nero: sanzioni e incentivi per favorire l'emersione - Una relazione all'esame dell'Aula auspica una strategia UE per lottare contro il lavoro nero e promuovere la sua emersione. Chiede anche incentivi quali l'aumento dell'aliquota di reddito non imponibile e la riduzione dei costi non salariali e degli oneri amministrativi che gravano sulle PMI. Invitando gli Stati membri ad esaminare la possibilità di introdurre salari minimi, sollecita sanzioni severe per i datori di lavoro che occupano manodopera in nero e la tutela dei lavoratori migranti (relazione Panzeri).

 

Un reddito minimo per garantire l'inclusione sociale - Chiedendo un approccio organico per l'inclusione sociale, una relazione all'esame dell'Aula incoraggia gli Stati membri a prevedere un sistema di reddito minimo garantito corredato da un pacchetto di misure di supporto. Sollecita poi regimi previdenziali che motivino a cercare nuove opportunità di lavoro e la riduzione della pressione fiscale sui redditi medi. Auspicando l'eliminazione della povertà infantile e del fenomeno dei senzatetto, chiede di assicurare l’accesso a servizi di qualità (relazione Zimmer).

 

Autotrasporto: pugno di ferro contro le infrazioni alla legislazione sociale - Una relazione all'esame dell'Aula chiede agli Stati membri di accelerare il recepimento delle norme sociali europee nel settore dell'autotrasporto. Sollecita poi la Commissione ad agire con la massima determinazione contro le infrazioni alla legislazione sociale commesse dagli Stati membri e ad esaminare le eventuali azioni per escludere i lavoratori autonomi dal campo di applicazione della direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro nel settore dell'autotrasporto (relazione Cercas)
 

Giovedì 9 ottobre

 

Salute: promuovere prevenzione e stili di vita sani - Una relazione all'esame dell'Aula chiede di intensificare gli sforzi volti alla prevenzione, ma senza creare un clima che impedisca la nascita di bambini con malattie croniche o con disabilità, e promuovere stili di vita sani. E' anche necessario garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari, nel rispetto delle competenze nazionali, anche sulle questioni etiche. Occorre poi particolare attenzione ai disabili e combattere la resistenza agli antibiotici e la contraffazione dei medicinali (relazione Peterle).

 

Nuove norme sulla vigilanza finanziaria - Una relazione all'esame dell'Aula sollecita la Commissione a presentare delle proposte legislative volte ad aggiornare sistemi di regolamentazione e vigilanza finanziaria per affrontare i nuovi rischi sistemici, assicurare stabilità finanziaria, conseguire gli obiettivi dell'Unione europea e contribuire al miglioramento della governance finanziaria globale. In tale contesto avanza una serie di raccomandazioni dettagliate (relazione van den Brug e Dăianu).

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CONSIGLIO EUROPEO


Vertice europeo di ottobre

 

Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul prossimo Vertice dei Capi di Stato e di governo del 15 e 16 ottobre. Al menù della riunione figurano trattato di Lisbona, immigrazione e asilo, nonché questioni economiche, finanziarie, ambientali ed energetiche, e seguito del Consiglio straordinario di settembre sulla situazione in Georgia e sulle relazioni con la Russia.

 

Più in particolare, i Capi di Stato e di governo affronteranno i seguenti temi:

 

Trattato di Lisbona

A seguito delle conclusioni della riunione del giugno 2008 il Consiglio europeo esaminerà come procedere riguardo al trattato di Lisbona.

 

Immigrazione e asilo

Il Consiglio europeo sarà invitato a adottare il patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, il cui

contenuto sarà sottoposto all'approvazione del Consiglio GAI del 25 settembre.

 

Questioni economiche, finanziarie, ambientali ed energetiche

Il Consiglio europeo dovrebbe dedicare parte dei lavori alle questioni economiche, finanziarie, ambientali ed energetiche. In questo ambito esso potrebbe affrontare segnatamente i seguenti punti:

  • situazione economica attuale;

  • lavori in corso intesi a rafforzare la stabilità finanziaria nell'Unione europea;

  • risposte alla volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia;

  • misure per lottare contro i cambiamenti climatici e rafforzare la sicurezza energetica dell'Unione.

 

Seguito del Consiglio europeo straordinario del 1° settembre 2008

Per quanto necessario, il Consiglio europeo potrà assicurare il follow-up della riunione straordinaria del 1° settembre riguardo alla crisi georgiana e alle relazioni con la Russia, con particolare riferimento all'attuazione dell'accordo dell'8 settembre, al ruolo politico e sul campo dell'Unione, all'azione intrapresa a sostegno della Georgia e alle relazioni tra l'Unione europea e la Russia, segnatamente in previsione del vertice del 14 novembre 2008.

 

 

Link utili

 

Lettera del Presidente Nicolas Sarkozy ai membri del Consiglio europeo, 3 ottobre 2008, (in italiano)
Dichiarazione dei 27 Capi di Stato e di governo e dei governi europei sulla stabilità del sistema finanziario (in francese)

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preparazione del Consiglio europeo (15 e 16 ottobre 2008)

Dibattito: 8.10.2008 

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DIRITTI UMANI


Il Parlamento accoglie Ingrid Betancourt

 

Ingrid Betancourt interverrà l'8 ottobre ad una seduta solenne del Parlamento europeo. Dal suo rilascio, l'esponente politica colombiana si è attivamente impegnata per la liberazione degli ostaggi rimanenti in tutto il mondo.

 

Nel dare l'annuncio di questo evento, il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pottering, si era detto «felice» che Ingrid Betancourt avesse accettato l'invito, affermando di essere «orgoglioso del suo coraggio» ed «emozionato» che il Parlamento avrà l'opportunità di renderle omaggio.

 

Link utili

 

Comunicato stampa del Presidente Pöttering a seguito della liberazione di Ingrid Betancourt (in inglese)
Appello del Presidente a favore della liberazione Ingrid Betancourt e degli altri ostaggi (in inglese)

 

 

Riferimenti

 

Seduta solenne - Allocuzione di Ingrid Betancourt

8.10.2008

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COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE


Sospensione dei negoziati commerciali all'OMC

 

Una dichiarazione della Commissione aprirà un dibattito in Aula sulla situazione dei negoziati commerciali del Doha round dopo il fallimento della riunione ministeriale di luglio. Se le trattative si sono arenate sul meccanismo di salvaguardia speciale, anche il taglio dei sussidi per cotone e banane, i prodotti industriali e la tutela di DOP e IGP restano capitoli sensibili. Le imminenti elezioni in USA, inoltre, rischiano di influire sui negoziati. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Alla fine dello scorso luglio, la riunione ministeriale dell’OMC era chiamata ad approvare le modalità che avrebbero consentito di concludere i negoziati dell’Agenda di Doha entro i primi mesi del 2009. Tuttavia, le trattative sono fallite a causa dell'intransigenza dimostrata da taluni paesi - Cina e India in primis - per quanto riguarda il meccanismo di salvaguardia speciale (SSM), ossia la possibilità di un aumento temporaneo dei dazi doganali per i PVS in caso di crescita brusca delle importazioni o di diminuzione dei prezzi di prodotti agricoli. Ma questo non rappresentava l'unico tema sensibile sul tavolo dei negoziatori: il taglio dei sussidi interni al cotone o sulle banane, il capitolo dei prodotti industriali (NAMA) e l'importante questione - per l'Europa e l'Italia - della tutela delle Indicazioni geografiche (DOP e IGP), restano argomenti molto difficili.

 

Dal brusco stop ai negoziati, si sono susseguiti diversi incontri tra i principali attori commerciali. A settembre, per esempio, il Direttore generale dell'OMC, l'ex commissario europeo al commercio Lamy, ha riunito a Ginevra i membri del G7 (Australia, Brasile, Cina, Giappone, India, Stati Uniti e Unione Europea) con lo scopo di trovare una soluzione riguardo al meccanismo speciale di salvaguardia. Ma le trattative non hanno prodotto alcun risultato. Altri incontri sono previsti nel corso del mese di ottobre.

 

Di fronte ai deputati della commissione per il commercio internazionale, riuniti in seduta straordinaria a metà settembre, il Commissario Mandelson aveva affermato che il progetto di compromesso di luglio resta sul tavolo delle trattative, precisando che l'UE non avrebbe avanzato una nuova offerta in campo agricolo. A suo parere, peraltro, il fallimento totale del ciclo di Doha rimetterebbe in causa la credibilità dell'OMC e si ripercuoterebbe sull'intero sistema multilaterale, comprese le trattative sul post-Kyoto.

 

Link utili

 

Sito della Commissione europea sui negoziati OMC
Sito dell'OMC
Sito del ministero del commercio

 

Riferimenti

 

Dichiarazione della Commissione - Sospensione del ciclo di negoziati di Doha dell'OMC

Dibattito: 8.10.2008

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AFFARI COSTITUZIONALI


Il Parlamento adotta i simboli dell'UE

 

La bandiera blu stellata, l'inno alla gioia e il motto "uniti nella diversità" dovrebbero essere riconosciuti formalmente dal Parlamento europeo. Una relazione all'esame dell'Aula chiede di emendare il regolamento interno per disciplinare l'uso di questi simboli proposti nel progetto di Costituzione.

 

La relazione di Carlos Carnero Gonzales (PSE, ES) propone di issare la bandiera con le dodici stelle dorate su sfondo blu in tutte le sale riunione e in occasione di tutti gli eventi ufficiali del Parlamento europeo.

 

L'inno alla gioia, estratto dalla Nona sinfonia di Beethoven, dovrebbe essere suonato all'apertura di ogni sessione costitutiva che segue le elezioni europee e prima di altre sessioni solenni.

 

Il motto "Unita nella diversità" dovrà figurare su tutti documenti ufficiali del Parlamento.

 

Infine, la commemorazione del 9 maggio, giornata dell'Europa sarà ufficialmente riconosciuta dal Parlamento.

 

 

Riferimenti

 

Carlos CARNERO GONZÁLEZ (PSE, ES)

Relazione sull'inserimento, nel regolamento del Parlamento europeo, di un nuovo articolo 202 bis, concernente l'uso da parte del Parlamento dei simboli dell'Unione

Doc.: A6-0347/2008

Procedura: Regolamento

Dibattito: 8.10.2008

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ISTITUZIONI


Come garantire la trasparenza dei lavori dell'UE?

 

Due interrogazioni orali al Consiglio e alla Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla trasparenza dei lavori e l'accesso ai documenti preparatori legislativi a livello UE, alla luce di una sentenza della Corte di giustizia che ha invitato il Consiglio a rafforzare "il diritto democratico dei cittadini europei di controllare le informazioni che hanno costituito il fondamento di un atto legislativo" divulgando anche i documenti finora esclusi per "proteggere" l'iter decisionale.

 

Una sentenza della Corte di giustizia del 1° luglio 2008 - in merito a due procedimenti avviati dall'allora eurodeputato italiano Maurizio TURCO e dalla Svezia - ha invitato il Consiglio a rafforzare "il diritto democratico dei cittadini europei di controllare le informazioni che hanno costituito il fondamento di un atto legislativo" divulgando anche i documenti (come i pareri del Servizio giuridico) che finora erano esclusi in quanto si doveva "proteggere" l'iter decisionale istituzionale. A parere della Corte una tale giustificazione (che è più adatta a proteggere i negoziati tra diplomatici che fra legislatori) non può più essere invocata e prevalere sul principio "superiore" di garantire il controllo democratico dei cittadini UE sull'iter legislativo comunitario. In questa prospettiva, secondo i deputati, non soltanto il Consiglio, ma anche le altre istituzioni associate nel processo legislativo UE dovrebbero dare urgente applicazione alla sentenza della Corte di giustizia e applicare in modo "sano" il regolamento (CE) n. 1049/01.

 

In tale ottica, Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) porrà una serie di quesiti a Consiglio e Commissione sulla trasparenza dei lavori e l'accesso ai documenti preparatori legislativi a livello UE.

 

Al Consiglio:

 

Come e quando intende il Consiglio modificare il suo regolamento interno e aggiornare le sue istruzioni amministrative nelle diverse fasi di produzione, elaborazione, diffusione e archiviazione dei documenti in particolare connesse con una procedura legislativa come è previsto?

 

A decorrere da quale data applicherà il Consiglio stricto sensu l'articolo 12 del regolamento CE n. 1049/01 secondo il quale:

 

-        occorre conoscere l'identità della delegazione nazionale;

-        tutti i documenti preparatori devono indicare il riferimento alla procedura legislativa;

-        tutti gli ordini del giorno e gli esiti delle procedure del Consiglio e degli organi incaricati di preparare gli atti devono fare chiaramente riferimento ai documenti di base, essere registrati in tempo utile e pubblicati nel registro del Consiglio (ivi compresi "i documenti senza numero");

 

Come intende il segretariato generale del Consiglio vegliare sulla rigorosa applicazione del regolamento CE n. 1049/01 da parte dello stesso segretariato del Consiglio?

 

In un'ottica interistituzionale ritiene il Consiglio che la sentenza della Corte di giustizia europea dovrebbe dare anche una nuova dimensione alla cooperazione interistituzionale e alla strategia connessa con l'obiettivo di "legiferare meglio", obiettivo indicato dalla dichiarazione del Consiglio europeo di Birmingham del 1992 e non ancora applicato correttamente?

 

Inoltre, visto che il principio di trasparenza è strettamente connesso con il principio di buona amministrazione proclamato dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione all'articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali, non ritiene il Consiglio che le istituzioni UE debbano precisare in modo esplicito e trasparente, anche in caso di procedure non legislative:

-           il loro organigramma citando il mandato delle loro unità interne,

-           l'organizzazione interna del lavoro e le scadenze indicative del fascicolo di loro competenza,

-           a quali servizi il cittadino si debba rivolgere per ottenere aiuto, informazioni o accesso agli strumenti di ricorso amministrativi?

 

Alla Commissione:

 

In un'ottica interistituzionale e nonostante la sostanziale revisione del regolamento (CE) n. 1049/2001 attualmente in corso, la Commissione conviene che detta sentenza della Corte di giustizia europea pone in una nuova prospettiva anche la cooperazione interistituzionale e la strategia connessa con l'obiettivo "legiferare meglio"?

 

Visti le migliaia di documenti prelegislativi attualmente archiviati in luoghi diversi la Commissione conviene che l'UE dovrebbe avere una sezione speciale della Gazzetta ufficiale analoga all'US Federal Register in cui chiunque possa informarsi sulle consultazioni pubbliche in corso?

 

Quando sarà operativo il progetto pilota interistituzionale sulla trasparenza legislativa in materia di libertà sicurezza e giustizia (TRANS-JAI) lanciato dal Commissario Vitorino nel 2004?

 

La Commissione conviene che il principio di trasparenza è intimamente connesso al principio della buona amministrazione (articolo 41 della Carta) e che dunque anche per le procedure non legislative i cittadini europei dovrebbero sapere:

-        l'ambito di competenze delle unità interne di ciascuna istituzione europea il flusso del lavoro protocollare e le scadenze interne indicative di una specifica procedura amministrativa

-        i servizi ai quali i cittadini devono fare riferimento per ottenere assistenza, informazioni o risarcimenti amministrativi?

 

Quando ottempererà la Commissione al regolamento (CE) n. 1049/01 con la creazione del proprio Registro e darà seguito alla raccomandazione del Mediatore europeo (ricorso 3208/2006/GG) sull'obbligo di inserire i riferimenti a tutti i documenti di cui all'articolo 3, lettera a) in suo possesso nel Registro previsto dall'articolo 11 del regolamento (CE) n. 1049/01, nella misura in cui ciò non sia stato ancora fatto?

 

Link utili

 

Sentenza della Corte di giustizia
Regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (testo consolidato)

 

Riferimenti

 

Interrogazioni orali - Applicazione della sentenza della Corte di giustizia sulla causa "Turco" (trasparenza nei lavori/documenti legislativi preparatori)

Docc.: O-0088/2008 e O-0087/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 8.10.2008

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POLITICA DELL'OCCUPAZIONE


Lavoro nero: sanzioni e incentivi per favorire l'emersione

 

Una relazione all'esame dell'Aula auspica una strategia UE per lottare contro il lavoro nero e promuovere la sua emersione. Chiede anche incentivi quali l'aumento dell'aliquota di reddito non imponibile e la riduzione dei costi non salariali e degli oneri amministrativi che gravano sulle PMI. Invitando gli Stati membri ad esaminare la possibilità di introdurre salari minimi, sollecita sanzioni severe per i datori di lavoro che occupano manodopera in nero e la tutela dei lavoratori migranti.

 

La relazione di Pier Antonio PANZERI (PSE, IT) sottolinea anzitutto che il lavoro sommerso è un fenomeno complesso - in aumento in vari Stati membri, dove può raggiungere punte pari o superiori al 20% del PIL - che «danneggia l'economia, non tutela i lavoratori, pregiudica i consumatori, riduce il gettito fiscale e genera concorrenza sleale tra le imprese» e tra i lavoratori. I settori più colpiti dal lavoro sommerso, è rilevato, sono quelli a forte intensità di manodopera, come l'agricoltura, l'edilizia, i servizi domestici, di alloggio e ristorazione, «caratterizzati da precarietà occupazionale e condizioni salariali disagiate».

 

Una strategia europea contro il lavoro nero

 

I deputati accolgono quindi con favore l'approccio adottato dalla Commissione che pone il lavoro sommerso tra le priorità politiche dell'Unione e che richiede importanti interventi a livello comunitario e nazionale. Sostengono inoltre che la lotta al lavoro nero vada affrontata predisponendo una strategia complessiva che imprima una maggiore operatività ed incisività dell'azione comunitaria. Anche per far sì che la modernizzazione del diritto del lavoro in Europa «non rimanga pura enunciazione teorica ma si traduca in effettive politiche di qualità». La strategia, è precisato, dovrebbe essere basata su un coordinamento e una cooperazione amministrativa forti ed efficaci fra le istanze amministrative di controllo a livello nazionale, gli ispettorati del lavoro e le parti sociali, gli enti previdenziali e le autorità fiscali. A tal fine andrebbe rivista la direttiva 96/71/CE.

 

La Commissione dovrebbe considerare la creazione di una banca dati sui differenti approcci e metodologie utilizzati per misurare il lavoro sommerso al fine di promuovere lo scambio di buone prassi e il trasferimento di conoscenze e di valutare la fattibilità e la trasferibilità delle misure attuate. Gli Stati membri, d'altro canto, sono chiamati a applicare meglio la legislazione e gli standard del lavoro vigenti. Osservando che le linee politiche della Comunità in materia di lavoro sommerso «stentano a tradursi in strumenti giuridico-istituzionali ben definiti», la relazione sollecita poi una definizione comune di lavoro sommerso per eliminare le incertezze legate al rilevamento statistico di questo fenomeno.

 

Forti incentivi per trasformare il lavoro sommerso in economia formale

 

La relazione chiede agli Stati membri di prevedere «forti incentivi» per chi si impegna a trasformare il lavoro sommerso in economia formale, inclusi «l'aumento dell'aliquota di reddito non imponibile e ... la riduzione dei costi non salariali associati all'occupazione legale». Li incoraggia poi a continuare sulla strada delle riforme dei sistemi fiscali e di sicurezza sociale, «riducendo in tal modo l'onere dell'imposizione per i lavoratori dipendenti». Dovrebbero inoltre rendere i rispettivi sistemi di tassazione e di protezione sociale quanto più possibile semplici, trasparenti e accessibili con politiche efficienti per creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. In tale contesto rileva che i contratti atipici «possano svolgere un ruolo per contribuire da un lato a far emergere i lavoratori dal lavoro in nero e dall'altro ad aumentare la stabilità del lavoro».
 

Notando il ruolo importante che i partner sociali di molti Stati membri hanno svolto per lottare contro il lavoro sommerso, i deputati invitano la Commissione europea e gli Stati membri a dare maggiore sostegno e incoraggiamento alle organizzazioni imprenditoriali e sindacali in questa lotta. Ritengono inoltre che una semplificazione o la riduzione degli oneri amministrativi, e delle procedure, soprattutto per le piccole e medie imprese, ridurrebbe il ricorso al lavoro sommerso e promuoverebbe l'attività economica nell'Unione.

 

I deputati chiedono poi una maggiore applicazione della legislazione vigente sui salari minimi in tutti gli Stati membri e sollecitano quelli che attualmente non lo prevedono a esaminare la possibilità di introdurlo, negoziando con i partner sociali secondo le prassi nazionali. Ritengono inoltre che la regolarizzazione dei rapporti di lavoro in nero debba sempre comprendere anche l'obbligo del versamento contributivo, «a condizione che gli Stati membri possano adottare misure per facilitare i necessari pagamenti da parte dei datori di lavoro». In proposito, richiamano l'attenzione sulla formula degli assegni-servizi praticata in Belgio, Germania e Francia, che permette alle famiglie di acquistare servizi per la casa a prezzi più bassi, garantendo il pagamento per mezzo dello stesso assegno-servizi dei contributi alla sicurezza sociale e delle tasse.

 

.... e sanzioni severe

 

La relazione chiede poi agli Stati membri di prevedere «sanzioni severe» per i datori di lavoro che, nonostante gli incentivi loro offerti, continuano a far uso del lavoro sommerso. Tuttavia, ricorda che una politica esclusivamente repressiva, se non seguita da un miglior coordinamento tra Stati membri «potrebbe concentrare il lavoro sommerso negli Stati meno strutturati e nelle economie meno regolate». Raccomanda quindi la conclusione di "accordi" a livello regionale, nazionale e locale per fornire una risposta graduale e settoriale al fenomeno del lavoro illegale e per promuovere misure che forniscano soluzioni efficaci. In proposito, invita la Commissione a proporre agli Stati membri ed ai soggetti sociali ed economici coinvolti nella lotta al lavoro non dichiarato, un "patto per l'emersione dal sommerso", volto a permettere l'emersione graduale delle attività non dichiarate. Tale patto dovrebbe coprire un periodo transitorio limitato senza il ricorso a sanzioni, allo scadere del quale si dovranno però prevedere meccanismi di inasprimento del regime sanzionatorio.

 

Tutelare maggiormente i migranti

 

La relazione accoglie con favore gli sforzi profusi dalla Commissione al fine di prevedere sanzioni per i datori di lavoro di cittadini di paesi terzi soggiornanti clandestinamente, anche se lamenta la mancanza di misure volte a combattere lo sfruttamento dei cittadini dei paesi terzi che risiedono regolarmente nell'Unione. Inoltre, esprime preoccupazione per il fatto che si stiano approntando misure repressive prima ancora di aver definito un quadro comune di norme e politiche che disciplinino l'accesso regolare al mercato del lavoro. Sostiene infatti che il problema dell'occupazione degli immigrati in situazione illegale «non può essere risolto solo limitandosi a sanzionare i datori di lavoro», ma richiede anche misure trasversali ad ampio raggio, sulla scorta degli orientamenti dell'OIL.

 

Occorre quindi un approccio globale che tenga conto della necessità di salvaguardare e promuovere i diritti dei lavoratori immigrati, regolari o clandestini, che sono sfruttati dai datori di lavoro. Ma è anche necessario aprire canali d'immigrazione legale, allo scopo di garantire all'Unione la manodopera proveniente dai paesi terzi di cui essa necessita, a prescindere dal livello delle qualifiche dei lavoratori. I deputati ritengono inoltre che una lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati clandestini si possa basare, oltre che su una politica di rimpatrio, anche su strumenti e meccanismi di prevenzione e di lotta, contemplando il riconoscimento ed il rispetto dei dritti fondamentali dell'uomo. Invitano poi gli Stati membri a definire o rafforzare le misure legislative per incoraggiare gli immigrati vittime dello sfruttamento a denunciare la loro condizione.
 

Promuovere la libera circolazione dei lavoratori

 

La relazione chiede a quegli Stati membri che hanno applicato regimi transitori alla libera circolazione dei lavoratori nell'Unione di aprire il proprio mercato del lavoro per tutti i lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri, poiché tali limitazioni fanno aumentare il ricorso al lavoro sommerso e determinano squilibri territoriali. Nel caso dei lavoratori che beneficiano della libertà di circolazione, invece, gli Stati membri dovrebbero attuare campagne di informazione al fine di sensibilizzare a questo tema sia i lavoratori, sia i datori di lavoro.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Rafforzare la lotta al lavoro sommerso

 

Riferimenti

 

Pier Antonio PANZERI (PSE, IT)

Relazione sul rafforzamento della lotta al lavoro sommerso

Doc.: A6-0365/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

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POLITICA SOCIALE


Un reddito minimo per garantire l'inclusione sociale

 

Chiedendo un approccio organico per l'inclusione sociale, una relazione all'esame dell'Aula incoraggia gli Stati membri a prevedere un sistema di reddito minimo garantito corredato da un pacchetto di misure di supporto. Sollecita poi regimi previdenziali che motivino a cercare nuove opportunità di lavoro e la riduzione della pressione fiscale sui redditi medi. Auspicando l'eliminazione della povertà infantile e del fenomeno dei senzatetto, chiede di assicurare l’accesso a servizi di qualità.

 

La relazione di Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE) saluta con favore l’approccio della Commissione all’inclusione sociale attiva, considerando che la finalità generale di tali politiche deve essere quella di dare attuazione ai diritti fondamentali per «permettere alla gente di vivere dignitosamente e di partecipare alla vita sociale e lavorativa». Rileva inoltre che le politiche di inclusione sociale attiva debbano esercitare un impatto decisivo sull'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, sia per quanti hanno un'occupazione ("i lavoratori poveri") che per quanti non svolgono un'attività lavorativa remunerata.

 

I deputati ritengono che un approccio più organico all’inclusione sociale attiva debba fondarsi su una serie di principi comuni, tra i quali figurano un legame con mercati del lavoro inclusivi, un collegamento a un migliore accesso a servizi di qualità, il mainstreaming di genere, l'anti-discriminazione e la partecipazione attiva, nonché il  sostegno al reddito. A quest'ultimo proposito, reputano opportuno che gli Stati membri, «nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità», definiscano i meccanismi di reddito garantito, i connessi benefici e l'assistenza sociale, che dovrebbero essere facilmente accessibili ed assicurare risorse sufficienti, corredati di un piano strategico per le politiche di inclusione sociale.

 

Garantire a tutti un reddito sufficiente che permetta di condurre una vita dignitosa

 

La relazione, più in particolare, «incoraggia gli Stati membri a prevedere un meccanismo di reddito minimo garantito per l'inclusione sociale» e li esorta allo scambio di buone prassi. Riconosce, peraltro, che, laddove l'assistenza sociale è fornita, gli Stati membri «hanno il dovere di garantire che i cittadini comprendano quali siano i loro diritti e siano in grado di ottenerli». Si rammarica inoltre del fatto che taluni Stati membri «sembrino ignorare» la raccomandazione 92/441/CEE del Consiglio, che riconosce il "diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana".

 

Per i deputati, l’adeguatezza dei sistemi di reddito minimo «costituisce una condizione preliminare per un’Unione europea fondata sulla giustizia sociale e sulle pari opportunità per tutti». Esortano quindi gli Stati membri a garantire che venga assicurato un reddito minimo adeguato nei periodi senza lavoro o in quelli tra un lavoro e l’altro, con particolare attenzione ai gruppi di donne su cui incombono responsabilità aggiuntive. Il Consiglio dovrebbe inoltre introdurre un obiettivo UE per la retribuzione minima (stabilita in sede legislativa o di contrattazione collettiva a livello nazionale, regionale o di settore) «in modo da assicurare un reddito pari ad almeno il 60% della media pertinente» (nazionale, settoriale, ecc) oltre a concordare un calendario di attuazione di tale obiettivo in tutti gli Stati membri.

 

La relazione sottolinea inoltre che i meccanismi di retribuzione minima andrebbero integrati da un pacchetto di misure di supporto che comprenda agevolazioni per l'inclusione sociale, ad esempio in materia di assistenza abitativa, nonché un sostegno all'istruzione, alla formazione e alla riqualificazione professionale e all'apprendimento permanente. Come pure misure di sostegno al reddito per contribuire a coprire i relativi costi per i singoli e i nuclei familiari, in modo tale da garantire il soddisfacimento delle esigenze di vita e di apprendimento permanente, in particolare delle persone sole, delle famiglie monoparentali e delle famiglie numerose. Insistendo sul fatto che l’obiettivo primario dei meccanismi di sostegno al reddito deve essere quello di sottrarre la gente alla povertà e consentir loro di vivere in modo dignitoso, invita la Commissione a verificare l'efficacia, ai fini della lotta alla povertà, del reddito minimo incondizionato per tutti.

 

La Commissione dovrebbe anche fornire una relazione dettagliata che indichi se i regimi di aiuti sociali negli Stati membri (meccanismi di reddito garantito e benefici connessi, indennità di disoccupazione, invalidità e superstiti, sistemi di pensione obbligatori e complementari, prestazioni di prepensionamento) garantiscano redditi al di sopra della soglia di "rischio di povertà" dell'Unione europea, pari al 60% del reddito medio nazionale. In tale contesto, i deputati suggeriscono alla Commissione di prendere in esame l'eventualità di stabilire un metodo comune per il calcolo del livello minimo di sussistenza e del costo della vita (un paniere di beni e servizi) con lo scopo di garantire misurazioni comparabili della soglia di povertà e definire un criterio per i necessari interventi sociali.

 

La relazione ritiene inoltre che gli Stati membri debbano prevedere benefici supplementari mirati per le categorie svantaggiate (persone affette da disabilità o malattie croniche, genitori soli o famiglie con molti figli) tali da coprire determinate spese accessorie connesse (come ad esempio il sostegno personale, l'uso di strutture specifiche e l'assistenza medica e sociale), stabilendo tra l'altro livelli di prezzi accessibili per i medicinali per le categorie sociali svantaggiate. Sottolinea poi la necessità di assicurare pensioni di invalidità e di anzianità di livello dignitoso.

 

Politiche occupazionali per i mercati del lavoro inclusivi sul piano sociale

 

I deputati concordano con la Commissione nel ritenere che il fatto di avere un impiego è il miglior modo di evitare la povertà e l'esclusione sociale, ma che ciò «non costituisce sempre una garanzia», visto che secondo le statistiche ufficiali l'8% dei lavoratori dell'Unione sono a rischio di povertà. Nell’Unione, inoltre, 20 milioni di persone sono colpite dalla povertà nonostante abbiano un impiego, ossia il 6% della popolazione totale e il 36% della popolazione attiva sono a rischio di povertà pur avendo un lavoro. Nell'esortare nuovamente gli Stati membri a definire una legislazione sul minimo salariale quale parte integrante dell’inclusione attiva, li invitano anche ad attuare in modo più efficace l'attuale legislazione comunitaria nei settori dell'occupazione e degli affari sociali.

 

La relazione sottolinea che la percentuale di lavoro a tempo parziale nell'Unione è del 31% per le donne e del 7,4% per gli uomini e rileva che le prime sono quindi maggiormente esposte al rischio di cadere nella povertà, soprattutto se anziane, «in quanto le pensioni per i lavori a tempo parziale sono spesso insufficienti a condurre una vita indipendente». Ritiene poi che, per l'inclusione attiva nel mercato del lavoro, le fasce più svantaggiate necessitino di misure specifiche.

 

D'altro canto reputa che i regimi di previdenza sociale dovrebbero motivare attivamente le persone a cercare nuove opportunità di lavoro incoraggiando al contempo l'apertura al cambiamento riducendo le perdite di reddito e fornendo possibilità di istruzione. Esorta quindi i responsabili politici a utilizzare il concetto di flessicurezza nelle loro politiche improntate al principio del "making work pay". La relazione invita inoltre gli Stati membri ad alleggerire la pressione fiscale non solo su chi ha i redditi più bassi ma anche su chi ha redditi medi «per evitare che i lavoratori cadano nella spirale del basso salario», e a scoraggiare il ricorso al lavoro non dichiarato. Chiede poi di eliminare le barriere «che impediscono di accedere al mercato del lavoro al partner lavorativamente inattivo di una coppia di conviventi non sposati».

 

Commissione e Stati membri sono anche invitati ad elaborare un approccio coerente, a livello dei sistemi educativi degli Stati membri nell'Unione, ai processi di orientamento professionale basato su formule di tutoraggio simili che consentano ai giovani di conseguire una formazione in settori orientati al lavoro, scelti dagli interessati quale parte del loro percorso di carriera. I sistemi di formazione dovrebbero inoltre essere basati sul riconoscimento reciproco dei diplomi e dei certificati professionali e dovrebbero includere l'insegnamento linguistico al fine di eliminare le barriere alla comunicazione all'interno dell'Unione.

Eliminare la povertà infantile

 

La relazione sottolinea l'importanza di un approccio globale alla sicurezza materiale e al benessere dei minori - fondato sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino (UNCRC) - affinché le famiglie, specialmente le famiglie numerose, possano beneficiare di un livello di reddito sufficiente ad assicurare ai figli un alloggio e un regime alimentare adeguati nonché l'accesso a servizi sanitari, sociali e educativi di elevata qualità. Le esigenze fondamentali dell'infanzia, peraltro, «dovrebbero avere la precedenza sulle considerazioni di ordine finanziario degli Stati membri». Sollecita quindi gli Stati membri a ridurre la povertà infantile del 50% entro il 2012, a misurare tale riduzione utilizzando indicatori che non siano soltanto economici e a destinare risorse sufficienti per il conseguimento di tale obiettivo.

 

Assicurare servizi di qualità e garantirne l’accesso alle categorie vulnerabili

 

Per i deputati, i regimi previdenziali obbligatori e integrativi, i servizi sanitari e i servizi sociali di interesse generale «devono svolgere una funzione di prevenzione e di coesione sociale, facilitare l'inclusione sociale e salvaguardare i diritti fondamentali». Rilevano quindi la necessità di garantire ai bisognosi lo sviluppo di servizi di assistenza a lungo termine di elevata qualità e accessibili anche sotto il profilo economico e di assicurare a coloro che forniscono l'assistenza delle misure di sostegno.

 

Tutti i servizi di interesse generale, ivi comprese le industrie di rete, come ad esempio quelle dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell'energia e altri servizi di pubblica utilità e servizi finanziari, devono svolgere «un ruolo importante nel garantire la coesione sociale e territoriale e   contribuire all'inclusione attiva». I deputati incoraggiano quindi la Commissione e gli Stati membri a rafforzare gli obblighi di servizio universale (ad es. nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi postali) al fine di ampliare l'accessibilità, anche sotto il profilo economico, dei servizi essenziali nonché a rafforzare alcuni obblighi mirati di servizio universale in modo da venire incontro alle categorie vulnerabili e svantaggiate nella società.

 

Visto che l'accesso ai beni e ai servizi «dovrebbe essere un diritto per tutti i cittadini dell'Unione», la relazione plaude pertanto alla proposta della Commissione di una direttiva orizzontale che completi la direttiva 2000/78/CE e che copra tutte le forme di discriminazione in settori della vita diversi da quello lavorativo, inclusa la discriminazione basata sulla disabilità, sull'età, sulla religione o sulle convinzioni personali e sull'orientamento sessuale.

 

La relazione invita il Consiglio a deliberare l'impegno da parte dell'UE ad eliminare il fenomeno dei senza dimora entro il 2015 e invita gli Stati membri a sviluppare politiche integrate atte a garantire l'accesso a un alloggio di qualità a costi contenuti per tutti. Sollecita inoltre gli Stati membri a definire dei piani di "emergenza inverno" nel quadro di una più ampia strategia per i senzatetto e a istituire agenzie che si occupino di rendere disponibili e accessibili alloggi per le categorie vittime della discriminazione. Chiede infine alla Commissione di sviluppare una definizione quadro su scala UE del problema dei senzatetto e di fornire aggiornamenti annuali sulle azioni intraprese e sui progressi compiuti negli Stati membri per porre fine a questo fenomeno.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione economica
Comunicazione della Commissione - Un rinnovato impegno a favore dell'Europa sociale: rafforzamento del metodo di coordinamento aperto per la protezione sociale e l'integrazione sociale
Sintesi della valutazione d'impatto

 

Riferimenti

 

Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE)

Relazione sulla promozione dell’inclusione sociale e la lotta contro la povertà, inclusa la povertà infantile, nell'Unione europea

Doc.: A6-0364/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

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Autotrasporto: pugno di ferro contro le infrazioni alla legislazione sociale

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede agli Stati membri di accelerare il recepimento delle norme sociali europee nel settore dell'autotrasporto. Sollecita poi la Commissione ad agire con la massima determinazione contro le infrazioni alla legislazione sociale commesse dagli Stati membri e ad esaminare le eventuali azioni per escludere i lavoratori autonomi dal campo di applicazione della direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro nel settore dell'autotrasporto.

 

La relazione di Alejandro CERCAS (PSE, ES) deplora anzitutto le notevoli differenze che permangono nell'applicazione e nell'esecuzione del regolamento 3820/85 relativo ai tempi di guida e di riposo e sollecita quindi gli Stati membri a adoperarsi maggiormente per garantire un'attuazione efficiente ed armonizzata «delle migliorate disposizioni in materia sociale».

 

I deputati manifestano poi preoccupazione in merito alle carenze e ai ritardi, in taluni Stati membri, nella trasposizione e nell'applicazione della direttiva 2002/15/CE che stabilisce regole minime relative all'organizzazione dell'orario di lavoro. In proposito, precisano che tale direttiva introduce "prescrizioni minime" e che la sua trasposizione «non deve comportare il regresso del livello di protezione dei lavoratori o del rispetto di condizioni più favorevoli nei singoli Stati membri». Chiedono quindi agli Stati membri di accelerare il processo di trasposizione e di attribuire una maggiore attenzione all'entrata in vigore delle disposizioni in materia sociale al fine di garantire l'interesse generale relativo alla sicurezza stradale dei cittadini e alla salute e sicurezza dei conducenti.

 

La relazione esprime preoccupazione per l'elevato numero di infrazioni, soprattutto nel settore dei trasporti delle persone. Nota infatti che sono aumentate in generale le infrazioni accertate alle disposizioni sui periodi di interruzione e riposo, mentre sono diminuite quelle relative ai periodi di guida. Invita pertanto gli Stati membri a migliorare la rispettiva esecuzione della normativa e ad incrementare le iniziative comuni per promuovere lo scambio di informazioni e di personale e i controlli armonizzati. Sollecita inoltre la Commissione ad agire «con la massima determinazione» contro le infrazioni alla legislazione sociale comunitaria commesse dagli Stati membri. Più in particolare, chiede «di introdurre misure coercitive da applicare in caso di violazione di tali disposizioni, di adottare un approccio preventivo e, qualora opportuno, di seguire la via giurisdizionale, allo scopo di garantire un rigoroso rispetto della legislazione comunitaria». Entro ottobre 2008 dovrebbe anche presentare orientamenti relativi alla definizione e classificazione uniforme delle violazioni.

 

I deputati chiedono poi alla Commissione di ultimare rapidamente lo studio d'impatto, che servirà da punto di partenza per decidere le eventuali azioni da intraprendere relativamente all'esclusione dei lavoratori autonomi dal campo di applicazione della direttiva 2002/15/CE. In tale contesto, ritengono che «sarebbe estremamente difficile riconoscere legalmente la figura del lavoratore autonomo fittizio e di perseguirla, senza dimenticare i problemi di carattere pratico e burocratico che dovevano essere risolti per avere la garanzia che non fosse fatto un ricorso massiccio a suddetta figura per svincolarsi dai limiti previsti per l'orario di lavoro». La Commissione dovrebbe peraltro presentare con sufficiente anticipo le iniziative pertinenti affinché la direttiva 2002/15/CE nella sua interezza con tutti i suoi elementi, possa entrare pienamente in vigore il 23 marzo 2009 affinché il suo campo di applicazione sia esteso per includere i lavoratori autonomi.

 

La relazione esorta poi la Commissione a tenere conto, nello studio ufficiale d'impatto, «delle difficili condizioni di lavoro degli autotrasportatori che viaggiano in Europa», riconducibili all'inadeguatezza dell'accesso ad aree di sosta adatte. La invita quindi a dare seguito al progetto pilota sui parcheggi sicuri e custoditi lanciato dal Parlamento europeo.

 

 

La Commissione, infine, dovrebbe riesaminare le procedure di controllo del traffico in ogni Stato membro e presentare al Parlamento una relazione al riguardo. Qualora vengano individuate procedure di controllo che limitano la libera circolazione di beni o persone, dovrebbe rivedere la normativa esistente e proporre modifiche per garantire procedure uniformi di controllo del traffico.

 

Link utili

 

Relazione della Commissione sulle conseguenze dell'esclusione degli autotrasportatori autonomi dal campo d'applicazione della direttiva 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, concernente l'organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto
Relazione della Commissione sull’applicazione nel biennio 2003-2004 del regolamento (CEE) n. 3820/85 relativo all’armonizzazione di alcune disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada (23ª relazione della Commissione sull’applicazione della legislazione

 

 

Riferimenti

 

Alejandro CERCAS (PSE, ES)

Relazione sull'applicazione delle disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada

Doc.: A6-0357/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

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SANITÀ PUBBLICA


Salute: promuovere prevenzione e stili di vita sani

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede di intensificare gli sforzi volti alla prevenzione, ma senza creare un clima che impedisca la nascita di bambini con malattie croniche o con disabilità, e promuovere stili di vita sani. E' anche necessario garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari, nel rispetto delle competenze nazionali, anche sulle questioni etiche. Occorre poi particolare attenzione ai disabili e combattere la resistenza agli antibiotici e la contraffazione dei medicinali.

 

La relazione di Alojz PETERLE (PPE/DE, SI) sottolinea anzitutto che la salute «è una delle cose più preziose» e ricorda che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce che ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche e che deve essere garantito un livello elevato di protezione della salute umana. I deputati si compiacciono quindi del Libro bianco della Commissione su una strategia comunitaria in materia di salute per il periodo 2008-2013 e ne appoggiano «i valori, i principi, gli obiettivi strategici e le iniziative specifiche». Tuttavia raccomandano l'adozione di obiettivi specifici quantificabili e misurabili il cui conseguimento produca risultati tangibili.

 

Ritengono peraltro che l'assistenza sanitaria necessita del sostegno di politiche efficaci in tutti i settori e a tutti i livelli, negli Stati membri e nell'UE ("La salute in tutte le politiche") nonché a livello globale. Propongono poi alla Commissione di stabilire come obiettivo prioritario la riduzione delle disuguaglianze e delle iniquità evitabili a livello di salute fra Stati membri, nonché tra i diversi gruppi sociali e fasce della popolazione. Nel sottolineare poi che la salute «è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non coincide con una semplice assenza di malattie o infermità», rilevano anche la necessità di prestare maggiore attenzione alla dimensione psicosomatica di molte malattie e alle cause più profonde dell’aumento del numero di persone affette da depressione e altri disturbi mentali.

 

La prevenzione prima di tutto

 

La relazione sottolinea la necessità di intensificare notevolmente gli sforzi per la prevenzione delle malattie e per le vaccinazioni, anche perché la spesa sanitaria in questo campo può configurarsi come «un investimento che potrebbe essere valutato in termini di anni di vita in buona salute». Sollecita pertanto la Commissione a elaborare un piano ambizioso di azioni preventive per tutto il quinquennio. In tale contesto, sottolinea l’importanza di realizzare programmi di screening «ben organizzati, completi ed efficaci» al fine di agevolare l’individuazione precoce e il trattamento immediato delle malattie, riducendo in tal modo la mortalità e la morbilità ad esse associate.

 

Al contempo, tuttavia, rileva che «il desiderio di prevenire le malattie non deve condurre a un clima nella società che impedisca la nascita di bambini con malattie croniche o con disabilità». Chiede quindi alla Commissione di promuovere misure concrete di assistenza ai genitori di bambini con tali problemi. Richiama peraltro l’attenzione della Commissione e degli Stati membri sulla necessità di sostenere la ricerca e promuovere la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento adeguato delle malattie croniche, «al fine di assicurare il benessere e la qualità di vita dei malati».

 

Promuovere stili di vita sani

 

La relazione sottolinea che le iniziative volte a promuovere stili di vita sani nelle famiglie, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura, nei luoghi di lavoro e di divertimento «siano essenziali per consentire una prevenzione efficace delle malattie e una buona salute mentale». Rilevando che, in questo esercizio, la famiglia «è di vitale importanza», si compiace quindi dell'intenzione della Commissione di promuovere la salute e la prevenzione delle malattie fra tutte le fasce di età. Incoraggiando tutti i settori della società «a condurre stili di vita sani», i deputati ritengono necessario porre in evidenza le questioni chiave connesse con la salute, come l'alimentazione, l'obesità, l'attività fisica, il consumo di alcol, di sostanze stupefacenti e di tabacco, nonché i rischi ambientali, fra cui l'inquinamento atmosferico.

 

Più in generale, enfatizzano l'importanza di promuovere programmi di alfabetizzazione sanitaria lungo tutto l’arco della vita e chiedono maggiori investimenti nella ricerca per individuare le strategie più appropriate per affrontare la questione nei diversi gruppi di popolazione. Più in particolare sottolineano la necessità di migliorare l'informazione delle donne per quanto riguarda i rischi legati al consumo di alcol, di stupefacenti e di tabacco durante la gravidanza e l'allattamento. Anche perché «il 40% della spesa in materia sanitaria è connessa a stili di vita non salutari derivanti ad esempio dal consumo di alcol, tabacco, dalla sedentarietà e da cattive abitudini alimentari».

 

Sistemi sanitari sostenibili

 

La relazione rileva che i diritti dei cittadini in materia di accesso all'assistenza sanitaria e la responsabilità del cittadino nei confronti della propria salute «debbano essere fondamentali nel quadro di un'UE che impone norme elevate in materia sanitaria e di sicurezza alimentare». In tale contesto, la Commissione dovrebbe prestare un'attenzione particolare alla questione della sostenibilità dei sistemi sanitari nonché al ruolo e alla responsabilità dell'industria farmaceutica. I deputati ritengono infatti che sistemi di sanità solidali sono un elemento essenziale del modello sociale europeo e i servizi sociali e sanitari «adempiono ad un obiettivo di interesse generale, contribuendo grandemente alla giustizia e alla coesione sociale». D'altro canto, osservano che l'invecchiamento della popolazione aumenta la necessità di cure mediche e sanitarie ed esercita pressioni sulla sostenibilità dei sistemi sanitari.  

 

Al contempo, i deputati ritengono che vadano rispettate le competenze degli Stati membri nel campo della salute e la loro libertà di decidere che tipo di servizi sanitari ritengano adeguati, nella stretta osservanza del principio di sussidiarietà. E ciò comprende il rispetto per le differenze dei sistemi gestionali e per gli approcci specifici scelti dagli Stati membri nell’integrare la prestazione pubblica e privata di servizi sanitari. Per questioni di carattere etico, è anche precisato, «resta nella sfera di competenza degli Stati membri valutare se una determinata prestazione costituisca o meno un servizio sanitario».

 

La relazione sottolinea peraltro che il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro, «dovrebbe essere considerato un principio guida nel campo della salute», soprattutto nell’ambito delle donazioni e dei trapianti di cellule, tessuti e organi. D'altro canto, rileva la necessità di accrescere la sensibilizzazione del pubblico sulla salute riproduttiva e sessuale, «per prevenire gravidanze indesiderate e il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili e ridurre i problemi sociali e di salute causati dall'infertilità».

 

Un'attenzione particolare per i disabili

 

La relazione invita la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi a favore dell'elaborazione di orientamenti per una definizione comune della disabilità, tale da comprendere le persone con patologie croniche o ammalate di cancro. E sollecita quindi gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a intervenire quanto prima per inserire dette persone nella loro definizione nazionale di disabilità. Chiede inoltre che sia garantita in via prioritaria la parità di accesso delle persone disabili all'assistenza sanitaria e che siano accordati fondi per rispondere a tale obiettivo. I deputati, peraltro, riconoscono che le persone che assistono i malati «svolgono un ruolo di importanza vitale» e chiedono quindi politiche volte a sostenerle.
 

Combattere la resistenza agli antibiotici

 

La resistenza agli antibiotici «è un problema europeo», dato che i frequenti spostamenti, inclusi quelli turistici, aumentano il rischio di diffondere batteri resistenti, e risulta quindi opportuno monitorare l’utilizzo inappropriato di antibiotici e incoraggiarne un uso prudente. La relazione chiede quindi misure efficaci per combattere la resistenza agli antibiotici, tra cui misure che prevedano l’obbligatorietà della prescrizione medica per gli antibiotici, linee guida per ridurne la prescrizione limitandola ai casi in cui il loro uso si rende effettivamente necessario, sforzi per migliorare gli esami marcatori al fine di incoraggiare un uso più cauto degli antibiotici e, ove del caso, codici di igiene.

 

D'altro canto, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a riconoscere la positività delle cure termali per il recupero e mantenimento dello stato di salute della popolazione e a sostenere lo sviluppo di e-Health, di nuove tecnologie nel campo dell'assistenza sanitaria e di innovazioni a livello di dispositivi medici dettate dalle esigenze degli utilizzatori.

 

Una convenzione internazionale sulla contraffazione dei medicinali

 

Compiacendosi degli orientamenti proposti dalla Commissione europea per combattere efficacemente la contraffazione dei medicinali, i deputati la incoraggiano a promuovere l'elaborazione di una convenzione internazionale in materia oppure l'aggiunta di un protocollo addizionale alla Convenzione ONU contro la delinquenza organizzata transnazionale (Convenzione di Palermo).

 

Link utili

 

Libro Bianco della Commissione - Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013
Decisione 1350/2007/CE che istituisce un secondo programma d’azione comunitaria in materia di salute (2008-2013)

 

Riferimenti

 

Alojz PETERLE (PPE/DE, SI)

Relazione su "Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013"

Doc.: A6-0350/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.10.2008

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AMBIENTE


Limitare perdite e sprechi d'acqua, anche con fondi UE

 

Una relazione all'esame dell'Aula sollecita il rinnovo delle infrastrutture e delle tecnologie che promuovano un uso più efficiente dell'acqua e riducano le perdite, ricorrendo anche ai fondi strutturali UE. Chiede poi una politica tariffaria che, rispecchiando il reale valore dell'acqua, induca i consumatori a ridurre gli sprechi. Auspica anche un sistema volontario d'etichettatura sul consumo d'acqua nella fabbricazione dei prodotti e l'esame dell'impatto del consumo di biocombustibili.

 

La relazione di Richard SEEBER (PPE/DE, AT) sottolinea la necessità di integrare la questione dell'acqua in tutte le politiche e di definire un approccio realmente integrato per affrontare tale questione, anche mediante gli strumenti finanziari e giuridici dell'UE, coinvolgendo in tale processo tutti i livelli politici (nazionale, regionale e locale).

 

Chiede poi alle autorità regionali e locali di cogliere le grandi occasioni che presentano i Fondi strutturali e di investire nel miglioramento o nel rinnovo di infrastrutture e tecnologie esistenti (in particolare in regioni in cui le risorse idriche sono sprecate a causa di perdite nelle condutture), compreso in particolare il ricorso a tecnologie pulite che facilitano l'uso efficiente dell'acqua (in termini di risparmi e di riutilizzazione) nei settori agricolo e industriale oltre che da parte dei consumatori privati. Più in particolare, la relazione insiste sul fatto che l'assegnazione di fondi destinati alle infrastrutture deve essere volta a far fronte alle azioni per migliorare la gestione e per fornire acqua di qualità a seconda delle esigenze. Tenuto conto che gli sprechi dovuti alle perdite nella rete di approvvigionamento pubblico nei centri urbani possono superare il 50%, invita le autorità locali a migliorare le reti di approvvigionamento per la distribuzione dell'acqua divenute obsolete.

 

I deputati sottolineano poi che si potrebbe risparmiare fino al 40% dell'acqua utilizzata nell'UE e, pertanto, chiedono misure concrete e incentivi finanziari per promuovere un uso dell'acqua maggiormente efficiente e sostenibile. A loro parere occorre inoltre promuovere una diffusa installazione di contatori per la misurazione del consumo d'acqua per incentivare il risparmio, il riutilizzo e il consumo efficiente e razionale. Per i deputati è anche necessario promuovere un'azione per stabilire un'efficace gerarchia tra gli impieghi dell'acqua, e ritengono che la costruzione di derivazioni per il trasporto dell'acqua sulle lunghe distanze non debba essere la soluzione al problema della carenza idrica.

 

La relazione ricorda poi che la direttiva in materia di acque stabilisce che "gli Stati membri tengono conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici" e provvedono, entro il 2010, "a che le politiche dei prezzi dell'acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente". In proposito, osserva che l'elaborazione di un'efficace politica tariffaria per le acque che rispecchi il reale valore dell'acqua potrebbe sensibilizzare i consumatori ad un utilizzo più parsimonioso della stessa. Ma precisa che l'acqua deve restare un bene pubblico e un elemento fondamentale della sovranità dei paesi, accessibile a tutti a "prezzi sociali ed ambientali" equi, tenendo specialmente presente la situazione specifica di ogni paese.

 

I deputati sottolineano la necessità di maggiori investimenti al fine di migliorare i progressi tecnici in tutti i settori economici, concentrandosi su quelli con il consumo idrico più elevato e su quelli con il maggior potenziale di risparmio idrico. In proposito rilevano che i principali utilizzatori di acqua (come le centrali elettriche) non consumano l'acqua ma la reimmettono nel ciclo dell'acqua dopo averla impiegata nei loro processi, incidendo così sulla disponibilità delle acque superficiali, sui sistemi ecologici e sulla salute pubblica, mediante l'aumento della temperatura dell'acqua.
 

La relazione ricorda poi che i consumatori hanno un ruolo importante da svolgere per conseguire un uso sostenibile delle risorse idriche e invita pertanto l'UE a lanciare una campagna pubblica per sensibilizzare i cittadini sulla questione dell'acqua e per incoraggiarli a intraprendere azioni concrete. Sottolinea anche il ruolo preminente delle autorità regionali e locali e delle organizzazioni della società civile nelle campagne di sensibilizzazione e nell'organizzazione di attività educative. Invita quindi la Commissione europea a promuovere lo scambio di buone prassi tra regioni, comuni e organizzazioni della società civile in materia di risparmio.

 

I deputati ritengono poi che un sistema di etichettatura sul consumo d'acqua impiegato per la fabbricazione dei prodotti, come quello già esistente per l'efficienza energetica, «costituirebbe uno strumento appropriato per un consumo idrico più sostenibile». Tuttavia, sottolineano che tale sistema dovrebbe essere volontario, mentre le etichette e i sistemi di etichettatura esistenti dovrebbero essere tenuti in considerazione per evitare di confondere i consumatori con un'eccessiva quantità di informazioni. Nondimeno sollecitano tutte le parti interessate a sviluppare un sistema volontario per l'etichettatura della gestione sostenibile dell'acqua e a redigere programmi volontari di risparmio idrico nei vari settori economici (per esempio l'agricoltura, il turismo, l'industria manifatturiera).

 

Nel sottolineare poi la funzione svolta dalla popolazione agricola europea nella lotta contro l'erosione dei suoli e la desertificazione, la relazione chiede che venga riconosciuto il ruolo fondamentale del produttore europeo nella conservazione della copertura vegetale delle regioni colpite dalla siccità più persistente o minacciate dalla sabbia trascinata dal vento. In proposito rileva il vantaggio che determinano, in modo particolare, le colture permanenti, i frutteti e i vigneti, i pascoli e le colture silvicole mediante la raccolta dell'acqua. Sottolinea, d'altro canto, che la produzione di biocombustibili farà aumentare la domanda di elevate quantità d'acqua ed evidenzia la necessità di monitorare attentamente l'impatto del consumo di biocombustibili e di riesaminare regolarmente le politiche comunitarie e nazionali in materia. Invita poi la Commissione ad appoggiare gli Stati membri nel rimboschimento delle zone che sono colpite ciclicamente dalla siccità e dagli incendi.

 

I deputati raccomandano infine che il meccanismo comunitario di protezione civile preveda la possibilità di intervenire nelle situazioni di crisi determinate dall'estrema siccità e sollecitano vivamente il Consiglio ad adottare senza indugio una decisione sulla proposta di regolamento sul Fondo di solidarietà dell'UE, allo scopo di perfezionare la definizione dei criteri e degli eventi eleggibili, compresi gli episodi di siccità, per contrastare così i danni provocati dalle catastrofi naturali in modo più efficace, flessibile e rapido.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

 

Riferimenti

 

Richard SEEBER (PPE/DE, AT)

Relazione su come affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

Doc.: A6-0362/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito:8.10.2008

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI


Nuove norme sulla vigilanza finanziaria

 

Una relazione all'esame dell'Aula sollecita la Commissione a presentare delle proposte legislative volte ad aggiornare sistemi di regolamentazione e vigilanza finanziaria per affrontare i nuovi rischi sistemici, assicurare stabilità finanziaria, conseguire gli obiettivi dell'Unione europea e contribuire al miglioramento della governance finanziaria globale. In tale contesto avanza una serie di raccomandazioni dettagliate.

 

La relazione d'iniziativa legislativa stilata da Ieke van den BURG (PSE, NL) e Daniel DĂIANU (ALDE/ADLE, RO) sottolinea che la vigilanza finanziaria «non è rimasta al passo con l’integrazione del Mercato e l’evoluzione globale dei mercati finanziari». Occorre pertanto  un aggiornamento degli attuali sistemi di regolamentazione e vigilanza «per affrontare i nuovi rischi sistemici, assicurare stabilità finanziaria, conseguire gli obiettivi dell'Unione europea e contribuire al miglioramento della governance finanziaria globale». Chiede quindi alla Commissione di presentare al Parlamento, entro il 30 novembre 2008, una o più proposte legislative che coprano tale materia, sulla base di una serie di raccomandazioni dettagliate.

 

Presupposti fondamentali per accordi efficaci in materia di regolamentazione e vigilanza

 

In merito all'adeguatezza patrimoniale, la relazione chiede di rivedere le regole sui requisiti in materia di capitale rafforzando le disposizioni in materia di gestione del rischio, di liquidità e di esposizione in modo coerente, e garantire idonei requisiti patrimoniali per tutti i soggetti che operano sui mercati finanziari, tenendo conto nel contempo dei rischi sistemici. Occorre inoltre rafforzare la capacità di affrontare perturbazioni del mercato finanziario, garantire che le norme siano anticicliche e riformare il quadro per migliorare la gestione del rischio, nonché assicurare idonei requisiti patrimoniali per prodotti finanziari complessi e derivati. E' inoltre necessario assicurare l’informativa sulle operazioni fuori bilancio, sui veicoli di investimento strutturati (SIV) e su qualsiasi strumento di immissione di liquidità, e imporre un'adeguata valutazione dei relativi rischi.

 

Riguardo alle misure per migliorare la trasparenza, la relazione raccomanda di promuovere la trasparenza, la chiarezza e la disponibilità di informazioni in merito a prodotti finanziari complessi e al processo di cartolarizzazione, e di assicurare che la cartolarizzazione e il processo di rating creditizio non diano luogo a un aumento ingiustificato del valore totale del prodotto cartolarizzato, tale da superare il valore dell’attivo sottostante. Per i prodotti finanziari complessi (CFS) è invece necessario assicurare che le agenzie di rating creditizio adottino una terminologia coerente ed appropriata, che chiarisca le differenze rispettive di tali prodotti.

 

La relazione raccomanda poi una serie di misure di governance. In proposito, secondo i deputati è necessario prevedere per gli istituti finanziari l’obbligo di informativa sulla loro politica di remunerazione, in particolare sui pacchetti retributivi dei direttori e stabilire che le autorità di vigilanza prudenziale includano nella loro valutazione della gestione del rischio l'influenza della remunerazione, dei sistemi retributivi a premio e della tassazione, «per garantire che contengano incentivi equilibrati e non inducano ad assumere rischi estremi». E' poi raccomandato di introdurre regimi nazionali in materia di responsabilità che stabiliscano ammende appropriate ed altre sanzioni in caso di mancata conformità alla legislazione in materia di servizi finanziari, prevedendo che il personale direttivo degli istituti finanziari possa essere sospeso o interdetto dall’esercizio dell’attività nell’intero settore finanziario o in determinati suoi comparti in caso di omissione o negligenza.
 

Occorre poi varare misure che, per quanto riguarda le agenzie di rating, affrontino i conflitti di interesse, i sistemi di garanzia della qualità e l'attività di vigilanza secondo modalità coerenti con le raccomandazioni adottate da diversi enti europei e internazionali sulla questione dei possibili miglioramenti da apportare ai processi di rating creditizio, eventualmente. Più in particolare è necessario garantire che le agenzie di rating creditizio forniscano informazioni più precise in merito alle particolari caratteristiche dei prodotti di debito complessi, dei prodotti associati a crediti ipotecari e del debito tradizionale, e che le agenzie di rating applichino simboli differenziati al rating dei prodotti di debito complessi, dei prodotti associati a crediti ipotecari e del debito tradizionale.

 

Stabilità finanziaria e misure in materia di rischio sistemico

 

Le proposte legislative richieste dalla relazione dovranno anche avere l'obiettivo di disciplinare la stabilità finanziaria e rischi sistemici, mettendo a punto basi dati, scenari e politiche future in materia di vigilanza macroprudenziale e stabilità finanziaria unitamente a un sistema di allerta precoce e provvedendo a che la Banca centrale europea (BCE), il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e il Comitato per la vigilanza bancaria del SEBC (BSC) assumano un ruolo attivo nella loro promozione, elaborazione ed esercizio.

 

Dovrà poi essere promossa l’introduzione di disposizioni per la prevenzione e la gestione delle crisi a livello di UE in funzione delle necessità e si dovrà assicurare che le norme UE sulle garanzie di deposito siano sufficientemente coordinate per garantire condizioni uniformi di concorrenza per gli istituti finanziari. Il livello dei rimborsi dovrebbe essere notevolmente aumentato e la loro disponibilità per i clienti al dettaglio in caso di insolvenza di istituti finanziari dovrebbe essere assicurata entro tempi ragionevoli anche in situazioni transfrontaliere. Occorre anche promuovere norme analoghe per le garanzie assicurative, e assicurare la diversificazione del mercato.

 

Quadro di vigilanza

 

La relazione chiede che, entro la fine del 2008 un regolamento imponga l’istituzione di collegi di vigilanza per i gruppi maggiori o le maggiori holding finanziarie transfrontaliere operanti nell'Unione europea. Il regolamento dovrà contenere chiari criteri per individuare i gruppi e le holding finanziarie transfrontaliere in relazione alle quali tali collegi saranno obbligatori. In caso di consistente presenza del gruppo nei paesi terzi, sarebbe opportuno evitare di creare strutture parallele: gli organi di vigilanza del paese terzo potrebbero essere invitati a partecipare, per quanto ragionevolmente praticabile. I collegi dovranno essere costituiti da rappresentanti delle autorità nazionali di vigilanza responsabili della vigilanza prudenziale, tenendo conto della quota di mercato del gruppo in uno Stato membro, del volume delle operazioni transfrontaliere, della consistenza e del valore degli attivi. All’interno dell'UE, occorrerà prevedere la raccolta, lo scambio e l'accesso alle informazioni rilevanti tra i membri del collegio e tra tutte le autorità di vigilanza interessate, promuovendo disposizioni per intensificare al massimo lo scambio di informazioni con le autorità di vigilanza dei paesi terzi.

 

Entro la stessa data, inoltre, un regolamento dovrà rafforzare e chiarire lo status e le responsabilità dei Comitati Lamfalussy di livello 3, conferendo a questi ultimi uno status giuridico conforme ai suoi compiti, nonché coordinare e razionalizzare l’azione delle varie autorità di vigilanza settoriali, ampliandone i compiti e attribuendo loro adeguate risorse finanziarie ed umane. I comitati Lamfalussy di livello 3 dovranno avere il compito di assicurare la convergenza in materia di vigilanza e la parità di condizioni nell'attuazione e applicazione della legislazione UE.

 

Un'altra proposta dovrà dettare disposizioni in materia di vigilanza sulla stabilità finanziaria a livello dell'UE. Tali norme dovranno assicurare l’efficace raccolta ed analisi di informazioni micro e macro prudenziali per l’individuazione precoce di potenziali rischi alla stabilità finanziaria, ed inserirsi nel lavoro globale in materia di stabilità finanziaria. Le disposizioni in questione dovranno permettere agli organi di vigilanza e alle banche centrali dell’UE di rispondere prontamente intervenendo come “forza di reazione rapida” alle situazioni di crisi aventi un impatto sistemico sull'Unione europea.

Riferimenti

 

Ieke van den BURG (PSE, NL) e Daniel DĂIANU (ALDE/ADLE, RO)

Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sul seguito della procedura Lamfalussy: futura struttura della vigilanza

Doc.: A6-0359/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.10.2008

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Ordine del giorno 8-9 ottobre 2008

Bruxelles

 

 

L'ordine del giorno, che può subire modifiche, è disponibile sul sito.

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

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Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

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Abbreviazioni

BE

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IT

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PL

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CZ

Repubblica ceca

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Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 6.10.2008
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

UEN

GUE/NGL

IND/DEM

NI

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BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

BG

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5

5

 

 

 

 

3

18

CZ

14

2

 

 

 

6

1

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

 

7

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

IE

5

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1

 

4

1

1

 

13

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

24

ES

24

24

2

3

 

1

 

 

54

FR

18

31

10

6

 

3

3

7

78

IT

24

17

12

2

13

7

 

3

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

6

LV

3

 

1

1

4

 

 

 

9

LT

2

2

7

 

2

 

 

 

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LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

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9

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MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

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2

2

 

27

AT

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PL

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3

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PT

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12

 

 

 

3

 

 

24

RO

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35

SI

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3

 

 

 

 

 

3

14

FI

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1

 

1

 

 

14

SE

6

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3

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2

2

 

19

UK

27

19

11

5

 

1

7

7

77

Totale

288

217

100

43

43

41

21

31

784

 
 
 

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