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RESOCONTO

 

25 marzo 2009

Strasburgo

 

 

 


Dibattito sui risultati del vertice di primavera


Si è svolto in Aula un dibattito con il Presidente in carica del Consiglio, il Primo ministro ceco Topolánek, sui risultati del Consiglio europeo di Bruxelles del 19-20 marzo 2009. I principali temi affrontati sono stati la crisi economica, le infrastrutture energetiche, la sicurezza energetica ed i cambiamenti climatici.

 

Dichiarazione della Presidenza in carica

 

Aprendo il dibattito, Mirek TOPOLÁNEK, Primo ministro ceco, si è fermamente opposto all'idea che l'Unione europea non stia facendo abbastanza per contrastare la situazione economica, sottolineando i 400 miliardi di euro del pacchetto di incentivi concordato con gli Stati membri e - uno dei «maggiori successi del vertice» - i 75 miliardi di euro da erogare al FMI per incrementare la sua capacità finanziaria. Ha poi illustrato gli esiti principali del Vertice riguardo a energia, cambiamenti climatici e relazioni esterne. Infine, per quanto attiene al miglioramento della legislazione ("better regulation") - un altro campo in cui vi è stato un accordo per le riforme - ha evidenziato il ruolo del Parlamento al momento di legiferare su temi futuri quali le agenzie di rating, i requisiti di solvibilità e l'adeguatezza del capitale delle banche.

 

Dichiarazione della Commissione

 

Per José Manuel BARROSO, Presidente della Commissione, «le previsioni pessimistiche erano errate - l'ultimo Consiglio europeo ha raggiunto decisioni importanti che dimostrano la nostra unità». Ha quindi fatto riferimento al sostegno del Consiglio per il pacchetto da 5 miliardi di euro per l'energia strategica e per progetti a banda larga, ai 50 miliardi di euro a sostegno della bilancia dei pagamenti, al 4% del PIL per stabilizzatori automatici atti a combattere la crisi globale, nonché agli 75 miliardi di euro extra destinati al FMI.

 

Ha quindi aggiunto che questi stanziamenti saranno sostenuti da un programma di «ambiziose riforme della regolamentazione» che aprirà la strada a soluzioni globali, aggiungendo che il vertice di Londra intende definire stimoli economici e norme, rifiutare il protezionismo e mantenere l'impegno sugli obiettivi del Millennio per lo sviluppo. Infine, ha auspicato che le attese misure di regolamentazione del mercato finanziario possano essere adottate prima della pausa per le elezioni del Parlamento europeo.
 

Interventi in nome dei gruppi politici

 

Ricordando che «lo scorso venerdì l'Unione europea ha adottato una roadmap per il vertice del G-20 del 2 aprile e dobbiamo lavorare come una squadra», Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha sottolineato che «soluzioni meramente nazionali non funzionerebbero». Il pacchetto da 400 miliardi di euro, a suo parere, aiuterà la creazione di ricchezza e di posti di lavoro, come pure il finanziamento per l'energia e progetti a banda larga. Per il deputato, inoltre, vi è la necessità di progressi rapidi per quanto attiene le proposte dell'Unione europea sulle agenzie di rating, l'adeguatezza del capitale e i requisiti di Basilea II, precisando che «non abbiamo bisogno di misure socialiste, abbiamo bisogno di più posti di lavoro». Dopo aver rilevato che Il Presidente degli Stati Uniti Obama sembra pronto ad approvare lo schema di scambio delle emissioni di CO2, ha concluso dichiarando che «dobbiamo convincere i nostri partner a proseguire con i cambiamenti climatici».

 

Rivolgendosi a Topolánek, Martin SCHULZ (PSE, DE) ha dichiarato: «il fatto che lei sia qui dimostra che è un combattente, ma non ha ancora compreso il suo lavoro». Gli ha quindi chiesto: «che significato hanno le sue dichiarazioni sull'ostruzione socialdemocratica nella Repubblica ceca?». A suo parere «il discorso di ieri dinanzi al Parlamento europeo di Gordon Brown ha delineato l'esatto contrario di quanto lei ha appena detto», ed ha aggiunto che la dichiarazione di Topolánek secondo cui gli Stati Uniti «hanno imboccato la strada sbagliata, la strada che conduce all'inferno» è soltanto sua personale, e che l'Unione europea non dovrebbe «operare a questo livello».

 

«In questo periodo difficile, con i bilanci pubblici in rosso, il Consiglio non può dire che ciò non lo riguarda - sarebbe come inviare un segnale letale» ha quindi aggiunto, sottolineando quanto sia necessario che tutti i paesi si facciano carico delle proprie responsabilità per salvaguardare la creazione di posti di lavoro. Quale Presidente del Consiglio, «lei deve far sì che gli Stati membri onorino i propri impegni, dimostrino che le misure per l'occupazione sono al centro dell'azione di governo, e assicurarsi che le questioni istituzionali siano chiare». Ha quindi concluso ribadendo che il Parlamento europeo, dopo la su sessione costitutiva, dovrebbe essere consultato sul Trattato di Lisbona

 

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è dichiarato favorevole al «pacchetto concreto» del Consiglio, in particolare per i 5 miliardi di euro per l'energia, le infrastrutture, i trasporti e i collegamenti a banda larga, in quanto «nell'immediato creeranno posti di lavoro e in futuro aiuteranno l'Europa ad attrezzarsi ... attenuando i nostri problemi di dipendenza energetica dalla Russia». Tuttavia, ha concluso, bisogna che l'Unione europea assicuri che questi soldi «non saranno un sostituto della ricerca nel campo delle energie rinnovabili». La crescita verde, a suo parere, rimane infatti essenziale per i cittadini sia ora sia in futuro.

 

Adam BIELAN (PL), congratulandosi con il Presidente Topolánek per il lavoro fin qui svolto, ha espresso dubbi sulle misure proposte per il partenariato dell'Europa orientale. Ha infatti rilevato che «sono stati stanziati 600 milioni di euro in cinque anni ma sappiamo che sono 350 milioni di euro sono costituiti da fondi nuovi». Ciò significa - in totale - solo 20 miliardi di euro all'anno per ogni paese che partecipa al progetto. Ha quindi fatto riferimento ai 5 miliardi destinati al pacchetto per il risanamento economico, di cui 330 milioni di euro saranno assegnati alla Polonia, criticando la regola secondo la quale tale stanziamento deve essere utilizzato entro la fine del prossimo anno.

 

Claude TURMES (LU) ha innanzitutto citato la risposta data dal Presidente Roosevelt alla crisi economica degli anni '30, che ebbe successo poiché «aveva la fiducia dei cittadini americani». A suo parere, infatti, l'efficacia della soluzione proposta da Roosevelt era legata a quattro fattori: il suo impegno per una nuova regolamentazione «delle grandi società negli USA»; il suo rafforzamento del tessuto sociale attraverso una redistribuzione della ricchezza e l'offerta di lavoro ai giovani; il suo impegno di tutti gli attori della società e, infine, il suo «investimento economico». Ha quindi auspicato che l'Europa sostenga una risposta simile, ponendo l'accento sugli investimenti ambientali e sulla tecnologia.

 

Per Vladimír REMEK (CZ) «non rientra in nessun dibattito il fatto che la fiducia deve essere la via d'uscita alla crisi economica». Il problema, a suo parere, è semmai chi dovrebbe essere responsabile del ristabilimento della fiducia nel sistema e in che modo dovrebbe essere affrontata la crisi sociale che è scatenata dalla crescente disoccupazione. Ha inoltre affermato di essere contrario al sostegno delle grandi imprese, preferendo invece che l'Unione europea sostenesse tecnologie ecologiche per creare posti di lavoro e «per costruire qualcosa per il futuro».

 

Hanne DAHL (IND/DEM, DK) ha fatto innanzitutto riferimento alle preoccupazioni espresse la scorsa settimana da Jacques Delors, inclusa l'idea secondo cui sarebbe mancata la volontà politica nel rimettere ordine nel settore finanziario. Le conclusioni del vertice a questo proposito sono infatti state, a suo parere «vaghe». Ricordando come Delors aveva affermato che le economie europee fossero troppo differenti per una moneta unica, ha concluso sostenendo che «la moneta unica è parte del problema».

 

Interventi dei deputati italiani

 

Per Roberto FIORE (NI, IT) permane al centro della discussione «il dogma che le banche debbano essere centrali nell'economia e che il processo di globalizzazione debba essere anch'esso parte fondamentale del nostro futuro economico». Ritenendo tale dogma «totalmente errato», ha sottolineato l'esigenza di «riprendere quella che è la visione economica tradizionale alla nostra civiltà e cioè di giustizia sociale e di vera e propria produzione». Occorre quindi centrare l'attività e gli sforzi «sul potenziamento dell'agricoltura, della costruzione delle case, nonché del manifatturiero e dell'artigianato». Senza questa visione nuova, ha concluso, «noi ricadremo in crisi permanenti dove l'usura bancaria continuerà a dominare i popoli e l'ingiustizia sarà centrale nelle nostre vite».

 

Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) ha affermato che la crisi economica e finanziaria «è anche una crisi istituzionale, ben rappresentata dal fatto che il Presidente in esercizio del Consiglio se ne debba andare via a metà dibattito per i suoi problemi di politica interna». Ha infatti rilevato che «non c'è una risposta europea alla crisi, nemmeno in termini di bilancio» e, in proposito, ha osservato che «è troppo facile citare 400 miliardi di euro sapendo che sono quasi unicamente soldi dei bilanci nazionali». Il deputato ha poi sostenuto che il Presidente Barroso, in questi anni, non ha «fatto abbastanza per richiamare i governi su un'esistenza di un'altra Europa che non è solo coordinamento di Stati».

 

Ha poi concluso, riguardo al partenariato orientale e alla possibilità di allargarlo alla Bielorussia, ricordando Yana Paliakova, «suicidata dal regime bielorusso» e sottolineando che «queste partnership dovrebbero più riguardare il diritto, la democrazia e la libertà e non soltanto gli affari che si fanno con le peggiori dittature».

 

Per Mario MAURO (PPE/DE, IT) la questione del mix tra interventi di sostegno e stimolo e misure regolamentari «è uno dei temi prioritari dell'agenda internazionale», mentre le tensioni esistenti che riflettono le differenti strategie adottate dalle grandi economie per affrontare la crisi «dovrebbero auspicabilmente trovare una forma di composizione al vertice del G20». A suo parere, infatti, «non è un mistero che a Washington si insiste sulla necessità di un ulteriore impegno collettivo per l'adozione di provvedimenti nazionali di stimolo della domanda e di rilancio dell'economia, mentre a Bruxelles, presso la Commissione, prevale la convinzione che si sia già fatto quanto utile e necessario sotto questo profilo e che si tratti ora soprattutto di attendere, di poter registrare i risultati degli interventi disposti dai governi degli Stati membri in funzione anticongiunturale».

 

Inoltre, «non è un mistero che da parte europea si ritenga ora necessario concentrarsi sull'obiettivo di restituire credibilità, stabilità e affidabilità ai mercati finanziari, anche con l'adozione di disposizioni più impegnative in materia regolamentare e di sistemi più efficaci di vigilanza del settore bancario e creditizio, mentre a Washington sembra prevalere una linea di prudenza sull'ipotesi di una riforma incisiva del quadro regolamentare e dei meccanismi di vigilanza». Nel ritenere che non sia utile contrapporre queste soluzioni, «ma farne un mix», ha concluso  sostenendo l'esigenza «che prevalga la visione europea, nel senso di quel metodo europeo di cui è garante la Commissione» e che il Presidente Barroso «è l'uomo giusto per dar corpo alle nostre speranze e portarci fuori dal guado».

 

 

Link utili

 

Vertice di Primavera - Conclusioni della Presidenza
Comunicato stampa sulla risoluzione del Parlamento e sul dibattito in Aula (11.03.2009)

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Risultati del Consiglio europeo (19-20 marzo 2009)

Dibattito: 25.3.2009

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Crisi dell'auto: un quadro europeo per gli incentivi


Riconoscendo l'importanza dell'industria automobilistica per l'occupazione, l'innovazione e la competitività, il Parlamento chiede di definire un quadro d'azione europeo per le misure a sostegno del settore, senza distorcere la concorrenza. Sollecita poi la semplificazione e l'aumento del sostegno finanziario al comparto, specie tramite la BEI e i programmi di rottamazione, con lo scopo di sostenere e accelerare le necessarie trasformazioni tecnologiche e garantire l'occupazione. Il Parlamento chiede anche di agevolare, migliorare e velocizzare l'accesso ai fondi dell'UE a sostegno della R&S e dell'innovazione e di garantire parità di condizioni sul piano internazionale, evitando misure protezionistiche sul mercato mondiale.

 

Approvando con 413 voti favorevoli, 44 contrari e 29 astensioni una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE e UEN, il Parlamento rileva anzitutto che quello automobilistico è «un settore chiave dell'economia europea che contribuisce all'occupazione, all'innovazione e alla competitività di tutto il sistema economico». L'industria dell'auto, infatti, «dà lavoro, direttamente o indirettamente, a 12 milioni di persone», ossia il 6% degli occupati UE. Rappresenta inoltre «il principale investitore privato in Ricerca e Sviluppo nell'Unione europea». Ma riconosce che l'attuale crisi economica e finanziaria «ha posto sotto intensa pressione l'industria automobilistica», il che si riflette in «una drastica flessione della domanda di autoveicoli ma anche in una sovraccapacità di produzione e in difficoltà di accesso al credito e ai finanziamenti, uniti a problemi strutturali anteriori alla crisi».

 

Trattandosi di una crisi «europea», il Parlamento richiama quindi l'attenzione sull'importanza che riveste l'adozione, da parte degli Stati membri dell'UE, «di iniziative coerenti e coordinate» e chiede «un vero quadro d'azione europeo» che preveda passi concreti verso l'adozione «delle misure decisive necessarie», sia a livello dell'UE che degli Stati membri. Esprimendo «crescente preoccupazione» per alcune delle misure a breve termine adottate a livello nazionale che potrebbero distorcere la concorrenza nel mercato interno, invita dunque gli Stati membri a fare in modo che le nuove misure siano coerenti, efficaci e coordinate . In tale contesto valuta positivamente il quadro di riferimento temporaneo per la valutazione degli aiuti di Stato definito nell'ambito del piano europeo di ripresa economica.
 

Il Parlamento invita il Consiglio e la Commissione ad accelerare, semplificare ed accrescere il sostegno finanziario destinato al settore automobilistico, in particolare per il tramite della Banca europea per gli investimenti, nonché consentendo garanzie di Stato per prestiti a basso tasso di interesse. Li sollecita inoltre a chiedere la semplificazione della procedura amministrativa per la richiesta di prestiti. Anche perché questi ultimi «dovrebbe contribuire a stimolare la domanda di nuovi veicoli, a vantaggio della crescita economica, dell'ambiente e della sicurezza stradale». Insiste poi affinché la BEI presti sufficiente attenzione alle necessità di crediti delle PMI legate al settore automobilistico e sollecita gli Stati membri ad aumentare la capacità di prestito della BEI «per mantenerla all'altezza delle necessità finanziarie di medio termine».

 

Il Parlamento insiste inoltre sul fatto che tutte le iniziative finanziarie o fiscali, compresi i programmi di rottamazione, «devono sostenere e accelerare le necessarie trasformazioni tecnologiche del settore, segnatamente a livello dell'efficienza energetica dei motori e della riduzione delle emissioni». Invita poi la Commissione a elaborare orientamenti e raccomandazioni per misure volte a incoraggiare in modo coordinato il rinnovamento del parco circolante, quali programmi di rottamazione e altri incentivi di mercato che hanno effetti positivi e di breve termine sulla domanda di nuovi autoveicoli e che sono intesi a rinvigorire il mercato del leasing automobilistico. In tale contesto, chiede alla Commissione di monitorare le misure nazionali già applicate «per evitare distorsioni sul mercato interno».

 

Per i deputati, le politiche europee e nazionali dovrebbero contribuire ad affrontare la fase di ristrutturazione e di riconversione in cui si trovano l'industria automobilistica e il suo indotto, «in modo socialmente responsabile» e «in stretta cooperazione con i sindacati». Chiedono inoltre alla Commissione di garantire l'uso ottimale dei Fondi europei disponibili a sostegno dell'occupazione e di agevolare, migliorare e velocizzare l'accesso a detti Fondi che «dovrebbero contribuire a programmi di formazione e di riqualificazione dei lavoratori».

 

Il Parlamento ribadisce inoltre che l'industria automobilistica deve continuare a investire in programmi di R&S intesi a fornire «le migliori soluzioni in termini di qualità, sicurezza e prestazioni ambientali al fine di creare un quadro competitivo sostenibile». Invita quindi la Commissione ad «agevolare, migliorare e velocizzare in tale contesto l'accesso agli strumenti dell'UE a sostegno della R&S e dell'innovazione, come il settimo Programma quadro».

 

Infine, il Parlamento conferma la necessità di approfondire il dialogo e le discussioni in corso con i paesi terzi e con i principali partner commerciali dell'UE sul futuro del settore automobilistico e invita pertanto la Commissione a seguire attentamente l'evoluzione nei paesi terzi, in particolare negli Stati Uniti e in Asia, «per garantire parità di condizioni sul piano internazionale, astenendosi dall'adottare misure protezionistiche e discriminatore sul mercato mondiale dell'auto». Chiede inoltre di garantire un accordo equilibrato ed equo tra l'Unione europea e la Corea del Sud prima della conclusione dell'accordo di libero scambio.

 

 

Link utili

 

Conclusioni del Consiglio sull'industria automobilistica (5.03.2009)
Comunicazione della Commissione - Far fronte alla crisi dell'industria automobilistica europea (25.02.2009)

 

Riferimenti

 

Risoluzione sul futuro dell'industria automobilistica

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 24.3.2009

Votazione: 25.3.2009

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Visti biometrici per chi ha più di 12 anni


Il Parlamento ha adottato una modifica dell'attuale istruzione consolare comune (ICC) per consentire agli Stati membri di rilevare gli identificatori biometrici obbligatori – immagine del volto e impronte delle dieci dita – dei richiedenti il visto, ma solo per chi ha più di 12 anni. Le nuove norme chiariscono poi il quadro normativo per l’organizzazione e la cooperazione tra i consolati degli Stati membri e, in particolare, per l'affidamento del servizio a un fornitore esterno.

 

Adottando la relazione di Sarah LUDFORD (ALDE/ADLE, UK), il Parlamento, d'accordo col Consiglio, ha approvato una modifica dell'attuale istruzione consolare comune (ICC) al fine di creare la base giuridica che consenta agli Stati membri di rilevare gli identificatori biometrici obbligatori – immagine del volto e impronte delle dieci dita – dei richiedenti il visto, e a istituire un quadro normativo per l’organizzazione dei consolati degli Stati membri in previsione dell’attuazione del sistema di informazione visti (VIS). Sin da ottobre di quest'anno si avvieranno dei test sull'infrastruttura VIS, ora in fase di allestimento, che dovrebbe diventare operativa nel 2010 nei consolati degli Stati membri in Nordafrica e, più tardi, nelle altre regioni.

 

Età per il rilevamento delle impronte digitali

 

La proposta della Commissione prevedeva che ai fini delle domande di visto fossero rilevate le impronte digitali dei bambini a partire dai 6 anni di età. Tuttavia, il Parlamento europeo non ha accettato tale approccio e, con il Consiglio, ha deciso che, in una prima fase, le impronte digitali saranno rilevate solo sui richiedenti che hanno più di 12 anni. Tre anni dopo l'entrata in funzione del VIS, e in seguito ogni quattro anni, la Commissione dovrà presentare una relazione sull'attuazione del regolamento. La prima relazione dovrà riguardare il problema della sufficiente affidabilità ai fini dell'identificazione e verifica delle impronte digitali di bambini di età inferiore a 12 anni e in particolare il modo in cui le impronte digitali evolvono con l'età, in base ai risultati di una ricerca effettuata sotto la responsabilità della Commissione.

 

Il testo precisa che la rilevazione degli identificatori biometrici dovrà svolgersi conformemente alle garanzie previste dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
 

Cooperazione europea e con un fornitore esterno di servizi

 

Per facilitare la registrazione dei richiedenti e ridurre i costi a carico degli Stati membri, occorre prevedere nuove modalità organizzative oltre all'attuale quadro di rappresentanza. In aggiunta alle rappresentanze diplomatiche e consolari, il quadro normativo per l’organizzazione prevede quindi la coubicazione, i centri comuni per la presentazione delle domande di visto, la rappresentanza limitata e la cooperazione con i consoli onorari (opzione aggiunta durante i negoziati). Con la coubicazione, il personale delle rappresentanze diplomatiche o consolari di uno o più Stati membri tratta le domande (identificatori biometrici compresi) presso la rappresentanza diplomatica o consolare di un altro Stato membro e condivide le attrezzature di quest'ultimo. Nel caso di centri comuni per la presentazione delle domande, il personale delle rappresentanze diplomatiche o consolari di due o più Stati membri viene riunito in un unico edificio per ricevervi le domande (identificatori biometrici compresi).

 

Viene anche chiarito e precisato il ricorso a fornitori esterni di servizi (esternalizzazione), una forma di organizzazione già praticata da vari Stati membri. L'esternalizzazione non è indicata come soluzione generale. Uno Stato membro potrà infatti ricorrervi, come ultima risorsa, solo in particolari circostanze o per ragioni legate alle condizioni locali (elevato numero di richiedenti o copertura territoriale del paese terzo interessato) e solo qualora le altre forme di cooperazione non risultino appropriate. Nel selezionare un fornitore esterno di servizi, gli Stati membri dovranno verificare la solvibilità e l'affidabilità dell'impresa e assicurarsi che non intervengano conflitti di interesse. Il regolamento prevede inoltre che il fornitore esterno di servizi possa addebitare diritti per servizi prestati oltre ai normali diritti per la concessione dei visti, ma questi non possono superare la metà dell'importo relativo ai normali diritti per la concessione dei visti, indipendentemente dalle eventuali deroghe ai diritti per la concessione dei visti.

 

Trasferimento di dati

 

Per garantire il rispetto di tutte le pertinenti norme sulla protezione dei dati, sono previste norme applicabili in materia di protezione dei dati e di sicurezza in caso di trasferimento di dati tra due Stati membri nel quadro della "rappresentanza limitata" e tra uno Stato membro e un fornitore esterno di servizi in caso di esternalizzazione. Pertanto, gli Stati membri dovranno assicurarsi che il contratto da concludere con il fornitore esterno di servizi preveda le pertinenti clausole di protezione dei dati, la cui osservanza deve essere verificata dai funzionari consolari. Gli Stati membri mantengono al riguardo la responsabilità per l'ottemperanza alle norme sulla protezione dei dati anche in caso di esternalizzazione.

 

In base alle preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo, il regolamento rafforza le disposizioni relative alla sicurezza del trasferimento di dati tra, da una parte, lo Stato membro rappresentante e lo Stato membro rappresentato e, dall'altra, tra lo Stato membro e il fornitore esterno di servizi interessato.

 

Condotta del personale consolare

 

Le missioni diplomatiche o consolari degli Stati membri dovranno garantire che i richiedenti «siano accolti cortesemente». Il personale consolare, nell'esercizio delle sue funzioni, dovrà poi rispettare pienamente la dignità umana e tutti i provvedimenti adottati dovranno essere «proporzionati agli obiettivi da essi perseguiti». Nello svolgimento delle sue mansioni il personale consolare non dovrà porre in atto discriminazioni nei confronti delle persone «per motivi di sesso, razza od origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale».

 

Link utili

 

Testo del regolamento concordato con il Consiglio
Istruzione consolare comune attualmente in vigore
Sito della Commissione sulla politica dei visti (in inglese)

 

 

Riferimenti

 

Sarah LUDFORD (ALDE/ADLE, UK)

Relazione sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dell'Istruzione consolare comune diretta alle rappresentanze diplomatiche e consolari di prima categoria in relazione all'introduzione di elementi biometrici e comprendente norme sull'organizzazione del ricevimento e del trattamento delle domande di visto

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 24.3.2009

Votazione: 25.3.2009

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Sì a nuovi alimenti, ma non da animali clonati


Il Parlamento si è pronunciato sulla proposta di regolamento che attualizza, semplifica e chiarisce le attuali norme sui "nuovi alimenti". Precisando che questi, oltre che alla salute umana, non devono nuocere nemmeno agli animali e all'ambiente, i deputati chiedono l'esclusione dei prodotti ottenuti da animali clonati e dalle nanotecnologie, un'etichettatura più chiara e precisa, anche per gli alimenti derivati da animali nutriti con OGM, e la limitazione della sperimentazione sugli animali.

 

Sostituendo la legislazione vigente, la proposta della Commissione intende snellire la procedura di autorizzazione, sviluppare un sistema più adatto di valutazione della sicurezza degli alimenti tradizionali provenienti dai paesi terzi, chiarire la definizione di nuovi prodotti alimentari, migliorare l’efficienza, la trasparenza e l’applicazione del sistema di autorizzazione, responsabilizzare i consumatori informandoli a proposito degli alimenti.

 

Approvando con 658 voti favorevoli, 15 contrari e 11 astensioni la relazione di Kartika LIOTARD (GUE/NGL, NL), il Parlamento accoglie con favore la proposta, ma avanza numerosi emendamenti relativi, soprattutto, agli alimenti derivanti da animali clonati o ottenuti con il ricorso a nanotecnologie e all'etichettatura. Spetta ora al Consiglio valutare le proposte del Parlamento.

 

Il regolamento ha lo scopo di stabilire norme armonizzate per l'immissione dei nuovi prodotti alimentari sul mercato comunitario al fine di proteggere la saluta umana e tutelare i consumatori, permettendo un efficace funzionamento del mercato interno. Il Parlamento precisa che esso deve anche garantire un elevato livello di protezione «della vita», «della salute e del benessere degli animali» e «dell'ambiente». Deve inoltre assicurare «la trasparenza del mercato interno» e stimolare «l'innovazione nel settore agroalimentare».

 

Campo d'applicazione: no agli alimenti ottenuti da animali clonati

 

Il regolamento si applica all'immissione dei nuovi prodotti alimentari nell'UE. I deputati accolgono nella sostanza la nuova definizione di "nuovi alimenti" che include quelli «non utilizzati in misura significativa per il consumo umano nella Comunità prima del 15 maggio 1997, quelli di origine vegetale o animale ottenuti applicando una tecnica non  tradizionale di  allevamento  non utilizzata prima della stessa data, nonché quelli sottoposti a un processo di produzione nuovo e non utilizzato prima del 15 maggio 1997 che comporta «cambiamenti significativi nella composizione o nella struttura tali da incidere sul suo valore nutritivo, sul metabolismo o sul tenore di sostanze indesiderabili».

 

I deputati, propongono inoltre di includere additivi, aromi ed enzimi per la cui produzione si impiega un processo non utilizzato prima del maggio 1997 «che comporta significativi cambiamenti della composizione e della struttura degli alimenti». Escludono invece gli alimenti derivanti da animali clonati e dalla loro progenie che, a loro parere, devono essere disciplinati da un regolamento specifico, adottato in codecisione. A tal fine ritengono opportuno che la Commissione presenti una proposta legislativa al riguardo prima dell'entrata in vigore del regolamento. Fino all'entrata in vigore di un regolamento sugli animali clonati, inoltre, chiedono di imporre «una moratoria dell'immissione sul mercato di prodotti alimentari ottenuti da animali clonati e dalla loro progenie».

 

Un elenco comunitario dei nuovi alimenti

 

La proposta prevede che possano essere immessi sul mercato solo i nuovi prodotti alimentari iscritti in un elenco comunitario dei nuovi prodotti alimentari da istituire sei mesi dopo l'entrata in vigore del regolamento. I deputati precisano che tale elenco deve essere tenuto dalla Commissione, «che lo pubblica su un'apposita pagina, accessibile al pubblico, del suo sito Internet». Dovrà inoltre essere stilato, con modalità definite, un elenco dei prodotti tradizionali autorizzati provenienti dai paesi terzi.

 

Per l'iscrizione nell'elenco, un nuovo prodotto non deve presentare rischi per la salute dei consumatori e non deve indurli in errore. I deputati sostengono inoltre che gli alimenti non devono presentare rischi per la salute degli animali e che la valutazione del rischio dovrà tenere conto degli effetti «cumulativi e sinergici» e dei possibili effetti nocivi per particolari categorie di persone. In proposito, propongono che un nuovo prodotto alimentare debba essere autorizzato solo previa attuazione di misure specifiche atte a prevenire i suoi potenziali effetti negativi su determinate categorie della popolazione.

 

Inoltre, ove richiesto da esigenze di sicurezza dell'utilizzo, i deputati chiedono di fissare «livelli massimi di assunzione» del prodotto, «come tale o come componente di altri alimenti o categorie di alimenti». Propongono inoltre che, nella valutazione, si tenga conto del parere del Gruppo europeo per l'etica delle scienze e delle nuove tecnologie in merito alla misura in cui vi siano obiezioni di natura etica.

 

Il Parlamento precisa poi che i prodotti alimentari sottoposti a processi produttivi che richiedono metodi specifici di valutazione del rischio (ad es. quelli prodotti ricorrendo a nanotecnologie) «non possono essere iscritti nell'elenco comunitario fino a quando l'impiego di tali metodi specifici non sia stato approvato e un'adeguata valutazione della sicurezza basata su tali metodi non abbia dimostrato la sicurezza dell'utilizzo dei prodotti alimentari in questione». Per i deputati, infatti, i metodi di prova attualmente disponibili «non sono adeguati per valutare i rischi associati ai nanomateriali».

 

Etichettatura chiara e precisa, anche per i prodotti ottenuti da animali nutriti con OGM

 

Ricordando che i nuovi prodotti alimentari sono soggetti alle norme generali in materia di etichettatura stabilite dalla direttiva 2000/13/CE, il Parlamento chiede che i nuovi prodotti siano muniti di un'etichetta «precisa e facilmente leggibile e comprensibile» atta a distinguerli chiaramente e indicante che si tratta di nuovi alimenti. Andranno inoltre indicate tutte le caratteristiche o proprietà dei nuovi prodotti alimentari, quali la composizione, il valore nutritivo e l'utilizzo appropriato. Al contempo, qualora un nuovo prodotto alimentare contenga una sostanza che può presentare un rischio elevato per la salute umana in caso di consumo eccessivo, i consumatori dovranno esserne informati attraverso l'etichetta sull'imballaggio.

 

Inoltre i deputati chiedono che gli alimenti ottenuti da animali alimentati con mangimi geneticamente modificati rechino sull'etichetta la dicitura "prodotto a partire da animali nutriti con mangimi geneticamente modificati". Nell'elenco degli ingredienti dovrà inoltre figurare «chiaramente» ogni contenuto sotto forma di nanomateriali e la dicitura "nano" tra parentesi dovrà seguire la denominazione di tali ingredienti.

 

Limitare la sperimentazione sugli animali

 

Il Parlamento precisa che gli esperimenti su animali vertebrati ai fini del regolamento possono essere eseguiti «solo in caso di assoluta necessità». Occorre quindi garantire che i test su animali vertebrati «siano ridotti al minimo e che si evitino le doppie sperimentazioni», promuovendo al contempo «l'uso di metodi di sperimentazione non animale e di strategie sperimentali intelligenti».

 

Per i deputati, i test su animali vertebrati devono inoltre essere «sostituiti, limitati o affinati» preferendo, ove possibile, «idonei metodi di sperimentazione alternativi». Nel processo di sviluppo di nuovi prodotti alimentari, poi, i risultati esistenti dei test effettuati su vertebrati dovrebbero essere condivisi. Al fine di evitare la ripetizione di studi che richiedono l'impiego di vertebrati, propongono che un successivo richiedente sia autorizzato a fare riferimento a studi su vertebrati e altri studi che possono evitare sperimentazioni su animali. In tale ambito, il proprietario dei dati potrebbe richiedere «un adeguato compenso» per il loro utilizzo.

 

Riesame dei prodotti dopo cinque anni

 

Il Parlamento chiede che, per tutti i nuovi prodotti alimentari, sia obbligatorio il monitoraggio successivo all'immissione sul mercato e che pertanto si debba procedere a un loro riesame dopo cinque anni e quando divengono disponibili maggiori dati scientifici. Nel quadro di tale monitoraggio, è precisato, «occorre prestare particolare attenzione alle categorie della popolazione la cui dieta presenta i più alti livelli di assunzione».

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Regolamento (CE) n. 258/97 sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari (versione consolidata)
Regolamento (CE) n. 1852/2001 che stabilisce precise norme per rendere talune informazioni accessibili al pubblico e per la tutela delle informazioni presentate in virtù del regolamento (CE) n. 258/97
Sito della Commissione sui nuovi alimenti

 

Riferimenti

 

Kartika LIOTARD (GUE/NGL, NL)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai nuovi prodotti alimentari e recante modifica del regolamento (CE) n. XXX/XXXX [procedura uniforme]

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 24.3.2009

Votazione: 25.3.2009

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Cielo unico europeo: voli più sicuri, brevi ed ecologici


Il Parlamento ha adottato dei testi legislativi volti ad accrescere le prestazioni del sistema aeronautico europeo. La gestione transfrontaliera del traffico, tramite blocchi funzionali dello spazio aereo, permetterà di percorrere rotte più brevi, risparmiando carburante e riducendo le emissioni. Saranno anche definite norme comuni in materia di sicurezza e infrastrutture aeroportuali, gestione del traffico aereo e servizi di navigazione.

 

Il pacchetto legislativo "Cielo unico europeo II" dovrebbe aiutare il settore aeronautico ad affrontare il raddoppio del traffico aereo previsto entro il 2020. Le sue misure dovrebbero inoltre portare a una riduzione di 16 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 grazie all'accorciamento delle distanze percorse dagli aerei. Adottando due relazioni di Marian-Jean MARINESCU (PPE/DE, RO), il Parlamento ha approvato un compromesso negoziato con il Consiglio in merito a un regolamento relativo al funzionamento e alla sostenibilità del trasporto aereo, e a un altro regolamento che tratta della sicurezza degli aeroporti, della gestione del traffico aereo e dei servizi di navigazione aerea.

 

Accrescere le prestazioni del trasporto aereo in Europa

 

Un primo regolamento - adottato con 614 voti favorevoli e 47 contrari - intende migliorare la vigente legislazione sul Cielo unico europeo definendo, in particolare, degli obiettivi vincolanti in termini di prestazioni dei servizi di navigazione aerea basati sulle politiche dell'ICAO. Gli Stati membri saranno chiamati a ricorrere a incentivi e sanzioni per indurre i prestatori di servizi aerei di navigazione a rispettare tali obiettivi. Inoltre, un'autorità nazionale indipendente dovrà essere designata per assicurare che siano raggiunti gli standard in termini di sicurezza e funzionamento.

 

Sono inoltre introdotti blocchi funzionali di spazio aereo volti a promuovere una più intensa cooperazione tra i fornitori di servizi di navigazione aerea al fine di migliorare le prestazioni e creare sinergie. Attualmente, infatti, i voli internazionale attraversano zone di controllo del traffico nazionali gestite da autorità diverse. Questo sistema porta a congestionamenti e ritardi che hanno implicano un maggior consumo di carburante e che mettono a repentaglio la sicurezza. Ora, come richiesto dal Parlamento, il nuovo regolamento sancisce che entro tre anni dalla sua entrata in vigore, dovranno essere costituiti blocchi funzionali che oltrepassino le frontiere nazionali e permettano ai controllori del traffico aereo di gestire in modo più razionale i voli. La Commissione dovrà poi designare un alto rappresentante politico incaricato di coordinare i blocchi funzionali. Dei fondi saranno resi disponibili a tal fine tramite il programma per le reti transeuropee, la BEI e lo schema di scambio di emissioni.

 

Aeroporti, gestione del traffico aereo e servizi di navigazione interna

 

Un altro regolamento - adottato con 662 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astensioni - estenderà le responsabilità dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea al fine di garantire l'applicazione di norme precise, uniformi e vincolanti in materia di sicurezza aeroportuale, di gestione del traffico aereo e dei servizi di navigazione, nonché una supervisione efficace della loro attuazione da parte degli Stati membri.

 

Tutti gli aeroporti aperti al pubblico e che operano servizi commerciali saranno soggetti alla legislazione comunitaria. Il regolamento stabilisce una serie di norme riguardo alle infrastrutture, all'equipaggiamento, alla gestione e ai dintorni dell'aerostazione. Gli operatori dovranno rispettare questi requisiti per ottenere la certificazione dell'aeroporto da parte dell'autorità nazionali. L'Agenzia europea dovrà definire i requisiti dettagliati per la certificazione e procedere a valutazione e ispezioni. Gli aeroporti militari e quelli civili con piste di lunghezza inferiore a 800 metri sono esclusi. Gli Stati membri potranno anche decidere di esentare da tali obblighi gli aeroporti con traffico inferiore a 10.000 passeggeri l'anno.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Proposta della Commissione

 

 

Riferimenti

 

Marian-Jean MARINESCU (PPE/DE, RO)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dei regolamenti (CE) n. 549/2004, (CE) n. 550/2004, (CE) n. 551/2004 e (CE) n. 552/2004 al fine di migliorare il funzionamento e la sostenibilità del sistema aeronautico europeo

&

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 216/2008 per quanto riguarda gli aeroporti, la gestione del traffico aereo e i servizi di navigazione aerea e abroga la direttiva 2006/23/CE del Consiglio

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 24.3.2009

Votazione: 25.3.2009

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Rafforzate le misure contro il buco nell'ozono


Il Parlamento ha adottato un regolamento che aggiorna, chiarisce e rafforza le norme in materia di produzione, importazione, esportazione, immissione sul mercato, uso, recupero, riciclo, rigenerazione e distruzione delle sostanze che riducono lo strato di ozono. Gli idroclorofluorocarburi (usati nei frigoriferi e negli impianti per l'aria condizionata) saranno banditi dal 2020, e il bromuro di metile - usato come disinfestante - dal marzo 2010. Ma sono previste alcune deroghe.

 

Nonostante i progressi compiuti grazie al protocollo di Montreal, la progressiva eliminazione delle sostanze che riducono lo strato di ozono (ODS) deve ancora essere completata nell'Unione europea e nel mondo. Inoltre, l'aumento di radiazioni UV-B provocato dalla riduzione dello strato di ozono rappresenta ancora «una grave minaccia per la salute umana e per l'ambiente».

 

Approvando un maxiemendamento di compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore Hans BLOKLAND (IND/DEM, NL), il Parlamento ha adottato - con 667 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astensioni - un nuovo regolamento che stabilisce le norme in materia di produzione, importazione, esportazione, immissione sul mercato, uso, recupero, riciclo, rigenerazione e distruzione di sostanze che riducono lo strato di ozono. Stabilisce inoltre norme relative alla comunicazione dei dati relativi a tali sostanze e all'importazione, esportazione, immissione sul mercato e uso di prodotti e apparecchiature che le contengono o il cui funzionamento si basa su esse.

 

Il nuovo testo intende consolidare e aggiornare le norme europee esistenti e introdurre ulteriori provvedimenti volti a ridurre ed eliminare la produzione e l'uso di ODS, ove siano disponibili alternative tecnicamente praticabili, a tutelare la salute e l'ambiente, a evitare il rischio che il ripristino dello strato di ozono venga ulteriormente ritardato e, nel contempo, a generare benefici reali in termini di cambiamenti climatici. Chiarisce poi alcune disposizioni, come quelle relative alle deroghe e alle esenzioni all'uso di ODS, e le condizioni alle quali possono essere importate ed esportate. Il regolamento si applicherà dal 1° gennaio 2010.

 

La vendita e l'uso delle sostanze cosiddette "controllate" (quelle più dannose per lo strato di ozono) dovranno essere vietati, al pari dei prodotti e delle apparecchiature che le contengono o il cui funzionamento si basa su ODS, fatte salve le eccezioni per l'uso in laboratorio e le disposizioni particolari per gli idroclorofluorocarburi, il bromuro di metile, l'halon per usi critici e le sostanze usate come agenti di fabbricazione.

Idroclorofluorocarburi: produzione azzerata nel 2020

 

Gli idroclorofluorocarburi sono usati essenzialmente negli impianti di raffreddamento (frigoriferi e attrezzature per l'aria condizionata). L'attuale normativa prevede che la produzione di idroclorofluorocarburi cessi, progressivamente, dopo il 31 dicembre 2025 (dal 2008 al 2014 non deve superare il 35% dei volumi prodotti nel 1997). Il compromesso raggiunto accelera il processo e anticipa il phase out: tra il 2010 e il 2013 la produzione non potrà superare il 35% di quella del 1997, tra il 2014 e il 2016 non dovrà eccedere il 14%, e tra il 2017 e il 2019 non potrà andare oltre il 7%. Dal 2020 non potranno essere più prodotti idroclorofluorocarburi.

 

Delle disposizioni particolari sono previste per l'uso in laboratorio e per altre utilizzazioni. Saranno inoltre ammesse deroghe temporanee qualora non vi fossero alternative tecnicamente e economicamente percorribili.

 

Bromuro di metile

 

Il bromuro di metile è stato impiegato essenzialmente come fumigante per la disinfestazione, soprattutto nelle colture protette, nel vivaismo e nella produzione di sementi, ma anche per la disinfestazione del suolo, delle derrate alimentari, delle partite di legname, per le derattizzazioni e per le applicazioni di quarantena e trattamenti anteriori al trasporto. La vendita di bromuro di metile è vietata dal 2005, con alcune eccezioni.

 

In forza al compromesso, il bromuro di metile potrà essere immesso sul mercato e utilizzato, a determinate condizioni, fino al 18 marzo 2010 (al posto del 31.12.2014 proposto dalla Commissione) solo per applicazioni di quarantena e trattamenti anteriori al trasporto e per il trattamento di beni destinati all'esportazione. Ma dovrà essere utilizzato unicamente in siti approvati dalle autorità competenti dello Stato membro interessato e, se tecnicamente ed economicamente fattibile, a condizione che almeno l'80% del bromuro di metile rilasciato dalla spedizione sia recuperato.

 

Inoltre, è ricondotta la possibilità per la Commissione di autorizzare temporaneamente, su richiesta dell'autorità competente di uno Stato membro, la produzione, l'immissione sul mercato e l'uso di bromuro di metile in caso di emergenza e se ciò è necessario a seguito della diffusione imprevista di particolari parassiti o malattie. L'autorizzazione potrà applicarsi per un periodo non superiore a 120 giorni e per un quantitativo non superiore a 20 tonnellate metriche e dovrà prevedere misure specifiche per ridurre le emissioni durante l'uso.

 

Halon per usi critici

 

L'halon è una sostanza utilizzata soprattutto nei dispositivi antincendi. Il regolamento stabilisce il bando e il ritiro degli estintori che lo contengono. Tuttavia, il compromesso consente la commercializzazione di tale sostanza, previa autorizzazione delle autorità competenti, per «usi critici». Ad esempio, negli aerei (per la protezione dei compartimenti dell’equipaggio e degli scomparti merci) o per l’inertizzazione dei serbatoi, e in veicoli militari terrestri e in navi da guerra per la protezione degli spazi occupati dal personale e dei compartimenti motore. Oppure per l'inertizzazione delle aree in cui potrebbe verificarsi la fuoruscita di liquidi e/o gas infiammabili (nel settore militare, petrolifero, del gas e petrolchimico e nelle navi mercantili esistenti), di centri di comunicazione e di comando esistenti indispensabili per la sicurezza del paese o negli spazi in cui possa esservi il rischio di dispersione di sostanze radioattive o, infine, nel tunnel sotto la Manica.
 

Recuperare dagli apparecchi e distruggere le sostanze vietate

 

Entro il 1° gennaio 2010, la Commissione dovrà rendere disponibile per le autorità doganali degli Stati membri un elenco di prodotti e apparecchiature che possono contenere sostanze controllate o il cui funzionamento si basa su tali sostanze, e i codici della nomenclatura combinata.

 

Inoltre, le sostanze contenute in apparecchiature di refrigerazione e di condizionamento d'aria e pompe di calore, apparecchiature contenenti solventi o sistemi di protezione antincendio ed estintori dovranno essere recuperate, nel corso delle operazioni di manutenzione e riparazione delle apparecchiature o prima che tali apparecchiature siano smantellate o eliminate, per essere distrutte, riciclate o rigenerate. Le sostanze controllate e le apparecchiature dovranno essere distrutte unicamente mediante tecnologie approvate (elencate in un allegato) o, in alcuni casi, con le tecnologie più ecocompatibili che non comportino costi eccessivi.

 

Le imprese dovranno anche adottare tutte le misure precauzionali praticabili per evitare e ridurre al minimo fughe ed emissioni di sostanze controllate in base a precise disposizioni fissate dal regolamento.

 

Link utili

 

Maxiemendamento di compromesso
Comunicazione della Commissione - Completare l'eliminazione delle sostanze che riducono lo strato di ozono Legiferare meglio: costruire su 20 anni di successi
Sintesi della valutazione d'impatto
Attuale regolamento sulle sostanze che riducono lo strato di ozono (2037/2000) - testo consolidato
Sito della Commissione sulla protezione dello strato di ozono

 

 

Riferimenti

 

Hans BLOKLAND (IND/DEM, NL)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle sostanze che riducono lo strato di ozono (rifusione)

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 24.3.2009

Votazione: 25.3.2009

 

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