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RESOCONTO

 

10 febbraio 2010

Strasburgo

 

 

 



 

 

Fondi UE per rinnovare gli alloggi delle comunità emarginate


Il Parlamento ha adottato un regolamento che permetterà alle comunità emarginate di tutti gli Stati membri di beneficiare dei fondi europei per la ristrutturazione, il rinnovo o la sostituzione delle loro abitazioni.

 

Con 588 voti favorevoli, 57 contrari e 16 astensioni, il Parlamento ha adottato un testo di compromesso negoziato con il Consiglio che modifica il regolamento sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) al fine di estendere a tutti gli Stati membri la possibilità di ricorrere ai finanziamenti UE per ristrutturare, rinnovare o sostituire le abitazioni esistenti delle comunità emarginate che vivono nelle zone urbane o rurali. Questa possibilità era finora riservata ai 12 Stati membri che hanno aderito all'UE nel 2004 e nel 2007.

 

Più in particolare, le spese per l'edilizia abitativa (eccettuate le spese per i miglioramenti dell'efficienza energetica e per l'utilizzo di energie rinnovabili) sono ammissibili per le zone colpite o minacciate dal deterioramento fisico e dall'esclusione sociale negli Stati membri che hanno aderito all'Unione europea il 1° maggio 2004 o successivamente e "nell'ambito di un'operazione di sviluppo urbano integrato o di un asse prioritario". In tutti gli Stati membri sono invece ammissibili soltanto "nell'ambito di un approccio integrato per le comunità emarginate".

 

L'allocazione per l'edilizia abitativa può ammontare a un massimo del 3% della dotazione del FESR destinata ai programmi operativi interessati ovvero al 2% della dotazione totale del FESR. Le spese potranno essere destinate al rinnovo delle parti comuni in alloggi multifamiliari esistenti e al rinnovo e cambio d'uso di edifici di proprietà di autorità pubbliche o di operatori senza scopo di lucro da destinare a famiglie a basso reddito o a persone con esigenze particolari. Nei "vecchi" Stati membri, gli interventi potranno comprendere il rinnovo e la sostituzione degli edifici esistenti.

 

 

Link utili

 

Testo di compromesso
Scheda procedurale
Scheda del relatore

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Rafforzare le politiche di parità tra i sessi


Promuovere l'imprenditorialità femminile, colmare il divario retributivo tra uomini e donne, garantire i servizi di assistenza a bambini e anziani, rivedere il congedo di maternità e introdurre quello di paternità. E' quanto propone il Parlamento per garantire la parità di genere e conciliare meglio lavoro e famiglia. Chiede poi l'istituzione di "quote rosa", di adottare una direttiva per la lotta alle violenze sulle donne e di garantire un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto.

 

Approvando con 381 voti favorevoli, 253 contrari e 31 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Marc Tarabella (S&D, BE) che sottolinea l'importanza di "rafforzare le politiche di parità tra i sessi" rilevando la necessità di "un maggior numero di azioni concrete e di nuove politiche".

 

Deplorando che i piani di ripresa economica "si concentrino principalmente sui posti di lavoro in cui prevalgono gli uomini", i deputati incoraggiano gli Stati membri a promuovere l'imprenditorialità femminile nel settore industriale e "a fornire assistenza finanziaria, strutture di consulenza professionale e una formazione appropriata alle donne che fondano imprese". Pongono l'accento, inoltre, sulla necessità di valorizzare, sostenere e rafforzare il ruolo delle donne nell'economia sociale e invitano la Commissione e gli Stati membri a prestare attenzione alla situazione dei coniugi coadiuvanti – nell'artigianato, nel commercio, nell'agricoltura, nella pesca e nelle piccole imprese a conduzione familiare.

 

Il Parlamento osserva poi che il differenziale retributivo medio tra donne e uomini "stagna a un livello importante (tra il 14% e il 17,4%) dal 2000", nonostante le numerose misure attuate e gli impegni assunti. Chiede quindi alla Commissione per quali motivi non ha ancora presentato una proposta legislativa sulla revisione della legislazione vigente sull'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne.

 

Il Parlamento esorta le istituzioni UE e gli Stati membri a fare in modo che la crisi economica e finanziaria "non conduca a limitazioni delle prestazioni e dei servizi sociali, soprattutto per quanto riguarda la custodia dei bambini e l'assistenza agli anziani". Anche perché l'accesso a tali servizi "è essenziale per assicurare una partecipazione paritetica degli uomini e delle donne al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione" e per una "migliore conciliazione tra vita professionale e vita privata".

 

Pur sottolineando l'importanza della proposta di revisione della direttiva 92/85/CEE relativa al congedo di maternità, i deputati ritengono che questa "non sia sufficientemente ambiziosa" per quanto riguarda la promozione della conciliazione tra lavoro e famiglia per gli uomini e le donne. Invitano inoltre la Commissione a sostenere "qualsiasi iniziativa volta all'introduzione di un congedo di paternità a livello europeo".
 

Ritengono infatti che il congedo di maternità debba essere associato a quello di paternità "per garantire alla donna una maggiore tutela nel mercato del lavoro e combattere così gli stereotipi esistenti nella società in merito all'uso di tale congedo".

 

Quote rosa per i posti di responsabilità nelle imprese e in politica

 

Il Parlamento chiede agli Stati membri e alle parti sociali di promuovere una presenza più equilibrata tra donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, dell'amministrazione e degli organi politici". Sollecitando pertanto "la definizione di obiettivi vincolanti per garantire la pari rappresentanza di donne e uomini", sottolinea "gli effetti positivi dell'uso delle quote elettorali sulla rappresentanza delle donne".

 

In proposito, si compiace della decisione del governo norvegese di aumentare ad almeno il 40% dei membri il numero di donne nei consigli di amministrazione delle società private e di imprese pubbliche, e invita la Commissione e gli Stati membri "a considerare l'iniziativa norvegese come un esempio positivo e a progredire nella stessa direzione".

 

D'altro canto, i deputati sottolineano con favore che la quota di deputate al Parlamento europeo è passata dal 32,1% al 35% rispetto alla scorsa legislatura, la quota delle presidenti di commissioni parlamentari è passata dal 25 % al 41 % e che la proporzione delle Vicepresidenti del Parlamento europeo è passata dal 28,5 % al 42,8 %. Sostengono poi che la percentuale di donne tra i commissari designati (pari al 33% del totale), "raggiunta con grandi difficoltà", rappresenti "il minimo assoluto". Rilevando quindi che la composizione della Commissione "dovrebbe rispecchiare meglio la diversità della popolazione europea, anche sotto il profilo uomo-donna", invitano gli Stati membri, in occasione delle future nomine, a proporre due candidati – un uomo e una donna – in modo da agevolare la formazione di una Commissione più rappresentativa.

 

Violenza contro le donne e diritti sessuali

 

Nel chiedere a undici Stati membri, tra cui l'Italia, di ratificare senza indugio la convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani, il Parlamento insiste sull'importanza di lottare contro la violenza nei confronti delle donne. Notando che nell'Unione approssimativamente tra il 20 e il 25% di donne subiscono violenze fisiche nella loro vita adulta e più del 10% sono vittime di violenza sessuale, invita la Commissione ad avviare l'elaborazione di una proposta di direttiva globale sulla prevenzione e la lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, compresa la tratta. Appoggia inoltre le proposte della Presidenza spagnola concernenti il varo del mandato europeo di protezione delle vittime e l'istituzione di un numero di telefono di soccorso alle vittime identico in tutta l'Unione europea.

 

I deputati insistono poi sul fatto che le donne "dovrebbero avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto". Insistono anche sul fatto che le donne "devono godere di un accesso gratuito alla consultazione in tema di aborto e, pertanto, sostengono le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi della salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili. Infine, invitano gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva.

 

Link utili

 

Portale della Commissione europea sulla parità uomo/donna
Parità tra donne e uomini - 2010 (Relazione della Commissione europea)
Direttiva 2006/54/CE riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego

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Sanzioni UE contro paradisi fiscali e fuga di capitali
 


Potenziare l’azione dell’UE e adottare misure concrete e immediate, incluse sanzioni, contro i paradisi fiscali, l'evasione fiscale e la fuga illecita di capitali. E’ quanto chiede il Parlamento auspicando l’applicazione dello scambio automatico delle informazioni nell'UE e con i paesi terzi e la promozione di accordi antifrode. Raccomanda anche la creazione di un sistema di incentivi per recuperare i crediti fiscali transfrontalieri e di una base imponibile comune per i gruppi industriali.

 

Approvando con 554 voti favorevoli, 46 contrari e 71 astensioni la relazione di Leonardo Domenici (S&D, IT), il Parlamento "condanna fermamente il ruolo svolto dai paradisi fiscali nell'incoraggiare e nel trarre profitto dall'evasione fiscale, dall'elusione fiscale e dalla fuga di capitali". Esortando pertanto gli Stati membri "a considerare prioritaria" la lotta contro questi fenomeni, invita l'UE "a potenziare la sua azione e ad adottare misure concrete e immediate, ad esempio sanzioni, contro i paradisi fiscali, l'evasione fiscale e la fuga illecita di capitali".

 

Propone anche l'istituzione di un registro pubblico dell'UE “che elenchi i nomi delle persone e delle imprese che hanno creato società e aperto conti in paradisi fiscali”, con lo scopo di svelare i veri beneficiari celati dietro alle società off-shore. Esorta inoltre l'Unione europea ad adottare misure che impediscano l'abuso del "principio di residenza" mediante regimi di domicilio e proprietà fittizi che consentono alle holding senza attività o alle società di comodo di evitare ai loro proprietari effettivi di pagare le tasse nel loro paese di domiciliazione. L’UE dovrebbe inoltre adottare un approccio comune all'applicazione di misure anti-abuso, che sia “efficace, equo e coerente con il concetto di costruzione di puro artificio”.

 

Lo scambio automatico d'informazioni per combattere l’evasione fiscale

 

Per i deputati, una buona governance fiscale - intesa come trasparenza, scambio di informazioni a tutti i livelli, efficace cooperazione transfrontaliera e concorrenza fiscale leale - è "un elemento chiave per la ricostruzione dell'economia globale dopo il crollo finanziario del 2008". A tale riguardo, sottolineano che, al posto del segreto bancario, "si dovrebbe prevedere, in ogni caso, uno scambio automatico di informazioni in tutti gli Stati membri e i territori dipendenti".

 

Il Parlamento ritiene poi che la commercializzazione, nell'Unione europea, di fondi alternativi domiciliati in un paese terzo debba essere subordinata al rispetto delle norme di buona governance fiscale, nonché all'effettiva applicazione - sulla base di norme giuridicamente vincolanti - del principio dello scambio automatico di informazioni.
 

I deputati ricordano che la lotta contro i paradisi fiscali e l'evasione fiscale potrà avere successo “solo se verranno applicate a tutti le stesse regole". In proposito, ritengono che la direttiva 2003/48/CE sulla tassazione dei redditi da risparmio "costituisca un passo positivo verso la creazione di un quadro globale per lo scambio automatico di informazioni". Ritengono peraltro che le disposizioni di tale direttiva dovrebbero essere estese a Singapore, Hong Kong, Macao, Dubai, Nuova Zelanda, Ghana e ad alcuni stati degli USA, che sono "un luogo privilegiato per gli evasori fiscali". Lo scambio automatico di informazioni, d'altra parte, agevolerebbe "il recupero dei capitali trasferiti all'estero in modo illecito".

 

Una reale politica dell'UE in materia di buona governance fiscale

 

I deputati ritengono che vi sia “necessità di coerenza e di una reale politica dell'Unione europea in materia di buona governance fiscale” e che la sua credibilità dipenda anche dalla sua volontà "di prendere misure rigorose innanzitutto contro i paradisi fiscali esistenti sul proprio territorio”. Esortano quindi l’UE ad esaminare diverse forme di sanzioni e incentivi per promuovere la buona governance fiscale, "quali un prelievo speciale sui movimenti da o verso giurisdizioni non cooperative, il mancato riconoscimento, all'interno dell'Unione europea, dello status giuridico delle società create in giurisdizioni non cooperative e il divieto per le istituzioni finanziarie dell'Unione europea di stabilire o mantenere filiali e consociate in giurisdizioni non cooperative".

 

Il Parlamento raccomanda poi la creazione "di un adeguato sistema di incentivi per il recupero di crediti fiscali transfrontalieri", al fine di aumentare l'attuale tasso di recupero del 5%. Al riguardo, suggerisce, di ripartire equamente le entrate derivanti dalla riscossione delle imposte non pagate tra l'amministrazione che recupera crediti fiscali per conto di uno Stato membro richiedente e l'amministrazione di quest’ultimo.

 

Sottolineando la necessità di coordinare le politiche degli Stati membri per rafforzare l'applicazione delle norme anti-evasione, il Parlamento ricorda che l'introduzione di una base imponibile consolidata comune contribuirebbe ad affrontare i problemi relativi alla doppia imposizione e al prezzo di trasferimento all'interno di gruppi. Inoltre, per meglio identificare i prezzi di transazione inesatti e le tecniche di evasione fiscale più frequentemente utilizzate, propone che la Commissione dia priorità a una più estesa applicazione del metodo dei profitti comparabili, “spostando così il raggio del controllo dei prezzi di trasferimento dal livello della transazione a quello dell'impresa”.

 

Promuovere accordi anti-frode con i paesi terzi

 

Il Parlamento invita inoltre tutte le parti interessate ad accelerare la conclusione dell'accordo anti-frode con il Liechtenstein e chiede che sia conferito un mandato alla Commissione per negoziare accordi analoghi con Andorra, Monaco, San Marino e Svizzera. Al contempo, gli Stati membri dovrebbero rivedere i loro accordi fiscali bilaterali con i paesi terzi.

 

Pur accogliendo con favore i primi progressi compiuti in materia di buona governance fiscale a seguito delle iniziative adottate in altre sedi internazionali, il Parlamento ritiene tuttavia che gli impegni assunti dal G-20 sino ad oggi "non siano sufficienti ad affrontare le sfide poste dall'evasione fiscale, dai paradisi fiscali e dai centri offshore". Invita poi l'OCSE a coinvolgere la Commissione nella revisione inter pares del Forum mondiale, "in particolare per quanto riguarda l'identificazione delle giurisdizioni non cooperative e lo sviluppo di una procedura per valutare la conformità e l'attuazione di contromisure dissuasive".

I deputati rilevano infine l’esigenza di rivedere le attuali norme contabili internazionali per aumentare la trasparenza e, al riguardo, chiedono che con i conti annuali delle società siano divulgate le informazioni contabili relative ai paradisi fiscali per ciascun paese. L’UE dovrebbe anche garantire la coerenza nell'attuazione, a livello europeo e internazionale, delle norme in materia di vigilanza prudenziale, imposizione fiscale e riciclaggio di denaro nonché di lotta contro il terrorismo.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione sulla promozione della buona governance in materia fiscale
Direttiva 2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (testo consolidato)

 
 

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