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RESOCONTO

 

9 - 10 marzo 2010

Strasburgo

 

 

 



 

 

Più libertà di movimento nell'UE per i titolari di visti di lunga durata


Un cittadino di un paese terzo titolare di visto per soggiorni di lunga durata rilasciato da uno Stato membro sarà autorizzato a recarsi negli altri Stati membri per tre mesi per semestre, alle stesse condizioni del titolare di permesso di soggiorno. E' quando prevede il regolamento adottato dal Parlamento che dovrebbe entrare in vigore entro il 5 aprile. La libertà di circolazione non dovrebbe portare rischi aggiuntivi per la sicurezza grazie ai sistemi di controllo e di allerta previsti.

 

Il fatto che uno studente a cui è concesso un visto per frequentare un corso in Belgio non possa recarsi in una biblioteca specializzata nei Paesi Bassi per ottenere informazioni utili alla sua tesi di laurea o non sia autorizzato a visitare Barcellona in un fine settimana "è semplicemente inaccettabile" secondo il relatore, Carlos Coelho (PPE, PT). "Questo è un esempio di quanto possono diventare assurde certe situazioni".

 

In base all'attuale diritto comunitario, infatti, i titolari di visti di lunga durata in un paese UE - come ad esempio studenti che intendono effettuare un viaggio di studio, oppure scienziati e accademici, familiari di alcuni cittadini di paesi terzi e cittadini dell'Unione europea - non sono autorizzati a recarsi in altri Stati membri durante il loro soggiorno e non possono transitare in altri Stati, quando tornano nel loro paese d'origine, in quanto questo non è previsto dalla convenzione di Schengen.

 

Con 562 voti favorevoli, 29 contrari e 51 astensioni, il Parlamento ha adottato un nuovo regolamento che consente ai titolari di visti di lunga durata (oltre tre mesi) di godere degli stessi diritti, e alle stesse condizioni, di coloro che detengono un permesso di soggiorno valido nell'area Schengen. Potranno quindi recarsi in un altro Stato membro per un massimo di tre mesi ogni semestre.

 

Inoltre, qualora un cittadino di un paese terzo fosse autorizzato da uno Stato membro a soggiornare sul suo territorio per un periodo superiore a un anno, il visto per soggiorni di lunga durata deve essere sostituito prima della scadenza della sua validità con un titolo di soggiorno.

 

Nessun rischio aggiuntivo per la sicurezza

 

Gli stranieri in possesso di un titolo di soggiorno rilasciato da uno degli Stati membri e di un documento di viaggio valido possono "circolare liberamente" nel territorio degli altri Stati membri, sempreché "non figurino nell'elenco nazionale delle persone segnalate dello Stato membro interessato".
 

Inoltre, le norme sulla consultazione del sistema d'informazione Schengen e degli altri Stati membri in caso di segnalazione quando si procede al trattamento di una domanda di permesso di soggiorno dovranno applicarsi anche al trattamento delle domande di visto per soggiorni di lunga durata. Così facendo, la libera circolazione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata negli altri Stati membri "non dovrebbe costituire per questi ultimi un rischio aggiuntivo in termini di sicurezza".

 

Un cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel territorio di uno Stato membro è irregolare e che è in possesso di un permesso di soggiorno valido o di un'altra autorizzazione che conferisca il diritto di soggiornare rilasciati da un altro Stato membro, quale un visto per soggiorni di lunga durata, deve recarsi immediatamente nel territorio di quest'ultimo.

 

Entrata in vigore e deroghe

 

Questo regolamento entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (che dovrebbe avvenire entro il 5 aprile 2010, quando entrerà in vigore il Codice comunitario dei visti). Le norme sul rilascio dei visti di lunga durata restano immutate.

 

Il Regno Unito, l'Irlanda e la Danimarca non prendono parte all'adozione di questo regolamento e non debbono garantirne l'applicazione. La Danimarca, tuttavia, ha sei mesi di tempo per decidere se trasporre queste nuove norme nel suo diritto nazionale.

 

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Emendamento di compromesso

 

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Sanzioni e incentivi per garantire l'attuazione della strategia UE 2020


Il Parlamento sollecita un approccio ambizioso alla crisi attraverso un maggior coordinamento delle politiche economiche nazionali, unito a sanzioni e incentivi per garantire l'attuazione della "strategia UE 2020". Chiede poi di assicurare la stabilità dell'euro, intensificare la vigilanza finanziaria, completare il mercato unico e sostenere le PMI. Occorre promuovere la formazione, riformare i sistemi di sicurezza sociale e aumentare la flessibilità dei lavoratori e dell'età pensionabile.

 

Approvando con 462 voti favorevoli, 140 contrari e 58 astensioni una risoluzione sostenuta da PPE, S&D e ALDE, il Parlamento rileva anzitutto che la caduta del PIL del 4%, il crollo della produzione industriale e un totale di più di 23 milioni di disoccupati "rappresentano un disastro sotto il profilo umano ed economico". La strategia di Lisbona, pertanto, "non ha dato i risultati auspicati", anche a causa dell'assenza di incentivi efficaci e di strumenti vincolanti a livello comunitario.

 

Ritenendo quindi che la strategia UE 2020 dovrebbe fornire un approccio alla crisi economica "ambizioso, più coerente e mirato", il Parlamento esorta l'abbandono del "metodo aperto di coordinamento" e chiede di ricorrere a tutte le pertinenti disposizioni del trattato di Lisbona "per coordinare le riforme economiche e i piani d'azione degli Stati membri". Invita poi la Commissione a proporre nuove misure e "possibili sanzioni" per gli Stati membri che non attuano la strategia UE 2020 e incentivi per quanti invece lo fanno. I governi dovrebbero anche indicare come utilizzano i fondi UE per conseguire gli obiettivi stabiliti, mentre i finanziamenti dell'Unione "dovrebbero essere subordinati ai risultati e alla compatibilità con gli obiettivi della strategia".

 

Coordinare le politiche economiche e intensificare la vigilanza finanziaria

 

Il Parlamento rileva che il consolidamento di bilancio e le politiche economiche devono essere "strettamente coordinate" al fine di rafforzare la crescita, creare occupazione e assicurare la futura stabilità dell'euro. Giudicando "inopportuna" l'assenza di meccanismi per salvaguardare la stabilità dell'euro, ritiene che gli Stati membri debbano conformarsi ai criteri del patto di stabilità e di crescita, "cercando al contempo un equilibrio tra la riduzione dei disavanzi nazionali, gli investimenti e le esigenze sociali".

 

I deputati sottolineano poi la necessità di un supervisore europeo unico per assicurare un'efficace vigilanza micro e macroprudenziale, "prevenendo in tal modo crisi future". Rilevano inoltre l'esigenza di istituire un sistema bancario europeo efficace, "in grado di finanziare l'economia reale e di assicurare che l'Europa rimanga a livello mondiale uno dei maggiori centri finanziari e una delle principali economie".
 

Completare il mercato unico e sostenere le PMI

 

Mettendo in luce come il mercato unico contribuisca considerevolmente alla prosperità europea, i deputati chiedono al Consiglio e alla Commissione di presentare proposte ai fini del suo completamento. Plaudono, peraltro, all'assegnazione a Mario Monti del compito di proporre idee nuove ed equilibrate per spronare il mercato comune europeo.

 

Il Parlamento ritiene inoltre che la Commissione avrebbe dovuto porre maggiormente l'accento sulla promozione e il sostegno delle piccole e medie imprese e giudica necessarie ulteriori proposte volte a ridurre il carico burocratico e promuovere idee innovative. Sottolinea poi che, per avere successo, la strategia 2020 dovrebbe concentrarsi sulla promozione delle PMI e sull'occupazione "non solo nel settore del commercio e dei servizi, ma anche in quelli industriale e agricolo". Occorre poi una legislazione che incoraggi l'imprenditorialità e un migliore accesso delle PMI ai finanziamenti.

 

Piena occupazione ed economia sociale di mercato

 

I deputati esortano l'attuazione delle riforme necessarie per perseguire "l'obiettivo della piena occupazione sostenibile e di elevata qualità". In tale contesto,  ritengono che l'UE debba mettere in atto un programma sociale ambizioso volto, tra la l'altro, a conciliare l'occupazione con le responsabilità di assistenza, ridurre l'abbandono scolastico precoce, favorire l'apprendimento permanente, prevenire la "fuga di cervelli", promuovere l'eccellenza e sviluppare una rete di università di primo piano. Esortano poi la Commissione a presentare una strategia per combattere la disoccupazione giovanile.

 

L'UE dovrebbe inoltre "creare mercati del lavoro inclusivi e competitivi mediante la ristrutturazione dei sistemi di sicurezza sociale e una maggiore flessibilità per i lavoratori, in combinazione con adeguate indennità di disoccupazione a breve termine e un appropriato sostegno al reinserimento professionale". Al contempo, occorrono politiche in materia di apprendimento permanente e un'età pensionabile più flessibile (se i lavoratori così scelgono) per far fronte all'invecchiamento della popolazione.

 

Promuovere l'innovazione per favorire la crescita

 

Il Parlamento sollecita la Commissione a presentare una proposta di bilancio ambiziosa per portare a buon fine la strategia UE 2020, ritenendo che quello attuale "non rifletta adeguatamente il fabbisogno finanziario per affrontare le sfide del XXI secolo".

 

In tale contesto, chiede anche di mantenere nella nuova strategia, sia per il bilancio dell'UE che per i bilanci nazionali, l'obiettivo della strategia di Lisbona del 3% del PIL a favore della R&S. La Commissione è poi invitata a presentare una proposta "per accrescere l'efficienza della ricerca europea semplificando le strutture esistenti, riducendo il carico burocratico e creando un clima di investimenti più favorevole alla ricerca e all'innovazione nel settore pubblico e in quello privato".
 

Implicare il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali

 

I deputati ritengono infine necessaria l'elaborazione di un accordo interistituzionale che includa l'impegno da parte del Consiglio di non modificare la strategia 2020 nei prossimi anni senza prima aver consultato il Parlamento. Sottolineano poi la necessità di una cooperazione migliore con i parlamenti nazionali e la società civile.

 

Link utili

 

Valutazione della Commissione sulla strategia di Lisbona

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Una tassa sulle operazioni finanziarie per coprire i costi della crisi


Il Parlamento sollecita una posizione comune dell'UE in ambito G20 riguardo a una tassa sulle operazioni finanziarie volta a coprire i costi della crisi, per l'economia reale e per stabilizzare il sistema bancario. Invitando la Commissione a valutare le possibili opzioni, precisa che tale tassa non deve ridurre la competitività dell'UE od ostacolare la crescita. Rileva poi l'esigenza di garantire al settore bancario la capacità di finanziare investimenti nell'economia reale.

 

In una risoluzione adottata con 536 voti favorevoli, 80 contrari e 33 astensioni il Parlamento europeo rileva che i leader del G20 "hanno la responsabilità collettiva di attenuare l'impatto sociale della crisi" e che una tassa sulle operazioni finanziarie "potrebbe contribuire a coprire i costi generati dalla crisi". Ritiene quindi che l'Unione europea debba concordare una posizione comune in ambito del G20 riguardo alle modalità con cui "il settore finanziario potrebbe fornire un contributo equo e sostanziale alla copertura degli eventuali oneri da esso generati per l'economia reale o che sono associati agli interventi governativi finalizzati a stabilizzare il sistema bancario".

 

Valutare vantaggi e svantaggi della tassa

 

Nell'intento di giungere a una posizione coerente dell'UE, i deputati chiedono alla Commissione di elaborare, con sufficiente anticipo rispetto al prossimo vertice del G20, una valutazione d'impatto della tassazione delle operazioni finanziarie a livello mondiale, "esaminandone vantaggi e svantaggi". 

 

In tale contesto, la Commissione è invitata a considerare attentamente una serie di parametri come, ad esempio, le esperienze passate in materia - "soprattutto in termini di evasione fiscale e migrazione di capitali" - e il loro impatto sui singoli investitori e sulle PMI.  Dovrebbe inoltre valutare i vantaggi e gli svantaggi dell'introduzione di una tale tassa nella sola Unione europea, rispetto a una sua introduzione a livello globale e alla situazione attuale.

 

Il Parlamento ritiene inoltre che la Commissione dovrebbe analizzare il potenziale di generare entrate sostanziali rispetto ad altre fonti di gettito fiscale, i costi di riscossione e la distribuzione dei ricavi tra i paesi, quantificando l'aumento dei costi di transazione in tutti i mercati potenzialmente interessati. Ritiene anche necessario concepire la tassa sulle operazioni finanziarie in modo da attenuare gli effetti collaterali negativi solitamente associati alle imposte indirette sulla raccolta di capitali. La tassa, inoltre, dovrebbe "contribuire alla stabilizzazione dei mercati finanziari" e prevenire una futura crisi finanziaria prendendo di mira alcuni tipi di operazioni "indesiderabili", che dovrebbero essere definite dalla Commissione.
 

Non minare la competitività e la capacità di finanziamento delle banche

 

Il Parlamento sottolinea, comunque, che qualunque soluzione "deve assolutamente evitare di ridurre la competitività dell'Unione europea o di ostacolare gli investimenti sostenibili, l'innovazione e la crescita, che sono vantaggiosi per l'economia reale e la società". Rileva poi l'importanza di tenere conto della necessità che il settore bancario "crei capitali sani, garantendo la sua capacità di finanziare investimenti nell'economia reale, nonché di prevenire l'eccessiva assunzione di rischi".

 

Infine, i deputati invitano la Commissione e il Consiglio a valutare il potenziale di diverse opzioni fiscali per le transazioni finanziarie "ai fini del contributo al bilancio dell'Unione europea" e in quale misura le opzioni in esame possano essere utilizzate anche come meccanismi finanziari innovativi per sostenere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la loro attenuazione nei paesi in via di sviluppo, nonché per finanziare la cooperazione allo sviluppo.

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Conflitto di Gaza: rispetto dei diritti umani e accertamento delle responsabilità


Il rispetto dei diritti umani è condizione essenziale per una pace giusta e duratura in Medio Oriente. E' quanto afferma il Parlamento chiedendo all'UE di sostenere l'attuazione delle raccomandazioni della relazione Goldstone sul conflitto di Gaza e l'accertamento delle responsabilità per i presunti crimini di guerra. Sollecita anche le parti a svolgere indagini indipendenti e a non ostacolare l'attività delle ONG. A fronte della crisi umanitaria chiede l'apertura dei valichi di frontiera.

 

Approvando con 335 voti favorevoli, 287 contrari e 43 astensioni una risoluzione sostenuta da S&D, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL, il Parlamento sottolinea nuovamente l'importanza "di raggiungere una pace giusta e duratura in Medio Oriente, e tra israeliani e palestinesi in particolare".

 

In proposito, i deputati rilevano che il rispetto del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale sui diritti umani da parte di tutti e in qualsiasi circostanza è elemento essenziale "di un processo di pace che porti a due Stati che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza" e costituisce un prerequisito "per il conseguimento di una pace giusta e duratura nel Medio Oriente".

 

Il Parlamento reitera l'invito rivolto alla Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri a impegnarsi affinché l'Unione europea "adotti una ferma posizione comune sul seguito da dare alla relazione sulla missione d'inchiesta" del giudice Goldstone sul conflitto a Gaza e nel sud di Israele iniziato il 27 dicembre 2008 e terminato il 18 gennaio 2009.

 

A suo parere, UE e Stati membri dovrebbero chiedere pubblicamente "l'attuazione delle sue raccomandazioni e l'accertamento della responsabilità per tutte le violazioni del diritto internazionale, tra cui i presunti crimini di guerra". La Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante UE e gli Stati membri dovrebbero inoltre "monitorare attivamente l'attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione Goldstone mediante la consultazione delle missioni esterne dell'UE e delle ONG del settore".

 

I deputati esortano entrambe le parti a svolgere, entro cinque mesi, indagini "che soddisfino gli standard internazionali di indipendenza, imparzialità, trasparenza, tempestività ed efficacia", in linea con le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottate il 5 novembre 2009 e il 26 febbraio 2010. Rilevano poi che "la responsabilità e la credibilità dell'Unione europea e dei suoi Stati membri richiedono che l'Unione controlli in modo esauriente tali indagini".
 

Sottolineando l'importanza della cooperazione tra le autorità ufficiali e le organizzazioni non governative nelle indagini di follow-up e nell'attuazione delle raccomandazioni contenute nella relazione Goldstone, i deputati invitano le autorità di tutte le parti ad "astenersi da qualsiasi azione che possa avere un impatto negativo sulle attività di tali organizzazioni".

 

Infine, il Parlamento rileva che la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza "si è ulteriormente aggravata a causa dell'embargo, che è in violazione del diritto internazionale umanitario". Accoglie pertanto con favore l'invito fatto dal Consiglio, in data 8 dicembre 2009, "per un'apertura immediata, sostenuta e incondizionata dei valichi".

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Ridurre gli oneri amministrativi che gravano sulle piccole imprese


Le piccole imprese potrebbero essere esentate dall'obbligo di redigere conti annuali. E' quanto sostiene il Parlamento in merito alla proposta di revisione della direttiva sulle norme contabili applicabili alle 'microentità'. Spetterebbe a ogni Stato membro concedere tali esenzioni, tenendo presente l'impatto che avrebbe la direttiva. Le piccole imprese mantengono comunque l'obbligo di tenere un registro delle loro operazioni commerciali e della situazione finanziaria.

 

Approvando con 445 voti a favore, 196 contrari e 21 astensioni la relazione di Klaus-Heiner Lehne (PPE, DE), il Parlamento si è pronunciato sulla proposta di direttiva che consentirebbe agli Stati membri di semplificare gli obblighi in materia di informativa finanziaria a carico delle microentità, al fine di accrescerne la competitività e realizzare il loro potenziale di crescita. Le modifiche intendono ridurre gli oneri amministrativi, garantendo allo stesso tempo una tutela adeguata e l'informazione delle parti in causa.

 

Le microentità, infatti, sono attualmente soggette alle stesse norme che si applicano alle grandi imprese e, col tempo, è emerso che le complesse norme in materia di informativa finanziaria a esse applicate non sono proporzionate alle loro specifiche esigenze contabili e generano oneri finanziari, oltre a ostacolare l'uso efficiente dei capitali a fini produttivi.

 

Il raggio d'azione delle microimprese commerciali, secondo il relatore, "è generalmente limitato al mercato regionale e locale e non hanno alcun impatto transfrontaliero sul mercato unico europeo, sarebbe quindi logico non vincolarle al rispetto delle norme sul mercato interno". Circa 7,2 milioni di imprese dell'UE sono soggette a regole di informativa ai sensi delle direttive contabili dell'Unione europea. Di queste, 5,4 milioni (circa il 75%) sono "microentità", quali fiorai o fornai.

 

L'esenzione dall'obbligo di redigere conti annuali si applicherebbe alle aziende che soddisfano due dei seguenti criteri: bilancio totale inferiore a 500.000 euro, fatturato netto inferiore a 1.000.000 di euro e/o media di 10 dipendenti nel corso dell'esercizio in questione.

 

Per il Parlamento europeo gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di scegliere o meno di esentare le micro-imprese, "tenendo conto in particolare della situazione a livello nazionale riguardante il numero di società" che rientrano in questi criteri.

 

Per rispondere alle preoccupazioni secondo cui tale esenzione potrebbe ostacolare l'organizzazione interna e ridurre la trasparenza e l'accesso alle informazioni, il Parlamento precisa che sulle microentità dovrebbe continuare a incombere l'obbligo di mantenere registrazioni che indichino le transazioni commerciali e la situazione finanziaria della società "quale criterio minimo", cui gli Stati membri potrebbero aggiungere ulteriori obblighi.
 

Nel corso del dibattito il relatore ha sottolineato che la proposta è rimasta bloccata in sede di Consiglio ed ha quindi rivolto un appello alla minoranza di blocco affinché riconsideri la sua posizione.

 

Il Parlamento chiede comunque che, nel 2010, venga effettuata una revisione generale della quarta e della settima direttiva sul diritto societario.

 

 

Link utili

 

Direttiva 78/660 relativa ai conti annuali di taluni tipi di società (testo consolidato)
Testo della relazione
Proposta della Commissione

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Rafforzare la legittimità democratica della politica estera e di sicurezza dell'UE


L'Unione deve rafforzare la propria autonomia strategica e portare avanti una valida ed efficace politica estera di sicurezza e difesa. E' quanto sostiene il Parlamento esprimendo la propria determinazione ad esercitare il suo potere di bilancio e il suo controllo democratico per vigilare su queste politiche, incluse le modalità di finanziamento del servizio di azione esterna dell'Unione europea.

 

Approvando con 592 voti a favore, 66 contrari e 11 astensioni la relazione di Gabriele Albertini (PPE, IT), i deputati sottolineano che, con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, emerge la necessità di accrescere la legittimità democratica delle attività svolte nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC), attraverso, per esempio, una sistematica consultazione del Parlamento prima di avviare qualsiasi missione della politica comune di sicurezza e difesa (PESD).

 

Il Parlamento, inoltre, chiede maggiori poteri di controllo sulla nomina e sul mandato conferito ai rappresentanti speciali dell'UE (RSUE), sottolineando la necessità di tenere conto di una adeguata rappresentanza di entrambi i generi. Ritiene inoltre che la commissione competente dovrebbe essere consultata dall'Alto rappresentante in merito alle nomine dirigenziali del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Annuncia, peraltro, che intende invitare alcuni RSUE e capi delegazione a comparire dinanzi alla commissione parlamentare in occasione della loro nomina.

 

Visti gli accresciuti poteri di bilancio del parlamento, i deputati chiedono di rivedere e ampliare i vigenti accordi interistituzionali al fine di garantire la corretta ed efficace applicazione delle procedure di bilancio e di consultazione per la PESC e la PESD. Sollecitano inoltre un ampliamento dell'accesso alle informazioni sensibili (classificate come "top secret", segrete o confidenziali).

 

I deputati esprimono preoccupazione per le conseguenze del sottofinanziamento della Rubrica del bilancio "L'UE come attore globale" e, dunque, sulla sua capacità di portare avanti una politica estera "credibile e proattiva". Il Parlamento sottolinea poi la necessità di dotare l'Unione dei mezzi finanziari necessari ai fini di una risposta "coerente ed adeguata alle sfide globali impreviste". A questo proposito, auspica di essere consultato in merito alle procedure per la concessione di un rapido accesso agli stanziamenti del bilancio dell'Unione destinati al finanziamento urgente di iniziative PESC e di prendervi pienamente parte.

 

Tra alcune delle tematiche specifiche affrontate dalla relazione figura quella dell'approvvigionamento energetico in Europa. In proposito, dicendosi "preoccupato" in merito al ripetersi delle crisi del gas, il Parlamento si compiace della firma posta al progetto Nabucco. Sottolinea poi l'importanza di "garantire la sicurezza energetica  dell'Unione europea mediante la promozione di un corridoio meridionale per la fornitura di greggio, anche attraverso l'oleodotto paneuropeo Costanza-Trieste".
 

La relazione di Arnaud Danjean (PPE, FR) - adottata con 480 voti favorevoli, 111 contrari e 64 astensioni - illustra come il trattato di Lisbona influirà sulla PESD.

 

Il Parlamento chiede una maggiore autonomia strategica dell'Unione europea e sottolinea la legittimità e l’utilità di istituire un Consiglio della difesa nel quadro del Consiglio degli affari esteri, e reitera la richiesta di creare un centro operativo permanente dell’Unione, posto sotto l’autorità dell'Alto rappresentante/Vicepresidente, incaricato della pianificazione operativa e della condotta delle operazioni militari. Insiste infine sulla necessità di istituire "quanto prima" l'Accademia europea per la sicurezza e la difesa, come deciso dal Consiglio nel dicembre 2008.

 

Scudo antimissile nel dialogo continentale

 

I deputati ritengono che la nuova versione dello scudo antimissile prospettata dall'amministrazione americana debba essere studiata e verificata in modo approfondito e debba tenere in considerazione una visione comune dei paesi europei per la protezione dell'Europa dalle minacce balistiche, favorendo la partecipazione dell'industria di difesa europea alla realizzazione dello scudo.

 

Il Parlamento ribadisce poi la sua preoccupazione di fronte alla situazione in Iran e nella Corea del Nord e rammenta l'impegno assunto dall'Unione "di utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per prevenire, scoraggiare, sospendere e, ove possibile, annullare tutti i programmi di proliferazione che sono fonte di preoccupazione a livello mondiale". 

 

Esorta il Consiglio e la Commissione ad accrescere sostanzialmente le risorse per la partecipazione civile in Afghanistan "ai fini della credibilità e della visibilità della priorità civile dell'Unione europea agli occhi sia dei cittadini afgani sia dei partner internazionali".

 

Più rapido dispiegamento delle missioni UE

 

Il Parlamento accoglie con favore i progressi compiuti in termini di capacità militari e civili e sollecita rapidi miglioramenti per quanto riguarda i progetti intesi a una più rapida dislocazione delle missioni PESD e delle forze dell'Unione (inclusa la creazione di una flotta europea di trasporto aereo), i progetti finalizzati a una migliore informazione dei reparti militari dispiegati dall'Unione europea (compresa la nuova generazione di satelliti di osservazione) e la creazione di una sistema di monitoraggio marittimo sulla base del modello baltico (SUBCAS).

 

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