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RESOCONTO

 

9 ottobre 2008

Bruxelles

 

 

 


Nuove norme sulla vigilanza finanziaria, entro dicembre


Il Parlamento sollecita la Commissione a presentare delle proposte legislative volte ad aggiornare sistemi di regolamentazione e vigilanza finanziaria per affrontare i nuovi rischi sistemici, assicurare stabilità finanziaria, conseguire gli obiettivi dell'Unione europea e contribuire al miglioramento della governance finanziaria globale. In tale contesto avanza una serie di raccomandazioni dettagliate.

 

Approvando con 565 voti favorevoli, 47 contrari e 18 astensioni la relazione d'iniziativa legislativa stilata da Ieke van den BURG (PSE, NL) e Daniel DĂIANU (ALDE/ADLE, RO), il Parlamento sottolinea che la vigilanza finanziaria «non è rimasta al passo con l’integrazione del Mercato e l’evoluzione globale dei mercati finanziari». Occorre pertanto aggiornare gli attuali sistemi di regolamentazione e vigilanza «per affrontare i nuovi rischi sistemici, assicurare stabilità finanziaria, conseguire gli obiettivi dell'Unione europea e contribuire al miglioramento della governance finanziaria globale». Chiede quindi alla Commissione di presentare al Parlamento, entro il 31 dicembre 2008, una o più proposte legislative che coprano tale materia, sulla base di una serie di raccomandazioni dettagliate.

 

Presupposti fondamentali per accordi efficaci in materia di regolamentazione e vigilanza

 

In merito all'adeguatezza patrimoniale, il Parlamento chiede di rivedere le regole sui requisiti in materia di capitale rafforzando le disposizioni in materia di gestione del rischio, di liquidità e di esposizione in modo coerente, e garantire idonei requisiti patrimoniali per tutti i soggetti che operano sui mercati finanziari, tenendo conto nel contempo dei rischi sistemici. Occorre inoltre rafforzare la capacità di affrontare perturbazioni del mercato finanziario, garantire che le norme siano anticicliche e riformare il quadro per migliorare la gestione del rischio, nonché assicurare idonei requisiti patrimoniali per prodotti finanziari complessi e derivati. E' inoltre necessario assicurare l’informativa sulle operazioni fuori bilancio, sui veicoli di investimento strutturati (SIV) e su qualsiasi strumento di immissione di liquidità, e imporre un'adeguata valutazione dei relativi rischi.

 

Riguardo alle misure per migliorare la trasparenza, il Parlamento raccomanda di promuovere la trasparenza, la chiarezza e la disponibilità di informazioni in merito a prodotti finanziari complessi e al processo di cartolarizzazione, e di assicurare che la cartolarizzazione e il processo di rating creditizio non diano luogo a un aumento ingiustificato del valore totale del prodotto cartolarizzato, tale da superare il valore dell’attivo sottostante. Per i prodotti finanziari complessi (CFS) è invece necessario assicurare che le agenzie di rating creditizio adottino una terminologia coerente ed appropriata, che chiarisca le differenze rispettive di tali prodotti.

 

Il Parlamento raccomanda poi una serie di misure di governance. In proposito, secondo i deputati è necessario prevedere per gli istituti finanziari l’obbligo di informativa sulla loro politica di remunerazione, anche per quanto riguarda le stock option, in particolare sui pacchetti retributivi dei direttori e stabilire che le autorità di vigilanza prudenziale includano nella loro valutazione della gestione del rischio l'influenza della remunerazione, dei sistemi retributivi a premio e della tassazione, «per garantire che contengano incentivi equilibrati e non inducano ad assumere rischi estremi». E' poi raccomandato di introdurre regimi nazionali in materia di responsabilità che stabiliscano ammende appropriate ed altre sanzioni in caso di mancata conformità alla legislazione in materia di servizi finanziari, prevedendo che il personale direttivo degli istituti finanziari possa essere sospeso o interdetto dall’esercizio dell’attività nell’intero settore finanziario o in determinati suoi comparti in caso di omissione o negligenza.

 

Occorre anche varare misure che, per quanto riguarda le agenzie di rating, affrontino i conflitti di interesse, i sistemi di garanzia della qualità e l'attività di vigilanza secondo modalità coerenti con le raccomandazioni adottate da diversi enti europei e internazionali sulla questione dei possibili miglioramenti da apportare ai processi di rating creditizio, eventualmente. Più in particolare è necessario garantire che le agenzie di rating creditizio forniscano informazioni più precise in merito alle particolari caratteristiche dei prodotti di debito complessi, dei prodotti associati a crediti ipotecari e del debito tradizionale, e che le agenzie di rating applichino simboli differenziati al rating dei prodotti di debito complessi, dei prodotti associati a crediti ipotecari e del debito tradizionale.

 

Stabilità finanziaria e misure in materia di rischio sistemico

 

Le proposte legislative richieste dal Parlamento dovranno anche avere l'obiettivo di disciplinare la stabilità finanziaria e rischi sistemici, mettendo a punto basi dati, scenari e politiche future in materia di vigilanza macroprudenziale e stabilità finanziaria unitamente a un sistema di allerta precoce e provvedendo a che la Banca centrale europea (BCE), il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e il Comitato per la vigilanza bancaria del SEBC (BSC) assumano un ruolo attivo nella loro promozione, elaborazione ed esercizio.

 

Dovrà poi essere promossa l’introduzione di disposizioni per la prevenzione e la gestione delle crisi a livello di UE in funzione delle necessità e si dovrà assicurare che le norme UE sulle garanzie di deposito siano riviste con urgenza per evitare arbitraggi tra i livelli di garanzia negli Stati membri che potrebbero aumentare la volatilità e minare la stabilità finanziaria invece di aumentare la sicurezza e la fiducia dei depositanti. Dovrebbero anche garantire condizioni uniformi di concorrenza per gli istituti finanziari. Il livello dei rimborsi dovrebbe essere notevolmente aumentato e la loro disponibilità per i clienti al dettaglio in caso di insolvenza di istituti finanziari dovrebbe essere assicurata entro tempi ragionevoli anche in situazioni transfrontaliere. Occorre anche promuovere norme analoghe per le garanzie assicurative, e assicurare la diversificazione del mercato.

 

Quadro di vigilanza

 

Il Parlamento chiede che, entro la fine del 2008 un regolamento imponga l’istituzione di collegi di vigilanza per i gruppi maggiori o le maggiori holding finanziarie transfrontaliere operanti nell'Unione europea. Il regolamento dovrà contenere chiari criteri per individuare i gruppi e le holding finanziarie transfrontaliere in relazione alle quali tali collegi saranno obbligatori. In caso di consistente presenza del gruppo nei paesi terzi, sarebbe opportuno evitare di creare strutture parallele: gli organi di vigilanza del paese terzo potrebbero essere invitati a partecipare, per quanto ragionevolmente praticabile. I collegi dovranno essere costituiti da rappresentanti delle autorità nazionali di vigilanza responsabili della vigilanza prudenziale, tenendo conto della quota di mercato del gruppo in uno Stato membro, del volume delle operazioni transfrontaliere, della consistenza e del valore degli attivi. All’interno dell'UE, occorrerà prevedere la raccolta, lo scambio e l'accesso alle informazioni rilevanti tra i membri del collegio e tra tutte le autorità di vigilanza interessate, promuovendo disposizioni per intensificare al massimo lo scambio di informazioni con le autorità di vigilanza dei paesi terzi.

 

Entro la stessa data, inoltre, un regolamento dovrà rafforzare e chiarire lo status e le responsabilità dei Comitati Lamfalussy di livello 3, conferendo a questi ultimi uno status giuridico conforme ai suoi compiti, nonché coordinare e razionalizzare l’azione delle varie autorità di vigilanza settoriali, ampliandone i compiti e attribuendo loro adeguate risorse finanziarie ed umane. I comitati Lamfalussy di livello 3 dovranno avere il compito di assicurare la convergenza in materia di vigilanza e la parità di condizioni nell'attuazione e applicazione della legislazione UE.

 

Un'altra proposta dovrà dettare disposizioni in materia di vigilanza sulla stabilità finanziaria a livello dell'UE. Tali norme dovranno assicurare l’efficace raccolta ed analisi di informazioni micro e macro prudenziali per l’individuazione precoce di potenziali rischi alla stabilità finanziaria, ed inserirsi nel lavoro globale in materia di stabilità finanziaria. Le disposizioni in questione dovranno permettere agli organi di vigilanza e alle banche centrali dell’UE di rispondere prontamente intervenendo come “forza di reazione rapida” alle situazioni di crisi aventi un impatto sistemico sull'Unione europea.

 

 

Riferimenti

 

Ieke van den BURG (PSE, NL) e Daniel DĂIANU (ALDE/ADLE, RO)

Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sul seguito della procedura Lamfalussy: futura struttura della vigilanza

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Salute: promuovere prevenzione e stili di vita sani
 

Il Parlamento chiede di intensificare gli sforzi volti alla prevenzione sanitaria, ma senza creare un clima che impedisca la nascita di bambini con malattie croniche o con disabilità, e di promuovere stili di vita sani. E' anche necessario garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari e accrescere la sensibilizzazione sulla salute riproduttiva. Occorre poi attribuire particolare attenzione ai disabili nonché combattere la resistenza agli antibiotici e la contraffazione dei medicinali.

 

Approvando con 554 voti favorevoli, 23 contrari e 21 astensioni la relazione di Alojz PETERLE (PPE/DE, SI), il Parlamento sottolinea che la salute «è una delle cose più preziose» e ricorda che, in base alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche e che deve essere garantito un livello elevato di protezione della salute umana. Si compiace quindi del Libro bianco della Commissione su una strategia comunitaria in materia di salute per il periodo 2008-2013 e ne appoggia «i valori, i principi, gli obiettivi strategici e le iniziative specifiche». Tuttavia raccomanda l'adozione di obiettivi specifici quantificabili e misurabili il cui conseguimento produca risultati tangibili.

 

I deputati ritengono peraltro che l'assistenza sanitaria necessita del sostegno di politiche efficaci in tutti i settori e a tutti i livelli, negli Stati membri e nell'UE ("La salute in tutte le politiche") nonché a livello globale. Propongono poi alla Commissione di stabilire come obiettivo prioritario la riduzione delle disuguaglianze e delle iniquità evitabili fra Stati membri, nonché tra i diversi gruppi sociali e fasce della popolazione. Nel sottolineare poi che la salute «è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non coincide con una semplice assenza di malattie o infermità», rilevano anche la necessità di prestare maggiore attenzione alla dimensione psicosomatica di molte malattie e alle cause più profonde dell’aumento del numero di persone affette da depressione e altri disturbi mentali.

 

La prevenzione prima di tutto

 

Il Parlamento sottolinea la necessità di intensificare notevolmente gli sforzi per la prevenzione delle malattie e per le vaccinazioni, anche perché la spesa sanitaria in questo campo può configurarsi come «un investimento che potrebbe essere valutato in termini di anni di vita in buona salute». Sollecita pertanto la Commissione a elaborare un piano ambizioso di azioni preventive per tutto il quinquennio. In tale contesto, sottolinea l’importanza di realizzare programmi di screening «ben organizzati, completi ed efficaci» al fine di agevolare l’individuazione precoce e il trattamento immediato delle malattie, riducendo in tal modo la mortalità e la morbilità ad esse associate.

 

Al contempo, tuttavia, rileva che «il desiderio di prevenire le malattie non deve condurre a un clima nella società che impedisca la nascita di bambini con malattie croniche o con disabilità». Chiede quindi alla Commissione di promuovere misure concrete di assistenza ai genitori di bambini con tali problemi. Richiama peraltro l’attenzione della Commissione e degli Stati membri sulla necessità di sostenere la ricerca e promuovere la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento adeguato delle malattie croniche, «al fine di assicurare il benessere e la qualità di vita dei malati».

 

Promuovere stili di vita sani

 

Il Parlamento sottolinea che le iniziative volte a promuovere stili di vita sani nelle famiglie, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura, nei luoghi di lavoro e di divertimento «siano essenziali per consentire una prevenzione efficace delle malattie e una buona salute mentale». Rilevando che, in questo esercizio, la famiglia «è di vitale importanza», si compiace quindi dell'intenzione della Commissione di promuovere la salute e la prevenzione delle malattie fra tutte le fasce di età. Incoraggiando tutti i settori della società «a condurre stili di vita sani», ritiene necessario porre in evidenza le questioni chiave connesse con la salute, come l'alimentazione, l'obesità, l'attività fisica, il consumo di alcol, di sostanze stupefacenti e di tabacco, nonché i rischi ambientali, fra cui l'inquinamento atmosferico, anche perché «il 40% della spesa in materia sanitaria è connessa a stili di vita non salutari».

 

Più in generale, i deputati enfatizzano l'importanza di promuovere programmi di alfabetizzazione sanitaria lungo tutto l’arco della vita e chiedono maggiori investimenti nella ricerca per individuare le strategie più appropriate per affrontare la questione nei diversi gruppi di popolazione. A questo proposito, sottolineano la necessità di migliorare l'informazione delle donne per quanto riguarda i rischi legati al consumo di alcol, di stupefacenti e di tabacco durante la gravidanza e l'allattamento.

 

Sistemi sanitari sostenibili

 

Il Parlamento rileva che i diritti dei cittadini in materia di accesso all'assistenza sanitaria e la responsabilità del cittadino nei confronti della propria salute «debbano essere fondamentali nel quadro di un'UE che impone norme elevate in materia sanitaria e di sicurezza alimentare». In tale contesto, la Commissione dovrebbe prestare un'attenzione particolare alla questione della sostenibilità dei sistemi sanitari nonché al ruolo e alla responsabilità dell'industria farmaceutica. Ritiene infatti che sistemi di sanità solidali sono un elemento essenziale del modello sociale europeo e i servizi sociali e sanitari «adempiono ad un obiettivo di interesse generale, contribuendo grandemente alla giustizia e alla coesione sociale». D'altro canto, osserva che l'invecchiamento della popolazione aumenta la necessità di cure mediche e sanitarie ed esercita pressioni sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. 

 

Al contempo, i deputati ritengono che vadano rispettate le competenze degli Stati membri nel campo della salute e la loro libertà di decidere che tipo di servizi sanitari ritengano adeguati, nella stretta osservanza del principio di sussidiarietà. E ciò comprende il rispetto per le differenze dei sistemi gestionali e per gli approcci specifici scelti dagli Stati membri nell’integrare la prestazione pubblica e privata di servizi sanitari. Per questioni di carattere etico, è anche precisato, «resta nella sfera di competenza degli Stati membri valutare se una determinata prestazione costituisca o meno un servizio sanitario».
 

Il Parlamento sottolinea peraltro che il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro, «dovrebbe essere considerato un principio guida nel campo della salute», soprattutto nell’ambito delle donazioni e dei trapianti di cellule, tessuti e organi. D'altro canto, rileva la necessità di accrescere la sensibilizzazione del pubblico sulla salute riproduttiva e sessuale, «per prevenire gravidanze indesiderate e il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili e ridurre i problemi sociali e di salute causati dall'infertilità».

 

Un'attenzione particolare per i disabili

 

Il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi a favore dell'elaborazione di orientamenti per una definizione comune della disabilità, tale da comprendere le persone con patologie croniche o ammalate di cancro. E sollecita quindi gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a intervenire quanto prima per inserire dette persone nella loro definizione nazionale di disabilità. Chiede inoltre che sia garantita in via prioritaria la parità di accesso delle persone disabili all'assistenza sanitaria e che siano accordati fondi per rispondere a tale obiettivo. Riconosce poi che le persone che assistono i malati «svolgono un ruolo di importanza vitale» e chiede quindi politiche volte a sostenerle.

 

Combattere la resistenza agli antibiotici

 

La resistenza agli antibiotici «è un problema europeo», dato che i frequenti spostamenti, inclusi quelli turistici, aumentano il rischio di diffondere batteri resistenti, e risulta quindi opportuno monitorare l’utilizzo inappropriato di antibiotici e incoraggiarne un uso prudente. Il Parlamento chiede quindi misure efficaci per combattere la resistenza agli antibiotici, tra cui misure che prevedano l’obbligatorietà della prescrizione medica per gli antibiotici, linee guida per ridurne la prescrizione limitandola ai casi in cui il loro uso si rende effettivamente necessario, sforzi per migliorare gli esami marcatori al fine di incoraggiare un uso più cauto degli antibiotici e, ove del caso, codici di igiene.

 

D'altro canto, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a riconoscere la positività delle cure termali per il recupero e mantenimento dello stato di salute della popolazione e a sostenere lo sviluppo di e-Health, di nuove tecnologie nel campo dell'assistenza sanitaria e di innovazioni a livello di dispositivi medici dettate dalle esigenze degli utilizzatori.

 

Una convenzione internazionale sulla contraffazione dei medicinali

 

Compiacendosi degli orientamenti proposti dalla Commissione europea per combattere efficacemente la contraffazione dei medicinali, i deputati la incoraggiano a promuovere l'elaborazione di una convenzione internazionale in materia oppure l'aggiunta di un protocollo addizionale alla Convenzione ONU contro la delinquenza organizzata transnazionale (Convenzione di Palermo).

 

Salute e sicurezza sul luogo di lavoro

 

Approvando una serie di emendamenti presentati dal PSE, l'Aula sottolinea che il settore della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro «è un settore in cui l'UE ha chiaramente la competenza di agire». In tale ambito, chiede alla Commissione di presentare le necessarie iniziative, tenendo conto delle richieste del Parlamento, riguardo all'istituzione di obiettivi per la riduzione delle malattie occupazionali nella strategia UE in materia.
 

Dovrebbe inoltre proporre una direttiva sui disordini muscoloscheletrici, una revisione della direttiva sulle sostanze cancerogene e misure per affrontare il problema sempre maggiore della violenza imputabile a terzi. Infine, ritiene che nelle pertinenti direttive andrebbero incluse le sostanze tossiche per la riproduzione e presi in considerazione i gravi rischi per i lavoratori del settore sanitario derivanti dalla manipolazione di aghi e altri strumenti medici taglienti. 

 

Link utili

 

Libro Bianco della Commissione - Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013
Decisione 1350/2007/CE che istituisce un secondo programma d’azione comunitaria in materia di salute (2008-2013)

 

 

Riferimenti

 

Alojz PETERLE (PPE/DE, SI)

Relazione su "Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013"

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Un reddito minimo per garantire l'inclusione sociale


Chiedendo un approccio organico per l'inclusione sociale, il Parlamento incoraggia gli Stati membri a prevedere un sistema di reddito minimo garantito corredato di un pacchetto di misure di supporto. Sollecita poi regimi previdenziali che motivino a cercare nuove opportunità di lavoro e la riduzione della pressione fiscale sui redditi medi. Auspicando l'eliminazione della povertà infantile e del fenomeno dei senzatetto, chiede di assicurare l’accesso a servizi di qualità.

 

Approvando con 540 voti favorevoli, 57 contrari e 32 astensioni la relazione di Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE), il Parlamento saluta con favore l’approccio della Commissione all’inclusione sociale attiva, considerando che la finalità generale di tali politiche deve essere quella di dare attuazione ai diritti fondamentali per «permettere alla gente di vivere dignitosamente e di partecipare alla vita sociale e lavorativa». Rileva inoltre che le politiche di inclusione sociale attiva debbano esercitare un impatto decisivo sull'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, sia per quanti hanno un'occupazione ("i lavoratori poveri") che per quanti non svolgono un'attività lavorativa remunerata.

 

I deputati ritengono che un approccio più organico all’inclusione sociale attiva debba fondarsi su una serie di principi comuni, tra i quali figurano un legame con mercati del lavoro inclusivi, un collegamento a un migliore accesso a servizi di qualità, il mainstreaming di genere, l'anti-discriminazione e la partecipazione attiva, nonché il  sostegno al reddito. A quest'ultimo proposito, reputano opportuno che gli Stati membri, «nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità», definiscano i meccanismi di reddito garantito, i connessi benefici e l'assistenza sociale, che dovrebbero essere facilmente accessibili ed assicurare risorse sufficienti, corredati di un piano strategico per le politiche di inclusione sociale.

 

Garantire a tutti un reddito sufficiente che permetta di condurre una vita dignitosa

 

Il Parlamento, più in particolare, «incoraggia gli Stati membri a prevedere un meccanismo di reddito minimo garantito per l'inclusione sociale» e li esorta allo scambio di buone prassi. Riconosce, peraltro, che, laddove l'assistenza sociale è fornita, gli Stati membri «hanno il dovere di garantire che i cittadini comprendano quali siano i loro diritti e siano in grado di ottenerli». Si rammarica inoltre del fatto che taluni Stati membri «sembrino ignorare» la raccomandazione 92/441/CEE del Consiglio, che riconosce il "diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana".

 

Per i deputati, l’adeguatezza dei sistemi di reddito minimo «costituisce una condizione preliminare per un’Unione europea fondata sulla giustizia sociale e sulle pari opportunità per tutti». Esortano quindi gli Stati membri a garantire che venga assicurato un reddito minimo adeguato nei periodi senza lavoro o in quelli tra un lavoro e l’altro, con particolare attenzione ai gruppi di donne su cui incombono responsabilità aggiuntive. Il Consiglio dovrebbe inoltre introdurre un obiettivo UE per la retribuzione minima (stabilita in sede legislativa o di contrattazione collettiva a livello nazionale, regionale o di settore) «in modo da assicurare un reddito pari ad almeno il 60% della media pertinente» (nazionale, settoriale, ecc) oltre a concordare un calendario di attuazione di tale obiettivo in tutti gli Stati membri.

 

Il Parlamento sottolinea inoltre che i meccanismi di retribuzione minima andrebbero integrati da un pacchetto di misure di supporto che comprenda agevolazioni per l'inclusione sociale, ad esempio in materia di assistenza abitativa, nonché un sostegno all'istruzione, alla formazione e alla riqualificazione professionale e all'apprendimento permanente. Come pure misure di sostegno al reddito per contribuire a coprire i relativi costi per i singoli e i nuclei familiari, in modo tale da garantire il soddisfacimento delle esigenze di vita e di apprendimento permanente, in particolare delle persone sole, delle famiglie monoparentali e delle famiglie numerose. Insistendo sul fatto che l’obiettivo primario dei meccanismi di sostegno al reddito deve essere quello di sottrarre la gente alla povertà e consentir loro di vivere in modo dignitoso, invita la Commissione a verificare l'efficacia, ai fini della lotta alla povertà, del reddito minimo incondizionato per tutti.

 

La Commissione dovrebbe anche fornire una relazione dettagliata che indichi se i regimi di aiuti sociali negli Stati membri (meccanismi di reddito garantito e benefici connessi, indennità di disoccupazione, invalidità e superstiti, sistemi di pensione obbligatori e complementari, prestazioni di prepensionamento) garantiscano redditi al di sopra della soglia di "rischio di povertà" dell'Unione europea, pari al 60% del reddito medio nazionale. In tale contesto, i deputati suggeriscono alla Commissione di prendere in esame l'eventualità di stabilire un metodo comune per il calcolo del livello minimo di sussistenza e del costo della vita (un paniere di beni e servizi) con lo scopo di garantire misurazioni comparabili della soglia di povertà e definire un criterio per i necessari interventi sociali.

 

Il Parlamento ritiene inoltre che gli Stati membri debbano prevedere benefici supplementari mirati per le categorie svantaggiate (persone affette da disabilità o malattie croniche, genitori soli o famiglie con molti figli) tali da coprire determinate spese accessorie connesse (come ad esempio il sostegno personale, l'uso di strutture specifiche e l'assistenza medica e sociale), stabilendo tra l'altro livelli di prezzi accessibili per i medicinali per le categorie sociali svantaggiate. Sottolinea poi la necessità di assicurare pensioni di invalidità e di anzianità di livello dignitoso.

 

Politiche occupazionali per i mercati del lavoro inclusivi sul piano sociale

 

I deputati concordano con la Commissione nel ritenere che il fatto di avere un impiego è il miglior modo di evitare la povertà e l'esclusione sociale, ma che ciò «non costituisce sempre una garanzia», visto che secondo le statistiche ufficiali l'8% dei lavoratori dell'Unione sono a rischio di povertà. Nell’Unione, inoltre, 20 milioni di persone sono colpite dalla povertà nonostante abbiano un impiego, ossia il 6% della popolazione totale e il 36% della popolazione attiva sono a rischio di povertà pur avendo un lavoro. Nell'esortare nuovamente gli Stati membri a definire una legislazione sul minimo salariale quale parte integrante dell’inclusione attiva, li invitano anche ad attuare in modo più efficace l'attuale legislazione comunitaria nei settori dell'occupazione e degli affari sociali.

 

Il Parlamento sottolinea che la percentuale di lavoro a tempo parziale nell'Unione è del 31% per le donne e del 7,4% per gli uomini e rileva che le prime sono quindi maggiormente esposte al rischio di cadere nella povertà, soprattutto se anziane, «in quanto le pensioni per i lavori a tempo parziale sono spesso insufficienti a condurre una vita indipendente». Ritiene poi che, per l'inclusione attiva nel mercato del lavoro, le fasce più svantaggiate necessitino di misure specifiche.

 

D'altro canto reputa che i regimi di previdenza sociale dovrebbero motivare attivamente le persone a cercare nuove opportunità di lavoro incoraggiando al contempo l'apertura al cambiamento riducendo le perdite di reddito e fornendo possibilità di istruzione. Esorta quindi i responsabili politici a utilizzare il concetto di flessicurezza nelle loro politiche improntate al principio del "making work pay". Il Parlamento invita inoltre gli Stati membri ad alleggerire la pressione fiscale non solo su chi ha i redditi più bassi ma anche su chi ha redditi medi «per evitare che i lavoratori cadano nella spirale del basso salario», e a scoraggiare il ricorso al lavoro non dichiarato. Chiede poi di eliminare le barriere «che impediscono di accedere al mercato del lavoro al partner lavorativamente inattivo di una coppia di conviventi non sposati».

 

Commissione e Stati membri sono anche invitati ad elaborare un approccio coerente, a livello dei sistemi educativi degli Stati membri nell'Unione, ai processi di orientamento professionale basato su formule di tutoraggio simili che consentano ai giovani di conseguire una formazione in settori orientati al lavoro, scelti dagli interessati quale parte del loro percorso di carriera. I sistemi di formazione dovrebbero inoltre essere basati sul riconoscimento reciproco dei diplomi e dei certificati professionali e dovrebbero includere l'insegnamento linguistico al fine di eliminare le barriere alla comunicazione all'interno dell'Unione.

 

Eliminare la povertà infantile

 

Il Parlamento sottolinea l'importanza di un approccio globale alla sicurezza materiale e al benessere dei minori - fondato sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino (UNCRC) - affinché le famiglie, specialmente le famiglie numerose, possano beneficiare di un livello di reddito sufficiente ad assicurare ai figli un alloggio e un regime alimentare adeguati nonché l'accesso a servizi sanitari, sociali e educativi di elevata qualità. Le esigenze fondamentali dell'infanzia, peraltro, «dovrebbero avere la precedenza sulle considerazioni di ordine finanziario degli Stati membri». Sollecita quindi gli Stati membri a ridurre la povertà infantile del 50% entro il 2012, a misurare tale riduzione utilizzando indicatori che non siano soltanto economici e a destinare risorse sufficienti per il conseguimento di tale obiettivo.

 

Assicurare servizi di qualità e garantirne l’accesso alle categorie vulnerabili

 

Per i deputati, i regimi previdenziali obbligatori e integrativi, i servizi sanitari e i servizi sociali di interesse generale «devono svolgere una funzione di prevenzione e di coesione sociale, facilitare l'inclusione sociale e salvaguardare i diritti fondamentali». Rilevano quindi la necessità di garantire ai bisognosi lo sviluppo di servizi di assistenza a lungo termine di elevata qualità e accessibili anche sotto il profilo economico e di assicurare a coloro che forniscono l'assistenza delle misure di sostegno.

 

Tutti i servizi di interesse generale, ivi comprese le industrie di rete, come ad esempio quelle dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell'energia e altri servizi di pubblica utilità e servizi finanziari, devono svolgere «un ruolo importante nel garantire la coesione sociale e territoriale e   contribuire all'inclusione attiva». I deputati incoraggiano quindi la Commissione e gli Stati membri a rafforzare gli obblighi di servizio universale (ad es. nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi postali) al fine di ampliare l'accessibilità, anche sotto il profilo economico, dei servizi essenziali nonché a rafforzare alcuni obblighi mirati di servizio universale in modo da venire incontro alle categorie vulnerabili e svantaggiate nella società.

 

Visto che l'accesso ai beni e ai servizi «dovrebbe essere un diritto per tutti i cittadini dell'Unione», il Parlamento plaude pertanto alla proposta della Commissione di una direttiva orizzontale che completi la direttiva 2000/78/CE e che copra tutte le forme di discriminazione in settori della vita diversi da quello lavorativo, inclusa la discriminazione basata sulla disabilità, sull'età, sulla religione o sulle convinzioni personali e sull'orientamento sessuale.

 

Il Parlamento invita il Consiglio a deliberare l'impegno da parte dell'UE ad eliminare il fenomeno dei senza dimora entro il 2015 e invita gli Stati membri a sviluppare politiche integrate atte a garantire l'accesso a un alloggio di qualità a costi contenuti per tutti. Sollecita inoltre gli Stati membri a definire dei piani di "emergenza inverno" nel quadro di una più ampia strategia per i senzatetto e a istituire agenzie che si occupino di rendere disponibili e accessibili alloggi per le categorie vittime della discriminazione. Chiede infine alla Commissione di sviluppare una definizione quadro su scala UE del problema dei senzatetto e di fornire aggiornamenti annuali sulle azioni intraprese e sui progressi compiuti negli Stati membri per porre fine a questo fenomeno.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione economica
Comunicazione della Commissione - Un rinnovato impegno a favore dell'Europa sociale: rafforzamento del metodo di coordinamento aperto per la protezione sociale e l'integrazione sociale
Sintesi della valutazione d'impatto

 

 

Riferimenti

 

Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE)

Relazione sulla promozione dell’inclusione sociale e la lotta contro la povertà, inclusa la povertà infantile, nell'Unione europea

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Il Parlamento adotta i simboli dell'UE


La bandiera blu stellata, l'inno alla gioia e il motto "uniti nella diversità" sono stati riconosciuti e fatti propri dal Parlamento europeo. I deputati hanno infatti approvato una modifica del regolamento interno dell'Assemblea per disciplinare l'uso di questi simboli proposti nel progetto di Costituzione.

 

Approvando con 503 voti favorevoli, 96 contrari e 15 astensioni la relazione di Carlos Carnero Gonzales (PSE, ES), il Parlamento ha deciso di esporre la bandiera con un cerchio di dodici stelle dorate su sfondo blu in tutti i suoi locali e in ogni sala di riunione e in occasione di tutti gli eventi ufficiali.

 

L'inno alla gioia, tratto dalla Nona sinfonia di Beethoven, sarà eseguito all'inizio di ogni seduta costitutiva che segue le elezioni europee e in altre sedute solenni, in particolare per dare il benvenuto ai Capi di Stato o di governo o per accogliere i nuovi deputati nel quadro di un allargamento.

 

Il motto "Unita nella diversità" sarà riprodotto su tutti documenti ufficiali del Parlamento.

 

Infine, il Parlamento celebrerà il giorno dell'Europa il 9 maggio.

 

L'Ufficio di presidenza dovrà anche valutare ulteriori utilizzazioni dei simboli all'interno del Parlamento e stabilire le disposizioni dettagliate per l'attuazione di questa decisione.

 

 

Riferimenti

 

Carlos CARNERO GONZÁLEZ (PSE, ES)

Relazione sull'inserimento, nel regolamento del Parlamento europeo, di un nuovo articolo 202 bis, concernente l'uso da parte del Parlamento dei simboli dell'Unione

Procedura: Regolamento

Dibattito: 8.10.2008

Votazione:9.10.2008

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Acqua: rinnovare le reti e allineare le tariffe al suo reale valore


Il Parlamento sollecita il rinnovo delle infrastrutture e delle tecnologie che promuovano un uso più efficiente dell'acqua e riducano le perdite di rete, ricorrendo anche ai fondi strutturali UE. Chiede poi una politica tariffaria che, rispecchiando il reale valore dell'acqua, induca i consumatori a ridurre gli sprechi. Auspica anche un sistema volontario d'etichettatura
sul consumo d'acqua nella fabbricazione dei prodotti e l'esame dell'impatto del consumo di biocombustibili.

 

Approvando con 594 voti favorevoli, 45 contrari e 12 astensioni la relazione di Richard SEEBER (PPE/DE, AT), il Parlamento sottolinea la necessità di integrare la questione dell'acqua in tutte le politiche e di definire un approccio realmente integrato per affrontare tale questione, anche mediante gli strumenti finanziari e giuridici dell'UE, coinvolgendo in tale processo tutti i livelli politici (nazionale, regionale e locale).

 

Chiede poi alle autorità regionali e locali di cogliere le grandi occasioni che presentano i Fondi strutturali e di investire nel miglioramento o nel rinnovo di infrastrutture e tecnologie esistenti (in particolare in regioni in cui le risorse idriche sono sprecate a causa di perdite nelle condutture), compreso in particolare il ricorso a tecnologie pulite che facilitano l'uso efficiente dell'acqua (in termini di risparmi e di riutilizzazione) nei settori agricolo e industriale oltre che da parte dei consumatori privati. Più in particolare, il Parlamento insiste sul fatto che l'assegnazione di fondi destinati alle infrastrutture deve essere volta a far fronte alle azioni per migliorare la gestione e per fornire acqua di qualità a seconda delle esigenze. Tenuto conto che gli sprechi dovuti alle perdite nella rete di approvvigionamento pubblico nei centri urbani possono superare il 50%, invita le autorità locali a migliorare le reti di approvvigionamento per la distribuzione dell'acqua divenute obsolete.

 

I deputati sottolineano poi che si potrebbe risparmiare fino al 40% dell'acqua utilizzata nell'UE e, pertanto, chiedono misure concrete e incentivi finanziari per promuovere un uso dell'acqua maggiormente efficiente e sostenibile. A loro parere occorre inoltre promuovere una diffusa installazione di contatori per la misurazione del consumo d'acqua per incentivare il risparmio, il riutilizzo e il consumo efficiente e razionale. Per i deputati è anche necessario promuovere un'azione per stabilire un'efficace gerarchia tra gli impieghi dell'acqua, e ritengono che la costruzione di derivazioni per il trasporto dell'acqua sulle lunghe distanze non debba essere la soluzione al problema della carenza idrica.

 

Il Parlamento ricorda poi che la direttiva in materia di acque stabilisce che "gli Stati membri tengono conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici" e provvedono, entro il 2010, "a che le politiche dei prezzi dell'acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente". In proposito, respingendo un emendamento soppressivo avanzato dalla GUE/NGL, osserva che l'elaborazione di un'efficace politica tariffaria per le acque che rispecchi il reale valore dell'acqua potrebbe sensibilizzare i consumatori ad un utilizzo più parsimonioso della stessa. Ma precisa che l'acqua deve restare un bene pubblico e un elemento fondamentale della sovranità dei paesi, accessibile a tutti a "prezzi sociali ed ambientali" equi, tenendo specialmente presente la situazione specifica di ogni paese.

 

I deputati sottolineano la necessità di maggiori investimenti al fine di migliorare i progressi tecnici in tutti i settori economici, concentrandosi su quelli con il consumo idrico più elevato e su quelli con il maggior potenziale di risparmio idrico. In proposito rilevano che i principali utilizzatori di acqua (come le centrali elettriche) non consumano l'acqua ma la reimmettono nel ciclo dell'acqua dopo averla impiegata nei loro processi, incidendo così sulla disponibilità delle acque superficiali, sui sistemi ecologici e sulla salute pubblica, mediante l'aumento della temperatura dell'acqua.

 

Il Parlamento ricorda poi che i consumatori hanno un ruolo importante da svolgere per conseguire un uso sostenibile delle risorse idriche e invita pertanto l'UE a lanciare una campagna pubblica per sensibilizzare i cittadini sulla questione dell'acqua e per incoraggiarli a intraprendere azioni concrete. Sottolinea anche il ruolo preminente delle autorità regionali e locali e delle organizzazioni della società civile nelle campagne di sensibilizzazione e nell'organizzazione di attività educative. Invita quindi la Commissione europea a promuovere lo scambio di buone prassi tra regioni, comuni e organizzazioni della società civile in materia di risparmio.

 

I deputati ritengono poi che un sistema di etichettatura sul consumo d'acqua impiegato per la fabbricazione dei prodotti, come quello già esistente per l'efficienza energetica, «costituirebbe uno strumento appropriato per un consumo idrico più sostenibile». Tuttavia, sottolineano che tale sistema dovrebbe essere volontario, mentre le etichette e i sistemi di etichettatura esistenti dovrebbero essere tenuti in considerazione per evitare di confondere i consumatori con un'eccessiva quantità di informazioni. Nondimeno sollecitano tutte le parti interessate a sviluppare un sistema volontario per l'etichettatura della gestione sostenibile dell'acqua e a redigere programmi volontari di risparmio idrico nei vari settori economici (per esempio l'agricoltura, il turismo, l'industria manifatturiera).

 

Nel sottolineare poi la funzione svolta dalla popolazione agricola europea nella lotta contro l'erosione dei suoli e la desertificazione, il Parlamento chiede che venga riconosciuto il ruolo fondamentale del produttore europeo nella conservazione della copertura vegetale delle regioni colpite dalla siccità più persistente o minacciate dalla sabbia trascinata dal vento. In proposito rileva il vantaggio che determinano, in modo particolare, le colture permanenti, i frutteti e i vigneti, i pascoli e le colture silvicole mediante la raccolta dell'acqua. Sottolinea, d'altro canto, che la produzione di biocombustibili farà aumentare la domanda di elevate quantità d'acqua ed evidenzia la necessità di monitorare attentamente l'impatto del consumo di biocombustibili e di riesaminare regolarmente le politiche comunitarie e nazionali in materia. Invita poi la Commissione ad appoggiare gli Stati membri nel rimboschimento delle zone che sono colpite ciclicamente dalla siccità e dagli incendi.

 

I deputati, infine, raccomandano che il meccanismo comunitario di protezione civile preveda la possibilità di intervenire nelle situazioni di crisi determinate dall'estrema siccità e sollecitano vivamente il Consiglio ad adottare senza indugio una decisione sulla proposta di regolamento sul Fondo di solidarietà dell'UE, allo scopo di perfezionare la definizione dei criteri e degli eventi eleggibili, compresi gli episodi di siccità, per contrastare così i danni provocati dalle catastrofi naturali in modo più efficace, flessibile e rapido.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

 

 

Riferimenti

 

Richard SEEBER (PPE/DE, AT)

Relazione su come affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

Procedura: Iniziativa

Dibattito:8.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Lavoro nero: sanzioni e incentivi per favorire l'emersione


Il Parlamento auspica una strategia europea per lottare contro il lavoro nero e promuoverne l'emersione. Chiede anche incentivi quali l'aumento dell'aliquota di reddito non imponibile e la riduzione dei costi non salariali e degli oneri amministrativi che gravano sulle PMI. Invitando gli Stati membri ad esaminare la possibilità di introdurre salari minimi, sollecita delle sanzioni severe per i datori di lavoro che occupano manodopera in nero e la tutela dei lavoratori migranti.

 

Approvando con 479 voti favorevoli, 50 contrari e 47 astensioni la relazione di Pier Antonio PANZERI (PSE, IT), il Parlamento sottolinea anzitutto che il lavoro sommerso è un fenomeno complesso - in aumento in vari Stati membri, dove può raggiungere punte pari o superiori al 20% del PIL - che «danneggia l'economia, non tutela i lavoratori, pregiudica i consumatori, riduce il gettito fiscale e genera concorrenza sleale tra le imprese» e tra i lavoratori. I settori più colpiti dal lavoro sommerso, è rilevato, sono quelli a forte intensità di manodopera, come l'agricoltura, l'edilizia, i servizi domestici, di alloggio e ristorazione, «caratterizzati da precarietà occupazionale e condizioni salariali disagiate».

 

Una strategia europea contro il lavoro nero

 

I deputati accolgono quindi con favore l'approccio adottato dalla Commissione che pone il lavoro sommerso tra le priorità politiche dell'Unione e che richiede importanti interventi a livello comunitario e nazionale. Sostengono inoltre che la lotta al lavoro nero vada affrontata predisponendo una strategia complessiva che imprima una maggiore operatività ed incisività dell'azione comunitaria. Anche per far sì che la modernizzazione del diritto del lavoro in Europa «non rimanga pura enunciazione teorica ma si traduca in effettive politiche di qualità». La strategia, è precisato, dovrebbe essere basata su un coordinamento e una cooperazione amministrativa forti ed efficaci fra le istanze amministrative di controllo a livello nazionale, gli ispettorati del lavoro e le parti sociali, gli enti previdenziali e le autorità fiscali. A tal fine andrebbe rivista la direttiva 96/71/CE.

 

La Commissione dovrebbe considerare la creazione di una banca dati sui differenti approcci e metodologie utilizzati per misurare il lavoro sommerso al fine di promuovere lo scambio di buone prassi e il trasferimento di conoscenze e di valutare la fattibilità e la trasferibilità delle misure attuate. Gli Stati membri, d'altro canto, sono chiamati a applicare meglio la legislazione e gli standard del lavoro vigenti. Osservando che le linee politiche della Comunità in materia di lavoro sommerso «stentano a tradursi in strumenti giuridico-istituzionali ben definiti», il Parlamento sollecita poi una definizione comune di lavoro sommerso per eliminare le incertezze legate al rilevamento statistico di questo fenomeno.
 

Forti incentivi per trasformare il lavoro sommerso in economia formale

 

Il Parlamento chiede agli Stati membri di prevedere «forti incentivi» per chi si impegna a trasformare il lavoro sommerso in economia formale, inclusi «l'aumento dell'aliquota di reddito non imponibile e ... la riduzione dei costi non salariali associati all'occupazione legale». Li incoraggia poi a continuare sulla strada delle riforme dei sistemi fiscali e di sicurezza sociale, «riducendo in tal modo l'onere dell'imposizione per i lavoratori dipendenti». Dovrebbero inoltre rendere i rispettivi sistemi di tassazione e di protezione sociale quanto più possibile semplici, trasparenti e accessibili con politiche efficienti per creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. In tale contesto rileva che i contratti atipici «possano svolgere un ruolo per contribuire da un lato a far emergere i lavoratori dal lavoro in nero e dall'altro ad aumentare la stabilità del lavoro».

 

Notando il ruolo importante che i partner sociali di molti Stati membri hanno svolto per lottare contro il lavoro sommerso, i deputati invitano la Commissione europea e gli Stati membri a dare maggiore sostegno e incoraggiamento alle organizzazioni imprenditoriali e sindacali in questa lotta. Ritengono inoltre che una semplificazione o la riduzione degli oneri amministrativi, e delle procedure, soprattutto per le piccole e medie imprese, ridurrebbe il ricorso al lavoro sommerso e promuoverebbe l'attività economica nell'Unione.

 

I deputati chiedono poi una maggiore applicazione della legislazione vigente sui salari minimi in tutti gli Stati membri e sollecitano quelli che attualmente non lo prevedono a esaminare la possibilità di introdurlo, negoziando con i partner sociali secondo le prassi nazionali. Ritengono inoltre che la regolarizzazione dei rapporti di lavoro in nero debba sempre comprendere anche l'obbligo del versamento contributivo, «a condizione che gli Stati membri possano adottare misure per facilitare i necessari pagamenti da parte dei datori di lavoro». In proposito, richiamano l'attenzione sulla formula degli assegni-servizi praticata in Belgio, Germania e Francia, che permette alle famiglie di acquistare servizi per la casa a prezzi più bassi, garantendo il pagamento per mezzo dello stesso assegno-servizi dei contributi alla sicurezza sociale e delle tasse.

 

.... e sanzioni severe

 

Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di prevedere «sanzioni severe» per i datori di lavoro che, nonostante gli incentivi loro offerti, continuano a far uso del lavoro sommerso. Tuttavia, ricorda che una politica esclusivamente repressiva, se non seguita da un miglior coordinamento tra Stati membri «potrebbe concentrare il lavoro sommerso negli Stati meno strutturati e nelle economie meno regolate». Raccomanda quindi la conclusione di "accordi" a livello regionale, nazionale e locale per fornire una risposta graduale e settoriale al fenomeno del lavoro illegale e per promuovere misure che forniscano soluzioni efficaci. In proposito, invita la Commissione a proporre agli Stati membri ed ai soggetti sociali ed economici coinvolti nella lotta al lavoro non dichiarato, un "patto per l'emersione dal sommerso", volto a permettere l'emersione graduale delle attività non dichiarate. Tale patto dovrebbe coprire un periodo transitorio limitato senza il ricorso a sanzioni, allo scadere del quale si dovranno però prevedere meccanismi di inasprimento del regime sanzionatorio.

 

Tutelare maggiormente i migranti

 

Il Parlamento accoglie con favore gli sforzi profusi dalla Commissione al fine di prevedere sanzioni per i datori di lavoro di cittadini di paesi terzi soggiornanti clandestinamente, anche se lamenta la mancanza di misure volte a combattere lo sfruttamento dei cittadini dei paesi terzi che risiedono regolarmente nell'Unione. Inoltre, esprime preoccupazione per il fatto che si stiano approntando misure repressive prima ancora di aver definito un quadro comune di norme e politiche che disciplinino l'accesso regolare al mercato del lavoro. Sostiene infatti che il problema dell'occupazione degli immigrati in situazione illegale «non può essere risolto solo limitandosi a sanzionare i datori di lavoro», ma richiede anche misure trasversali ad ampio raggio, sulla scorta degli orientamenti dell'OIL.

 

Occorre quindi un approccio globale che tenga conto della necessità di salvaguardare e promuovere i diritti dei lavoratori immigrati, regolari o clandestini, che sono sfruttati dai datori di lavoro. Ma è anche necessario aprire canali d'immigrazione legale, allo scopo di garantire all'Unione la manodopera proveniente dai paesi terzi di cui essa necessita, a prescindere dal livello delle qualifiche dei lavoratori. I deputati ritengono inoltre che una lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati clandestini si possa basare, oltre che su una politica di rimpatrio, anche su strumenti e meccanismi di prevenzione e di lotta, contemplando il riconoscimento ed il rispetto dei dritti fondamentali dell'uomo. Invitano poi gli Stati membri a definire o rafforzare le misure legislative per incoraggiare gli immigrati vittime dello sfruttamento a denunciare la loro condizione.

 

Promuovere la libera circolazione dei lavoratori

 

Il Parlamento chiede a quegli Stati membri che hanno applicato regimi transitori alla libera circolazione dei lavoratori nell'Unione di aprire il proprio mercato del lavoro per tutti i lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri, poiché tali limitazioni fanno aumentare il ricorso al lavoro sommerso e determinano squilibri territoriali. Nel caso dei lavoratori che beneficiano della libertà di circolazione, invece, gli Stati membri dovrebbero attuare campagne di informazione al fine di sensibilizzare a questo tema sia i lavoratori, sia i datori di lavoro.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Rafforzare la lotta al lavoro sommerso

 

 

Riferimenti

 

Pier Antonio PANZERI (PSE, IT)

Relazione sul rafforzamento della lotta al lavoro sommerso

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Autotrasporto: pugno di ferro contro le infrazioni alla legislazione sociale


Il Parlamento chiede agli Stati membri di accelerare il recepimento delle norme sociali europee nel settore dell'autotrasporto. Sollecita poi la Commissione ad agire con la massima determinazione contro le infrazioni alla legislazione sociale commesse dagli Stati membri e ad esaminare le eventuali azioni per escludere i lavoratori autonomi dal campo di applicazione della direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro nel settore dell'autotrasporto.

 

Approvando con 382 voti favorevoli, 232 contrari e 36 astensioni la relazione di Alejandro CERCAS (PSE, ES), il Parlamento deplora anzitutto le notevoli differenze che permangono nell'applicazione e nell'esecuzione del regolamento 3820/85 relativo ai tempi di guida e di riposo e sollecita quindi gli Stati membri a adoperarsi maggiormente per garantire un'attuazione efficiente ed armonizzata «delle migliorate disposizioni in materia sociale».

 

I deputati manifestano poi preoccupazione in merito alle carenze e ai ritardi, in taluni Stati membri, nella trasposizione e nell'applicazione della direttiva 2002/15/CE che stabilisce regole minime relative all'organizzazione dell'orario di lavoro. In proposito, precisano che tale direttiva introduce "prescrizioni minime" e che la sua trasposizione «non deve comportare il regresso del livello di protezione dei lavoratori o del rispetto di condizioni più favorevoli nei singoli Stati membri». Chiedono quindi agli Stati membri di accelerare il processo di trasposizione e di attribuire una maggiore attenzione all'entrata in vigore delle disposizioni in materia sociale al fine di garantire l'interesse generale relativo alla sicurezza stradale dei cittadini e alla salute e sicurezza dei conducenti.

 

Il Parlamento esprime preoccupazione per l'elevato numero di infrazioni, soprattutto nel settore dei trasporti delle persone. Nota infatti che sono aumentate in generale le infrazioni accertate alle disposizioni sui periodi di interruzione e riposo, mentre sono diminuite quelle relative ai periodi di guida. Invita pertanto gli Stati membri a migliorare la rispettiva esecuzione della normativa e ad incrementare le iniziative comuni per promuovere lo scambio di informazioni e di personale e i controlli armonizzati. Sollecita inoltre la Commissione ad agire «con la massima determinazione» contro le infrazioni alla legislazione sociale comunitaria commesse dagli Stati membri. Più in particolare, chiede «di introdurre misure coercitive da applicare in caso di violazione di tali disposizioni, di adottare un approccio preventivo e, qualora opportuno, di seguire la via giurisdizionale, allo scopo di garantire un rigoroso rispetto della legislazione comunitaria». Entro ottobre 2008 dovrebbe anche presentare orientamenti relativi alla definizione e classificazione uniforme delle violazioni.

 

I deputati chiedono poi alla Commissione di ultimare rapidamente lo studio d'impatto, che servirà da punto di partenza per decidere le eventuali azioni da intraprendere relativamente all'esclusione dei lavoratori autonomi dal campo di applicazione della direttiva 2002/15/CE. In tale contesto, ritengono che «sarebbe estremamente difficile riconoscere legalmente la figura del lavoratore autonomo fittizio e di perseguirla, senza dimenticare i problemi di carattere pratico e burocratico che dovevano essere risolti per avere la garanzia che non fosse fatto un ricorso massiccio a suddetta figura per svincolarsi dai limiti previsti per l'orario di lavoro». La Commissione dovrebbe peraltro presentare con sufficiente anticipo le iniziative pertinenti affinché la direttiva 2002/15/CE nella sua interezza con tutti i suoi elementi, possa entrare pienamente in vigore il 23 marzo 2009 affinché il suo campo di applicazione sia esteso per includere i lavoratori autonomi.

 

Il Parlamento esorta poi la Commissione a tenere conto, nello studio ufficiale d'impatto, «delle difficili condizioni di lavoro degli autotrasportatori che viaggiano in Europa», riconducibili all'inadeguatezza dell'accesso ad aree di sosta adatte. La invita quindi a dare seguito al progetto pilota sui parcheggi sicuri e custoditi lanciato dal Parlamento europeo.

 

La Commissione, infine, dovrebbe riesaminare le procedure di controllo del traffico in ogni Stato membro e presentare al Parlamento una relazione al riguardo. Qualora vengano individuate procedure di controllo che limitano la libera circolazione di beni o persone, dovrebbe rivedere la normativa esistente e proporre modifiche per garantire procedure uniformi di controllo del traffico.

 

Link utili

 

Relazione della Commissione sulle conseguenze dell'esclusione degli autotrasportatori autonomi dal campo d'applicazione della direttiva 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, concernente l'organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto

Relazione della Commissione sull’applicazione nel biennio 2003-2004 del regolamento (CEE) n. 3820/85 relativo all’armonizzazione di alcune disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada (23ª relazione della Commissione sull’applicazione della legislazione

 

Riferimenti

 

Alejandro CERCAS (PSE, ES)

Relazione sull'applicazione delle disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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Negoziati OMC: proseguire gli sforzi per un rapido accordo


Preoccupato per lo stallo nei negoziati commerciali a livello OMC, il Parlamento chiede di compiere tutti gli sforzi necessari per giungere rapidamente a un accordo, anche perché ciò stabilizzerebbe il contesto economico e finanziario mondiale. Sollecita quindi USA e India a trovare un'intesa sui meccanismi di salvaguardia e chiede di garantire ai paesi meno sviluppati un accesso al mercato esente da dazi e quote. Auspica inoltre una riforma dell'OMC per renderlo più democratico e trasparente.

 

Approvando con 567 voti favorevoli, 37 contrari e 47 astensioni una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE e UEN, il Parlamento sottolinea anzitutto che la mancata conclusione del ciclo di Doha «accrescerebbe l'attuale incertezza economica globale e potrebbe mettere in dubbio la credibilità del sistema multilaterale di scambi commerciali, con un conseguente passaggio ad accordi commerciali bilaterali e regionali».

 

«Seriamente deluso e preoccupato» per la situazione di stallo verificatasi durante le riunioni ministeriali dell'OMC nel luglio scorso, il Parlamento ribadisce quindi «il suo pieno impegno a sostenere l'approccio multilaterale alla politica commerciale e a un'OMC in grado di garantire un risultato esaustivo, ambizioso ed equilibrato per il commercio internazionale nel pieno rispetto degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio». Anche perché si dice convinto che nell'attuale contesto, caratterizzato dalla crisi economica e finanziaria, «una conclusione positiva del ciclo negoziale di Doha potrebbe rappresentare un fattore di stabilizzazione».

 

Inoltre, consapevole delle difficoltà di un impegno unico, il Parlamento riconosce i progressi sinora realizzati nel corso dei negoziati e ritiene che questi dovrebbero «costituire una base importante e solida» per proseguire le trattative e giungere a un esito «coronato da successo». In tale contesto, invita l'UE, gli USA e i membri del G20, quali nuovi principali attori economici, ad assumersi le proprie responsabilità nei negoziati in corso, a rispettare pienamente lo spirito del ciclo di sviluppo e a compiere tutti gli sforzi necessari «per raggiungere un accordo quanto più rapidamente possibile».

 

Allo scopo di permettere il proseguimento dei negoziati sulle altre questioni in sospeso, il Parlamento invita l'India e gli USA a trovare una soluzione politica al problema delle condizioni di applicazione dei meccanismi speciali di salvaguardia (MSS) «per assicurare il giusto equilibrio tra gli aspetti commerciali e gli aspetti della sicurezza alimentare». Esorta poi i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo più avanzati a aderire all'iniziativa dell'Unione europea “Tutto fuorché le armi”, «garantendo ai paesi meno sviluppati un accesso al mercato interamente esente da dazi e quote» e sottolinea l'importanza degli aiuti al commercio. Ritiene infatti che nel quadro dei negoziati occorra dare la priorità alle esigenze dei paesi in via di sviluppo e in particolare dei paesi meno sviluppati.

Per il Parlamento, d'altro canto, a prescindere dai progressi dell'agenda di Doha per lo sviluppo, l'OMC, con le altre organizzazioni internazionali, dovrebbe affrontare «con coerenza e urgenza» le nuove sfide globali connesse al commercio, come la sicurezza alimentare, l'energia, gli aiuti al commercio e il cambiamento climatico. Inoltre, a suo parere, le difficoltà dell'agenda di Doha per lo sviluppo evidenziano la necessità, una volta concluso il ciclo di negoziati, di affrontare urgentemente la questione della riforma dell'OMC, «al fine di rendere tale organismo più efficace e trasparente e di rafforzarne la legittimità democratica, la responsabilità, l’apertura e l'integrazione nella più ampia architettura della governance globale».

 

Ritenendo, infine, che i parlamentari dovrebbero esercitare un controllo ancora più forte ed efficace nel settore del commercio internazionale, i deputati invitano la Commissione europea e il Consiglio a raggiungere un accordo nello spirito del trattato di Lisbona «per assicurare la piena partecipazione del Parlamento europeo ai negoziati commerciali internazionali dell'UE».

 

 

Link utili

 

Sito della Commissione europea sui negoziati OMC
Sito dell'OMC

Sito del ministero del commercio

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sulla sospensione del ciclo dei negoziati di Doha dell’OMC e sul futuro dell'agenda di Doha per lo sviluppo

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.10.2008

Votazione: 9.10.2008

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