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Al polacco Kapuściński il Premio Ilaria Alpi

di Elzbieta Cywiak


“Il giornalismo non è solo una professione, ma anche una missione per arrivare alla verità”. Ne è fermamente convinto il giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński, famoso per i suoi reportages letterari tradotti in 30 lingue, che ha ricevuto a Roma, in Campidoglio, il premio “alla carriera” intitolato a Ilaria Alpi, la giornalista della Rai-Radiotelevisione italiana, uccisa 12 anni fa in Somalia.

La motivazione del prestigioso premio – che viene attribuito dal 1994 - sottolinea che l’opera di Kapuściński contribuisce allo sviluppo della coscienza civica sulle situazioni disperate diffuse in Africa e in tutto il Sud povero del mondo che ispirano così da vicino la sua scrittura.Durante la cerimonia nel palazzo Senatorio – presenti autorità, i genitori di Ilaria Alpi ed esponenti della società dell’informazione, tra cui il giornalista-viaggiatore Ettore Mo, a sua volta chiamato “il Kapuściński italiano” – lo scrittore polacco è stato definito “maestro del giornalismo serio il cui scopo è ricercare la verità e raccogliere le testimonianze della gente più dimenticata nel mondo”.

A sua volta, ricevendo il premio, Kapuściński ha voluto soffermarsi su quanto sia difficile arrivare alla verità, che ha descritto come una dea assai capricciosa e paradossale che si difende da chi la vuole avvicinare. E ciò il più delle volte richiede il massimo sacrificio poiché non esiste un’altra strada per giungere alla verità.  

Anche l’Istituto Polacco di Roma ha promosso un incontro con Kapuściński per presentare le sue poesie uscite in italiano nel volume “Taccuino d’appunti” (Edizioni Forum 2006 di Udine - traduzione di Silvano De Fanti). Un libro che, rivelando un altro lato del suo volto di autore poliedrico, propone una interessante raccolta di liriche che in maggior parte erano rimaste finora inedite e il cui lirismo ricorda Ungaretti, Montale e Quasimodo, poeti che Kapuściński dichiara di amare.

Il reporter che ha viaggiato e soggiornato a lungo in Africa, Asia, America del Sud, spesso in condizioni dificilissime per raccontare i poveri del mondo sullo sfondo dei crudeli processi storici del XX secolo, ha voluto quindi compiere anche un nuovo percorso finalizzato alla scoperta dell’ animo umano trovando sempre,  lungo l’impegnativo tragitto, l’opportunità di un’esperienza fruttuosa del mondo, di una penetrazione dei suoi segreti e delle sue verità che poi diventano riflessione. Nei suoi lapidari appunti-poesie si coglie la consapevolezza che con il passare degli anni la vita diventa sempre più un viaggio nella profondità del nostro passato e di noi stessi. Ma oltre all’io lirico, spesso autobiografico, nelle poesie di Kapuściński colpisce la capacità di collocarsi al confine con l’arte di un immediato, diretto reportage che rende la specificità delle situazioni, dei drammi della storia. E quindi professione reporter e poeta allo stesso tempo, ma anche fotografo, perchè per fissare meglio ciò che descrive non può fare a meno dell’obiettivo. Di Ryszard Kapuściński sono usciti in Italia, per i tipi Feltrinelli: “La prima guerra del football”, “Il Negus”,  “Shah-in-shah”, “Imperium”, “Ebano”.

 

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