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Natalia, eroina dei diritti umani negati in Cecenia

di Elzbieta Cywiak


Il brutale omicidio di Natalia Estemirova, la coraggiosa giornalista cecena che da 10 anni lavorava per l’Ong russa “Memorial” in difesa dei diritti umani, documentando i crimini di guerra commessi nel Caucaso, mette in forse la possibilità di continuare questo tipo di azione in quei territori. Lo stesso capo dell’Ong, Oleg Orlov si chiede infatti se si può continuare a rischiare la vita di quei pochi eroici difensori dei diritti dell’uomo che restano ormai gli unici a garantire l’informazione su ciò che avviene in Cecenia.

Della tragica fine di Natalia sappiamo che dopo essere stata rapita davanti a casa sua a Grozny, venne uccisa con due colpi in testa e ritrovata in un sentiero di montagna a poca distanza dalla limitrofa repubblica di Ingushetsia. Anche se la procura generale russa, su richiesta del presidente Dmitrij Medvedev ha sottoposto l’indagine ad una speciale supervisione, l’Ong “Memorial” ritiene responsabile del delitto l'entourage del presidente ceceno, Ramsan Kadyrov. Poiché - sostengono i democratici russi - è proprio Kadyrov che mantiene in Cecenia il sistema di intimidazione e di eliminazione dei propri avversari che minano la sua autorità  e la sua “infallibilità”. Vi sono varie prove che Kadyrov considerava questa eroica donna come sua nemica. Nel marzo del 2008 la estromise dal Consiglio sociale presso le autorità di Grozny. Allora non si trattava neanche tanto delle indagini condotte dalla giornalista sui rapimenti politici, quanto della sua critica dell’islamizzazione forzata della Cecenia giacché Kadyrov vuole accreditarsi l’immagine del padre della rinascita musulmana nel Caucaso. 

Come la giornalista trucidata prima di lei, Anna Politkovskaja, che ugualmente descriveva le efferatezze della guerra cecena, Natalia non era schierata a favore dell’indipendenza della Cecenia, bensì per una sua reale autonomia nell’ambito della Russia. Era soprattutto contraria ai fanatici al potere che cercavano di introdurre in questo territorio la sharia,ma più che altro volevano i soldi e un potere illimitato per trarre profitti dalla vendita del petrolio, dal contrabbando e dai rapimenti a scopo di riscatto. 

Natalia Estemirova faceva parte di quella intellighenzia cecena, della cosiddetta generazione figlia della perestrojka che divenne adulta negli Anni 80. Ad essa il fanatismo islamico e il bieco nazionalismo ceceno di alcuni capi locali degli Anni 90 erano ugualmente estranei come l’imperialismo russo e il disprezzo dei diritti dell’uomo. Negli ultimi tempi  Natalia si occupava di casi particolarmente scomodi per Kadyrov e i suoi uomini come l’omicidio di una ragazza cecena e l’esecuzione pubblica di un ceceno, probabilmente appartenente alla famiglia di un ribelle antirusso, che dopo esser stato rapito e picchiato selvaggiamente venne scaricato da una macchina al centro di un paese e poi finito a colpi di fucile.

Nonostante gli avvertimenti sul pericolo che correva e il tentativo da parte dell'Ong di trasferirla in un altro luogo, Natalia non era comunque capace di vivere altrove e di negare il suo aiuto alle vittime del regime in Cecenia, dove - malgrado le affermazioni fatte ultimamente da Medvedv sulla legalità, il liberalismo e la democrazia - non vengono affatto rispettate nè la Costituzione russa, nè il diritto.

 

                                                                                                Elzbieta Cywiak

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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