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			Praga, 9 giugno 2009 - Il primo 
			ministro della Repubblica Ceca, Jan Fisher, paese che detiene la 
			presidenza di turno dell’Ue, ha chiesto ufficialmente a Josè Manuel 
			Durao Barroso di mettersi a disposizione per la ricandidatura alla 
			presidenza della Commissione europea. Allo scontato appoggio del 
			partito popolare e dei leader che ne sono espressione come Merkel, 
			Berlusconi e Sarkozy si è aggiunto quello dei premier di 
			centro-sinistra come lo spagnolo Josè Rodriquez Zapatero e il 
			britannico Gordon Brown.  
			 
			Da parte sua Barroso ha dichiarato: “Ho detto molte volte che per me 
			essere a capo della Commissione è stato un privilegio. Sono dunque 
			onorato che il presidente del Consiglio europeo mi domandi oggi il 
			permesso di proporre il mio nome per un secondo mandato nel corso 
			delle consultazioni preparatorie per il prossimo Consiglio europeo. 
			E ho risposto positivamente a questa richiesta”.  
			 
			Quella di Barroso potrebbe non essere l’unica candidatura. Infatti, 
			i socialisti usciti sconfitti 
			dalle urne europee, affilano le armi per far pesare il loro ridotto 
			potere negoziale. L’idea è quella di contrastare la candidatura di 
			Barroso. Non certo con un nome socialista, non avrebbe chances. Nei 
			corridoi di Bruxelles si rafforza, piuttosto, l’ipotesi di una 
			candidatura liberale intorno alla quale far convergere tutti i non 
			popolari. Il nome c‘è già, quello dell’ex premier belga Guy 
			Verhofstadt che per il momento resta sul vago. Sul nome di 
			Verhofstadt c‘è anche l’assenso dei Verdi, il cui peso è decisivo 
			per sostenere un’alternativa a Barroso. Daniel Cohn-Bendit è stato 
			il primo a sostenere la necessità di scalzare l’attuale presidente.
			 
  
			  
			  
			  
			  
			  
			
			
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