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Napolitano: L’Italia mantiene il suo impegno in Afghanistan

 

Roma, 29 settembre 2009 - L'Italia mantiene ben fermo il suo impegno in Afghanistan. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine del suo incontro al Quirinale con il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari. "Noi teniamo ben fermo il nostro impegno in Afghanistan che è sempre stato - ha sottolineato il capo dello Stato - combinato con equilibrio nelle sue diverse componenti, militari, civili, di aiuto alla ricostruzione e di institution building".

"Nello stesso tempo - ha aggiunto Napolitano - siamo interessati a un approfondimento con tutti i paesi coinvolti e con il Pakistan sui modi con cui portare avanti la missione e ottenere migliori risultati circa gli equilibri da realizzare nell'impostazione e guida della missione". Il presidente della Repubblica ha detto di ritenere "fondamentale la posizione geostrategica del Pakistan ed è molto importante - ha aggiunto - contribuire al consolidamento del governo Zardari e in generale al consolidamento delle istituzioni afghane per il ruolo che possono svolgere per il superamento della crisi in Afghanistan e più in generale della crisi in regione".

Per questo, ha aggiunto il capo dello Stato, è importante "ogni sforzo di intensificazione del coinvolgimento del Pakistan nelle decisioni da prendere", cosi' come e' "importante cooperare con il Pakistan per il suo sviluppo". L'Italia, ha ricordato Napolitano, "sta dando un notevole apporto ed e' intenzionata a portare ancora avanti i suoi sforzi".

L'invito è accolto dal presidente Asif Ali Zardari, che spiega: "Il Pakistan vuole essere parte della soluzione ai problemi che affliggono questa parte del mondo".

FRATTINI: L’IMPEGNO PER L’AFGHANISTAN NON PUÒ ESSERE SOLO MILITARE
Da parte sua, il ministro degli Esteri Franco Frattini ribadisce che l'impegno dell'Italia in Afghanistan "è senza se e senza ma. Occorre chiarezza verso i nostri alleati - ha affermato il titolare della Farnesina - L'Italia non è sola, è in coalizione con circa 40 Paesi. I nostri alleati devono sapere senza se e senza ma che la volontà politica dell'Italia, del governo e della maggioranza ampia del suo Parlamento rimane quello di contribuire all'impegno per l'Afghanistan, che non può essere solo militare".

Il ministro degli Esteri ritiene inoltre "controproducente" parlare di exit strategy, ribadendo la sua preferenza per il concetto di transition strategy. "Chi parla di exit strategy – afferma - mette a rischio un concetto ampio di interesse della coalizione, della comunità internazionale e per tutti controproducente". Sull'impegno in Afghanistan, precisa ancora Frattini, "c'è bisogno di un ampio sostegno dei governi, dei Parlamenti e delle società civili dei Paesi coinvolti".

"Questo vale anche per il nostro Paese - sottolinea Frattini - Non è questa una materia su cui il Parlamento possa e debba dividersi". Tuttavia, ammette il capo della nostra diplomazia, "è vero che la missione non può essere a tempo indeterminato: occorre un obiettivo preciso, che l'Afghanistan sia un Paese autosostenibile. Questa è la condizione minima che ci consentirà di dire che il lavoro è compiuto".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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