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Iran, alla sbarra un centinaio di attivisti

 

Teheran, 8 agosto 2009 - Al via a Teheran un nuovo processo contro un secondo gruppo di oppositori alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad a presidente. Alla sbarra, insieme agli oltre cento attivisti, anche la ricercatrice francese Clotilde Reiss e Hossein Rassam analista politico all'ambasciata britannica, incriminati per l'accusa di aver voluto organizzare una rivoluzione contro il sistema islamico in seguito alle elezioni del 12 giugno scorso, di aver agito su richiesta di potenze straniere, oltre che di aver usato Internet per danneggiare il sistema islamico. Fra gli iraniani spiccano il giornalista Ahmad Zeydabadi e gli esponenti politici moderati Ali Tajernia e Hedayat Aghàie.

Sabato scorso, vi era stata la prima udienza di un primo gruppo di attivisti. Reiss, secondo quanto rende noto l'agenzia Irna, è stata accusata di aver ''raccolto informazioni e provocato scontri''. Secondo quanto riferisce l'agenzia di Stato Irna, La Reiss, 24 anni, ha affermato di aver partecipato alle proteste e di aver presentato all'ambasciata francese un rapporto di una pagina sulla situazione a Isfahan, la città dove è stata lettrice di francese per cinque mesi. La giovane donna, che è stata arrestata il primo luglio mentre era in partenza per la Francia, ha poi chiesto perdono esprimendo la speranza di essere graziata.

L'impiegata iraniana dell'ambasciata francese ha invece raccontato che la sede diplomatica aveva chiesto ai dipendenti di aprire le porte ai manifestanti se fosse stato necessario. Rassam ha confessato di aver partecipato alle manifestazioni anti Ahmadinejad assieme a due diplomatici britannici che sono poi stati espulsi. La procura lo accusa anche di aver contatto gruppi di opposizione su mandato dell'ambasciata. L'Irna cita un altro imputato, Arash Rahmanipour, descritto come persona legata all'ambasciata britannica, che ha raccontato di aver tentato di avvelenare l'acqua potabile di Teheran e di aver testato ordigni per compiere atto di sabotaggio.

Intanto il ministero britannico degli Esteri insorge definendo “oltraggioso e completamente inaccettabile” il processo. “Deploriamo questi processi e le cosiddette confessioni di prigionieri ai quali sono stati negati i loro diritti fondamentali”, ha aggiunto una portavoce del Foreign Office.  

A quanto riferisce il sito riformista Mowj, alcuni parenti degli imputati si sono riuniti oggi per protestare davanti al tribunale, ma sono stati dispersi dalla polizia. L'opposizione aveva già bollato come una “farsa” il primo processo, che si era aperto sabato scorso. Il candidato presidenziale dichiarato sconfitto dalle autorità, Mir Hossein Moussavi, aveva allora parlato di confessioni estorte con la tortura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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