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Grecia, ai socialisti maggioranza assoluta

 

Atene, 4 ottobre 2009 - La Grecia ha voltato pagina. Dopo sei anni di governo di centrodestra, gli elettori hanno dato la maggioranza assoluta al leader socialista George Papandreou in cambio della promessa di far uscire il Paese dalla crisi senza nuovi sacrifici. Con la sua vittoria il Pasok lancia anche un messaggio di speranza al centrosinistra europeo in crisi.

Gli exit poll unificati hanno attribuito a Papandreou una forchetta fra il 41 e il 44 per cento che si tradurrebbe in 158-160 deputati nel parlamento unicamerale da 300 seggi. Secondo i dati ufficiali emersi dal 50% dei voti scrutinati, il Pasok ha il 43,5% dei suffragi, ovvero almeno 155 seggi, numeri sufficienti per governare senza ambasce.

Nuova Democrazia (Nd) del premier Costas Karamanlis si è attestata, secondo questi dati, a 35,6% con meno di 100 deputati. Karamanlis, segnalano fonti del Pasok, si è già congratulato telefonicamente con Papandreou. Inoltre il premier ha annunciato l'intenzione di lasciare la guida del partito Nuova Democrazia. Lo scarto tra i due principali partiti è di quasi l'8 per cento, assai superiore alla media degli ultimi sondaggi pre-elettorali che lo indicava al 6%. L'astensione si è fermata al 32,2%, ben più bassa di quella delle elezioni europee (48%) ma superiore a quella registrata alle politiche del 2007 (25%).

Se i dati saranno confermati, Papandreou si sarà preso la rivincita su Karamanlis, che lo aveva sconfitto due volte, nel 2004 e nel 2007, ma che questa volta non è riuscito a convincere gli elettori della bontà della sua ricetta che prometteva "altri due anni difficili" e "misure sincere e necessarie" dopo anni di governo in cui il paese è passato da un'alta crescita alla recessione. E travolto da quella corruzione che aveva promesso di eliminare, il leader di Nd è andato incontro ad una vera e propria disfatta perdendo un terzo dei seggi e mettendo ormai in discussione la sua stessa leadership che ora dovrà fare i conti con gli aspiranti alla successione, prima fra tutti il ministro degli esteri Dora Bakoyannis.

Papandreou ha promesso ai greci un piano da tre miliardi di dollari per risanare l'economia senza nuove tasse per i lavoratori e la classe media, garantendo al tempo stesso salari e pensioni. Il leader socialista assicura di poter rilanciare i consumi e l'economia attraverso uno 'sviluppo verde' finanziato con la lotta all'evasione fiscale, una redistribuzione delle imposte volta a colpire i grandi proprietari, Chiesa inclusa, e con una riduzione delle spese statali.

Papandreou ha promesso ai greci, parafrasando il presidente americano Barak Obama, che "insieme ce la faremo: lo vogliamo, lo possiamo, ci riusciremo". Ed ha annunciato un governo "basato sui principi e sui valori" e la formazione di quattro nuovi ministeri, fra i quali uno dell'ambiente e dell'energia. E soprattutto ha detto di voler affrontare la "questione morale", senza la quale qualsiasi riforma economica o sociale sarebbe inadeguata ai bisogni del paese. Un messaggio che dovrebbe ridare speranza non solo ai greci, ma anche alle forze europee di centrosinistra uscite ulteriormente ridimensionate dalla disfatta dei socialdemocratici in Germania.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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