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			Bruxelles, 3 novembre 2009 - Il Trattato di Lisbona ammoderna 
			l’architettura europea e permette all’Unione allargata a 27 di 
			funzionare in modo più sciolto. Rimossi gli ostacoli alla sua 
			entrata in vigore, ecco cosa cambia per l’Unione.  
			
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				Il trattato introduce la figura del presidente, che durerà in 
				carica 2 anni e mezzo, mandato rinnovabile una sola volta.
				  
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				Ci sarà anche nuovo ministro degli esteri che sarà alla guida 
				della diplomazia comunitaria e nei consessi internazionali darà 
				voce alle posizioni europee.   
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				I poteri del Parlamento europeo, unica istituzione comunitaria 
				eletta a suffragio universale,  vengono rafforzati.   
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				All’assemblea di Strasburgo il trattato conferisce poteri di 
				co-decisione in settori quali l’agricoltura, la pesca, sicurezza 
				e giustizia.   
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				Viene rafforzato anche il ruolo dei parlamenti nazionali che 
				potranno dire la loro in fase di legiferazione.   
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				Il trattato risveglia la coscienza comunitaria dei cittadini che 
				potranno sottomettere alla commissione un progetto legislativo 
				se raccoglieranno un milione di firme.   
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				La Carta dei diritti fondamentali - preambolo del trattato - 
				diventa vincolante per tutti gli Stati membri, esclusi Regno 
				Unito, Polonia e repubblica Ceca.   
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				Lo Stato membro che volesse uscire dall’Unione potrebbe farlo, 
				avvalendosi della clausola d’uscita contemplata dal Trattato.  
			 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			  
			
			
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