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Ue-Italia “richiesta di chiarimenti, non critiche”

 

Roma, 2 settembre 2009 - Sembrano placarsi le polemiche tra l'Italia e la Ue dopo l'affondo del premier Silvio Berlusconi che ieri, parlando ai cronisti a Danzica durante le commemorazioni dell'inizio della seconda guerra mondiale, aveva minacciato di bloccare il funzionamento della Commissione europea se non fossero cessate le critiche dei portavoce verso il governo italiano.

In mattinata il ministro degli esteri Franco Frattini si è schierato dalla parte del presidente del Consiglio. “In primo luogo guardiamo alla risposta data dal portavoce del presidente della Commissione, il quale ha detto che c'è stata una richiesta di chiarimenti, non c'è stata una critica”, ha affermato Frattini in un'intervista al Gr1 della Rai aggiungendo che “se ogni precisazione di un portavoce non fosse lo strumento per le opposizioni per strumentalizzare quelle parole e per fare una polemica, non vi sarebbero problemi. Ma visto che le prese di posizione di portavoce e commissari sono lo strumento per innescare polemiche domestiche, credo che il presidente della Commissione ed il suo portavoce possano assumere un più forte coordinamento verso i mezzi di informazione”. Il partito democratico invece, ha spiegato Frattini “fa la solita polemica interna, ed è quella che ha giustificato proprio le parole di Berlusconi”.

Per quanto riguarda invece le critiche arrivate anche dal capogruppo dei socialisti e democratici dell'Europarlamento Martin Schulz, Frattini ha osservato che "Schulz è il capo di un partito politico della sinistra. Noi abbiamo un’opposizione di sinistra e i partiti politici fanno il loro mestiere...".

Intanto la Ue prova a mettere la parola fine alla querelle. Per Johannes Laitenberger, portavoce del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, “visti i chiarimenti di ieri entrambe le parti accettano che non vi sia bisogno di ulteriori polemiche e speriamo che il caso si possa considerare chiuso”. In effetti, ha proseguito il portavoce, '”chiarito il malinteso non penso che vi sia più un problema da parte italiana con Bruxelles”.

Laitenberger ha spiegato che i portavoce “non parlano a proprio nome, di propria iniziativa, ma su istruzione dei commissari” e ha respinto con fermezza l'idea che le dichiarazioni di Silvio Berlusconi possano avere intimidito i funzionari dell'eurogoverno. “La Commissione - ha ribadito - è un organo collegiale, ciascuno ha responsabilità per il suo settore”. Quanto a Barroso “è un intransigente difensore dei doveri e delle prerogative di tutte le istituzioni comunitarie”. La Commissione europea, ha concluso, lavora con i mass media in modo trasparente e aperto, un “diritto-dovere” che deriva da quanto previsto nei trattati. Proprio per questo, gli fanno eco il ministro svedese delle finanze e presidente di turno Ue, Anders Borg: “auspichiamo che la Commissione europea continui a rispondere alle domande in modo aperto e trasparente, anche in italiano”.

Sul tema è intervenuto anche Jacques Barrot, vice presidente della Commissione che ha respinto l'accusa di “inazione” riguardo al problema dell'immigrazione clandestina: “Basta guardare i testi prodotti e le visite effettuate. Credo - ha aggiunto - di aver dato il meglio di me, penso tutti i giorni alle azioni che possiamo intraprendere, non mi pare che ci sia motivo di reprimenda”. Invece, ha proseguito Barrot “interpreto positivamente le parole del ministro degli esteri Franco Frattini (che ha criticato Bruxelles per insufficiente azione), se si riferisce ai ministri degli Stati membri nei quali si sente una certa resistenza”. Barrot ha insistito sulla distinzione tra immigrati irregolari e rifugiati politici. “Nulla si oppone al respingimenti degli immigrati irregolari”, ma questi “non possono essere fatti mettendo a rischio la vita degli immigrati”. Diversa è la situazione delle richieste di asilo. Per questo “abbiamo chiesto informazioni all'Italia, per capire come le autorità italiane affrontano questo problema”.

Ironico infine il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia. “A quale presidente devo chiedere il permesso di parlare?”, ha risposto a chi chiedeva di commentare le affermazioni di Berlusconi. “Non posso parlare, non posso parlare, non ho il permesso”, ha continuato a dire Almunia scherzando con i cronisti al termine della riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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